","Fine della Net Neutrality?","post",1513727756,[60,61,62,63,64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/industria-delle-telecomunicazioni/","http://radioblackout.org/tag/internet/","http://radioblackout.org/tag/liberta-in-rete/","http://radioblackout.org/tag/net-neutrality/","http://radioblackout.org/tag/silicon-valley/","http://radioblackout.org/tag/trump/","http://radioblackout.org/tag/web/",[33,19,27,23,21,17,15],{"post_content":69,"tags":75},{"matched_tokens":70,"snippet":73,"value":74},[71,72],"delle","telecomunicazioni","la partita l’ha vinta l'industria \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>telecomunicazioni\u003C/mark> che potrebbe trarne vantaggi enormi.\r","ll 14 dicembre 2017 la neutralità della rete è morta, almeno negli Stati Uniti. La commissione direttiva della FCC (Federal Communications Commission) ha abolito le norme che garantivano parità di accesso a tutti. Norme sostenute sia dall'amministrazione Obama sia dai grandi gruppi tecnologici della Silicon valley.\r\nPochi minuti dopo la decisione della commissione, presa con tre voti contro 2, diversi politici hanno annunciato un’azione legale appoggiata da più Stati per annullare questa decisione. Gli attivisti in difesa della Net neutrality hanno attuato proteste immediate e ne hanno annunciate di nuove.\r\nOggi la partita l’ha vinta l'industria \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>telecomunicazioni\u003C/mark> che potrebbe trarne vantaggi enormi.\r\n\r\nMa… facciamo un passo indietro. Che cos’è la Net Neutrality?\r\nPer comprendere il concetto di net neutrality occorre tornare alla seconda metà dell’Ottocento. All’epoca naturalmente Internet non esisteva, ma garantire il passaggio \u003Cmark>delle\u003C/mark> informazioni senza limitazioni e discriminazioni era un’esigenza condivisa. Erano gli anni in cui si emergevano nuovi e potenti mezzi di comunicazione come il telegrafo. Negli Stati Uniti il discorso sulla neutralità \u003Cmark>delle\u003C/mark> reti si affermò e si diffuse in quel periodo, fissando una regola base: tutto il traffico su un determinato mezzo di trasmissione (o di trasporto) deve essere trattato allo stesso modo.\r\n\r\n \r\n\r\nIl concetto attuale di net neutrality applicato a Internet è invece molto più recente, e risale a una quindicina di anni fa. Fu introdotto per la prima volta nel 2002 da Tim Wu, ora docente di legge presso la Columbia Law School di New York, autore di una ricerca in cui si ipotizzava di introdurre una regola chiara per evitare discriminazioni nella trasmissione dei contenuti su Internet.\r\n\r\n \r\n\r\nSemplificando: per collegarsi a Internet ognuno di noi deve passare attraverso un provider, una società che fisicamente gestisce il collegamento dalla propria casa ai suoi centri dati, che a loro volta permettono di accedere a qualsiasi sito in ogni parte del mondo. I provider fino a ora si sono comportati come fanno le poste con le lettere ordinarie: consegnano cose da X a Y senza tenere in considerazione il loro contenuto, trattando quindi ogni busta allo stesso modo e senza fare favoritismi. Chi sostiene la neutralità della rete vuole che le cose continuino a essere così, senza discriminazioni.\r\n\r\nPiù nello specifico, secondo i principi della net neutrality un provider non può bloccare o rallentare l’accesso a particolari siti o servizi online. Allo stesso modo, le società che danno le connessioni non possono nemmeno creare corsie preferenziali per fare in modo che un contenuto sia caricato più velocemente di un altro.\r\n\r\nCosì come una telefonata di Tizio deve essere inoltrata al ricevente nello stesso modo in cui avviene per una chiamata di Caio, i provider devono fare arrivare a un computer un video di YouTube o il post di un blog semisconosciuto senza limitazioni che penalizzino uno dei due. Per dirla più chiaramente: per la net neutrality il provider non può limitare la quantità di banda destinata a raggiungere un certo sito Internet rispetto a un altro, o destinata all’utilizzo di un certo software rispetto a un altro. Nè quindi proporre offerte commerciali basate su questo genere di differenziazioni (un abbonamento Internet per le news, un abbonamento Internet per i video, oppure uno che penalizza il traffico dei software di file-sharing, eccetera).\r\n\r\nIn sintesi: una rete informativa pubblica deve garantire un trattamento uguale a ogni tipo di contenuto che viene veicolato attraverso internet, senza discriminare alcuni flussi di dati rispetto ad altri.\r\n\r\n \r\n\r\nLe conseguenze della fine della net neutrality anche in Europa potrebbero essere enormi.