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Le contraddizioni di una politica del lavoro dopo il RdC","post",1701450221,[62,63,64,65,66,67],"http://radioblackout.org/tag/caro-vita/","http://radioblackout.org/tag/formazione-al-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/mercato-energia/","http://radioblackout.org/tag/pnrr/","http://radioblackout.org/tag/reddito-di-base/","http://radioblackout.org/tag/reddito-di-cittadinanza/",[69,70,71,72,73,74],"caro vita","Formazione al lavoro","Mercato energia","pnrr","reddito di base","reddito di cittadinanza",{"tags":76},[77,82,84,86,88,90],{"matched_tokens":78,"snippet":81},[79,80],"caro","vita","\u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark>",{"matched_tokens":83,"snippet":70},[],{"matched_tokens":85,"snippet":71},[],{"matched_tokens":87,"snippet":72},[],{"matched_tokens":89,"snippet":73},[],{"matched_tokens":91,"snippet":74},[],[93],{"field":36,"indices":94,"matched_tokens":95,"snippets":97},[48],[96],[79,80],[81],1157451471441625000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":101,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":102,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625193",{"document":104,"highlight":124,"highlights":129,"text_match":133,"text_match_info":134},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":48,"id":107,"is_sticky":48,"permalink":108,"post_author":51,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":54,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":59,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":120},[45],[47],"76254","http://radioblackout.org/2022/06/ecuador-paro-ad-oltranza-blocchi-e-scontri-da-parte-della-comunita-indigena/","Cosa sta succedendo in Ecuador, dove da giorni ci sono blocchi, scioperi, scontri e proteste da parte della comunità Indigena del paese?\r\n\r\nUno sciopero ad oltranza chiamato dalla dalla CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas), la principale organizzazione indigena ecuatoriana, è in corso contro l'aumento dell'inflazione, la disoccupazione, il caro vita e le politiche neoliberiste del governo di Guillermo Lasso. Le proteste sono iniziate lo scorso 13 Giugno.\r\n\r\nTramite uno scritto, delx compagnx che si trovano in quei territori (e che ringraziamo molto!), ci raccontano con dettaglio cosa sta succedendo in quei luoghi.\r\n\r\nVe lo leggiamo, per voi. Ascolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/ecuador.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui un po' di foto di questi giorni:\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nQui il testo scritto da* compagn*:\r\n\r\nSUL PARO IN CORSO IN ECUADOR\r\n\r\nSiamo al nono giorno di proteste in Ecuador. Il 13 giugno é iniziato lo sciopero \"a tempo indeterminato\" chiamato dalla CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas), la principale organizzazione indigena ecuatoriana. \"Uno sciopero contro le politiche neoliberiste del governo\", questo fu l'annuncio di quasi un mese fa.\r\nI prezzi di tutto stanno aumentando vertiginosamente.\r\nCon l'aumento del prezzo della benzina, la canasta basica, i prodotti di prima necessità, così come i trasporti sono diventati irraggiungibili soprattutto per quella parte di popolazione che vive \"al margine\", e che se già prima aveva difficoltà ad arrivare alla fine del mese ora non ce la fa più.\r\nMa l'eliminazione delle sovvenzioni alla benzina non sono le sole motivazioni del paro.\r\nLa Conaie ha presentato 10 richieste al governo di Lasso: la riduzione e il congelamento dei prezzi dei carburanti (a 1,50 per il diesel e a 2,10 dollari per il gallone di benzina - ossia 3,78 litri); il rifinanziamento dei debiti del settore agricolo per un anno; il controllo dei prezzi dei prodotti agricoli, per garantire un minimo a contadini e allevatori; la non precarizzazione della giornata lavorativa; la revisione dei progetti estrattivi, con l'abrogazione dei decreti 95 e 151 che promuovono l'aumento dello sfruttamento petrolifero e minerario; il rispetto della consultazione preventiva, libera e informata per avviare progetti estrattivi nei territori comunitari e indigeni; la regolamentazione dei prezzi dei beni di prima necessità per evitare speculazioni; il rispetto dei diritti collettivi, come l'educazione bilingue e la giustizia indigena; la non privatizzazione dei settori strategici; un bilancio dignitoso per la sanità e l'istruzione; la creazione di politiche di sicurezza pubblica.\r\nIl paro è iniziato alla mezzanotte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno. Un paro che si é voluto, fino a oggi, decentrato e diffuso. Bloccare le vie di comunicazione e dei trasporti. Bloccare l'economia. Queste le parole d'ordine.\r\nMoltissimi territori hanno risposto. Nella sierra, dove il movimento indigeno é più organizzato, sono state bloccate le arterie del paese, con blocchi diffusi e migliaia di persone per strada. Sassi, sabbia, tronchi, pneumatici in fiamme. Nell' Oriente, in amazzonia, gli indigeni hanno bloccato numerosi pozzi petroliferi, causando perdite per milioni di euro. A Quito e a Cuenca i movimenti studenteschi hanno chiamato manifestazioni quotidiane, a cui si sono unite migliaia di persone.\r\nIl governo ha risposto con la militarizzazione e la repressione.\r\nMartedì 14, all'1,30 del mattino il presidente della Conaie Leoniadas Iza é stato letteralmente rapito dalla macchina su cui viaggiava dai militari e arrestato. Il presidente Guillermo Lasso ha annunciato su Twitter l'inizio degli arresti di coloro che ha definito \"autori materiali e intellettuali di atti violenti\" durante la giornata di mobilitazione nazionale.\r\nIl giorno stesso la protesta si é radicalizzata, sfociando in scontri violenti fuori dal carcere di Latacunga, nella zona di Cotopaxi, dove era stato fermato Iza. Gli indigeni hanno anche \"preso in custodia\" vari agenti di polizia un delegato della Fiscalia in distinte zone del territorio, pretendendo la liberazione del loro referente.\r\nA Quito la manifestazione di martedì é arrivata davanti all'unità di Flagrancia (Ufficio della Procura), dove - pare - era stato portato in mattinata Iza, ed é finita con bruciare una macchina della polizia lì davanti. In serata alcuni camion pieni di manifestanti indigeni provenienti dal Cotopaxi si sono avviati verso Quito, per pretendere la liberazione del loro leader.\r\nLeonidas Iza é stato liberato mercoledì mattina con una denuncia per aver bloccato, in flagranza di reato, i servizi pubblici del paese. Gli hanno concesso misure alternative alla detenzione preventiva, ossia l'obbligo di non lasciare il paese e di presentarsi a firmare due volte alla settimana presso la procura.\r\nI blocchi stradali continuano, e anche le manifestazioni si moltiplicano in numerose città su tutto il territorio nazionale. Nelle città principali della sierra (Ande) già sta mancando il gas per uso domestico, per via dei blocchi totali delle vie del paese, e i prezzi di molti prodotti stanno aumentando, a causa del mancato approvigionamento e della speculazione.\r\nFino ad ora si contano almeno 79 detenzioni, di cui 2 persone accusate di sabotaggio e danneggiamento di bene pubblico per l'incendio del mezzo di polizia a Quito. La Conaie denunciava ieri 55 feriti a causa delle cariche di polizia, ma dopo la giornata di oggi sono sicuramente molte di più. Due persone sono in coma. Almeno 11 le persone ferite in faccia e agli occhi. Almeno due i morti ufficiali.\r\nLa polizia dichiara una decina di feriti e 25 poliziotti sequestrati nelle varie manifestazioni, anche se ormai tutti sono stati liberati. Dichiara inoltre l'apertura di 45 inchieste solo nei primi 4 giorni.\r\nLa Conaie aveva annunciato venerdì che se nelle successive 48 ore il governo di Lasso non avrebbe risposto alla collettività sulle 10 richieste effettuate, gli indigeni si sarebbero mossi su Quito. Non chiedevano un dialogo con il governo: solo risposte sui 10 punti richiesti.\r\nLasso ha risposto promettendo briciole e ignorando la maggior parte delle rivendicazioni. Inoltre ha istituito da venerdì a mezzanotte lo \"Stato di Emergenza\" in tre provincie (Cotopaxi, Pichincha e Imbabura), e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino a partire da sabato. Ossia: militarizzazione delle strade, e poteri maggiori alle forze di polizia.\r\nLa Conaie ha annunciato la discesa su Quito.\r\nTutto ricorda molto il 2019, quando Quito é diventata il teatro delle manifestazioni nazionali, che rimasero sì sparse su tutto il territorio come oggi, ma dove l'epicentro dei cortei e della resistenza indigena e cittadina divenne la capitale.\r\nSabato 18 decine e decine di furgoni pieni di manifestanti delle comunità hanno iniziato ad arrivare nel sud di Quito, battagliando per arrivare a causa dei militari che impedivano il passo, preparandosi per scendere in piazza in questa settimana. Anche migliaia di militari stanno arrivando su Quito per il loro lavoro repressivo.\r\nLa Conaie ha anche annunciato un' assemblea aperta con realtà territoriali e movimenti di tutto il paese, per provare a mettere insieme le voci e le necessità non solo del movimento indigeno. Nella stessa giornata il presidente della Conaie, Leonidas Iza, é stato vittima di un attentato, anche se non é stato ferito: un proiettile ha perforato il vetro posteriore della macchina su cui era mentre era ferma.\r\nDomenica mattina la polizia, in chiaro atto intimidatorio, ha perquisito la Casa della Cultura di Quito, dove nel 2019 erano stati ospitati i manifestanti delle comunità indigene. Poi é uscita. Nel pomeriggio, verso le 17, é iniziato l'assedio, con centinaia di poliziotti e militari che hanno circondato la casa della cultura, pretendendone la requisizione per farne una base di polizia per questi giorni. Il parco dell'Arbolito, lì davanti, uno dei simboli e dei luoghi di organizzazione del paro del 2019, é stato riempito di telecamere e occupato dalla polizia a cavallo. Verso le 20 di sera poliziotti in antisommossa hanno scavalcato i cancelli della Casa della Cultura e sono entrati, costringendo le persone che resistevano all'interno ad uscire. Per la seconda volta, la polizia ha violato uno spazio autonomo e indipendente come la casa della cultura. L'ultima volta che era successo, era durante la dittatura di 42 anni fa.\r\nNella notte migliaia di manifestanti provenienti dalle provincie hanno forzato il blocco dei militari in uno dei due punti a nord di Quito, riuscendo ad avanzare.\r\nNel sud della capitale i manifestanti provenienti da Cotopaxi e dalle altre province sono rimasti bloccati a Cutuglagua fino a lunedì pomeriggio, con forti scontri con polizia e militari, contro cui si sono unite molte persone dei quartieri. Poi lunedì un corteo infinito di camion pieni di gente, accolto al suo passaggio da una grandissima solidarietà da parte degli abitanti delle strade in cui passava (pieni di barricate ovunque) é entrato in città.\r\nDato che la casa della cultura era occupata dalla polizia, gli studenti hanno aperto i cancelli dell'Università Centrale, che ha concesso gli spazi il martedì mattina. Anche l'Universtà dei Salesiani é stata utilizzata come luogo per dormire. La sera il presidente Lasso ha abrogato lo stato di eccezione per stabilirne un altro, allargando a 6 i territori toccati\r\nMartedì ci sono stati scontri tutto il giorno. I manifestanti, attaccati dalla polizia all'Università dei salesiani, si sono riversati per strada, in una battaglia di posizione in direzione della casa della cultura che é durata fino a sera.