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Da settimane le truppe di Mosca sembrano aver deciso di accelerare le operazioni nel Donbass, forse per capitalizzare il più possibile una situazione politica internazionale incerta in attesa dell'esito delle elezioni americane, che potrebbe modificare l'attuale disponibilità degli Stati Uniti nei confronti di Kiev. Che la spinta dei militari russi sia senza precedenti lo ammette anche il comandante in capo delle forze armate ucraine, Sirsky che ha definito quella in corso una delle “più potenti” offensive russe dall’inizio dell’invasione . Sono 478 i chilometri quadrati che, secondo un’analisi dell’Institute for the Study of War, l’esercito di Mosca ha conquistato nel mese di ottobre, il dato piu' rilevante da marzo 2022. Il problema è che la coperta difensiva per Kiev è molto corta, ogni giorno l’esercito e i suoi strateghi devono decidere quali zone salvaguardare e quali sguarnire, con conseguenti distruzioni di impianti e strutture strategici.\r\n\r\nLa distruzione delle infrastrutture energetiche fa prospettare un inverno al freddo per la popolazione delle città ucraine mentre s'infittiscono le voci sulla presenza di un numero indefinito di soldati nordcoreani sul fronte di Kursk.\r\n\r\nAbbiamo chiesto a Francesco Dall'Aglio della natura dell'offensiva russa, che si dispiega anche con l'aumento degli attacchi aerei con droni, della supposta presenza di soldati nordcoreani e delle difficoltà di reclutamento dell'esercito ucraino e le diserzioni dall'una e dall'altra parte.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-04112024-DALLAGLIO.mp3\"][/audio]","5 Novembre 2024","GUERRA IN UCRAINA OFFENSIVA RUSSA","2024-11-05 14:07:17","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-04112024-UCRAINA-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-04112024-UCRAINA-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-04112024-UCRAINA-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/INFO-04112024-UCRAINA.jpg 768w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","UCRAINA, L'OFFENSIVA RUSSA ACCELERA.",1730810804,[168,169,170],"http://radioblackout.org/tag/diserzione/","http://radioblackout.org/tag/guerra-russo-ucraina/","http://radioblackout.org/tag/soldati-nordcoreani/",[172,173,174],"diserzione","GUERRA RUSSO UCRAINA","SOLDATI NORDCOREANI",{"post_content":176},{"matched_tokens":177,"snippet":178,"value":179},[21],"Continua l'avanzata russa nel \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark>. 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Diversi giornalisti italiani, tra cui Andrea Sceresini, freelance intervistato ai nostri microfoni, il 6 Febbraio si sono visti sospendere l’accredito giornalistico dall ministero della Difesa del governo di Kyiv dopo un reporage realizzato nella città sotto attacco di Bakhmut, in quanto ritenuti collaborazionisti con il governo di Mosca, motivazione su cui non è stata offerta mai alcuna prova. Da quel momento, non hanno potuto più svolgere la loro attività di reporter di guerra.\r\n\r\nI due giornalisti da molti anni seguono le vicende politiche in Ucraina, fin dal 2014 e dai primi conflitti nel Donbass. La colpa, mai comunicata formalmente in realtà dal governo ucraino ma rifertia tramite la Farnesina, parrebbe essere quella di aver raccontato il conflitto su entrambi i lati, realizzando inchieste anche nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Quanto basta per essere considerati come \"giornalisti nemici\".\r\n\r\nUna vicenda esemplificativa della quantità di propaganda di cui è intrisa questa guerra, come tutte probabilmente, e di quanto sia difficile raccontarla in modo obiettivo a causa di una polarizzazione totale, in cui esporre dei dubbi, non essere allineato alle voci militariste, parlare di diserzione o fare delle critiche al governo Ucraino, equivale ad essere, tramite una equazione strampalata, pro-Putin o pro-invasione.\r\n\r\nNe parliamo al microfono con Andrea Sceresini:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/ucraina.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","15 Marzo 2023","2023-03-15 16:18:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422-300x169.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422-300x169.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg 750w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Guerra e libertà di informazione. 