\r\n\r\n \r\n\r\nCompagnie come Fastweb, Telecom, o Tim potrebbero offrire un contratto base che include navigazione di base ed e-mail, diciamo a 15 euro al mese, per poi inserire dei pacchetti a pagamento con servizi aggiuntivi. Cinque euro per lo streaming video (Youtube, Netflix), altri cinque per la musica in streaming e così via.\r\n\r\nDa oggi dunque gli Internet Service Provider (ISP) avranno piena libertà di gestire le proprie offerte proponendo pacchetti diversi che discriminano il tipo di dati trasferiti.\r\n\r\nI guai aumentano, specie in Italia, dove un ISP è anche un fornitore di contenuti. Ad esempio nel nostro paese TIM ha TIM Vision, Fastweb sponsorizza l'uso di Sky, Vodafone ha il suo servizio di film e serie TV.\r\n\r\nImmaginiamo un ipotetico futuro in cui Telecom si accorda con Google per far sì che l’accesso a Youtube sia superveloce, mentre l’accesso a Vimeo, concorrente di Youtube, sia rallentato. Oppure immaginiamo che Fastweb decida di rallentare la trasmissione dei contenuti di una compagnia \"rivale\", ad esempio Netflix, ai suoi clienti, e che Netflix per continuare a fornire un servizio adeguato e non perdere i clienti che accedono ad internet attraverso Fastweb sia costretto a pagare una tariffa aggiuntiva per una maggior velocità di streaming. Secondo voi il prezzo dell'abbonamento a Netflix rimarrà lo stesso?\r\n\r\n \r\n\r\nA farne le spese sarebbero, va da se, i siti senza pubblicità e intenzionalmente fuori dal mercato.\r\n\r\nNegli Stati Uniti le compagnie di telecomunicazione hanno assicurato ai consumatori che internet non cambierà da oggi a domani. Il veleno sarà iniettato goccia a goccia. Finché l’intossicazione sarà collettiva e le forme di resistenza inutili.\r\n\r\n \r\n\r\nIn Europa per il momento non cambia nulla, anche se è improbabile che la decisione statunitense non abbia effetti pesanti anche da questo lato dell’Atlantico.\r\n\r\nNel 2016 l’Unione Europea ha pubblicato alcune linee guida per il rispetto e la tutela della Net Neutrality. I vari paesi membri vi hanno aderito più o meno esplicitamente, anche se negli ultimi anni diversi operatori hanno immesso sul mercato alcune offerte in chiaro contrasto con queste norme. Ad esempio l'opportunità di utilizzare alcune app senza consumare i vari GB di traffico inclusi nel proprio piano tariffario. È evidente come abbonamenti di questo tipo favoriscano la fruizione \u003Cmark>delle\u003C/mark> app incluse nell'offerta a discapito di quelle concorrenti.\r\n\r\nLa tolleranza verso queste situazioni da parte \u003Cmark>delle\u003C/mark> istituzioni e degli enti incaricati di sorvegliare il rispetto dei principi di neutralità ci danno la misura del rischio di un futuro adattamento a questa politica anche da parte dell’Unione Europea.\r\n\r\nInternet come l'abbiamo conosciuta fin ora presto potrebbe cambiare in una versione ancora più succube e influenzata dai meccanismi del capitalismo di quanto non sia già oggi.\r\n\r\nLa neutralità della rete, come il diritto ad accedervi, sarà un terreno di lotta importante nei prossimi anni.\r\n\r\n \r\n\r\nAltrettanto importante lavorare per una rete decentralizzata, libera dalla schiavitù del reticolo materiale che sostiene la rete virtuale, una rete che i governi e le grandi aziende del web non possano facilmente controllare e mettere a profitto.\r\n\r\n \r\n\r\nNe abbiamo parlato con Federico Pinca de “Il Bit c’è e non c’é” di radio Blackout\r\n\r\n \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2017 12 19 pinca net neutrality",[76,80,82,84,86,88,90],{"matched_tokens":77,"snippet":79},[78,71,72],"industria","\u003Cmark>industria\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark> \u003Cmark>telecomunicazioni\u003C/mark>",{"matched_tokens":81,"snippet":19},[],{"matched_tokens":83,"snippet":27},[],{"matched_tokens":85,"snippet":23},[],{"matched_tokens":87,"snippet":21},[],{"matched_tokens":89,"snippet":17},[],{"matched_tokens":91,"snippet":15},[],[93,98],{"field":34,"indices":94,"matched_tokens":95,"snippets":97},[46],[96],[78,71,72],[79],{"field":99,"matched_tokens":100,"snippet":73,"value":74},"post_content",[71,72],1736172819517538300,{"best_field_score":103,"best_field_weight":104,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":46,"score":105,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":46},"3315704398080",13,"1736172819517538410",3,{"document":108,"highlight":123,"highlights":136,"text_match":144,"text_match_info":145},{"cat_link":109,"category":110,"comment_count":46,"id":111,"is_sticky":46,"permalink":112,"post_author":49,"post_content":113,"post_date":114,"post_excerpt":52,"post_id":111,"post_modified":115,"post_thumbnail":52,"post_thumbnail_html":52,"post_title":116,"post_type":57,"sort_by_date":117,"tag_links":118,"tags":122},[43],[45],"19565","http://radioblackout.org/2013/11/una-crociera-per-piazzisti-di-guerra/","Si sono messi insieme tre ministeri - Esteri, Sviluppo economico, Beni culturali - per dare manforte a quello della Difesa. Una grande alleanza per organizzare una crociera molto particolare. Un mega spot galleggiante per il Made in Italy. La flotta, partita il 14 di novembre da Civitavecchia, è costituita dalla portaerei Cavour, dalla fregata Bergamini, dalla nave di supporto logistico Etna e dal pattugliatore Borsini. \r\nScopo ufficiale di questa \"campagna navale\" è presentare le accellenze italiane in \"aree considerate strategiche\" per gli interessi del Bel Paese.