\r\nL'equilibrio politico é molto precario, e il presidente Guillermo Lasso si é ritrovato quasi senza appoggio in parlamento. Lasso, impresario e banchiere, tra i maggiori azionisti del banco di Guayaquil, uno dei responsabili della dollarizzazione dell'Ecuador e accusato di frode nei Pandora Papers, non é sicuramente tra i presidenti più amati, e ora, nel paro, ne sta sbagliando troppe: dall'arresto del leader della Conaie Iza, all'annuncio dello stato di eccezione che vieta gli assembramenti di più di 5 persone - mentre, contemporaneamente, appoggia pubblicamente le manifestazioni contro lo sciopero nazionale, - alla violenta repressione. Il governo aveva inoltre approvato una legge \"sull'uso progressivo della forza\" che, di fatto, autorizza le forze di polizia a sparare se in \"pericolo di vita\". \"Fuera Lasso\" é uno dei cori più sentiti.\r\nDurante tutta la giornata di oggi sono arrivati manifestanti dal nord e dal sud del paese. E ancora arriveranno domani. Intanto continuano blocchi e manifestazioni in tutto il paese.\r\nSe e quando anche i quartieri di Quito si uniranno alle proteste, inizieranno problemi ancora più seri per il governo.\r\n\r\n(Aggiungiamo che è stata bruciata la banca di Guayaquil en El puyo in risposta all'uccisione di un giovane ieri).\r\n\r\nPer video e approfondimenti\r\n\r\nhttps://t.me/redfishstream/1293\r\n\r\nhttps://twitter.com/Davidem281/status/1539090904128135168?t=d9zizdKU6CmuOX_lMDhXAQ&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/YajayraMerchan/status/1539004031439355911?t=MfTWrgel09axKGLczZySAg&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/JudyMena5/status/1537921733759356930?t=Uc-Y0Z0Og62hH5ftkjJFaQ&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/Craugastoridae/status/1538261833643171841?t=ZMq8CyMAWttGTSkI-yFUXg&s=096min","22 Giugno 2022","2022-06-22 20:20:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001-300x225.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001-300x225.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001-1024x768.jpeg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001-768x576.jpeg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/signal-2022-06-22-195851_001.jpeg 1440w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Ecuador, \"paro\" ad oltranza, blocchi e scontri da parte della comunità Indigena",1655918737,[117,118,119],"http://radioblackout.org/tag/ecuador/","http://radioblackout.org/tag/indigeni/","http://radioblackout.org/tag/paro/",[121,122,123],"Ecuador","indigeni","paro",{"post_content":125},{"matched_tokens":126,"snippet":127,"value":128},[79,80],"l'aumento dell'inflazione, la disoccupazione, il \u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark> e le politiche neoliberiste del","Cosa sta succedendo in Ecuador, dove da giorni ci sono blocchi, scioperi, scontri e proteste da parte della comunità Indigena del paese?\r\n\r\nUno sciopero ad oltranza chiamato dalla dalla CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas), la principale organizzazione indigena ecuatoriana, è in corso contro l'aumento dell'inflazione, la disoccupazione, il \u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark> e le politiche neoliberiste del governo di Guillermo Lasso. 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Dichiara inoltre l'apertura di 45 inchieste solo nei primi 4 giorni.\r\nLa Conaie aveva annunciato venerdì che se nelle successive 48 ore il governo di Lasso non avrebbe risposto alla collettività sulle 10 richieste effettuate, gli indigeni si sarebbero mossi su Quito. Non chiedevano un dialogo con il governo: solo risposte sui 10 punti richiesti.\r\nLasso ha risposto promettendo briciole e ignorando la maggior parte delle rivendicazioni. Inoltre ha istituito da venerdì a mezzanotte lo \"Stato di Emergenza\" in tre provincie (Cotopaxi, Pichincha e Imbabura), e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino a partire da sabato. Ossia: militarizzazione delle strade, e poteri maggiori alle forze di polizia.\r\nLa Conaie ha annunciato la discesa su Quito.\r\nTutto ricorda molto il 2019, quando Quito é diventata il teatro delle manifestazioni nazionali, che rimasero sì sparse su tutto il territorio come oggi, ma dove l'epicentro dei cortei e della resistenza indigena e cittadina divenne la capitale.\r\nSabato 18 decine e decine di furgoni pieni di manifestanti delle comunità hanno iniziato ad arrivare nel sud di Quito, battagliando per arrivare a causa dei militari che impedivano il passo, preparandosi per scendere in piazza in questa settimana. Anche migliaia di militari stanno arrivando su Quito per il loro lavoro repressivo.\r\nLa Conaie ha anche annunciato un' assemblea aperta con realtà territoriali e movimenti di tutto il paese, per provare a mettere insieme le voci e le necessità non solo del movimento indigeno. 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Anche l'Universtà dei Salesiani é stata utilizzata come luogo per dormire. La sera il presidente Lasso ha abrogato lo stato di eccezione per stabilirne un altro, allargando a 6 i territori toccati\r\nMartedì ci sono stati scontri tutto il giorno. I manifestanti, attaccati dalla polizia all'Università dei salesiani, si sono riversati per strada, in una battaglia di posizione in direzione della casa della cultura che é durata fino a sera.\r\nL'equilibrio politico é molto precario, e il presidente Guillermo Lasso si é ritrovato quasi senza appoggio in parlamento. 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Intanto continuano blocchi e manifestazioni in tutto il paese.\r\nSe e quando anche i quartieri di Quito si uniranno alle proteste, inizieranno problemi ancora più seri per il governo.\r\n\r\n(Aggiungiamo che è stata bruciata la banca di Guayaquil en El puyo in risposta all'uccisione di un giovane ieri).\r\n\r\nPer video e approfondimenti\r\n\r\nhttps://t.me/redfishstream/1293\r\n\r\nhttps://twitter.com/Davidem281/status/1539090904128135168?t=d9zizdKU6CmuOX_lMDhXAQ&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/YajayraMerchan/status/1539004031439355911?t=MfTWrgel09axKGLczZySAg&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/JudyMena5/status/1537921733759356930?t=Uc-Y0Z0Og62hH5ftkjJFaQ&s=09\r\n\r\nhttps://twitter.com/Craugastoridae/status/1538261833643171841?t=ZMq8CyMAWttGTSkI-yFUXg&s=096min",[130],{"field":131,"matched_tokens":132,"snippet":127,"value":128},"post_content",[79,80],1157451471441100800,{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":137,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},"2211897868288",14,"1157451471441100913",{"document":139,"highlight":168,"highlights":173,"text_match":133,"text_match_info":176},{"cat_link":140,"category":141,"comment_count":48,"id":142,"is_sticky":48,"permalink":143,"post_author":51,"post_content":144,"post_date":145,"post_excerpt":54,"post_id":142,"post_modified":146,"post_thumbnail":147,"post_thumbnail_html":148,"post_title":149,"post_type":59,"sort_by_date":150,"tag_links":151,"tags":160},[45],[47],"45202","http://radioblackout.org/2018/01/iran-la-rivolta-dei-senzascarpe/","Il bilancio finale della rivolta, scoppiata alla fine di dicembre, investendo ottanta città, è di 22 morti e un migliaio di arresti.\r\nI protagonisti delle proteste sono molto diversi dai giovani studenti che animarono, nel 2009, l’Onda Verde.\r\nSin dalle prima battute l’insorgenza sociale è stata battezzata come ribellione dei “mostazafin”, i “senza scarpe”, i diseredati. L’etichetta aveva conosciuto un suo momento di gloria nel 1979, quando la rivoluzione contro lo Shah Palevhi si dichiarò dalla parte dei Mostazafin, per coagulare consensi tra i più poveri.\r\nI giovani scesi nelle piazze dell’Iran sembrano avere poco a che fare con i loro coetanei borghesi della zona Nord di Teheran, del fronte riformista, della protesta che aveva i suoi riferimenti nella rivoluzione ma anche negli ideali libertari occidentali.\r\nQuesta rivolta offre pochi appigli agli analisti perché ha caratteristiche sociali sfuggenti. Nel recente passato le grandi proteste in Iran si erano svolte a Teheran e nella grandi città dove è più facile individuare cosa le muove e chi le agita. Questa volta, specie nella fase aurorale, la periferia ha prevalso sul centro: i giovani iraniani sono scesi in piazza in città lontane dall’usuale palcoscenico della politica, anche per questo le notizie sono arrivate con difficoltà e le forze di sicurezza, presenti in maniera capillare nelle grandi metropoli, hanno avuto maggiori problemi a mantenere il controllo.\r\nL’inizio della rivolta è stata nella provincia di Mashad, città cardine del rivale di Rohani, Ebrahim Raisi, capo della ricca e potente Fondazione Al Qods, battuto alle elezioni presidenziali del maggio scorso. Questo ha fatto pensare che gli ultraconservatori potessero in qualche modo volere mettere in crisi il governo dell’attuale presidente. 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Là dove per “laico” si intende che Ahmadinejad non appartiene al clero, nonostante sia molto vicino alle correnti più mistiche dello sciismo. Sotto la sua amministrazione, il tema del 12 Imam, l’imam nascosto, il Mahdi ha ripreso forza nei pellegrinaggi nel luogo di una sua ricomparsa in Iran.\r\n\r\nNel 2009 le strade si erano riempite non soltanto del popolo ma anche della borghesia della capitale, la classe media iraniana che ha i suoi referenti a Teheran Nord, la parte più agiata della società. Questa volta a bruciare le auto e incendiare i posti di polizia sono stati i giovani più poveri della periferia, non della capitale ma del paese. Mentre i giovani studenti della borghesia hanno quasi sempre sostenuto i candidati riformisti o moderati alla presidenza, come Mohammed Khatami nel ‘97 e poi Hassan Rohani, per contrastare l’ala dura del potere del clero e dei Pasdaran, questa ondata di protesta non sembra esprimere simpatia per i riformisti e gli “illuminati”. La politica squisitamente liberista di Rohani non ha certo contribuito ad aumentarne l’appeal tra i giovani poveri del paese.\r\n\r\nD’altra parte i temi della rivolta, inizialmente diretta solo contro il caro vita, si sono estesi investendo la stessa casta sacerdotale. Persino la guida suprema Ali Khamenei è entrato nel mirino di un movimento, che lo ha bruciato in effige. Non solo. L’aumento della spesa militare, l’impegno bellico in Siria e Iraq sono tra i temi che hanno alimentato le proteste.\r\nAltra novità la comparsa nelle piazze della provincia di curdi e arabi, minoranze che negli anni precedenti erano rimaste ai margini nelle manifestazioni di dissenso nelle grandi città.\r\nIn Iran circa dodici milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà. L’assistenzialismo iraniano, basato sulle fondazioni religiose, sostiene non più della metà di questa massa di diseredati. Nonostante le distribuzioni con prezzi calmierati dei beni di prima necessità attuate da queste fondazioni, che mirano a mantenere il controllo dei mostazafin, i salari reali sono continuamente diminuiti negli ultimi anni.