","Lombardia. In fabbrica, anche a costo della vita","post",1587471895,[49,50,51,52,53],"http://radioblackout.org/tag/codice-ateco/","http://radioblackout.org/tag/dalmine/","http://radioblackout.org/tag/lavoro-ai-tempi-del-covid-19/","http://radioblackout.org/tag/lombardia/","http://radioblackout.org/tag/metalmeccanici/",[19,15,23,17,21],{"post_content":56,"tags":61},{"matched_tokens":57,"snippet":59,"value":60},[58],"Dalmine","Un caso emblematico è la \u003Cmark>Dalmine\u003C/mark> di Bergamo, dove solo 30","Le fabbriche stanno già riaprendo: cambiano i codici ATECO e fanno fax in Prefettura e tutto è a posto. Per i padroni.\r\n\r\nDecisamente meno bene per i lavoratori schiacciati tra ricatto occupazionale e rischi per la salute.\r\nUn caso emblematico è la \u003Cmark>Dalmine\u003C/mark> di Bergamo, dove solo 30 lavoratori sono impiegati in un ramo marginale della produzione di bombole a ossigeno, ma lavorano in 1.000 in tutti i reparti.\r\n\r\nLa vita dei lavoratori non la pagano i padroni, pronti a coprire i posti lasciati vuoti dall’epidemia, con altre pedine sacrificabili.\r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Guido Trifiletti della FLMU Cub lombarda\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/04/2020-04-21-lavoro-metal-trifiletti.mp3\"][/audio]",[62,64,67,69,71],{"matched_tokens":63,"snippet":19},[],{"matched_tokens":65,"snippet":66},[15],"\u003Cmark>dalmine\u003C/mark>",{"matched_tokens":68,"snippet":23},[],{"matched_tokens":70,"snippet":17},[],{"matched_tokens":72,"snippet":21},[],[74,79],{"field":24,"indices":75,"matched_tokens":76,"snippets":78},[14],[77],[15],[66],{"field":80,"matched_tokens":81,"snippet":59,"value":60},"post_content",[58],578730123365712000,{"best_field_score":84,"best_field_weight":85,"fields_matched":86,"num_tokens_dropped":35,"score":87,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":35},"1108091339008",13,2,"578730123365711978",6646,{"collection_name":46,"first_q":15,"per_page":90,"q":15},6,{"facet_counts":92,"found":153,"hits":154,"out_of":353,"page":14,"request_params":354,"search_cutoff":25,"search_time_ms":129},[93,126],{"counts":94,"field_name":123,"sampled":25,"stats":124},[95,98,101,104,107,110,113,115,118,121],{"count":96,"highlighted":97,"value":97},30,"anarres",{"count":99,"highlighted":100,"value":100},14,"Dall'inferno al monviso",{"count":102,"highlighted":103,"value":103},11,"frittura mista",{"count":105,"highlighted":106,"value":106},9,"I Bastioni di Orione",{"count":108,"highlighted":109,"value":109},8,"Bello come una prigione che brucia",{"count":111,"highlighted":112,"value":112},7,"black holes",{"count":111,"highlighted":114,"value":114},"La fine della Fine della storia",{"count":116,"highlighted":117,"value":117},4,"arsider",{"count":119,"highlighted":120,"value":120},3,"liberation front",{"count":119,"highlighted":122,"value":122},"il colpo del strega","podcastfilter",{"total_values":125},171,{"counts":127,"field_name":24,"sampled":25,"stats":151},[128,131,134,136,138,140,143,145,147,149],{"count":129,"highlighted":130,"value":130},17,"carcere",{"count":132,"highlighted":133,"value":133},15,"guerra",{"count":85,"highlighted":135,"value":135},"lavoro",{"count":102,"highlighted":137,"value":137},"Radio Blackout",{"count":102,"highlighted":139,"value":139},"archivio Moroni",{"count":141,"highlighted":142,"value":142},10,"franti",{"count":141,"highlighted":144,"value":144},"cox 18",{"count":141,"highlighted":146,"value":146},"lettura",{"count":141,"highlighted":148,"value":148},"letteratura",{"count":105,"highlighted":150,"value":150},"radio cane",{"total_values":152},857,140,[155,183,207,241,288,329],{"document":156,"highlight":170,"highlights":176,"text_match":179,"text_match_info":180},{"comment_count":35,"id":157,"is_sticky":35,"permalink":158,"podcastfilter":159,"post_author":161,"post_content":162,"post_date":163,"post_excerpt":41,"post_id":157,"post_modified":164,"post_thumbnail":41,"post_title":165,"post_type":166,"sort_by_date":167,"tag_links":168,"tags":169},"96317","http://radioblackout.org/podcast/come-leggere-la-dichiarazione-di-abdullah-ocalan-aggiornamenti-dalla-campagna-defend-rojava/",[160],"defendkurdistan","Alessandro","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/PODCAST-DR-8-finito.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\"Come farebbe volontariamente qualsiasi comunità e partito moderno la cui esistenza non sia stata abolita con la forza, convocate il vostro congresso e prendete una decisione: tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi.\"\r\n\r\nSi conclude così l'appello di Abdullah Ocalan riportato nella giornata del 25 febbraio dalla delegazione di deputati del partito DEM che recentemente ha potuto incontrare il leader del Movimento per la Libertà nel carcere di alta sicurezza di İmralı in cui è tenuto prigioniero dal 1999. Lo statement è stato letto in una grande conferenza a Istanbul e in diretta mondiale nella giornata del 25 febbraio e si rivolge al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, a tutte le forze democratiche e i popoli della regione, e alle forze degli Stati egemonici, primo tra tutti quello turco, a cui spetta di fatto la prossima mossa.\r\n\r\nProviamo oggi a fare ordine nella lettura dell'Appello alla Pace e alla Società Democratica, che non arriva affatto come un fulmine a ciel sereno come la stampa mainstream riporta, in primis perchè poggia su tre mesi di colloqui diplomatici da cui emergono volontà di negoziazione da parte di altri interlocutori politici con il leader Ocalan e dunque che potrebbero costituire le condizioni storiche per aprire una nuova fase dei negoziati. Una postilla accompagna la dichiarazione e riporta: \"Indubbiamente, la deposizione delle armi e lo scioglimento del PKK richiedono in pratica il riconoscimento di una politica democratica e di un quadro giuridico.\"\r\n\r\nE' infatti chiaro che questo invito di rilevanza storica non esorta affatto alla resa e si pone anzi in linea con la prospettiva di pace che il partito abbraccia già dal '93 e che viene da allora accompagnata dalla volontà di costruire una risposta democratica, pratica e risolutiva alla questione della convivenza tra i popoli in Medio Oriente.\r\n\r\nAnche per quanto riguarda lo scioglimento del partito è importante comprendere come non si tratti di un invito alla sconfitta, così come non è niente di nuovo o di inaspettato o di incoerente con la linea ideologica e politica mantenuta fino a ora. al contrario, il pkk si è già sciolto in passato e una decina d'anni fa questo cambiamento ha infatti segnato il profondo cambio di paradigma ideologico, politico e mentale che ha permesso di attraversare fasi di profonda trasformazione e mettere a punto la proposta del Confederalismo Democratico di cui abbiamo parlato nella puntata precedente.\r\n\r\nNei suoi scritti dal carcere e più specificamente nella Roadmap verso i negoziati, scritta nel 2009 in un momento storico in cui il governo turco sembrava disposto a compiere passi verso la risoluzione del problema cruciale della Turchia, ossia la questione curda, Ocalan metteva a fuoco la natura di movimento politico che la democratizzazione deve avere: non può essere portata avanti per esempio da un regime di governo statale permanente e sistematico, a meno che non si basi su una costituzione, un contratto sociale nato dal consenso all'interno della società. Questa natura mai statica della democratizzazione e della pace è quella che sta alla base anche della sociologia e ideologia del partito, che in quanto organizzazione rivoluzionaria, non può che essere in completa sintonia con i momenti storici che attraversa e con l'andamento dialettico della storia. Nella fase attuale possiamo dire che il Pkk ha svolto il suo ruolo storico e ora, con la costruzione del KCK, l'unione delle Comunità del Kurdistan, e la rivoluzione in Rojava, c'è l'opportunità di andare oltre e permettere che il ruolo di avanguardia sia nelle mani della società stessa.\r\n\r\nLeggiamo dal testo del 2006: \"Il problema della democratizzazione e le sue soluzioni sono strettamente legati ai rapporti tra storicità e presente. Ignorando i problemi già vissuti nella storia e le loro possibili soluzioni, non riusciremo a capire la democratizzazione nè qualsiasi altro problema sociale.\" Dobbiamo analizzare la situazione attuale come espressione della storia e questo sta anche nel significato dell'appello verso le forze antisistema globali, richiamate alla presa di responsabilità storica a organizzarsi e organizzare la pace. \r\n\r\nCon questo discorso che si distingue anche per la sua capacità di leggere il passato e il futuro sul lungo periodo, l'invito che Ocalan fa è anche a non considerare le condizioni di guerra attuali come se fossero così lunghe da determinare un'impossibilità di cambiamento e un'inevitabile staticità. \r\n\r\nLa relazione tra turchi e curdi è stata segnata da un'alleanza e cooperazione tra popoli per oltre un millennio, anche se oggi è invece una relazione fragile per via degli ultimi 200 anni di storia segnata dal massiccio e logorante