\r\nA bordo ci sarà sicuramente qualche forma di parmigiano e vari pacchi di pasta, ma il piatto forte è un altro.\r\nIl costo della campagna navale è previsto in 20 milioni di euro, di cui 7 a carico dello stato e 13 dei «partner dell'industria privata». Soldi ben spesi: essi potranno usare la portaerei, lunga 244 metri e larga 39, come una grande fiera espositiva itinerante. A bordo sono stati installati gli stand in cui espongono i loro prodotti e contattano i clienti. La missione della portaerei Cavour, ha assicurato il ministro Mauro intervenendo il 13 novembre alla Camera durante l'esame del dl missioni, non è di «vendere sistemi d'arma italiani all'estero». Non si capisce allora perché al centro dell'Expo galleggiante ci siano le maggiori industrie belliche italiane con il loro campionario, che sarà mostrato ai potenziali acquirenti di porto in porto. In primo piano quelle di Finmeccanica: l'AgustaWestland che presenta elicotteri da guerra, di cui due sono esposti sulla Cavour; la Oto Melara, che espone il sistema d'arma 127/64 LW Vulcano caratterizzato da un elevato ritmo di fuoco (fino a 35 colpi al minuto e dalla possibilità di utilizzare munizioni guidate; la Selex ES, specializzata in sistemi radar e di combattimento; la Wass, che presenta nello stand Finmeccanica il siluro pesante Black Shark; Telespazio, che offre i suoi sistemi di telecomunicazioni militari, anche satellitari; la Mbda, che espone i missili Aspide, Aster, Teseo/Otomat e altri. La Elt offre apparecchiature elettroniche per la guerra aerea, terrestre e navale; la Intermarine, vascelli militari. I clienti che non possono permettersi i cannoni Otomelara a fuoco rapido potranno sempre trovare, nello stand Beretta sulla Cavour, una vasta gamma di pistole automatiche. I prodotti civili degli altri stand sono in genere di lusso, come gli aerei executive della Piaggio e della Blackshape.\r\nAccanto alle armi esposte negli stand, ci sono sulla Cavour cinque caccia Sea Harrier a decollo verticale, quattro elicotteri, una settantina di fucilieri della Brigata San Marco e specialisti subacquei del Comsubin. La campagna navale infatti, oltre a promuovere le «eccellenze italiane», serve a «operazioni di contrasto alla pirateria» e all'«addestramento di personale militare» soprattutto in Africa. Per «l'assistenza umanitaria» ci sono a bordo della Cavour la Croce Rossa e le onlus Fondazione Francesca Rava e Operation Smile. \r\nUna organizzazione perfetta. Si vanno a vendere altri armi ai paesi mediorientali e africani, dominati da oligarchie e caste militari, provocando un ulteriore aumento delle loro spese militari che comporterà un ulteriore aumento della povertà soprattutto in Africa. \r\nOgni cannone, ogni missile, ogni mitraglia venduta dai commessi viaggiatori della Cavour ai governi clienti significherà meno investimenti locali nel sociale e quindi altri migliaia di bisognosi, affamati e morti, soprattutto tra i bambini, per sottoalimentazione cronica e malattie che potrebbero essere curate. Tranquilli. Perché sulla Cavour ci sono anche gli «operatori umanitari» pronti a soccorrere i disperati che abbiamo contribuito a creare con il traffico di armi, per dimostrare quanto l'Italia sia sensibile e pronta ad aiutare «le popolazioni bisognose».\r\nNe abbiamo parlato con Manlio Dinucci, autore con Tommaso Di Francesco di un articolo uscito su \"Il Manifesto\" del 14 novembre.\r\nE' stata anche l'occasione per parlare della \"cannoniera volante\" italiana, di cui l'Areonautica militare italiana ha deciso di dotarsi, senza nemmeno prendersi il disturbo di passare dal Parlamento. Il nuovo velivolo da guerra è stato comperato da una ditta italiana l'Aermacchi. Una bella operazione off shore. Infatti per acquistare la cannoniera l'Areonautica non è andata allo stabilimento Aermacchi ma lo ha fatto al salone areonautico di Dubai.\r\nUn nuovo micidiale giocattolo per le avventure di guerra del governo delle larghe intese.