\r\nLe ruberie da parte delle fondazioni legate al clero – fondazioni che possiedono buona parte dell’industria e della proprietà fondiaria del paese – o l’aumento del prezzo delle uova sono stati i detonatori di una rivolta le cui ragioni hanno ben poco di contingente.\r\n\r\nLa partita potrebbe ripartire a fine gennaio, quando gli Stati Uniti decideranno se imporre ulteriori sanzioni, oltre a quelle che il paese subisce di 38 anni. C’è chi ritiene che Trump potrebbe persino recedere dagli accordi sul nucleare stretti tra l’amministrazione Obama e il governo Rohani.\r\nUn fatto è tuttavia sicuro. Le speranze che quell’accordo portasse alla fine delle sanzioni, all’apertura di nuovi mercati, alla fine dell’embargo finanziario, alla ripresa di investimenti nel paese sono state deluse. I numeri delle disoccupazione e della povertà nel paese disegnano la mappa sulla quale è scoppiata la rivolta. Una rivolta le cui fiamme, imprevedibili per conservatori e riformisti, potrebbero presto riprendere ad ardere.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Alberto Negri, corrispondente di guerra ed esperto di questioni geopolitche per il Sole 24 ore e membro dell’ISPI - Istituto per gli studi di politica internazionale.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2018 01 09 negri iran","10 Gennaio 2018","2018-01-13 00:59:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl-1024x683.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/irangirl.jpg 1151w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Iran. 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Le stime ufficiali parlano di 20 milioni di persone il cui salario minimo solo entro il 2020 potrà raggiungere il minimo di sopravvivenza, mentre non più del 25% dei lavoratori raggiungerebbe il salario medio di 36.000 rubli. Secondo i dati riportati da communist.ru, il salario medio del paese sarebbe invece di 15.150 rubli e pochissime aree supererebbero i 30.000 rubli, mentre nella maggior parte si viaggerebbe sui 10.000. Questa, insieme alla rabbia anti-corruzione, è la ragione del successo delle manifestazioni organizzate il 26 marzo in tutta la Russia, da San Pietroburgo a Vladivostok passando per Mosca e decine di altre città. Protagonisti in primo luogo i giovani, su cui si è abbattutea la scure repressiva che ha portato all'arresto di centinaia di persone.\r\nA far leva su casi veri o inventati di corruzione e sulle altre cause di malcontento per fomentare una ribellione anti-governativa, così da indebolire lo Stato dall’interno, mentre dall’esterno cresce su di esso la pressione militare, politica ed economica, è stato Alexey Navalny. Navalny è co-fondatore del movimento «Alternativa democratica», beneficiario della National Endowment for Democracy (Ned), potente «fondazione privata non-profit» statunitense che con fondi forniti anche dal Congresso finanzia, apertamente o sottobanco, migliaia di organizzazioni non-governative in oltre 90 paesi per «far avanzare la democrazia», nonchè una delle succursali della Cia per le operazioni coperte. Navalny, nel frattempo, è ovviamente già diventato un eroe delle cronache mainstream occidentali.\r\n\r\n \r\n\r\nNel frattempo, sempre sulle cronache mainstream occidentali dilaga la notizia dell'apertura di un \"campo di concentramento per omosessuali\" nella Cecenia di Kadyrov. In realtà, la violenza omofoba - e non solo - è già da tempo sufficientemente orribile nel paese da non necessitare di titoli sensazionalistici. Come denunciato ad inizio aprile da Novaya Gazeta sulla base di testimonianze anonime, più di 100 uomini, accusati di essere omosessuali, sarebbero stati arrestati dalla polizia cecena ricostruendo i loro rapporti tramite le app di incontro gay ed almeno tre persone sarebbe state uccise. Sarebbe da tempo in atto una “repressione di massa di ceceni sospettati di avere un orientamento omosessuale”, con rapimenti da parte della polizia, torture, umiliazioni, violenze sessuali. Il governo ceceno ha scaricato le accuse, giustificando poi i “crimini d’onore” in cui le persone omosessuali sono uccise dai loro familiari.\r\n\r\n \r\n\r\nDi tutto questo abbiamo parlato oggi con Lucia Sgueglia di Lettera22, appena rientrata da San Pietroburgo.\r\nAscolta la diretta:\r\nLuciasuRussia","17 Aprile 2017","2017-04-19 11:49:19","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/index-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/index-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Russia: tra proteste antisistema e violenza omofoba",1492453001,[191,192,193,194,195,196],"http://radioblackout.org/tag/cecenia/","http://radioblackout.org/tag/navalny/","http://radioblackout.org/tag/omofobia/","http://radioblackout.org/tag/proteste/","http://radioblackout.org/tag/putin/","http://radioblackout.org/tag/russia/",[198,199,200,201,202,203],"Cecenia","Navalny","omofobia","proteste","putin","russia",{"post_content":205},{"matched_tokens":206,"snippet":207,"value":208},[79,80],"Putin monta la protesta: salari arretrati, \u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark>, risparmiatori truffati. 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La parte ovest della città è un cumulo di macerie: tra la polvere e i calcinacci marciscono i cadaveri e i resti della vita quotidiana ai tempi del Califfato.\r\n\r\nFrancesca Mannocchi, giornalista free lance, che ha seguito la guerra, ci racconta che negli ultimi giorni, quando il primo ministro iracheno aveva già annunciato la propria vittoria. Ma ancora, nel cuore della città vecchia, infuriava l'ultima battaglia, quella senza più alcuna speranza.\r\n\r\nIn quei giorni, per la prima volta, i giornalisti sono stati tenuti lontani dalla prima linea. Un segnale inequivocabile che quello che stava succedendo non doveva essere ripreso, fotografato, raccontato, lasciato in dono agli storici di domani.\r\nProbabilmente l'esercito di Baghdad aveva l'ordine di non fare prigionieri. E prigioniere.\r\nIntrappolati nella città vecchia di Mosul c'erano i combattenti dell'Isis e le loro famiglie.\r\nAnche le donne hanno imbracciato le armi e le hanno usate, altre si sono fatte esplodere in strada.\r\nDipinte sempre come vittime, le donne della Jihad del Califfo, sono state anche combattenti. Non tutte ovviamente. Difficile anche capire se ci fosse un confine tra costrizione e convinzione.\r\n\r\n \r\n\r\nSul numero di questa settimana dell'Espresso è uscito un articolo di Mannocchi sulle donne di Mosul, di cui vi riportiamo di seguito ampi stralci.\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta con Francesca Mannocchi:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 07 35 iraq mannocchi\r\n\r\n \r\n\r\n“Il soldato di Hasd al Shabi, la milizia sciita che ha combattuto l’Isis a Mosul accanto all’esercito iracheno, mostra il pugnale con orgoglio e parla con sarcasmo: «Io taglio le teste», dice, «e ieri ho ammazzato quattro donne. Erano le loro donne, non c’era motivo di tenerle vive».\r\n\r\n \r\n\r\nGià, le donne di Mosul, le donne dell’Iraq. Sono l’altra metà di questa guerra, vittime più di tutti. Prima, sotto il Califfato, che le sottometteva e le umiliava. E anche adesso che la città è stata liberata e subiscono la vendetta dei vincitori.\r\n\r\n \r\n\r\nSiamo nella parte occidentale di Mosul, praticamente tutta distrutta: non c’è un solo edificio che non sia stato toccato dai combattimenti e dai bombardamenti. L’odore di corpi in putrefazione riempie l’aria torrida di luglio. Nelle macerie i resti di armi, pallottole, di oggetti strappati alle vite quotidiane. E di corpi sepolti dai detriti. Le donne in fuga sono stremate, i loro bambini hanno i volti scavati dalla fame, sono scalzi, feriti, devono camminare per ore per raggiungere una zona sicura.\r\n\r\n \r\n\r\nUn’anziana cade a terra, ha il viso rigato di sangue. «Aiutatemi!», implora di fronte ai soldati. Spiega di aver bevuto solo la sua urina negli ultimi giorni per cercare di non morire: «Ci hanno chiusi negli scantinati, donne e bambini, urlavamo e nessuno poteva aiutarci, nessuno ci è venuto in soccorso per settimane. Hanno circondato le case di fili elettrici per far saltare in aria chi provava a scappare».\r\n\r\n \r\n\r\nGli uomini, in queste ore non si vedono. I pochi che ancora cercano di uscire dalla città vengono legati, trattenuti e di loro si perdono le tracce. Difficile dire se siano nelle mani dei servizi segreti o vengano uccisi, la conta di chi manca all’appello non è ancora cominciata. Ma la vendetta si abbatte anche sulle donne. Due giorni prima della fine della guerra il generale Fadel Barwary della Golden Division, le forze speciali dell’esercito iracheno, lo ha detto chiaramente: «Per noi chiunque sia rimasto dentro Mosul finora è complice e merita la morte, uomini o donne non importa». E dal suo tablet ha mostrato le immagini di donne in battaglia, donne combattenti, donne armate di kalashnikov a fianco dei loro uomini nelle ultime ore del Califfato iracheno: «Queste donne stanno combattendo con accanto i loro figli, senza esitazione. Sono addestrate come gli uomini, determinate come loro».\r\n\r\n \r\n\r\nUsama, un giovane soldato, estrae dalla tasca sinistra un cellulare. «Apparteneva a uno di Daesh», ci dice mostrando le decine di fotografie salvate nella memoria. Istantanee di vita quotidiana e familiare in quella che era la capitale dell’Isis. Il telefono apparteneva un giovane miliziano che avrà avuto poco più di vent’anni, la barba e i capelli lunghi, un bambino che lo abbraccia e lo bacia con affetto. Una donna senza velo, in casa, sorride e imbraccia le armi insieme a lui, alle loro spalle le bandiere nere.\r\n\r\n \r\n\r\nSì, ci sono le donne dell’Isis, le donne del Califfato, le spose del jihad. Ma ce ne sono migliaia di altre che con Daesh non hanno avuto nulla a che fare o che sono state costrette ad aderire per aver salva la vita, propria e dei familiari. Ora arrivano negli ospedali da campo nei loro niqab sporchi di terra: donne in fuga in mezzo ad altre donne, come i loro figli, in fuga in mezzo ad altri bambini.\r\n\r\n \r\n\r\n(...)\r\n\r\n \r\n\r\nLa sconfitta dello Stato Islamico a Mosul mette fine solo a una battaglia, non alla guerra e rischia di riportare l’organizzazione terroristica agli albori, ad attacchi casuali e violenti, soprattutto perché le divisioni settarie sono lontane dall’essere risolte e il rischio di ritorsioni tra sunniti e sciiti è all’ordine del giorno.\r\n\r\n \r\n\r\nPer questo, dopo la riconquista della città, la sfida è gestire gli interessi dei sunniti che la abitano, ricostruire la città, le infrastrutture, una parvenza di vita quotidiana per i civili traumatizzati da tre anni di violenza.