agire delle forze capitaliste ed egemoniche guidate da sporchi interessi di classe. Per la maggior parte del tempo della storia dell'umanità le cose non sono state così come le viviamo ora e solo avendo chiaro ciò possiamo costruire una vera speranza e un piano politico per il futuro. \r\n\r\nE'tutto sommato normale che i nostri giornali mainstream stiano leggendo questo appello al disarmo come una chiamata alla resa e in generale come segno di debolezza della linea del partito, perchè fino ad ora questi media sono stati, chi più chi meno, strumenti di propaganda di stato e lo stato-nazione è dalla sua nascita il maggiore promotore di dominio e violenza. La responsabilità che bisogna essere in grado di raccogliere è anche quella di cambiare questa narrazione sull'inevitabilità assoluta della violenza, di staccarci dalla mentalità patriarcale e statalista per cui se rinunci alla violenza sei un debole. La proposta di Ocalan, incarnata nel partito e nel movimento, è che l'emancipazione dalla guerra sia un salto reale, ora necessario più che mai, di maturazione strategica, un punto chiave dell'elaborazione ideologica e questione politica che affonda le sue radici in un più profondo cambiamento di mentalità, verso la costruzione di una filosofia della pace. Perché una pace giusta è uno dei più alti obiettivi rivoluzionari. \r\n\r\n \r\n\r\nSono di domenica mattina tuttavia le notizie di nuovi bombardamenti Turchi sulle montagne della regione di Zap del Basur, il Kurdistan iracheno, a poche ore dalla dichiarazione di cessate il fuoco del pkk, cessate il fuoco che mantiene la possibilità di autodifesa in caso di attacchi.\r\n\r\nNon si ferma insomma la lotta, ma si apre ora una nuova fase, perfettamente in linea con tutto ciò che è stato proposto e messo in atto sul piano politico e sul piano ideologico negli scorsi 20 anni. Questa chiamata storica giunge nel momento in cui la lotta da parte dei compagni e delle compagne era al massimo delle sue forze, ed è proprio per questo che è stato possibile fare un atto che niente ha a che vedere con la resa, ma piuttosto, con il tentativo di realizzare la pace e la democrazia al suo livello più alto.\r\n\r\nCome sottolineato dal comunicato del comitato esecutivo del partito, la dichiarazione di Ocalan è un invito anche a vivere i tempi futuri in maniera più significativa, a partire dalla giornata del newroz, il capodanno curdo, e l'otto marzo, giornata emblema di questa rivoluzione basata sulla libertà delle donne e sullo sviluppo di una vita sociale, morale e politica nella linea della civilità democratica.\r\n\r\n ","10 Marzo 2025","2025-03-10 10:04:40","Come leggere la dichiarazione di Abdullah Ocalan? Aggiornamenti dalla campagna Defend Rojava","podcast",1741601080,[],[],{"post_content":171},{"matched_tokens":172,"snippet":174,"value":175},[173],"fulmine","non arriva affatto come un \u003Cmark>fulmine\u003C/mark> a ciel sereno come la","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/PODCAST-DR-8-finito.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n\"Come farebbe volontariamente qualsiasi comunità e partito moderno la cui esistenza non sia stata abolita con la forza, convocate il vostro congresso e prendete una decisione: tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi.\"\r\n\r\nSi conclude così l'appello di Abdullah Ocalan riportato nella giornata del 25 febbraio dalla delegazione di deputati del partito DEM che recentemente ha potuto incontrare il leader del Movimento per la Libertà nel carcere di alta sicurezza di İmralı in cui è tenuto prigioniero dal 1999. 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Poi l'uccello portò in volo il secondo fratello e lo lasciò cadere nell'olio dove cuocevano i dolci. Ecco perchè gli uomini bianchi amano la frutta e gli uomini con la pelle scura amano l'olio di palma .\" La regina d'Egitto Hatschepsut inviò in Somalia 5 navi che tornarono cariche di legni pregiati. Il navigatore cartaginese Annone superò le Colonne d'Ercole e scese a sud per fondare una città. Due volte l'anno il Sahara era attaversato dalle azolai, le lunghe carovane che portavano anelli di rame, perle blu, ambra grigia e stoffe di lino tra il regno del Marocco e l'impero del Ghana. Poi tutto fu dimenticato e l'Africa Nera divenne solo il \"paese dei gorilla e dei cannibali\" dove gli europei andavano per depredare avorio e schiavi. Rivisitiamo quelle antiche civiltà attraverso le fiabe che spiegano la vita e la morte, l'origine e la fine di tutte le cose, in un mondo di meraviglia e magia. \"Da allora gli Efe non hanno più paura del fulmine perchè, anche se può bruciare, è loro amico.