\r\n\r\nAscolta la diretta con Dinucci:\r\n\r\ndinucci","20 Novembre 2013","2013-11-25 12:22:17","Una crociera per piazzisti di guerra",1384961897,[119,120,121],"http://radioblackout.org/tag/crociera-di-guerra/","http://radioblackout.org/tag/industria-militare/","http://radioblackout.org/tag/portaerei-cavour/",[31,29,25],{"post_content":124,"tags":128},{"matched_tokens":125,"snippet":126,"value":127},[72],"offre i suoi sistemi di \u003Cmark>telecomunicazioni\u003C/mark> militari, anche satellitari; la Mbda,","Si sono messi insieme tre ministeri - Esteri, Sviluppo economico, Beni culturali - per dare manforte a quello della Difesa. Una grande alleanza per organizzare una crociera molto particolare. Un mega spot galleggiante per il Made in Italy. 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Per\r\nviaggiare, per divertirsi, per incontrarsi bisogna essere in grado di dimostrare la propria\r\ninnocuità virale utilizzando un insieme di quadratini bianchi e neri leggibili da una macchina\r\ndotata di sensore fotografico e connessione internet, insieme che è stato chiamato Quick\r\nresponse code e soprannominato, per tendere a diventare veloci quanto la macchina, un QR\r\ncode. Questo sistema di smistamento e controllo mira ufficialmente a incoraggiare il maggior\r\nnumero possibile di persone a farsi vaccinare: al posto di una politica nazionale di vaccinazione\r\nobbligatoria, lo Stato ha scelto il ricatto attraverso la minaccia rivolta a ciascun individuo della\r\nprivazione del proprio diritto alla socialità e al movimento nello spazio pubblico. L'esito di questa\r\npolitica della minaccia sarà la cessazione dei rimborsi per i test, se non prescritti da un medico,\r\na partire dal mese di ottobre, di modo che solo le persone vaccinate o infettate da meno di sei\r\nmesi possano accedere a questi luoghi e servizi. Le persone non vaccinate dovranno pagare il\r\nprezzo di un test per ottenere una tregua di tre giorni, in caso contrario, come ai tempi dei\r\nlockdown, saranno escluse dai cosiddetti luoghi non essenziali. Anche se tutti gli altri potranno\r\ngoderne.\r\nInnanzitutto, contrariamente a quanto suggerisce il nome, il lasciapassare sanitario non è un\r\ndispositivo sanitario: esso priva i non vaccinati dell'accesso ad alcuni dei luoghi più spaziosi e\r\naperti, come dehors e musei, per costringere i loro momenti di convivialità all’angustia degli\r\nspazi domestici, benchè sia da tempo dimostrato che il covid-19 è stata una malattia che si è\r\ncontratta attraverso concentrazione di aerosol in ambienti piccoli e chiusi. Il lasciapassare\r\nsanitario è innanzitutto un dispositivo securitario, carcerario e strategico: è il nome della nostra\r\npiù grande sconfitta politica di questo inizio secolo. La sua attuazione avviene dopo\r\nl'introduzione del braccialetto elettronico come provvedimento giudiziario nel 1997 e l'emissione\r\ndei passaporti biometrici dal 2009. Sulla scia di questi due oggetti nuovi eppure ormai\r\nbanalizzati, nel senso che nessuno nel dibattito pubblico ne propone più l’abolizione, esso\r\ncontribuisce ad associare l'individuo ad un codice digitale; a legare la sua libertà di movimento a\r\nquanto registrato in questo codice; a slegare questa costrizione da un provvedimento\r\ngiudiziario, in modo che tutti siano trattati come criminali o potenziali pericoli - una bomba\r\nbatteriologica, attualmente. La grande perversità neoliberale del lasciapassare sanitario è che\r\nincoraggia ciascun cittadino a reclamare il proprio codice, con un atto volontario, molto spesso\r\nprendendo un appuntamento su internet, mentre nessuno ha mai chiesto di farsi mettere un\r\nbraccialetto alla caviglia. La grande violenza autoritaria del lasciapassare è quella di trasformare\r\nun buon milione di individui, bigliettai di cinema, camerieri di ristoranti, proprietari di bar,\r\nsorveglianti di musei, cassieri di piscine, organizzatori di feste di paese, in rilevatori di codici a\r\nbarre, in controllori di identità digitali - in uno straordinario contingente di polizia 2.0.\r\nUn anno fa, al termine del primo sequestro, l'istituzione di un tale sistema di smistamento,\r\ncontrollo e sorveglianza digitalmente assistito era una delle ipotesi di ciò che la stampa liberale\r\nchiamava la teoria del complotto del \"Grand Reset\", della Grande Reinizializzazione. Sei mesi\r\nfa, il Presidente della Repubblica e i suoi portavoce assicuravano con la mano sul cuore che\r\nnon avrebbero mai fatto ricorso a un dispositivo che avrebbe creato due categorie di cittadini:\r\nnon si divide la Repubblica, dicevano. Il complotto annunciato è avvenuto, mentre la promessa\r\ndel governo è stata tradita. Indovinate chi viene accusato dalla stampa liberale di un rapporto\r\nalterato con la realtà. \"In un mondo che è davvero capovolto, il vero è un momento del falso.\"\r\n2.