\r\n\r\n \r\n\r\nRiparare i danni, che solo per le infrastrutture sono stimati per oltre un miliardo di dollari, sarà l’unico modo per contrastare l’insorgenza di nuove forme di fondamentalismo perché «aver sconfitto l’Isis a Mosul, non significa aver distrutto le sue radici, le ragioni profonde che l’hanno generato», ci dice Asma, nella sua casa del quartiere Jadida, Mosul ovest. Le strade intorno casa sua sono piene di macerie, non c’è acqua, non c’è elettricità. Vive con il marito e i suoi otto figli, erano nove prima dell’arrivo in città dei pick up con le bandiere nere, simbolo dell’Isis. «Hanno ammazzato mio figlio dopo dieci giorni, impiccato. Perché era il barbiere delle polizia irachena, qui a Mosul». Asma mostra le sue foto, che tiene nascoste in un cassetto e piange, con pudore, per non farsi vedere dai figli più piccoli che hanno troppo da dimenticare: “Non c’è una donna a Mosul che non abbia perso un caro amato, un figlio, un marito ucciso da quegli assassini. Ognuna di noi piange il suo dramma in silenzio per non pesare sugli altri». Per questo racconta Asma, a volte le donne del quartiere si ritrovano in casa, insieme, per sostenersi raccontando i ricordi dei loro cari, la giovinezza perduta di figli che non potranno vedere da adulti.\r\n«Quando la guerra è arrivata qui hanno catturato i miei figli e li hanno costretti ad aprire buchi nelle pareti per scappare senza essere visti, portando con loro tutti noi, donne, bambini, famiglie intere tenute in ostaggio. Chi provava a fuggire era impiccato ai pali della luce, cadaveri lasciati lì, per impaurire tutti gli altri.».\r\n\r\n \r\n\r\nAsma oggi ha lo sguardo fiero di chi può ricominciare a vivere. All’entrata di casa sua ci sono i barili per l’acqua, si mette in fila in attesa del suo turno per riempirne uno, poi cammina lentamente verso la distribuzione alimentare, una massa di donne in nero come lei. Le donne urlano alla distribuzione alimentare, aspettano ore al sole, ai cinquanta gradi iracheni, sono decine ammassate contro la porta di un magazzino, i soldati gridano loro di fare silenzio ma la fame e la disperazione sono difficili da gestire.\r\n\r\n \r\n\r\nUna di loro col volto coperto dal niqab mostra i documenti di identità di suo marito: «L’hanno arrestato i soldati dell’esercito e non me l’hanno ridato più, dicevano che era membro di Isis ma era un uomo buono. Io sono sola con quattro figli e non ho niente da mangiare», grida mentre la più piccola dei bambini si nasconde nel nero del suo vestito.\r\n\r\n \r\n\r\nIl soldato chiude le porte. Gli aiuti alimentari non arrivano, dice loro di andare a casa, le loro grida restano un’eco inascoltata nelle vie distrutte della città.\r\n\r\n \r\n\r\n«Ho chiesto ai miei figli di perdonare e di andare avanti, ho detto ai miei figli che supereremo questa tragedia solo lasciandocela alle spalle ma ogni giorno trovo più rabbia nei loro occhi», dice ancora Asma. Che con le immagini della guerra e dei morti ancora vivide nella memoria prova a spiegare a suo figlio Mohammad che deve perdonare i bambini come lui che sono figli dell’Isis, che non è loro la colpa dei padri.\r\n\r\n \r\n\r\nMa Mohammad scuote la testa, dice che non perdonerà, e che quei bambini saranno peggio dei padri.”\r\n\r\n ","25 Luglio 2017","2017-08-28 11:45:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/donna-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"186\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/donna-300x186.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/donna-300x186.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/07/donna.jpg 648w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Le donne di Mosul",1501008416,[227,228,229,230,231,158,232],"http://radioblackout.org/tag/donne-di-mosul/","http://radioblackout.org/tag/guerra/","http://radioblackout.org/tag/iraq/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/mosul/","http://radioblackout.org/tag/sunniti/",[234,235,236,237,238,20,239],"donne di mosul","guerra","iraq","isis","Mosul","sunniti",{"post_content":241},{"matched_tokens":242,"snippet":243,"value":244},[80],"cadaveri e i resti della \u003Cmark>vita\u003C/mark> quotidiana ai tempi del Califfato.\r","La battaglia di Mosul è finita. 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Spiega di aver bevuto solo la sua urina negli ultimi giorni per cercare di non morire: «Ci hanno chiusi negli scantinati, donne e bambini, urlavamo e nessuno poteva aiutarci, nessuno ci è venuto in soccorso per settimane. Hanno circondato le case di fili elettrici per far saltare in aria chi provava a scappare».\r\n\r\n \r\n\r\nGli uomini, in queste ore non si vedono. I pochi che ancora cercano di uscire dalla città vengono legati, trattenuti e di loro si perdono le tracce. Difficile dire se siano nelle mani dei servizi segreti o vengano uccisi, la conta di chi manca all’appello non è ancora cominciata. Ma la vendetta si abbatte anche sulle donne. Due giorni prima della fine della guerra il generale Fadel Barwary della Golden Division, le forze speciali dell’esercito iracheno, lo ha detto chiaramente: «Per noi chiunque sia rimasto dentro Mosul finora è complice e merita la morte, uomini o donne non importa». E dal suo tablet ha mostrato le immagini di donne in battaglia, donne combattenti, donne armate di kalashnikov a fianco dei loro uomini nelle ultime ore del Califfato iracheno: «Queste donne stanno combattendo con accanto i loro figli, senza esitazione. Sono addestrate come gli uomini, determinate come loro».\r\n\r\n \r\n\r\nUsama, un giovane soldato, estrae dalla tasca sinistra un cellulare. «Apparteneva a uno di Daesh», ci dice mostrando le decine di fotografie salvate nella memoria. Istantanee di \u003Cmark>vita\u003C/mark> quotidiana e familiare in quella che era la capitale dell’Isis. Il telefono apparteneva un giovane miliziano che avrà avuto poco più di vent’anni, la barba e i capelli lunghi, un bambino che lo abbraccia e lo bacia con affetto. Una donna senza velo, in casa, sorride e imbraccia le armi insieme a lui, alle loro spalle le bandiere nere.\r\n\r\n \r\n\r\nSì, ci sono le donne dell’Isis, le donne del Califfato, le spose del jihad. 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Le strade intorno casa sua sono piene di macerie, non c’è acqua, non c’è elettricità. Vive con il marito e i suoi otto figli, erano nove prima dell’arrivo in città dei pick up con le bandiere nere, simbolo dell’Isis. «Hanno ammazzato mio figlio dopo dieci giorni, impiccato. Perché era il barbiere delle polizia irachena, qui a Mosul». Asma mostra le sue foto, che tiene nascoste in un cassetto e piange, con pudore, per non farsi vedere dai figli più piccoli che hanno troppo da dimenticare: “Non c’è una donna a Mosul che non abbia perso un \u003Cmark>caro\u003C/mark> amato, un figlio, un marito ucciso da quegli assassini. Ognuna di noi piange il suo dramma in silenzio per non pesare sugli altri». Per questo racconta Asma, a volte le donne del quartiere si ritrovano in casa, insieme, per sostenersi raccontando i ricordi dei loro cari, la giovinezza perduta di figli che non potranno vedere da adulti.\r\n«Quando la guerra è arrivata qui hanno catturato i miei figli e li hanno costretti ad aprire buchi nelle pareti per scappare senza essere visti, portando con loro tutti noi, donne, bambini, famiglie intere tenute in ostaggio. Chi provava a fuggire era impiccato ai pali della luce, cadaveri lasciati lì, per impaurire tutti gli altri.».\r\n\r\n \r\n\r\nAsma oggi ha lo sguardo fiero di chi può ricominciare a vivere. All’entrata di casa sua ci sono i barili per l’acqua, si mette in fila in attesa del suo turno per riempirne uno, poi cammina lentamente verso la distribuzione alimentare, una massa di donne in nero come lei. Le donne urlano alla distribuzione alimentare, aspettano ore al sole, ai cinquanta gradi iracheni, sono decine ammassate contro la porta di un magazzino, i soldati gridano loro di fare silenzio ma la fame e la disperazione sono difficili da gestire.\r\n\r\n \r\n\r\nUna di loro col volto coperto dal niqab mostra i documenti di identità di suo marito: «L’hanno arrestato i soldati dell’esercito e non me l’hanno ridato più, dicevano che era membro di Isis ma era un uomo buono. Io sono sola con quattro figli e non ho niente da mangiare», grida mentre la più piccola dei bambini si nasconde nel nero del suo vestito.\r\n\r\n \r\n\r\nIl soldato chiude le porte. 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Uno sciopero del lavoro pubblico e privato per protestare contro le politiche del governo Renzi e dell'Unione europea, in particolare contro il Jobs act, la legge di stabilità e il piano di riforma della scuola. In piazza anche studenti e studentesse, centri sociali, precari e precarie, movimenti per il diritto all’abitare e contro le grandi opere inutili per coinvolgere anche chi non puà scioperare nelle forme tradizionali o chi lavora gratuitamente.\r\n\r\nTorino, prima della partenza del corteo, sequestrate dalla Digos i materiali che si trovavano sul fugone degli studenti medi, mentre gli universitari hanno affisso manifesti sul rettorato contro il caro università e sulle vetrine di una agenzia interinale. Il corteo passa da Porta Nuova e attraversa corso Vittorio, con anche i lavoratori del CAAT, i quali affiggono manifesti per chiedere la paga minima di 8 euro l'ora.\r\n\r\nAscolta la diretta con Roberta, degli studenti medi torinesi, da Piazza Arbarello, Torino\r\n\r\nmedi_torino\r\n\r\nE la diretta con Francesca, del Cua di Torino sullo spezzone universitario\r\n\r\nfra.cua\r\n\r\nLa diretta con Chiara dalla partenza del corteo in piazza Arbarello\r\n\r\nrecording-20141114-104647\r\n\r\nLa diretta con Cosimo sullo spezzone dei lavoratori\r\n\r\ncosimo_cub_torino\r\n\r\nAlcuni aggiornamenti dalle altre città:\r\n\r\n10 mila persone a Milano alla partenza della manifestazione sociale, aperta da uno striscione \"Non c'è futuro nella precarità, sciopero sociale\". Tra i temi l'opposizione al progetto Expo sintetizzata in striscione con la scritta \"Io non lavoro gratis per Expo.\" Verso le 11.30 il corteo dello sciopero sociale occupa i cantieri Expo in Darsena, per poi proseguire verso piazza Fontana.\r\n\r\nAscolta la diretta con Massimo dal corteo del sindacalismo di base\r\n\r\nmassimo_milano\r\n\r\nLa seconda diretta dopo le cariche al corteo studentesco\r\n\r\nmassimo_milano2\r\n\r\nOre 14,50 Ancora un aggiornamento da Milano con Massimo\r\n\r\nmassimo_corteo\r\n\r\nBlitz a Roma Prima del corteo tanti Super Mario hanno occupato l'atrio dell'Acea, l'azienda comunale che si occupa di acqua e energia elettrica, per protestare contro i distacchi per morosità incolpevole, contro la privatizzazione dei beni comuni al grido di \"l'acqua è vita non si stacca\". Più tardi i Movimenti per al casa hanno occupato un'ex sede della Bnl mostrando striscioni come \"Casa reddito dignità\". Segue poi un lancio di uova e fumogeni contro il Ministero dell'Economia. Questo il primo blitz in apertura del corteo partito da piazza della Repubblica. In seguito, sanzionata l'ambasciata tedesca. Azioni anche al policlinico umberto primo per il diritto alla salute e all'aborto.\r\nAscolta la diretta con Dario, di Sapienza Clandestina, dalla piazza di Roma.\r\n\r\ndario.roma\r\n\r\nA Genova cinque i cortei: quattro sono organizzati dalla Cgil, uno da studenti, precari, cobas. Anche qui sanzionata la sede locale del PD.\r\n\r\nA Pisa occupati gli ingressi dell'aereoporto da lavoratori e solidali, mantre in centro città gli studenti medi sono stati caricati mentre cercavano di entrare alla sede della provincia\r\n\r\nAscolta la diretta con Kevin, lavoratore dell'aereoporto di Pisa occupato.