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La decisione è avvenuta poco dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk, e l'invio di truppe nel territorio con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping. La crisi tra Russia, Ucraina, NATO e potenze occidentali non è scoppiata all’improvviso, il contrasto dura apertamente da otto anni. Spostando lo sguardo da un materialismo spicciolo e volendo invece indagare le correnti profonde, storiche e spirituali, che hanno portato all'attuale crinale che ci vede sull'orlo di una guerra mondiale, abbiamo deciso di pubblicare una serie di podcast.\r\n\r\nIl primo, focalizzato preminentemente sulle pulsioni etno-nazionaliste ex sovietiche e sul declino dell'impero russo, muove da un'approfondita discussione con Yurii Colombo, in occasione della presentazione all'Edera Squat del suo libro “Svoboda – Ucraina tra Nato e Russia dall’indipendenza a oggi”.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/Yurii-colombo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n00.00 | Sulle conseguenze delle narrazioni nazionaliste in Ucraina, capaci di ristrutturare la memoria della storia collettiva e sociale di un territorio da sempre caratterizzato dalla presenza di più lingue, etnie e culture.\r\n\r\n03.17 | Su come si è dipanata (ed armata) la violenza su basi etno-nazionaliste dopo il crollo dell’URSS e dopo il colpo di stato del 2014, nel contesto di uno stato del Nord del mondo che assomiglia al tipico vassallo occidentale del Sud del mondo.\r\n\r\n15.40 | Sulle fratture sociali, di classe, generazionali, geografiche e di interessi materiali attraverso cui poter analizzare la guerra in corso.\r\n\r\n18.56 | Sulla contrapposizione, le cui radici sono antiche, tra un \"popolo ucraino\" significato come bastione dei valori dell'Occidente contro l'invasione orientale, e il discorso panslavista glorificatore della grande Rus'.\r\n\r\n24.00 | Sulla crisi del neoliberismo e ritorno dello statalismo: non incentrato sul welfare ma bellico, fatto di riarmo e interventismo monetarista, di autarchia e di stretto controllo da parte del potere di ogni aspetto macroeconomico, con la centralizzazione del controllo dell’energia e sua nazionalizzazione.\r\n\r\n27.57 | Sulla paradossale espansione dell'ideologia eurasiatica nel territorio russo tutt'altro che omogeneo e anzi caratterizzato da una lunga storia di colonialismo interno, fino all'attuale dominio putiniano sulle ex repubbliche sovietiche, oggetto di estrazione di risorse naturali e sfruttamento della forza lavoro, dal Kirghizistan, all'Uzbekistan, al Tagikistan e in parte il Kazakistan. \r\n\r\n36.45 | Sulla perdita di potere del dollaro e l'ascesa dello Yuan-Renmimbi nel contesto di un rafforzato asse orientale Cina-Russia-India.\r\n\r\n51.30 | Sulla discrasia tra le mire imperialiste di Putin e la base materiale del paese: se non si può propriamente parlare di “rentier state”, a differenza di quanto promettevano trent’anni fa Eltsin e il suo team di “Chicago Boys” in salsa russa, l'economia non è certo diventata una delle prime quattro del mondo e continua ad essere idrocarburica.\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","8 Aprile 2022","2022-04-08 14:16:58","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1-200x110.png","\u003Cimg width=\"300\" height=\"175\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1-300x175.png\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1-300x175.png 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1-1024x598.png 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1-768x448.png 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/04/copertina-1028x600-1.png 1028w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sul crinale della guerra mondiale [1] Oltre l'eredità dell'impero russo",1649427361,[236],"http://radioblackout.org/tag/guerra/",[238],"guerra",{"post_content":240},{"matched_tokens":241,"snippet":242,"value":243},[21],"delle repubbliche separatiste del Donbass, \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark> e Lugansk, e l'invio di","All'alba del 24 febbraio il presidente russo Vladimir Putin ha dato l'ordine di invadere lo Stato ucraino. 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In quei giorni sono state attive altre sigle radicali, tra cui l’Unione eurasiatica della gioventù, braccio giovanile di Eurasia, movimento presieduto dall’accademico russo Aleksandr Dugin, uomo dal provato pensiero radicale.