\r\nQuest'estate ho letto Post-Histoire di Vilém Flusser, uscito due anni fa nell’indifferenza. Nessuno\r\naveva mai tradotto questo libricino pubblicato in portoghese nel 1983, ma si è scoperto di\r\nrecente che Flusser ne aveva scritta lui stesso una versione francese, quindi una piccola casa\r\neditrice si è incaricata di pubblicarlo. Vilém Flusser è un pensatore ceco esiliato in Brasile e poi\r\nin Francia, ha scritto in portoghese, tedesco, inglese e francese. Si dice di lui che sia un\r\nfenomenologo e un teorico dei media, senza comprendere appieno cosa lo abbia portato da un\r\ncampo all'altro. È perché in effetti non esistono due campi distinti - si potrebbe dire che Flusser\r\nè il fenomenologo di un mondo dove l'esperienza si è largamente ridotta ad essere una lettura\r\ndi interfacce, oppure, è la stessa cosa, che è l'ostinato commentatore, il continuatore e il critico\r\ndi un importante testo di Martin Heidegger: \"La questione della tecnica\".\r\nÈ in questo saggio che il filosofo tedesco ha proposto la sua celebre tesi dell’incorniciamento\r\ndel mondo tramite la tecnica moderna. Ciò che Heidegger postula è che dall’utensile alla\r\nmacchina, dalla tecnica artigianale alla tecnica motorizzata, c'è una rivoluzione ontologica: il\r\ncampo di cui si occupa un contadino che lo circonda di siepi non è lo stesso campo da cui un\r\nimprenditore agricolo estrae le risorse naturali; il fiume attraversato da un ponte non è lo stesso\r\nfiume del fiume da cui la cui centrale idroelettrica trae dell’elettricità. Dall'una all'altra ciò che\r\ncambia è che la tecnica moderna si interessa alla natura - aria, acqua, legno, terra, roccia - in\r\nquanto riserva di energia da estrarre e da immagazzinare - il vento scompare come fenomeno,\r\nil campo scompare come luogo, il fiume cessa di essere questo oggetto davanti a noi che\r\nattraversa il paesaggio, per rivelarsi ogni volta come \"fondo\", una massa interamente disponibile\r\nper il calcolo, l'estrazione e l'accumulo. La tecnica non è solo l'indice della ragione strumentale\r\ndell'uomo: essa è un certo modo di svelare il mondo, ottenuto da quella che Heidegger chiama\r\nun’interpellanza o una provocazione fatta alla natura perchè si riveli come fondo. Questo\r\ndisvelamento «accade nel fatto che l’energia nascosta nella natura viene messa allo scoperto, ciò\r\nche così è messo allo scoperto viene trasformato, il trasformato immagazzinato, e ciò che è\r\nimmagazzinato viene a sua volta ripartito e il ripartito diviene oggetto di nuove trasformazioni».\r\nHeidegger risponde quindi a un'obiezione immaginaria: la centrale idraulica che si alimenta dal\r\nReno impedisce che esso continui ad essere un fiume, lo stesso che cantava Hölderlin, e che si\r\npossa ancora ammirarlo? \"Può darsi, ma come? Solo come oggetto “impiegabile” per le\r\nescursioni organizzate da una società di viaggi, che vi ha messo su (bestellt) una industria delle\r\nvacanze\". Allora il testo è attraversato dall'ombra di un'intuizione subito respinta: e se con la\r\ntecnica moderna fosse l'uomo a rivelarsi come fondo, ossia come energia liberata, ottenuta,\r\ntrasformata, accumulata e oggetto di nuove trasformazioni? \"Il parlare comune di “materiale\r\numano” [e ancor più oggi di risorse umane], di “contingente di malati” di una clinica, lo fa\r\npensare\". Segue un sentiero contorto e tortuoso, di quelli che non portano da nessuna parte: la\r\nguardia forestale che crede di seguire l'esempio del nonno è infatti, suo malgrado, impiegato\r\ndall’industria del legno smaniosa di cellulosa; essa stessa è a sua volta provocata dalla\r\ndomanda di carta da parte dell'industria della stampa, per i giornali o le riviste illustrate; \"Questi\r\na loro volta dispongono il pubblico ad assorbire le cose stampate, in modo da divenire\r\nimpiegabile per la costruzione di una pubblica opinione costruita su commissione\". L’Essere\r\nresta misterioso, indeterminato, allorchè sembrerebbe portare un carico politico davanti al quale\r\nHeidegger indietreggia, e il percorso si biforca immediatamente: perché nella tecnica il mondo si\r\nrivela in un certo modo all'uomo, si disvela come un fondo, l'uomo resta il soggetto di questo\r\nritiro dall'oggetto, e quindi non è mai \"un fondo puro\".\r\nIl libro di Flusser cerca di riprendere il pensiero di Heidegger ai tempi della cibernetica. E di\r\ncapire come il dispositivo, che oggi prende il posto della macchina, sia proprio la tecnica che\r\ntrasforma l’umano in un fondo. Heidegger aveva intuito che la salute fosse il primo posto in cui\r\nsi sarebbe presentato questo rischio. Flusser conferma l'intuizione: \"la medicina è il grande\r\nscandalo del presente\". Questo perché non è mai stata una scienza dura: essa ha a che fare\r\ncon un soggetto, il malato, che non è materia inanimata disponibile a tutti i calcoli. Ma come\r\ntutte le scienze molli, come l'economia statistica o la politologia, essa è in preda al proprio\r\nindurimento tramite la quantificazione computerizzata. È quando il malato diventa un oggetto, e\r\nil contingente dei malati un fondo, che la vita cessa di essere pensabile e che si verifica una\r\nsvolta epocale.