\r\n\r\nkevin.pisa\r\n\r\nA Bergamo il corteo partito dalla stazione dei treni e composto soprattutto da studenti e studentesse hanno occupato la sede del Pd, per poi effettuare un lancio di uova alla sede della CIGL.\r\n\r\nA Firenze tre cortei che si sono incrociati e riuniti sui viali, con l'intenzione di arrivare a confindustria. Il movimento di lotta per la casa ha bloccato il traffico in piazza Dalmazia contro il job act, l’art 5 e il piano casa di Renzi. \"incrociamo le lotte contro sfruttamento e speculazione”, lo striscione che apriva il corteo. In Piazza Puccini il corteo dei lavoratori e del sindcalismo di base, in centro il corteo degli studenti medi e universitari. Con loro i lavoratori di Eataly in lotta contro il modello Renzi-Farinetti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Lorenzo, del collettivo Clash City Workers, dai cortei di Firenze.\r\n\r\nlorenzo_firenze\r\n\r\nA Napoli occupato l’ufficio anagrafe, di piazza Dante contro il piano casa che nega il diritto di residenza. Occupata anche la facoltà di Lettere. 4000 persone al concentramento di piazza del Gesù diretto a Confindustria. In apertura cassintegrati di Pomigliano ed i caschetti blu di Terni. Occupata la tangenziale in tarda mattinata,\r\n\r\nAscolta la diretta con Federica, del CAU Collettivo Autorganizzato Universitario, dal corteo di Napoli.\r\n\r\nfederica.napoli\r\n\r\nA Padova cariche contro il corteo degli studenti che ha resistito ed ha proseguito con la manifestazione e il blocco del traffico. Con loro i lavoratori della logistica e di Adl Cobas protagonisti questa mattina di un blocco ai cancelli del deposito del supermercato Despar, al Mestrino. Nonostnte le cariche il corteo è ripartito e sta attraversando il centro della città\r\n\r\nAzioni anche all’estero nella giornata di sciopero europeo. A Parigi bloccati gli uffici della sede dell’Ocse\r\n\r\nNon sappiamo se Renzi ha scelto esplicitamente la giornata di oggi per annunciare i tempi accelerati per l'approvazione definitiva del Jobs Act (domani mattina seduta dedicata all'ammissibilità degli emendamenti al ddl delega, domenica pomeriggio il voto), quello che è certo è che le piazze di tutte le città italiane oggi saranno attrversate dai volti irrappresentabili del lavoro e del non-lavoro.\r\n\r\nore 13,25 - Una valutazione con Stefano (CUB) sul corteo dei sindacati di base conclusosi in Piazza Vittorio Veneto a Torino\r\n\r\nstefano_cub\r\n\r\nore 13,30 - Sentiamo Matilde una studentessa di Torino in assemblea in Corso Regina Margherita\r\n\r\nmatilde_torino\r\n\r\nore 13,45 - Claudio (USI) ci racconta la giornata di lotta a Firenze\r\n\r\nclaudio_usi_firenze\r\n\r\nore 14,00 - Anche le vie di Trieste hanno visto attraversare un nutrito corteo di scioperanti. Senti la diretta con Federico\r\n\r\nfederico_trieste\r\n\r\nore 14,15 - E' finita la mobilitazione a Napoli, ci facciamo raccontare tutto da Federica, una studentessa che ha partecipato allo sciopero\r\n\r\nfederica_napoli\r\n\r\nore 14,30 - Un riassunto di quello che è successo a Padova con Federico\r\n\r\nfederico_padova\r\n\r\nore 14,45 - Abbiamo sentito Massimo da Milano per fare qualche valutazione più generale su questo sciopero sociale. 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Uno sciopero del lavoro pubblico e privato per protestare contro le politiche del governo Renzi e dell'Unione europea, in particolare contro il Jobs act, la legge di stabilità e il piano di riforma della scuola. In piazza anche studenti e studentesse, centri sociali, precari e precarie, movimenti per il diritto all’abitare e contro le grandi opere inutili per coinvolgere anche chi non puà scioperare nelle forme tradizionali o chi lavora gratuitamente.\r\n\r\nTorino, prima della partenza del corteo, sequestrate dalla Digos i materiali che si trovavano sul fugone degli studenti medi, mentre gli universitari hanno affisso manifesti sul rettorato contro il \u003Cmark>caro\u003C/mark> università e sulle vetrine di una agenzia interinale. Il corteo passa da Porta Nuova e attraversa corso Vittorio, con anche i lavoratori del CAAT, i quali affiggono manifesti per chiedere la paga minima di 8 euro l'ora.\r\n\r\nAscolta la diretta con Roberta, degli studenti medi torinesi, da Piazza Arbarello, Torino\r\n\r\nmedi_torino\r\n\r\nE la diretta con Francesca, del Cua di Torino sullo spezzone universitario\r\n\r\nfra.cua\r\n\r\nLa diretta con Chiara dalla partenza del corteo in piazza Arbarello\r\n\r\nrecording-20141114-104647\r\n\r\nLa diretta con Cosimo sullo spezzone dei lavoratori\r\n\r\ncosimo_cub_torino\r\n\r\nAlcuni aggiornamenti dalle altre città:\r\n\r\n10 mila persone a Milano alla partenza della manifestazione sociale, aperta da uno striscione \"Non c'è futuro nella precarità, sciopero sociale\". Tra i temi l'opposizione al progetto Expo sintetizzata in striscione con la scritta \"Io non lavoro gratis per Expo.\" Verso le 11.30 il corteo dello sciopero sociale occupa i cantieri Expo in Darsena, per poi proseguire verso piazza Fontana.\r\n\r\nAscolta la diretta con Massimo dal corteo del sindacalismo di base\r\n\r\nmassimo_milano\r\n\r\nLa seconda diretta dopo le cariche al corteo studentesco\r\n\r\nmassimo_milano2\r\n\r\nOre 14,50 Ancora un aggiornamento da Milano con Massimo\r\n\r\nmassimo_corteo\r\n\r\nBlitz a Roma Prima del corteo tanti Super Mario hanno occupato l'atrio dell'Acea, l'azienda comunale che si occupa di acqua e energia elettrica, per protestare contro i distacchi per morosità incolpevole, contro la privatizzazione dei beni comuni al grido di \"l'acqua è \u003Cmark>vita\u003C/mark> non si stacca\". Più tardi i Movimenti per al casa hanno occupato un'ex sede della Bnl mostrando striscioni come \"Casa reddito dignità\". Segue poi un lancio di uova e fumogeni contro il Ministero dell'Economia. Questo il primo blitz in apertura del corteo partito da piazza della Repubblica. In seguito, sanzionata l'ambasciata tedesca. Azioni anche al policlinico umberto primo per il diritto alla salute e all'aborto.\r\nAscolta la diretta con Dario, di Sapienza Clandestina, dalla piazza di Roma.\r\n\r\ndario.roma\r\n\r\nA Genova cinque i cortei: quattro sono organizzati dalla Cgil, uno da studenti, precari, cobas. Anche qui sanzionata la sede locale del PD.\r\n\r\nA Pisa occupati gli ingressi dell'aereoporto da lavoratori e solidali, mantre in centro città gli studenti medi sono stati caricati mentre cercavano di entrare alla sede della provincia\r\n\r\nAscolta la diretta con Kevin, lavoratore dell'aereoporto di Pisa occupato.\r\n\r\nkevin.pisa\r\n\r\nA Bergamo il corteo partito dalla stazione dei treni e composto soprattutto da studenti e studentesse hanno occupato la sede del Pd, per poi effettuare un lancio di uova alla sede della CIGL.\r\n\r\nA Firenze tre cortei che si sono incrociati e riuniti sui viali, con l'intenzione di arrivare a confindustria. Il movimento di lotta per la casa ha bloccato il traffico in piazza Dalmazia contro il job act, l’art 5 e il piano casa di Renzi. \"incrociamo le lotte contro sfruttamento e speculazione”, lo striscione che apriva il corteo. In Piazza Puccini il corteo dei lavoratori e del sindcalismo di base, in centro il corteo degli studenti medi e universitari. Con loro i lavoratori di Eataly in lotta contro il modello Renzi-Farinetti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Lorenzo, del collettivo Clash City Workers, dai cortei di Firenze.\r\n\r\nlorenzo_firenze\r\n\r\nA Napoli occupato l’ufficio anagrafe, di piazza Dante contro il piano casa che nega il diritto di residenza. Occupata anche la facoltà di Lettere. 4000 persone al concentramento di piazza del Gesù diretto a Confindustria. In apertura cassintegrati di Pomigliano ed i caschetti blu di Terni. Occupata la tangenziale in tarda mattinata,\r\n\r\nAscolta la diretta con Federica, del CAU Collettivo Autorganizzato Universitario, dal corteo di Napoli.\r\n\r\nfederica.napoli\r\n\r\nA Padova cariche contro il corteo degli studenti che ha resistito ed ha proseguito con la manifestazione e il blocco del traffico. Con loro i lavoratori della logistica e di Adl Cobas protagonisti questa mattina di un blocco ai cancelli del deposito del supermercato Despar, al Mestrino. Nonostnte le cariche il corteo è ripartito e sta attraversando il centro della città\r\n\r\nAzioni anche all’estero nella giornata di sciopero europeo. A Parigi bloccati gli uffici della sede dell’Ocse\r\n\r\nNon sappiamo se Renzi ha scelto esplicitamente la giornata di oggi per annunciare i tempi accelerati per l'approvazione definitiva del Jobs Act (domani mattina seduta dedicata all'ammissibilità degli emendamenti al ddl delega, domenica pomeriggio il voto), quello che è certo è che le piazze di tutte le città italiane oggi saranno attrversate dai volti irrappresentabili del lavoro e del non-lavoro.\r\n\r\nore 13,25 - Una valutazione con Stefano (CUB) sul corteo dei sindacati di base conclusosi in Piazza Vittorio Veneto a Torino\r\n\r\nstefano_cub\r\n\r\nore 13,30 - Sentiamo Matilde una studentessa di Torino in assemblea in Corso Regina Margherita\r\n\r\nmatilde_torino\r\n\r\nore 13,45 - Claudio (USI) ci racconta la giornata di lotta a Firenze\r\n\r\nclaudio_usi_firenze\r\n\r\nore 14,00 - Anche le vie di Trieste hanno visto attraversare un nutrito corteo di scioperanti. 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L'invito è quindi rivolto a tutt* * lavorat* di scioperare venerdì 20 Ottobre, giorno in cui si terrà anche un presidio davanti al Centro per l'Impiego di Torino in via Bologna 153, costruito dalla rete di precar* e disoccupat* torinese. 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Cobas è disponibile a qualsiasi confronto per risolvere la situazione del magazzini Fedex di Piacenza, ma ribadendo per conto dei lavoratori la più netta indisponibilità ad accettare ricatti al ribasso.\r\nCon questo spirito proseguirà la lotta e la preparazione degli incontri previsti nell’ambito dell’unica trattativa realmente esistente al momento: quella fra padroni e S.I. Cobas.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Haitham-su-FedEx.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Marco, che ci ha aggiornato sulla lotta de* lavorator* Greci del food delivery:\r\n\r\nIl 15 settembre scorso Efood, una delle principali compagnie di food delivery in Grecia, ha mandato un messaggio ricattatorio ai lavoratori e le lavoratrici in cui veniva imposto il passaggio ad un contratto da collaboratore autonomo (freelancer), pena la perdita del lavoro... una musica già sentita in giro per il mondo ma che in Grecia suona per la prima volta...\r\n\r\nSe prima dell'estate il governo greco ha potuto varare in piena emergenza covid una legge che aumenta lo strapotere delle aziende ai danni dei lavoratori, adesso sono le aziende stesse a prendere coraggio per inseguire le loro gemelle europee sul terreno dell'erosione delle tutele e dei diritti.\r\n\r\nLa riposta di lavoratori e lavoratrici e della parte della società che non tollera le ingiustizie non si è fatta attendere: nei giorni successivi alla pubblicazione della notizia sul passaggio da lavoro subordinato ad autonomo un boicottaggio ha abbattuto i guadagni di efood e le recensioni su Google messo al tappeto anni e anni di advertising ossessivo da parte di Efood.