\r\n\r\nDa poco ha invitato a parlare alla Lomonosov, l’università moscovita dove insegna, Gabor Vona. È il numero uno di Jobbik, la destra ungherese più becera. Sempre a proposito di destre internazionali s’è venuto a sapere che i polacchi di Falanga e gli italiani di Millennium hanno inviato loro rappresentanti a Donetsk. Il che rivela che la famiglia nera europea s’è schierata dall’una e dall’altra parte della barricata ucraina. Non soltanto a Kiev, con Pravyi Sektor e le altre bande della Majdan. Nell’est ucraino un’altra personalità che si colloca a destra è Alexander Borodai, un russo, il capo del governo della Repubblica di Donetsk. A Mosca Borodai ha la fama di uno dei più noti interpreti dell’ultranazionalismo e commenta spesso sulla rivista Zavtra, cassa di risonanza di questi ambienti, che ha recentemente pubblicato una sorta di manifesto della Nuova Russia.\r\n\r\nÈ il nome di quella che dovrebbe essere un’entità statuale composta dalle aree di Donetsk e Lugansk, possibilmente allargata alla Transnistria e a Odessa. Il discorso sulla Nuova Russia allarga il campo dell’analisi, svincolandola dal solo tema, limitante, della collocazione politica. In ballo ci sono sentimenti, persone in carne e ossa. Alcune delle quali percepiscono il rapporto tra Ucraina e Russia come una cosa intima. Ci si arruola nelle milizie filorusse anche in nome di quest’idea, che trova ampi riscontri nella storia, nella cultura e nella letteratura. Sulla Majdan è accaduta grosso modo la stessa cosa.\r\n\r\nLa rivolta ha avuto una sua importante pulsione storica e culturale, identificabile nel pensiero nazionale-nazionalista ucraino, forgiato nell’ovest del paese e proteso a separare la vicenda biografica ucraina da quella russa.\r\n\r\nNell’insurrezione dell’est influiscono, restando sul piano della storia, anche i retaggi della seconda guerra mondiale. In questo senso la Maidan e la sua componente ultranazionalista ha assunto il sapore di una replica a scoppio ritardato delle attività dispiegate nell’Ucraina occidentale dai miliziani di Stepan Bandera, fautori di uno stato ucraino etnico. Contrassero un’alleanza tattica con Hitler in funzione antisovietica e antipolacca. Oggi la figura di Bandera spacca il paese. I circoli nazionalisti lo elevano al rango di eroe. L’est, sensibile alla Russia e alla tradizione della grande guerra patriottica, lo bolla come un nazista.\"","9 Luglio 2014","2014-07-21 14:07:31","Ucraina. Opposti nazionalismi",1404920902,[260,261,262,263,128,129],"http://radioblackout.org/tag/donbass/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo-russo/","http://radioblackout.org/tag/nazionalismo-ucraino/","http://radioblackout.org/tag/odessa/",[265,34,36,26,18,15],"donbass",{"post_content":267},{"matched_tokens":268,"snippet":270,"value":271},[269],"Donetsk","partire da destra. 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Per Kiev sono terroristi secessionisti manovrati da Mosca, per i media russi forze di autodifesa che resistono ai golpisti della Majdan. Definizioni schematiche di un universo ben più articolato. In linea con lo scenario ucraino nel suo complesso.\r\n\r\nLa destra dell’est\r\nIn attesa di capire se il piano di pace di Poroshenko non è un foglio di carta, si può partire da destra. L’insurrezione a \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark>, come nella vicina Lugansk, registra la presenza di personaggi riconducibili all’estremismo russo e russo-ucraino.\r\n\r\nUno è Pavel Gubarev. Trentunenne, imprenditore, ha una storia di militanza in Unità nazionale russa, formazione con venature xenofobe. È stato lui, a marzo, in concomitanza con lo scoppio della crisi di Crimea, a guidare la presa dei palazzi, fregiandosi poi della carica di governatore della Repubblica di \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark>. Arrestato, è stato rilasciato a maggio. In quei giorni sono state attive altre sigle radicali, tra cui l’Unione eurasiatica della gioventù, braccio giovanile di Eurasia, movimento presieduto dall’accademico russo Aleksandr Dugin, uomo dal provato pensiero radicale.\r\n\r\nDa poco ha invitato a parlare alla Lomonosov, l’università moscovita dove insegna, Gabor Vona. È il numero uno di Jobbik, la destra ungherese più becera. Sempre a proposito di destre internazionali s’è venuto a sapere che i polacchi di Falanga e gli italiani di Millennium hanno inviato loro rappresentanti a \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark>. Il che rivela che la famiglia nera europea s’è schierata dall’una e dall’altra parte della barricata ucraina. Non soltanto a Kiev, con Pravyi Sektor e le altre bande della Majdan. Nell’est ucraino un’altra personalità che si colloca a destra è Alexander Borodai, un russo, il capo del governo della Repubblica di \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark>. A Mosca Borodai ha la fama di uno dei più noti interpreti dell’ultranazionalismo e commenta spesso sulla rivista Zavtra, cassa di risonanza di questi ambienti, che ha recentemente pubblicato una sorta di manifesto della Nuova Russia.