\r\nNell'era delle microschede, del lancio del Minitel e dei moduli da compilare in maiuscolo in\r\ncaselle quadrate, Flusser è come il primo spettatore dell'emergere di un mondo che sembra\r\nvedere meglio di noi, troppo accecati come siamo dala luce dei nostri schermi - egli profetizza la\r\ndigitalizzazione del mondo futuro come se fosse già avvenuta davanti ai suoi occhi. Il mondo\r\npreindustriale aveva inventato l’utensile, il mondo industriale ha inventato la macchina, il mondo\r\npostindustriale avrà inventato il dispositivo o l’aggeggio, cioè il programma. Ad ognuna di\r\nqueste tecniche la propria ontologia, la propria etica, la propria politica. L’utensiole era al centro\r\ndi un mondo contadino e artigiano dove la natura era un cosmo animato di cui prendersi cura,\r\ndove le persone erano un gregge da guidare, dove il tempo era fatto di cicli per i quali si\r\nattendeva pazientemente il ritorno, dove la vita era tracciata dal destino, dove l'azione valeva\r\nper la finalità che le si dava. La macchina aveva segnato l'ingresso in un mondo inanimato e\r\ncausale, il mondo esteso della materia e della produzione, del lavoro in catena di montaggio,\r\ndella libertà politica e della possibilità della rivoluzione. L'ontologia programmatica che il\r\ndispositivo inventa, come si può intuire nelle arti, nella scienza, nella politica, è l'ingresso in un\r\nmondo formale, molteplice e piatto nel quale causa e fine sono sospesi: esiste solo una\r\nsuperficie di virtualità troppo numerose per essere calcolabili, e che quindi si realizzano\r\nsecondo una necessità che non può che assumere l'aspetto del caso, come mostrato dal\r\ncollage dadaista, dalla teoria del big bang o dalla governance attraverso la statistica. “Una tale\r\nontologia programmatica ha generato l'invenzione di computer e strumenti intelligenti. Essa\r\nconduce alla trasformazione della società in un sistema cibernetico fatto di dispositivi e di\r\nfunzionari. Gli uomini sono programmati per funzionare come pezzi di un gioco simbolico. Sono\r\ncriptati e numerati. Diventano calcolabili in statistiche e cartoncini traforati. Sono programmati in\r\nmodo tale da accettare volontariamente la loro programmazione. Il funzionario è un uomo\r\nprogrammato non solo per funzionare, ma anche per accettare il proprio funzionamento.\r\nNaturalmente, una tale società postindustriale non ha ancora raggiunto il suo stadio di perfetta\r\nrealizzazione. Ma abbiamo già i suoi modelli: Eichmann come modello del funzionario, Kissinger\r\ncome modello di programmatore”.\r\nQuanto a pessimismo, Flusser non ha nulla da invidiare ai suoi contemporanei della teoria\r\ncritica post-marxista, Adorno, Debord o Cesarano. Il passo ulteriore di Flusser deriva dal fatto\r\nche egli non crede più nemmeno all'utilità della critica: si accontenta di descrivere e di giocare.\r\nIn questo è forse più vicino a Borges, alla sua invenzione di labirinti di cui si è persa la chiave, di\r\nsistemi le cui istruzioni per l'uso non sono ancora state inventate, di copie che hanno\r\nrimpiazzato i propri modelli. Flusser descrive la società cibernetica governata dai dispositivi\r\ncome l'avanzare del caso nel vuoto: un programmatore programma un dispositivo, poi un altro\r\ndispositivo per aiutarlo a programmare quel dispositivo e molto rapidamente i dispositivi iniziano\r\nautomaticamente a programmarne altri, si servono dell’umano come fondo che alimenta il\r\nfeedback di cui hanno bisogno per funzionare, ed ecco che nessuno ha più la presa. Una\r\nburocrazia comincia ad operare in isolamento, per alimentare i dispositivi e cibare le statistiche.\r\nNello stesso periodo, Duras aveva intuizioni molto simili: \"La robotica, la telematica,\r\nl’informatica, questi sono progressi che, ad ogni livello, si fanno una volta per tutte. Per effetto di\r\nciò che avrà fatto un solo uomo, tutti gli altri uomini saranno privati dal poter inventare».