\r\n\r\nNei giorni successivi invece i lavoratori e le lavoratrici del delivery, principalmente di efood ma anche di Wolt o dipendenti di singoli ristoranti, si sono presi le strade in un rumorosissimo e infinito serpentone di motorini (ma c'erano anche alcun* temerar* in bici!) che ha attraversato il centro di Atene per raggiungere gli uffici di Efood in periferia. Convocato da Sveod (Σ.Β.Ε.Ο.Δ.), sindacato autonomo di base con sede a Exarcheia decisamente maggioritario nel settore del delivery e da Setxa (sindacato dei lavoratori del turismo legato a PAME), il corteo ha portato la rabbia e la solidarietà nelle piazze e nei viali di Atene.\r\n\r\nDagli uffici blindati dai reparti antisommossa M.A.T. c'è stata una prima apertura al dialogo e qualche tentennamento: dapprima hanno mandato qualche responsabile minore senza alcun potere decisionale (anche questa musica già sentita) e poi hanno chiesto di trattare ma senza la folla di motorini ad assediare gli uffici.\r\n\r\nLa risposta di lavoratrici e lavoratori a fronte di queste ridicolaggini è stata di proclamare uno sciopero di 24 ore per venerdì 24 settembre, allargato a tutte le compagnie.\r\n\r\nLe aziende trovano il loro ardire al riparo delle leggi promosse dai governi e forti della protezione della polizia.\r\n\r\nChi lavora può contare sulle proprie forze, sul sostegno de* compagn* e sul favore popolare, che si è palesato negli applausi dai balconi e agli angoli di ogni quartiere...\r\n\r\nPer un'ampia parte della classe operaia greca è chiaro che l'attacco alle condizioni di lavoro e di vita ai lavoratori di efood è il preludio ad un attacco generalizzato a tutti e tutte coloro che lavorano.\r\n\r\nE sicuramente il sostegno alla lotta del delivery non mancherà.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Protesta-eFood-in-Grecia-porta-alla-vittoria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ","7 Ottobre 2021","2021-10-07 10:01:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/efood-protest-athens-pedion-tou-arews-panikos-twitter-2-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 05/10/2021",1633600875,[],[],{"post_content":384},{"matched_tokens":385,"snippet":386,"value":387},[79,80],"capitalistico dell’emergenza pandemica:\r\n\r\n \tcontro il \u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark> e l’aumento delle tariffe;\r\n\r\n\r\n \tper","Il primo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Fabio, attivista SiCobas a cui abbiamo chiesto un resoconto dell'assemblea cittadina tenutasi sotto la tettoia dell'orologio a porta palazzo venerdì 1 ottobre in preparazione allo sciopero generale dell'11 ottobre proclamato dal sindacalismo di base:\r\n\r\n\r\nL’11 ottobre deve diventare il punto di partenza per una vera controffensiva di classe; lo sciopero generale deve essere uno sciopero politico contro il governo Draghi e contro l’utilizzo capitalistico dell’emergenza pandemica:\r\n\r\n \tcontro il \u003Cmark>caro\u003C/mark> \u003Cmark>vita\u003C/mark> e l’aumento delle tariffe;\r\n\r\n\r\n \tper il rilancio della sanità e la piena tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici;\r\n\r\n\r\n \tcontro l’utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale: no al greenpass, inutile a fronteggiare la pandemia ma utile da un lato a dividere e reprimere i lavoratori, dall’altro a garantire ai padroni la disapplicazione delle misure di prevenzione dal contagio e di tutela della salute sui luoghi di lavoro;\r\n\r\n\r\n \tper un lavoro di pubblica utilità oppure il salario medio garantito a tutti i disoccupati e le disoccupate; \r\n\r\n\r\n \tcontro il proliferare di contratti precari; \r\n\r\n\r\n \tper la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, per lavorare tutti e lavorare meno;\r\n\r\n\r\n \tper la difesa dei contratti collettivi nazionali di lavoro e un aumento generalizzato dei salari più bassi;\r\n\r\n\r\n \tper il rilancio dell’edilizia popolare e il blocco a tempo indeterminato degli sfratti;\r\ncontro le politiche di rapina e devastazione dell’ambiente;\r\n\r\n\r\n \tper far sì che siano i padroni a pagare i costi della crisi con una drastica progressività delle imposte – 10% sul 10% più ricco;\r\n\r\n\r\n \tper garantire ai lavoratori immigrati pieno diritto di cittadinanza e cancellare il decreto Salvini;\r\n\r\n\r\n \tper la piena tutela delle donne lavoratrici, contro ogni forma di discriminazione salariale, di violenza maschile e di sessismo;\r\n\r\n\r\n \tcontro le guerre imperialistiche e per una drastica riduzione delle spese militari a favore della spesa sociale;\r\n\r\n\r\n \tper costruire una vera rete di collegamento delle lotte in chiave internazionale.\r\n\r\nCostruiamo ovunque comitati territoriali di sciopero verso l’11 ottobre\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Fabio-SiCobas-su-Sciopero-generale-11_10.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Haitham Hemdal sicobas Piacenza sul caso dei licenziamenti dei 280 lavoratori Fedex del magazzino di Piacenza chiuso da aprile 2021: i lavoratori non hanno accettato l'ennesima provocazione dei confederali che hanno organizzato un'assemblea con la presenza di pochi lavoratori:\r\n\r\nL’adesione di venti lavoratori alla ricerca di una buonuscita all’ipotesi di accordo non può imporre alla maggioranza dei lavoratori Fedex alcunché.\r\nPer questo, si stanno moltiplicando in queste ore le azioni di sciopero e boicottaggio ai danni di Fedex in tutte le città italiane.\r\nTali azioni continueranno se Fedex non si presenterà alla trattativa comunicataci dal Ministro Orlando con una soluzione soddisfacente per tutti i lavoratori impiegati nel sito piacentino.\r\nIl S.I. Cobas è disponibile a qualsiasi confronto per risolvere la situazione del magazzini Fedex di Piacenza, ma ribadendo per conto dei lavoratori la più netta indisponibilità ad accettare ricatti al ribasso.\r\nCon questo spirito proseguirà la lotta e la preparazione degli incontri previsti nell’ambito dell’unica trattativa realmente esistente al momento: quella fra padroni e S.I. Cobas.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Haitham-su-FedEx.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Marco, che ci ha aggiornato sulla lotta de* lavorator* Greci del food delivery:\r\n\r\nIl 15 settembre scorso Efood, una delle principali compagnie di food delivery in Grecia, ha mandato un messaggio ricattatorio ai lavoratori e le lavoratrici in cui veniva imposto il passaggio ad un contratto da collaboratore autonomo (freelancer), pena la perdita del lavoro... una musica già sentita in giro per il mondo ma che in Grecia suona per la prima volta...\r\n\r\nSe prima dell'estate il governo greco ha potuto varare in piena emergenza covid una legge che aumenta lo strapotere delle aziende ai danni dei lavoratori, adesso sono le aziende stesse a prendere coraggio per inseguire le loro gemelle europee sul terreno dell'erosione delle tutele e dei diritti.\r\n\r\nLa riposta di lavoratori e lavoratrici e della parte della società che non tollera le ingiustizie non si è fatta attendere: nei giorni successivi alla pubblicazione della notizia sul passaggio da lavoro subordinato ad autonomo un boicottaggio ha abbattuto i guadagni di efood e le recensioni su Google messo al tappeto anni e anni di advertising ossessivo da parte di Efood.\r\n\r\nNei giorni successivi invece i lavoratori e le lavoratrici del delivery, principalmente di efood ma anche di Wolt o dipendenti di singoli ristoranti, si sono presi le strade in un rumorosissimo e infinito serpentone di motorini (ma c'erano anche alcun* temerar* in bici!) che ha attraversato il centro di Atene per raggiungere gli uffici di Efood in periferia. Convocato da Sveod (Σ.Β.Ε.Ο.Δ.), sindacato autonomo di base con sede a Exarcheia decisamente maggioritario nel settore del delivery e da Setxa (sindacato dei lavoratori del turismo legato a PAME), il corteo ha portato la rabbia e la solidarietà nelle piazze e nei viali di Atene.\r\n\r\nDagli uffici blindati dai reparti antisommossa M.A.T. c'è stata una prima apertura al dialogo e qualche tentennamento: dapprima hanno mandato qualche responsabile minore senza alcun potere decisionale (anche questa musica già sentita) e poi hanno chiesto di trattare ma senza la folla di motorini ad assediare gli uffici.\r\n\r\nLa risposta di lavoratrici e lavoratori a fronte di queste ridicolaggini è stata di proclamare uno sciopero di 24 ore per venerdì 24 settembre, allargato a tutte le compagnie.\r\n\r\nLe aziende trovano il loro ardire al riparo delle leggi promosse dai governi e forti della protezione della polizia.\r\n\r\nChi lavora può contare sulle proprie forze, sul sostegno de* compagn* e sul favore popolare, che si è palesato negli applausi dai balconi e agli angoli di ogni quartiere...\r\n\r\nPer un'ampia parte della classe operaia greca è chiaro che l'attacco alle condizioni di lavoro e di \u003Cmark>vita\u003C/mark> ai lavoratori di efood è il preludio ad un attacco generalizzato a tutti e tutte coloro che lavorano.\r\n\r\nE sicuramente il sostegno alla lotta del delivery non mancherà.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/F_m_05_10_Protesta-eFood-in-Grecia-porta-alla-vittoria.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n\r\n ",[389],{"field":131,"matched_tokens":390,"snippet":386,"value":387},[79,80],{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":137,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":393,"highlight":411,"highlights":418,"text_match":421,"text_match_info":422},{"comment_count":48,"id":394,"is_sticky":48,"permalink":395,"podcastfilter":396,"post_author":397,"post_content":398,"post_date":399,"post_excerpt":54,"post_id":394,"post_modified":400,"post_thumbnail":401,"post_title":402,"post_type":357,"sort_by_date":403,"tag_links":404,"tags":409},"59942","http://radioblackout.org/podcast/pennichella-la-festa-dellibernazione/",[314],"pennykella","Aprile 2020, dopo più di 40 giorni di isolamento sociale, più che di liberazione si potrebbe parlare di alienzaione. La libertà come solitudine o la solitudine come prigionia? questa sarebbe la domanda cardine di una riflessione se solo avessi uno specchio. 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Sul lungo '68 italiano tuttavia, e anche su Parco Lambro, comincia ad affacciarsi anche « l'angelo del male »dell'eroina.\r\n\r\nGli Area, il leggendario gruppo psichedelico di Demetrio Stratos cominciano il loro live suonando « Caos parte II »: il pianista srotola due cavi scoperti in mezzo al pubblico collegati ad un sintetizzatore che se toccati interagiscono col suono e alzano le frequenze dello strumento.Subito dopo, il gruppo attacca con la sua versione de L'Internazionale.\r\n\r\nMusiche da queste label incredibili: Turspios, Random Numbers, Worst Records e altre...\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 11,00 – Backwards - Ed Gein 25/02/2023 44 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nPuntata del 25 febbraio 2023 della trasmissione Backwards, condotta da Malcolm sulla storia del serial killer Ed Gein\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 14,00 – Contro la scuola in guerra 73 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 17,00 – Free and easy 17/11/2024 64 minuti [Patryck Albert]:\r\n\r\nBeware ..... Ouest Track Radio ( O.T.R. ) Dab+ Le Havre FR. \" Free & Easy \" Live Radio rock show Sunday the 17th -November 2024- Playlist Patryck Albert : .....intro...Wiggin' Out , Fleshtones , Lombago Surfer , Mickey& the Drags , Hot Box , New York Dolls , Hard-Ons , Iggy & the Stooges , Hard-Ons , Rob Moss & the Skin-Tight Skin , Powerknobs , Cheap Cassettes , Velvet Underground , Laissez-Fairs , Pop Art, Rollin' Stones , Greg Prevost , Armoires , Cavemen , Beatles ...... eat this rock show Man-eaters & Woman-eaters ....!