\" Perchè l'uomo e la donna sono diversi, perchè la scimmia non divenne mai uomo, perché la talpa teme il sole, in racconti popolati di elefanti, coccodrilli e serpenti che parlano. \"Un giorno l'elefante invitò tutti gli animali per un ballo a casa sua. Quando fu notte suonò il segnale per andare a dormire.\" Dietro quelle fiabe c'erano uomini e donne che indossavano lunghi abiti variopinti di cotone, il prospero regno del Kongo, la città sacra di Ife, tecniche in anticipo di secoli sull'Europa. \"Quando la donna tornò con il fuoco tutti gli uomini la lodarono e furono concordi che le donne hanno più giudizio degli uomini.\" Buon ascolto.\r\n\r\nPer i più curiosi:\r\n\r\nBasil Davidson \"Madre nera - L'Africa nera e il commercio degli schiavi\" Einaudi, Torino 1997;\r\n\r\nBasil Davidson \"Storia della civiltà africana\" Einaudi, Torino 1997.","24 Ottobre 2021","2021-10-24 19:33:45","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/AFRICA3-200x110.jpg","FIABE AFRICANE - LA PERLA DI LABUAN 22/10/2021",1635081041,[],[],{"post_content":199},{"matched_tokens":200,"snippet":201,"value":202},[173],"non hanno più paura del \u003Cmark>fulmine\u003C/mark> perchè, anche se può bruciare,","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/10/2021.10.22-14.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"L'uccello prese il primo fratello, lo portò in volo e lo lasciò cadere su un albero di arance. 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Dalle relazioni a qull'incontro è nato un libro.\r\nUn libro che raccoglie sia gli interventi di esperti e studiosi sia le testimonianze di persone che quel giorno erano in Piazza Unità. Per l'occasione vennero recuperati filmati e foto dell’epoca. In tre quarti di secolo, le istituzioni democratiche hanno ignorato la ricorrenza. Il libro è un tentativo di sedimentare una memoria quasi cancellata.\r\n\r\nL'antisemitismo a Trieste, strettamente collegato a quello di matrice austriaca e tedesca, offre strumenti per lo sterminio degli ebrei giuliani, messo in pratica dopo l’8 settembre 1943, nel famigerato Adriatische Küstenland. Appositi uffici dell’anagrafe si occuparono di redigere con zelo le liste degli ebrei triestini, elenchi che poi consegnarono agli agenti nazisti, incaricati nel 1943 degli arresti e delle deportazioni.\r\n\r\nLe spinte razziste, sia antisemite che antislave, all’interno di una conflittualità nazionale compaiono, sia pure in forme non ancora apertamente violente, già prima della Prima Guerra Mondiale. Dopo il 1918 l’identità italiana è spesso vissuta come una condizione di superiorità nei confronti degli “slavi rurali” ai quali è assegnato un posto subordinato in quanto appartenenti a una “civiltà inferiore”. Anche la lotta antisemita costituisce un elemento caratterizzante la proclamata italianità a partire dalla metà degli anni Trenta. Un dato preoccupante è fornito dal largo consenso, anche se non totale, che le leggi razziali riscontrano nella popolazione triestina e di cui è un documento visivo la folla “oceanica” di Piazza Unità.\r\n\r\nLa Trieste culla di tolleranza e inclusività è solo un mito. La realtà fu di breve durata e non va oltre la metà dell'Ottocento, quando si nota l’inizio di una forte propaganda antiebraica, in particolare ad opera della tendenza cattolica che fa riferimento ai cristiano-sociali, movimento politico religioso e nazionalista notevolmente attivo nel capoluogo giuliano.\r\nPer questa area politica e culturale occorre circoscrivere il potere degli ebrei, puntabndo l'indice contro gli ambienti liberal-nazionali che registrano una notevole presenza di persone di origine ebraica: i Venezian e i Mayer per citare due importanti famiglie economiche e politiche. Questo gruppo di pressione egemonizza il Comune e condiziona la vita cittadina in direzione laica, conservatrice e di esplicita simpatia verso il Regno d’Italia. Anche ambienti sloveni borghesi si associano, per motivi di interesse economico, a questa critica antisemita che animalizza la figura del nemico “parassita” accusato di succhiare il sangue ai cittadini comuni. A loro volta, i liberal-nazionali danno vita a forme di propaganda antislava che rasentano il razzismo. Sia nell’antisemitismo che nell’antislavismo, che emergono chiaramente in una parte della stampa dell’epoca, come su “L’indipendente”, si riconoscono vari gruppi cittadini talora molto differenti tra loro per mentalità di classe e ispirazione ideologica. In alcuni casi, come in Ruggero Fauro Timeus, i due razzismi si fondono e costituiscono l’ossatura teorica di una parte della cittadinanza triestina piuttosto diffidente verso gli ebrei, giudicati troppo potenti, e verso gli sloveni, considerati popolazione contadina sottosviluppata. Le correnti irredentiste nazionaliste manifestano, fino al 1914 e oltre, una spiccata volontà xenofoba e forniranno perciò elementi fondanti del futuro razzismo fascista.