\r\nL'intellettuale critico non è mai altro che un funzionario come un altro, previsto dal programma:\r\negli è questo margine che si crede resistente al sistema ma viene da esso incluso suo\r\nmalgrado, perché produce un feedback più qualitativo che porta il sistema ad affinarsi, i\r\ndispositivi ad essere meno grossolani, meno leggibili, più sottili. \"Se per eresia si contesta il\r\nprogramma del dispositivo, subito cresce, all'interno del dispositivo, un ministero della\r\ncontestazione. In fin dei conti, è sempre il dispositivo che soddisfa i capricci di qualsiasi eresia\r\nattraverso l'uniforme che gli dispensa. Il totalitarismo della standardizzazione multiforme opera\r\nautomaticamente ovunque. Democrazia liberale.” Per Flusser, la società cibernetica è per\r\nessenza apolitica: la funzione ha sostituito l'azione, una serie di input e output individuali e\r\naccoppiati ha preso il posto delle persone, la politica è stata ridotta a un programma che\r\nmanipola l'opinione sondandola costantemente. L'unico atto politico che Flusser contempla\r\nancora - con l'ironia del catastrofista - è la diserzione. All’epoca non si parlava ancora di bug.\r\n3.\r\nDi fronte al movimento di protesta contro il lasciapassare sanitario, la stampa liberale e più in\r\ngenerale il campo progressista fingono di non capire l'oggetto della protesta. Dietro i no-pass si\r\nnasconderebbero solo dei no-vax un po’ fuori di testa. Il movimento sarebbe viziato dalla\r\ncospirazione, dalle fake news, da un odio per la scienza e da un conservatorismo proto-fascista.\r\nE’ che è molto facile non vedere che dietro la trama c'è il programma. Che dietro le derive e gli\r\neccessi, c'è una giusta intuizione. Cos'è questa intuizione? Che una tecnocrazia\r\ngovernamentale al servizio esclusivo della tecno-scienza-economia applichi un programma\r\ndigitale di controllo come fanno tutte le democrazie liberali, decennio dopo decennio, senza\r\ntregua; che tecnologia, polizia e profitto avanzino di pari passo, senza che alcun potere cambi il\r\ngioco, nè ambisca a farlo; che il lasciapassare sanitario segua la stessa logica della\r\ngeneralizzazione della videosorveglianza, dell'introduzione del passaporto biometrico e del\r\nbraccialetto elettronico, quella di una digitalizzazione dello spazio pubblico volta ad aumentare\r\nla sorveglianza delle persone e l'amministrazione della vita; che esso segni l’iscrizione a lungo\r\ntermine di tutte le misure eccezionali adottate nell'ultimo anno e mezzo, l'entrata dello stato di\r\nemergenza sanitaria nella legge.\r\nLa genialità di Heidegger è stata quella di dimostrare che tecnica e ontologia sono indiscernibili:\r\nche non c'è prima la scienza della natura che comincia a trasformare gli oggetti in superficie di\r\ncalcolo, poi la tecnica che sfrutta questi progressi scientifici applicandoli, infine un mondo che si\r\ntrova cambiato. No, c’è prima l’incorniciamento del mondo come nuovo modo di rapportarsi\r\nall'essere, e questo incorniciamento irriga la scienza e la tecnica nello stesso movimento.\r\nBisogna prima cominciare ad avere l’intuizione dello spazio esteso, della natura come risorsa\r\nillimitata, per avere l'idea di misurare delle quantità o di sfruttare delle superfici. La genialità di\r\nFlusser è stata quella di spingere questa intuizione fino alla nuova svolta ontologica del secolo\r\nscorso: fino all’incornciamento dell'umano. Entrambi dicono quanto gli anti-tecnologie si\r\nsbaglino tanto quanto i tecnofili più zelanti: non c'è tecnica da negare come un dominio di cui\r\npotremmo fare a meno, che potremmo respingere, e tutto sarebbe risolto. Qualsiasi critica alla\r\ntecnologia non può prescindere dal regime di razionalità che ha dato vita a queste tecnologie: è\r\nqui che nasce la difficoltà. L’incorniciamento dell’umano mediante quantificazione\r\ncomputerizzata è mostruoso, ma non è delirante: è anzi l'unico regime di razionalità che\r\nconosciamo, che abbiamo mai conosciuto, noi che siamo nati nel secolo scorso. Il processo\r\nsull'irrazionalismo condotto dai media contro i manifestanti è superficiale: si ferma a raccogliere\r\nle parole di pochi imbecilli per alimentare la propaganda liberale. Eppure è qui che il terreno ci\r\nscivola sotto i piedi: quando diciamo che la strumentalizzazione della tecnologia a fini politici ci\r\nspaventa, diciamo una verità che è anche un impensabile. Non sapremmo dire cosa\r\nesisterebbe al posto di questa tecnologia, né cosa ne potremmo pensare se non esistessimo in\r\nquesta ontologia programmatica. Questo impensabile è vertiginoso quanto questo pensiero\r\ndell'esistenza di programmi automatizzati - un altro impensabile che mette a rischio il pensiero e\r\nche inevitabilmente conduce alcuni a cercare chi c'è dietro i programmi. In questa vertigine, in\r\nquesta mancanza della ragione, il movimento sarà sempre colto in difetto: è così che il\r\nprogramma, che è pura razionalità, si difenderà a tutti i costi. È così che il sistema\r\ncontrattaccherà, attraverso i suoi funzionari più zelanti, i verificatori di fatti per i quali la verità è\r\nuna somma di verità verificabili presso i ministeri che rilasciano le informazioni vere.