\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 18,30 – Ricordando Christina Moser e Robert Marlow 65 minuti [Radio Blackout, Musick to play in the dark]:\r\n\r\nPuntata speciale di Musick To Play In The dark, dedicata al ricordo di Christina Moser (Chrisma) e di Robert Marlow\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 23,30 – Stato Brado ItaloLibera VinylMix2020 52 minuti [Stato Brado]:\r\n\r\nA journey into freak music, groovy records, italo disco and everything in between run by Gabriele Guazzo.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 08,30 – Maggot brain 24 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento dedicato all’album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 11,30 – American punk hc 80s - Nevada, Arizona, Idaho, Utah e Colorado 81 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]:\r\n\r\nSpeciale prodotto da Radio Kebab sul punk hardcore statunitense degli anni '80, con estratti di letture tratte dal libro \"American punk hardcore - Una storia tribale\" di Steven Blush.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 13,00 – Presentazione libro Jin Jiyan Azadi 49 minuti [Radio Blackout, Frittura Mista alias Radio Fabbrica]:\r\n\r\nCon l’aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato “Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan” – Istituto Andrea Wolf – Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l’assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l’oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all’arresto di Öcalan, fino all’elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di vita che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un’intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation “Music for Rojava” edito dall’etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 16,00 – Abolizionismo - Piccoli passi per.. - Superare il carcere: oltre la civiltà capitalista 41 minuti [Associazione Yairaiha]: In questa puntata ci concentreremo sul ruolo dello Stato, secondo le teorie elaborate da Abdullah Ocalan nei suoi anni di prigionia sull'isola prigione di Imrali. Per farlo abbiamo intervistato Elettra della Comune Lorenzo Orsetti di Torino e Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica. Abbiamo chiesto poi, a chi con tutto ciò ha dovuto e deve scontrarsi duramente e in prima persona, di raccontarci la propria storia. Alla fine della puntata abbiamo inserito anche uno spunto di lettura. Abolizionismo, piccoli passi per è un progetto indipendente di Yairaiha Onlus scritto e realizzato da Zoe Ermini, Giuseppe Pulvirenti, Federica Ranocchia e Franco Cimei che ha curato anche il missaggio e le musiche.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 23,00 – Hans Schleckner - Abangoma Inyanga intossication: music for wasted keyboards 39 minuti [Hans Schleckner, Radio Blackout]: Professor Hans Schleckner plays homemade resonator, drone apple, cosmic jula and few korean made synthesizers. With the collaboration of ShhhRoom, the Carmen Hillier of analog synthesis, they travelled through Africa to raise the clear sky of non-logical improvisation. Drone sounds are made by Mama Hula.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 08,30 – Dynamite, lotta di classe a Chicago nel 1886 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUno sguardo sulla lotta di classe nella Chicago di fine ‘800 tra conflitto, musica e parole.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 11,30 – MovieStarJunkies_live@BlackoutFest2012 64 minuti [Movie Star Junkies, Radio Blackout]:\r\n\r\nQuesto live dei Movie Star Junkies è stato registrato nel 2012, in occasione del ventesimo compleanno di questa radio.\r\nUna dozzina di anni di Movie Star Junkies attraverso migliaia di palchi, ballate, droga, blues stiracchiato ed eccessi d’amore.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 19,30 – Ponte Radio - Guerra e approvvigionamento di gas 122 minuti [Ponte Radio, Radio Eustachio]:\r\n\r\nDal dossier sul rigassificatore di Ravenna \"Europa, guerra e nocività\"\r\na quello sullo stabilimento della Leonardo a Tessera (VE) \"O la guerra\r\no la vita\", parliamo dell'industria bellica nel nord-est. Un\r\naggiornamento sul presidio contro la Collins Aerospace a Luserna San\r\nGiovanni (TO) e un contributo sulla situazione dei lavoratori\r\nall'interno dell'aeroporto di Montichiari (BS).\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 25 ore 08,30 – Cinema Underground: Alberto Grifi 1 15 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n3 frammenti,3 schegge per conoscere Alberto Grifi,considerato tra i massimi esponenti del cinema sperimentale italiano,regista, pittore e inventore di dispositivi video-cinematografici.","21 Luglio 2025","2025-07-23 22:47:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Immagine-social-BH-200x110.jpg","Black Holes dal 21 al 27 Luglio 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Ad affluire al festival sono ragazzɜ dei circoli del proletariato giovanile, delle radio libere, i collettivi femministi e omosessuali, alternativɜ e freaks.\r\n\r\nIl« personale» è politico, il comunismo si vuole concreto, sfacciato e immediato, la festa deve essere di tuttɜ. La contestazione della dimensione commerciale del festival si trasforma subito in una domanda di autogestione. Il palco viene occupato. Contro il \u003Cmark>caro\u003C/mark> prezzi di cibi e bevande cominciano gli espropri e contro tutti gli schemi morali borghesi si organizza una gigantesca tarantella e si comincia a ballare nudi. Sul lungo '68 italiano tuttavia, e anche su Parco Lambro, comincia ad affacciarsi anche « l'angelo del male »dell'eroina.\r\n\r\nGli Area, il leggendario gruppo psichedelico di Demetrio Stratos cominciano il loro live suonando « Caos parte II »: il pianista srotola due cavi scoperti in mezzo al pubblico collegati ad un sintetizzatore che se toccati interagiscono col suono e alzano le frequenze dello strumento.Subito dopo, il gruppo attacca con la sua versione de L'Internazionale.\r\n\r\nMusiche da queste label incredibili: Turspios, Random Numbers, Worst Records e altre...\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 11,00 – Backwards - Ed Gein 25/02/2023 44 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nPuntata del 25 febbraio 2023 della trasmissione Backwards, condotta da Malcolm sulla storia del serial killer Ed Gein\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 14,00 – Contro la scuola in guerra 73 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nContributi dal ciclo di incontri Morsi: contro la scuola in guerra.\r\n\r\nIn questi tempi di guerra, tutt’ora segnati da un processo di doppia conversione – quella militare delle forze di polizia per la gestione dell’ordine pubblico e quella poliziesca delle forze militari nelle missioni di “polizia internazionale” – e da un continuum tra guerre permanenti su scala mondiale e guerra securitaria all’interno dello Stato, ad essere militarizzata è la società tutta, interamente mobilitata alla guerra. La scuola, istituzione totale per eccellenza, è uno degli strumenti cardine di cui lo Stato dispone per questo scopo.\r\n\r\nSe la relazione circolare tra ricerca civile e apparato militare ultimamente ha assunto un certo risalto, la penetrazione della guerra nei gradi inferiori di istruzione sembra passare sotto traccia. Per il ciclo MORSI*, il 14 dicembre la Blackout House ha ospitato una prima discussione aperta sul rapporto tra il contesto generale di guerra, crescente esclusione ed impoverimento sociale e ciò che accade dentro alle scuole-aziende, tra sfruttamento bellico, cultura militarista e repressione.\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 17,00 – Free and easy 17/11/2024 64 minuti [Patryck Albert]:\r\n\r\nBeware ..... Ouest Track Radio ( O.T.R. ) Dab+ Le Havre FR. \" Free & Easy \" Live Radio rock show Sunday the 17th -November 2024- Playlist Patryck Albert : .....intro...Wiggin' Out , Fleshtones , Lombago Surfer , Mickey& the Drags , Hot Box , New York Dolls , Hard-Ons , Iggy & the Stooges , Hard-Ons , Rob Moss & the Skin-Tight Skin , Powerknobs , Cheap Cassettes , Velvet Underground , Laissez-Fairs , Pop Art, Rollin' Stones , Greg Prevost , Armoires , Cavemen , Beatles ...... eat this rock show Man-eaters & Woman-eaters ....!\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 18,30 – Ricordando Christina Moser e Robert Marlow 65 minuti [Radio Blackout, Musick to play in the dark]:\r\n\r\nPuntata speciale di Musick To Play In The dark, dedicata al ricordo di Christina Moser (Chrisma) e di Robert Marlow\r\n\r\n \r\n\r\nMartedì 22 ore 23,30 – Stato Brado ItaloLibera VinylMix2020 52 minuti [Stato Brado]:\r\n\r\nA journey into freak music, groovy records, italo disco and everything in between run by Gabriele Guazzo.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 08,30 – Maggot brain 24 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nApprofondimento dedicato all’album dei Funkadelic uscito nel 1971.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 11,30 – American punk hc 80s - Nevada, Arizona, Idaho, Utah e Colorado 81 minuti [Radio Blackout, Radio Kebab]:\r\n\r\nSpeciale prodotto da Radio Kebab sul punk hardcore statunitense degli anni '80, con estratti di letture tratte dal libro \"American punk hardcore - Una storia tribale\" di Steven Blush.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 13,00 – Presentazione libro Jin Jiyan Azadi 49 minuti [Radio Blackout, Frittura Mista alias Radio Fabbrica]:\r\n\r\nCon l’aiuto della nostra ospite in studio Delfina Donnici; abbiamo presentato “Jin Jiyan Azadi. La rivoluzione delle donne in Kurdistan” – Istituto Andrea Wolf – Tamu, 2022. Delfina Donnici fa parte del comitato italiano di Jineolojî che ha curato la traduzione del libro. Da quando in anni recenti si sono accesi i riflettori sulla resistenza contro l’assedio dello Stato Islamico in Rojava, il movimento delle donne libere curde è diventato a livello globale uno degli esempi rivoluzionari più luminosi del 21° secolo. Jin, Jiyan, Azadî raccoglie le voci di venti rivoluzionarie curde e le compone in un’architettura maestosa: le combattenti ci offrono attraverso memorie private, lettere e pagine di diario una profonda riflessione su un percorso che non inizia con la riconquista di Kobane del 2015 ma ha radici ben più lontane. Ripercorrendo varie fasi della lotta di liberazione curda contro l’oppressione dello stato turco, questo volume offre una avvincente e monumentale ricostruzione della storia recente del Kurdistan, dalla costituzione del Pkk all’arresto di Öcalan, fino all’elaborazione dei nuovi paradigmi del confederalismo democratico e di Jineolojî, la scienza delle donne. Per la prima volta scopriamo dalla prospettiva delle protagoniste la visione del mondo e le scelte di \u003Cmark>vita\u003C/mark> che le hanno portate alla guida di una guerra di liberazione, oltre che di un epocale progetto di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, tra nazioni e tra specie viventi. Essendo il testo molto interessante e pregno di contenuti abbiamo voluto fare un’intervista divisa in 3 parti, divise tra loro da due brani (qui nel podcast riprodotte parzialmente), tratti dalla compilation “Music for Rojava” edito dall’etichetta Sonic Resistance.