\r\n\r\nIl discorso di Mussolini del 18 settembre 1938, con il presunto privilegio concesso ai triestini di assistere alla presentazione delle leggi razziali, non è quindi un fulmine a ciel sereno. Si basa invece su un terreno culturale e politico già intriso di pregiudizi e discriminazioni.\r\n\r\nLa dannazione della memoria tipica della cultura italiana del secondo dopoguerra utilizza il mito falso dell'italiano brava gente per assolvere il popolo e, in ultima analisi, anche il Ventennio fascista, dall'accusa di antisemitismo, razzismo antislavo, dai genocidi perpetrati dall'Italia coloniale e fascista in Libia e nel Corno d'Africa.\r\nUn esempio interessante ci viene offerto all'inizio degli anni Sessanta. Il processo celebrato in Israele contro Adolf Eichmann, catturato in Argentina, venne seguito anche dal \"Piccolo\" e dal settimanale diocesano \"Vita Nuova\".\r\nEichmann era una delle rotelle che contribuirono a far funzionare il complesso meccanismo di eliminazione di massa degli ebrei, dei rom e dei sinti.\r\nSe Eichmann - nella felice definizione che ne diede Hanna Harendt - era il segno di quanto banale sia il male, i due giornali triestini, esaltando qualche episodio di ebrei salvati da italiani, contribuisce a costruire e rinsaldare la falsa contrapposizione tra italiani \"buoni\" e tedeschi \"cattivi\", assolvendo i primi dalle più che fondate accuse di collaborazionismo.\r\n\r\nQueste note sono liberamente tratte dall'introduzione al libro curata da Claudio Venza.\r\n\r\nCon Venza, già docente di storia contemporanea all'Università di Trieste, abbiamo preso spunto dall'uscita di questo libro per smontare il mito dell'italiano brava gente, raccontando la storia durissima delle persecuzioni subite dalla maggioranza slovena della zona, prima e durante il conflitto mondiale.\r\n\r\nL'assenza di una radicata coscienza della ferocia del colonialismo italiano, l'esaltazione di episodi minori di solidarietà forniscono un alibi al razzismo iltaliano di ieri e di oggi, che va smascherato in tutta la sua crudezza.\r\nLo ha fatto in modo encomiabile con i suoi lavori storici Del Boca, occorre tuttavia lavorare perché divenga sapere condiviso, capace di oltrepassare il circuito degli storici, permeando le nostre periferie, dove affondano le mani i fascisti, che alimentano il pregiudizio razzista e attizzano il fuoco della guerra tra poveri.\r\n\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza:\r\n\r\n2014 11 28 venza ital in jugo","30 Novembre 2014","2018-10-17 22:09:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/11/olo-200x110.jpg","Italiani brava gente? Il razzismo contro slavi ed ebrei a Trieste",1417370077,[219,220,221,222,223,224],"http://radioblackout.org/tag/antisemitismo/","http://radioblackout.org/tag/antislavismo/","http://radioblackout.org/tag/italiani-brava-gente/","http://radioblackout.org/tag/leggi-razziali/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/trieste/",[226,227,228,229,230,231],"antisemitismo","antislavismo","italiani brava gente","leggi razziali","razzismo","trieste",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[173],"razziali, non è quindi un \u003Cmark>fulmine\u003C/mark> a ciel sereno. Si basa","In occasione del 75° anniversario dell’annuncio delle leggi razziali, fatto a Trieste il 18 settembre 1938 da Benito Mussolini, il Comitato Cittadini Liberi ed Eguali promosse lo scorso anno un convegno. Dalle relazioni a qull'incontro è nato un libro.\r\nUn libro che raccoglie sia gli interventi di esperti e studiosi sia le testimonianze di persone che quel giorno erano in Piazza Unità. Per l'occasione vennero recuperati filmati e foto dell’epoca. In tre quarti di secolo, le istituzioni democratiche hanno ignorato la ricorrenza. Il libro è un tentativo di sedimentare una memoria quasi cancellata.\r\n\r\nL'antisemitismo a Trieste, strettamente collegato a quello di matrice austriaca e tedesca, offre strumenti per lo sterminio degli ebrei giuliani, messo in pratica dopo l’8 settembre 1943, nel famigerato Adriatische Küstenland. Appositi uffici dell’anagrafe si occuparono di redigere con zelo le liste degli ebrei triestini, elenchi che poi consegnarono agli agenti nazisti, incaricati nel 1943 degli arresti e delle deportazioni.