\r\n\r\nÈ il nome di quella che dovrebbe essere un’entità statuale composta dalle aree di \u003Cmark>Donetsk\u003C/mark> e Lugansk, possibilmente allargata alla Transnistria e a Odessa. Il discorso sulla Nuova Russia allarga il campo dell’analisi, svincolandola dal solo tema, limitante, della collocazione politica. In ballo ci sono sentimenti, persone in carne e ossa. Alcune delle quali percepiscono il rapporto tra Ucraina e Russia come una cosa intima. Ci si arruola nelle milizie filorusse anche in nome di quest’idea, che trova ampi riscontri nella storia, nella cultura e nella letteratura. Sulla Majdan è accaduta grosso modo la stessa cosa.\r\n\r\nLa rivolta ha avuto una sua importante pulsione storica e culturale, identificabile nel pensiero nazionale-nazionalista ucraino, forgiato nell’ovest del paese e proteso a separare la vicenda biografica ucraina da quella russa.\r\n\r\nNell’insurrezione dell’est influiscono, restando sul piano della storia, anche i retaggi della seconda guerra mondiale. In questo senso la Maidan e la sua componente ultranazionalista ha assunto il sapore di una replica a scoppio ritardato delle attività dispiegate nell’Ucraina occidentale dai miliziani di Stepan Bandera, fautori di uno stato ucraino etnico. Contrassero un’alleanza tattica con Hitler in funzione antisovietica e antipolacca. Oggi la figura di Bandera spacca il paese. I circoli nazionalisti lo elevano al rango di eroe. 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Le cannonate dei tank hanno colpito per la seconda volta in due mesi un rifugio di Medici Senza Frontiere (Msf) nei pressi di Khan Younis, nel sud della Striscia.\r\n\r\nIn Cisgiordania proseguono le violenze dei coloni, ormai indistinguibili dall'esercito, essendo molti di loro riservisti, in barba agli appelli di Blinken e Biden e alle sanzioni imposte a quattro coloni con interessi negli Usa.\r\n\r\nPer parlare della situazione in West Bank abbiamo raggiunto ai nostri microfoni un cooperante italiano ad Hebron.\r\n\r\nLunedì 19 febbraio era a Torino uno dei fondatori del BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) e leader carismatico della società civile palestinese Omar Bargouthi. Riportiamo nel podcast alcuni estratti del suo intervento.\r\n\r\nNotizia di ieri è il terzo veto degli USA alla risoluzione per il cessate il fuoco immediato a Gaza. La Gran Bretagna si è astenuta. Si starebbe lavorando a una risoluzione che piaccia agli States, che subordini il cessate il fuoco alla liberazione degli ostaggi e condanni i fatti del 7 ottobre. Una condanna tanto cara a certi ambienti e ad una narrazione che vorrebbe i fatti legati a questa data come l'inizio di tutto, causati dalla follia di Hamas, come per altri versi è l'appellativo \"unprovoked war\" usato per definire la guerra di Putin contro l’ Ucraina martirizzata per interessi non suoi.\r\n\r\n--------------------------------------------------\r\n\r\nL'Ucraina devastata da due anni di guerra batte in ritirata da quella che era considerata la vera roccaforte del fronte Donetsk, Avdiivka. Una ritirata su cui si è giocata in parte anche l'estromissione del generalissimo Zaluzhny. In Europa torna in auge una retorica aggressiva come testimoniano i recenti interventi di Stoltenberg, dell'ammiraglio Bauer (presidente del comitato militare NATO) e della stessa Van Der Leyen, retorica che si è fatta ancora più aggressiva dopo la morte di Navalny. Di questo e di altro abbiamo discusso con il prof. Francesco Dall'Aglio, esperto di Est Europa e autore del canale Telegram War Room.\r\n\r\nAscolta il podcast:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/la-fine-22-02.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMATERIALI\r\n\r\nLa Palestina e il ruolo dell'Occidente - Incontro con Omar Barghouti (BDS) Torino 19/02/2024\r\n\r\n \r\n\r\n ","23 Febbraio 2024","2024-02-23 19:52:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/1708688289236-200x110.png","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA S.2 #18 -Rafah resta in attesa. 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In Europa torna in auge una retorica aggressiva come testimoniano i recenti interventi di Stoltenberg, dell'ammiraglio Bauer (presidente del comitato militare NATO) e della stessa Van Der Leyen, retorica che si è fatta ancora più aggressiva dopo la morte di Navalny. Di questo e di altro abbiamo discusso con il prof. 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