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 16,00 – Abolizionismo - Piccoli passi per.. - Superare il carcere: oltre la civiltà capitalista 41 minuti [Associazione Yairaiha]: In questa puntata ci concentreremo sul ruolo dello Stato, secondo le teorie elaborate da Abdullah Ocalan nei suoi anni di prigionia sull'isola prigione di Imrali. Per farlo abbiamo intervistato Elettra della Comune Lorenzo Orsetti di Torino e Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica. Abbiamo chiesto poi, a chi con tutto ciò ha dovuto e deve scontrarsi duramente e in prima persona, di raccontarci la propria storia. Alla fine della puntata abbiamo inserito anche uno spunto di lettura. Abolizionismo, piccoli passi per è un progetto indipendente di Yairaiha Onlus scritto e realizzato da Zoe Ermini, Giuseppe Pulvirenti, Federica Ranocchia e Franco Cimei che ha curato anche il missaggio e le musiche.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 23 ore 23,00 – Hans Schleckner - Abangoma Inyanga intossication: music for wasted keyboards 39 minuti [Hans Schleckner, Radio Blackout]: Professor Hans Schleckner plays homemade resonator, drone apple, cosmic jula and few korean made synthesizers. With the collaboration of ShhhRoom, the Carmen Hillier of analog synthesis, they travelled through Africa to raise the clear sky of non-logical improvisation. Drone sounds are made by Mama Hula.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 08,30 – Dynamite, lotta di classe a Chicago nel 1886 31 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\nUno sguardo sulla lotta di classe nella Chicago di fine ‘800 tra conflitto, musica e parole.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 11,30 – MovieStarJunkies_live@BlackoutFest2012 64 minuti [Movie Star Junkies, Radio Blackout]:\r\n\r\nQuesto live dei Movie Star Junkies è stato registrato nel 2012, in occasione del ventesimo compleanno di questa radio.\r\nUna dozzina di anni di Movie Star Junkies attraverso migliaia di palchi, ballate, droga, blues stiracchiato ed eccessi d’amore.\r\n\r\n \r\n\r\nGiovedì 24 ore 19,30 – Ponte Radio - Guerra e approvvigionamento di gas 122 minuti [Ponte Radio, Radio Eustachio]:\r\n\r\nDal dossier sul rigassificatore di Ravenna \"Europa, guerra e nocività\"\r\na quello sullo stabilimento della Leonardo a Tessera (VE) \"O la guerra\r\no la \u003Cmark>vita\u003C/mark>\", parliamo dell'industria bellica nel nord-est. Un\r\naggiornamento sul presidio contro la Collins Aerospace a Luserna San\r\nGiovanni (TO) e un contributo sulla situazione dei lavoratori\r\nall'interno dell'aeroporto di Montichiari (BS).\r\n\r\n \r\n\r\nVenerdì 25 ore 08,30 – Cinema Underground: Alberto Grifi 1 15 minuti [Radio Blackout]:\r\n\r\n3 frammenti,3 schegge per conoscere Alberto Grifi,considerato tra i massimi esponenti del cinema sperimentale italiano,regista, pittore e inventore di dispositivi video-cinematografici.",[781],{"field":131,"matched_tokens":782,"snippet":778,"value":779},[79],{"best_field_score":250,"best_field_weight":136,"fields_matched":24,"num_tokens_dropped":48,"score":251,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":48},{"document":785,"highlight":804,"highlights":809,"text_match":248,"text_match_info":812},{"comment_count":48,"id":786,"is_sticky":48,"permalink":787,"podcastfilter":788,"post_author":789,"post_content":790,"post_date":791,"post_excerpt":54,"post_id":786,"post_modified":792,"post_thumbnail":793,"post_title":794,"post_type":357,"sort_by_date":795,"tag_links":796,"tags":800},"96926","http://radioblackout.org/podcast/inchiesta-fabio-romagnoli-rivolte-in-carcere-e-media/",[312],"bellocome","Estratti dalla puntata del 31 marzo 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nL’INCHIESTA SULLA MORTE IN CARCERE DI FABIO ROMAGNOLI\r\n\r\nLa procura di Modena non è riuscita ad archiviare l’inchiesta sulla morte in carcere di Fabio Romagnoli, un uomo di 40 anni - ad alto rischio suicidario – lasciato in cella con una bomboletta del gas, con la quale si tolse la vita nel 2023.\r\n\r\nInsieme alla sorellastra Jessica torniamo a riflettere sulla letalità del carcere e sull’importanza di questa inchiesta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BCUPCB_non-archiviazione-romagnoli.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n“RIVOLTE” CARCERARIE E MANIPOLAZIONI MEDIATICHE\r\n\r\nRivolte e ammutinamenti sono strumenti che le persone detenute possono mettere in atto – solitamente a caro prezzo – come forme di autodifesa, di contrattazione, come segnale della loro dignità e della loro stessa esistenza in un contesto strutturalmente degradante e disumanizzante come il carcere.\r\n\r\nTuttavia, quando leggiamo di questi episodi dobbiamo sempre ricordarci del monopolio narrativo dei sindacati di polizia penitenziaria, del conformismo supino dei pennivendoli, delle traiettorie impresse alle politiche repressive che possono trarre vantaggio da scenari allarmistici.\r\n\r\nPartendo da recenti casi avvenuti nel carcere Don Soria di Alessandria e ad Ariano Irpino (Avellino), cerchiamo di osservare alcune di queste dinamiche distorsive:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/BCUPCB_rivolte-carcere-manipolazione-media.mp3\"][/audio]","3 Aprile 2025","2025-04-03 12:12:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/bcupcb_carcere-media-rivolte-200x110.jpg","INCHIESTA FABIO ROMAGNOLI - 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Edizioni Red Star Press, 2023 - 358 pagine)\r\n\r\nCon in studio:\r\n\r\nAlessia Montuori (dell'associazione Senzaconfine) e Aldo Canestrari.\r\n\r\nCon in diretta telefonica:\r\n\r\nAshraf Haj Yahya (della comunità Palestinese che ha conosciuto Dino) e Yilmaz Orkan dell'associazione Uiki (della comunità Curda che ha conosciuto Dino).\r\n\r\nCurato e condotto da:\r\n\r\n\r\nLo staff della trasmissione Frittura Mista alias Radio Fabbrica\r\n\r\n \r\n\r\nDino ha dato un nome alle cose.\r\nE da quei nomi ha fatto partire esperienze che sono sopravvissute alla sua vita diventando dei riferimenti delle lotte di migranti e richiedenti asilo in Italia.\r\n\r\nHa dato un nome al piazzale dove si trova a Roma il Centro Ararat (centro nazionale di tutto l'attivismo del popolo Curdo): Largo Frisullo.\r\n\r\nHa dato un nome alle barche dei migranti \"Frisonullo\": gli stessi migranti Curdi negli anni novanta scrivevano il suo nome con la vernice sulle barche... alle denunce che il treno per la pace «Musa Anter» nel 1997 portava agli occhi del mondo: gli abusi dello stato turco contro il Bakur, il Kurdistan in Turchia, devastato da una campagna militare che ha raso al suolo interi villaggi... al Newroz di Diyarbakir represso nel sangue... tutto pagato da Dino a caro prezzo con la detenzione per quaranta giorni in Turchia.\r\n\r\n \r\n\r\nI fili della sua vita li tesse l'associazione Senzaconfine in questo libro a 20 anni dalla morte, il 5 giugno 2003 a Perugia.\r\n\r\nLeggendo il libro si nota che in ognuno dei passaggi compiuti da Dino, in tutte le terre attraversate e le battaglie ideate/condivise emerge l'impellenza di un approccio superiore al piano nazionale: LA BATTAGLIA è DI TUTTI O NON LO è. Dalle prime esperienze politiche e di militanza baresi fino al medio oriente passando per la dirigenza di Avanguardia Operaia e poi Democrazia Proletaria o nell'impegno nelle lotte ambientaliste, antimilitariste e sindacali. Sempre attento alle vicende internazionali, dalla Palestina al Kurdistan e a quelle delle persone migranti. Nel libro è possibile riannodare i fili che portano all'origine dei movimenti antirazzisti in Italia, che Frisullo con altri pionieri ha contribuito a mettere in moto. Poi c'è il coordinamento antirazzista nazionale, l'opposizione senza compromessi ai centri di detenzione amministrativa per migranti. Frisullo vede nei nuovi arrivati dei compagni di lotta e intuisce che l'antirazzismo non può essere per i migranti, ma solo con loro.\r\n\r\nLa sua caparbietà inflessibile e irritante non concede sconti a nessuno e permette di cambiare il pragmatismo necessario alla pratica dell’obiettivo con la capacità di restare sempre e comunque dalla parte giusta della storia. Senza doppi fini o interessi personali. Ed è la lezione forse più grande che Frisullo lascia in eredità: a chi ci \r\n\r\nha fatto un pezzo di strada insieme, a chi lo ha conosciuto solo indirettamente e anche a chi, grazie a questo libro, potrà incontrarlo per la prima volta.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/Speciale-presentazione-del-libro-In-cammino-con-gli-ultimi.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\nLink di approfondimento:\r\n\r\n \r\n\r\n Descrizione del libro e acquisto online:\r\n\r\nhttps://www.redstarpress.it/prodotto/in-cammino-con-gli-ultimi/\r\n\r\n \r\n\r\nPresentazione del libro il 20 giugno 2023 alla Protomoteca del Campidoglio a Roma:\r\n\r\nhttps://www.radioradicale.it/scheda/700548/presentazione-del-libro-in-cammino-con-gli-ultimi-dino-frisullo-storia-di-un-militante\r\n\r\n \r\n\r\nIl Sito sul 20° anniversario di Dino:\r\nDino Frisullo, 2003-2023 (vent'anni dopo...)\r\n\r\nhttp://www.mesopotamia-ita.com/Dino_Frisullo_2003_2023/index.htm\r\n\r\n \r\n\r\nTutto su Dino:\r\n\r\nhttp://www.mesopotamia-ita.com/Dino_2003/index.html\r\n\r\n \r\n\r\nDocumentario \"Il corpo di Dino\":\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=6JRH277YGF8\r\n\r\n \r\n\r\nIntervista a Dino Frisullo Migrazioni e Permanenze Roma dicembre 2002:\r\n\r\nhttps://www.youtube.com/watch?v=B9qsRAQg7Mo\r\n\r\n \r\n\r\nAssociazione Senzaconfine:\r\n\r\nhttps://associazionesenzaconfine.wordpress.com/\r\nPagina su Dino dell’Associazione Senzaconfine:\r\nhttps://associazionesenzaconfine.wordpress.com/dino-frisullo-2/\r\n\r\n \r\n\r\nPS: il libro lo trovate nelle distro di movimento tra cui quella di Radio Blackout in via Cecchi 21/A, Torino.","6 Dicembre 2023","2023-12-06 18:24:38","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/12/dino-200x110.jpg","PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU DINO FRISULLO",1701886521,[825,826,827,828],"http://radioblackout.org/tag/dino-frisullo/","http://radioblackout.org/tag/in-cammino-con-gli-ultimi/","http://radioblackout.org/tag/presentazione-libro/","http://radioblackout.org/tag/senzaconfine/",[830,831,832,833],"dino frisullo","in cammino con gli ultimi","presentazione libro","senzaconfine",{"post_content":835},{"matched_tokens":836,"snippet":837,"value":838},[80],"che sono sopravvissute alla sua \u003Cmark>vita\u003C/mark> diventando dei riferimenti delle lotte"," \r\n\r\nDurante questa puntata speciale presentiamo il libro:\r\n\r\n\"In cammino con gli ultimi. 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