\r\n\r\nLe spinte razziste, sia antisemite che antislave, all’interno di una conflittualità nazionale compaiono, sia pure in forme non ancora apertamente violente, già prima della Prima Guerra Mondiale. Dopo il 1918 l’identità italiana è spesso vissuta come una condizione di superiorità nei confronti degli “slavi rurali” ai quali è assegnato un posto subordinato in quanto appartenenti a una “civiltà inferiore”. Anche la lotta antisemita costituisce un elemento caratterizzante la proclamata italianità a partire dalla metà degli anni Trenta. Un dato preoccupante è fornito dal largo consenso, anche se non totale, che le leggi razziali riscontrano nella popolazione triestina e di cui è un documento visivo la folla “oceanica” di Piazza Unità.\r\n\r\nLa Trieste culla di tolleranza e inclusività è solo un mito. La realtà fu di breve durata e non va oltre la metà dell'Ottocento, quando si nota l’inizio di una forte propaganda antiebraica, in particolare ad opera della tendenza cattolica che fa riferimento ai cristiano-sociali, movimento politico religioso e nazionalista notevolmente attivo nel capoluogo giuliano.\r\nPer questa area politica e culturale occorre circoscrivere il potere degli ebrei, puntabndo l'indice contro gli ambienti liberal-nazionali che registrano una notevole presenza di persone di origine ebraica: i Venezian e i Mayer per citare due importanti famiglie economiche e politiche. Questo gruppo di pressione egemonizza il Comune e condiziona la vita cittadina in direzione laica, conservatrice e di esplicita simpatia verso il Regno d’Italia. Anche ambienti sloveni borghesi si associano, per motivi di interesse economico, a questa critica antisemita che animalizza la figura del nemico “parassita” accusato di succhiare il sangue ai cittadini comuni. A loro volta, i liberal-nazionali danno vita a forme di propaganda antislava che rasentano il razzismo. Sia nell’antisemitismo che nell’antislavismo, che emergono chiaramente in una parte della stampa dell’epoca, come su “L’indipendente”, si riconoscono vari gruppi cittadini talora molto differenti tra loro per mentalità di classe e ispirazione ideologica. In alcuni casi, come in Ruggero Fauro Timeus, i due razzismi si fondono e costituiscono l’ossatura teorica di una parte della cittadinanza triestina piuttosto diffidente verso gli ebrei, giudicati troppo potenti, e verso gli sloveni, considerati popolazione contadina sottosviluppata. Le correnti irredentiste nazionaliste manifestano, fino al 1914 e oltre, una spiccata volontà xenofoba e forniranno perciò elementi fondanti del futuro razzismo fascista.\r\n\r\nIl discorso di Mussolini del 18 settembre 1938, con il presunto privilegio concesso ai triestini di assistere alla presentazione delle leggi razziali, non è quindi un \u003Cmark>fulmine\u003C/mark> a ciel sereno. 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Il processo celebrato in Israele contro Adolf Eichmann, catturato in Argentina, venne seguito anche dal \"Piccolo\" e dal settimanale diocesano \"Vita Nuova\".\r\nEichmann era una delle rotelle che contribuirono a far funzionare il complesso meccanismo di eliminazione di massa degli ebrei, dei rom e dei sinti.\r\nSe Eichmann - nella felice definizione che ne diede Hanna Harendt - era il segno di quanto banale sia il male, i due giornali triestini, esaltando qualche episodio di ebrei salvati da italiani, contribuisce a costruire e rinsaldare la falsa contrapposizione tra italiani \"buoni\" e tedeschi \"cattivi\", assolvendo i primi dalle più che fondate accuse di collaborazionismo.\r\n\r\nQueste note sono liberamente tratte dall'introduzione al libro curata da Claudio Venza.\r\n\r\nCon Venza, già docente di storia contemporanea all'Università di Trieste, abbiamo preso spunto dall'uscita di questo libro per smontare il mito dell'italiano brava gente, raccontando la storia durissima delle persecuzioni subite dalla maggioranza slovena della zona, prima e durante il conflitto mondiale.\r\n\r\nL'assenza di una radicata coscienza della ferocia del colonialismo italiano, l'esaltazione di episodi minori di solidarietà forniscono un alibi al razzismo iltaliano di ieri e di oggi, che va smascherato in tutta la sua crudezza.\r\nLo ha fatto in modo encomiabile con i suoi lavori storici Del Boca, occorre tuttavia lavorare perché divenga sapere condiviso, capace di oltrepassare il circuito degli storici, permeando le nostre periferie, dove affondano le mani i fascisti, che alimentano il pregiudizio razzista e attizzano il fuoco della guerra tra poveri.\r\n\r\nAscolta la diretta con Claudio Venza:\r\n\r\n2014 11 28 venza ital in jugo",[238],{"field":80,"matched_tokens":239,"snippet":235,"value":236},[173],{"best_field_score":181,"best_field_weight":99,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":35,"score":182,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":116},{"document":242,"highlight":269,"highlights":278,"text_match":284,"text_match_info":285},{"comment_count":35,"id":243,"is_sticky":35,"permalink":244,"podcastfilter":245,"post_author":246,"post_content":247,"post_date":248,"post_excerpt":41,"post_id":243,"post_modified":249,"post_thumbnail":250,"post_title":251,"post_type":166,"sort_by_date":252,"tag_links":253,"tags":261},"62025","http://radioblackout.org/podcast/dallinferno-al-monviso-capitolo-ottavo-prima-parte/",[100],"radiobizarre","Ultimo appuntamento in diretta con la vera storia dell'evasione di Giacu Cayenna, all'interno del quale troverete, oltre alle letture tratte dalla prima parte dell'ottavo capitolo, l'intervista telefonica con Livia Bernardi, curatrice del libro e nipote di Giacomo Bernardi e dei brevi cenni alle storie di altri celebri evasi e prigionieri politici dei bagni penali di Guyana e Nuova Caledonia. Il libro Dall'inferno al Monviso, edito da LAR editore, lo potete trovare anche nella distro di blackout.\r\n\r\nAscolta l'audio: cap 8 prima parte show\r\n\r\nPer la puntata sucessiva ecco il link: https://radioblackout.org/podcast/dallinferno-al-m…econa-parte-fine/\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nA seguire, collegamenti ad alcuni dei documenti video che sono stati fondamentali nella realizzazione di questo progetto.\r\n\r\nImmagini di archivio Pathè: https://www.youtube.com/watch?v=9_xCHbpkDss\r\n\r\nAutoure d'une evasion. Docu-fiction del 1937 su un'evasione narrata da Eugene Dieudonnè, anarchico ex-bagnard perchè accusato di essere membro della Banda Bonnot: https://www.youtube.com/watch?v=qI00vr63xDo\r\n\r\nLes ombres du bagne de Patrick Barberìs et Tancrède Ramonet - documentario sulle diverse vicende ed evasioni di Charles Hut, Henry Charriere, Renè Belbenoit, Jacek Baron e Tran Khack Man: https://www.youtube.com/watch?v=B_lbRB6hiKM\r\n\r\nFemmes au bagne - documentario di France O sulla deportazione delle recidive e sulle politiche di colonizzazione penale: https://www.youtube.com/watch?v=OOV91K8JKLQ\r\nPapillon (Henri Charrière) documentario sulle vicende di Charriere e Belbenoit a confronto: https://www.youtube.com/watch?v=VkUd0nUjh0Q&t=1493s\r\nPapillon - (1973) film completo: https://www.youtube.com/watch?v=xsoWfYY4PBA&t=2409s&has_verified=1\r\n\r\nAcqua di Colonia - Piece teatrale sul colonialismo italiano, audio dello spettacolo: https://www.raiplayradio.it/audio/2018/10/IL-TEATRO-DI-RADIO3---TUTTO-ESAURITO--Acqua-di-colonia-57b8f98d-18ba-4f12-bc83-d812aff7db7c.html\r\n\r\nSulla guyana dopo la chiusura del bagno penale: https://www.youtube.com/watch?v=1qbdkoCzHVY&t=190s\r\nSur les traces du passé - Les Communards de Nouvelle-Calédonie - Reportage televisivo sulla storia dei comunardi deportati in Nuova Caledonia e sui loro discendenti: https://www.youtube.com/watch?v=G_H0SjPp0YI\r\nSur les traces du passé - Les \"arabes\" de Nouvelle-Calédonie (parte I e II) - Sui deportati, politici e no, dal Magreb alla Nuova Caledonia e sui loro discendenti: https://www.youtube.com/watch?v=h-swX0ugi9U&t=718s https://www.youtube.com/watch?v=-PnSus8rXok\r\n ","10 Luglio 2020","2021-03-07 21:40:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/cayenna-712-200x110.jpeg","Dall'inferno al monviso - Capitolo ottavo prima parte",1594387397,[254,255,256,257,258,259,260],"http://radioblackout.org/tag/comunardi/","http://radioblackout.org/tag/evasione/","http://radioblackout.org/tag/giacu-cayenna/","http://radioblackout.org/tag/guiana-francese/","http://radioblackout.org/tag/intervista-a-livia-bernardi/","http://radioblackout.org/tag/nuova-caledonia/","http://radioblackout.org/tag/papillon-guillotine-seche/",[262,263,264,265,266,267,268],"comunardi","evasione","giacu-cayenna","guiana francese","intervista a livia bernardi.","NUOVA CALEDONIA","papillon guillotine seche",{"post_content":270,"post_title":275},{"matched_tokens":271,"snippet":273,"value":274},[272],"Dall'inf","e Nuova Caledonia. 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Capitolo primo DISCESA ALL'INFERNO, prima parte",1590248039,[300,301,302,303,304,256,305,306],"http://radioblackout.org/tag/bagnard/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/colonialismo/","http://radioblackout.org/tag/deportazione/","http://radioblackout.org/tag/francia/","http://radioblackout.org/tag/occitano/","http://radioblackout.org/tag/val-po/",[308,130,309,310,311,264,312,313],"bagnard","colonialismo","deportazione","francia","occitano","val po",{"post_content":315,"post_title":319},{"matched_tokens":316,"snippet":317,"value":318},[272],"Ostana, racconta nel suo libro \u003Cmark>Dall'inf\u003C/mark>erno al Monviso, la sua condanna","Giacomo Bernardi, ribattezzato Giacu Cayenna dai suoi compaesani di Ostana, racconta nel suo libro \u003Cmark>Dall'inf\u003C/mark>erno al Monviso, la sua condanna ai lavori forzati nel bagno penale della Guiana Francese e la rocambolesca evasione, insieme ad altri otto \"bagnards\", da quell'assurdo inferno.\r\n\r\nIn questo podcast troverete la presentazione di questo ciclo di trasmissioni dedicate al libro e la lettura dell'introduzione e della prima parte del primo capitolo, il tutto accompagnato da selezioni musicali ad hoc.\r\n\r\nAscolta l'audio qui: primo capitolo parte I show\r\n\r\nPer andare direttamente alla puntata seguente segui questo link: https://radioblackout.org/podcast/dallinferno-al-monviso-capitolo-primo-seconda-parte/\r\n\r\n \r\n\r\n ",{"matched_tokens":320,"snippet":322,"value":322},[321],"Dall'Inf","\u003Cmark>Dall'Inf\u003C/mark>erno al Monviso - 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La visita a Mosca del direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Partito comunista cinese Wang Yi e, sopratutto, la pubblicazione da parte di Pechino di una proposta di piano per la pace hanno spostato i riflettori dalle bombe e i tank sul campo alla triangolazione di rapporti tra Mosca, Pechino e Washington.\r\nCon Pierluigi Fagan abbiamo ripercorso il senso di queste mosse della diplomazia cinese e abbiamo commentato l’interessante studio pubblicato dal European Council on Foreign Relations che prova a fotografare le tendenze dell’opinione pubblica europea ad un anno dallo scoppio del conflitto.\r\n\r\nQuesto anniversario è stato accompagnato da manifestazioni e cortei di protesta contro la guerra: da quelle lanciate dalla piattaforma Europe for Peace che ha riempito le principali città europee, passando per il corteo indetto dai lavoratori del Porto di Genova fino ad arrivare all’interessante, e contraddittorio, caso della piazza lanciata a Berlino da Alice Schwarzer e Sara Wagenknecht con un appello “per fermare la guerra in Ucraina e stoppare la fornitura di armi da parte della Germania”\r\n\r\nNell’ultima parte della trasmissione grazie al contributo di Dario, dottorando presso Scuola Normale Superiore in scienze politiche e sociali dove si occupa di China Politics and political economy, abbiamo analizzato alcuni dei dodici punti del piano di pace cinese: Pechino è consapevole che questo piano non può piacere né a USA né alla Russia ma con questo documento vuole parlare a tutti quegli stati non allineati con Washington che il 23 febbraio hanno votato contro, o si sono astenuti, alla mozione approvata dall’assemblea generale dell’ONU “per il raggiungimento di una pace giusta che comporta il ritiro immediato di Mosca dai territori occupati”.\r\n\r\nIn chiusura torna la rubrica “Il Perno Originario“ dalla riforma protestante allo scoppio della Guerra dei Trent’anni\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/La-fine-della-fine-28-02.mp3\"][/audio]","7 Marzo 2023","2023-03-13 16:46:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2023/03/ukrflag-200x110.jpg","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #11 - AD UN ANNO DALL'INIZIO DEL CONFLITTO. TRA PROTESTE E VIA CINESE PER LA PACE",1678207128,[],[],{"post_title":344},{"matched_tokens":345,"snippet":347,"value":347},[346],"DALL'INIZIO","LA FINE DELLA FINE DELLA STORIA #11 - AD UN ANNO \u003Cmark>DALL'INIZIO\u003C/mark> DEL CONFLITTO. TRA PROTESTE E VIA CINESE PER LA PACE",[349],{"field":280,"matched_tokens":350,"snippet":347,"value":347},[346],{"best_field_score":286,"best_field_weight":132,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":35,"score":352,"tokens_matched":14,"typo_prefix_score":27},"578729951566495865",6638,{"collection_name":166,"first_q":15,"per_page":90,"q":15},["Reactive",356],{},["Set"],["ShallowReactive",359],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fV_5VKYVxdHHdukPB1WrT7YVgpknZPXZYnrpfV3ZzUnQ":-1},true,"/search?query=dalmine"]