\r\nIl Grand Reset non è, però, una fantasia o un complotto: è il nome di una proposta di\r\naggiornamento del programma emanata dal Forum Economico Mondiale, uno dei più importanti\r\npoli di programmazione planetaria al mondo, con il pretesto della pandemia e della crisi politica,\r\neconomica e sociale che ne è seguita. L'andamento del programma non è lineare: procede\r\ntramite crisi e balzi. La crisi del covid è un'incredibile opportunità per la tecnocrazia liberale di\r\naccelerare il programma - aggiornarlo. Ma è anche un'incredibile occasione, per noi, di portarlo\r\nalla luce. Quando la folla sfila per dire che è necessario rallentare l'accelerazione dell’attuazione\r\ndel programma, bisogna essere molto testardi per pensare che non sia qui che ciò si gioca,\r\nmolto faziosi per sentire solo le falsità. Perché una verità mai detta, difficilmente dicibile, eppure\r\nin agguato nell'ombra di ogni corpo, di ogni cervello ancora un po' umano, trova finalmente\r\nmodo di esprimersi. I Gilet Gialli erano stati l'occasione, rischiosa, come ogni occasione, di\r\nvedere la politica diventare affare di tutti, lontano da partiti, sindacati, avanguardie del\r\nproletariato, l'occasione data a ciascuno che non ci si ritrovasse, che non ci si ritrovasse più, di\r\nsperimentare l'occupazione e la difesa di un territorio, non fosse altro che una rotonda, una\r\nstrada borghese dietro una barricata, un parcheggio di un supermercato. Non dobbiamo\r\nperdere questa nuova occasione, quella di giletjaunizzare il movimento no-pass, e di fare\r\ndell'opposizione alla digitalizzazione del controllo della vita la possibilità di un bug, per quanto\r\npiccolo, nel programma.","28 Settembre 2021","2021-09-28 23:15:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/a7e3d41101cd03b6c689ea853221b36d-1-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 27/09/21 - L'immunità, l'eccezione, la morte","podcast",1632864006,[],[],{"post_content":225},{"matched_tokens":226,"snippet":227,"value":228},[78,71],"ha messo su (bestellt) una \u003Cmark>industria\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark>\r\nvacanze\". Allora il testo è","A Macerie su Macerie la traduzione e la lettura di un articolo francese di Olivier Cheval sul pass sanitario.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/09/maceriecompleto27sett.mp3\"][/audio]\r\n\r\nL’immunità, l’eccezione, la morte\r\nPensare ciò che ci accade con Vilém Flusser\r\ndi Olivier Cheval\r\n\r\n1.\r\nUn lasciapassare sanitario digitale è dunque ormai richiesto all'ingresso di bar e ristoranti,\r\ncinema e teatri, musei e palazzetti dello sport, discoteche e centri commerciali, TGV e aerei. Per\r\nviaggiare, per divertirsi, per incontrarsi bisogna essere in grado di dimostrare la propria\r\ninnocuità virale utilizzando un insieme di quadratini bianchi e neri leggibili da una macchina\r\ndotata di sensore fotografico e connessione internet, insieme che è stato chiamato Quick\r\nresponse code e soprannominato, per tendere a diventare veloci quanto la macchina, un QR\r\ncode. Questo sistema di smistamento e controllo mira ufficialmente a incoraggiare il maggior\r\nnumero possibile di persone a farsi vaccinare: al posto di una politica nazionale di vaccinazione\r\nobbligatoria, lo Stato ha scelto il ricatto attraverso la minaccia rivolta a ciascun individuo della\r\nprivazione del proprio diritto alla socialità e al movimento nello spazio pubblico. L'esito di questa\r\npolitica della minaccia sarà la cessazione dei rimborsi per i test, se non prescritti da un medico,\r\na partire dal mese di ottobre, di modo che solo le persone vaccinate o infettate da meno di sei\r\nmesi possano accedere a questi luoghi e servizi. Le persone non vaccinate dovranno pagare il\r\nprezzo di un test per ottenere una tregua di tre giorni, in caso contrario, come ai tempi dei\r\nlockdown, saranno escluse dai cosiddetti luoghi non essenziali. Anche se tutti gli altri potranno\r\ngoderne.\r\nInnanzitutto, contrariamente a quanto suggerisce il nome, il lasciapassare sanitario non è un\r\ndispositivo sanitario: esso priva i non vaccinati dell'accesso ad alcuni dei luoghi più spaziosi e\r\naperti, come dehors e musei, per costringere i loro momenti di convivialità all’angustia degli\r\nspazi domestici, benchè sia da tempo dimostrato che il covid-19 è stata una malattia che si è\r\ncontratta attraverso concentrazione di aerosol in ambienti piccoli e chiusi. Il lasciapassare\r\nsanitario è innanzitutto un dispositivo securitario, carcerario e strategico: è il nome della nostra\r\npiù grande sconfitta politica di questo inizio secolo. La sua attuazione avviene dopo\r\nl'introduzione del braccialetto elettronico come provvedimento giudiziario nel 1997 e l'emissione\r\ndei passaporti biometrici dal 2009. Sulla scia di questi due oggetti nuovi eppure ormai\r\nbanalizzati, nel senso che nessuno nel dibattito pubblico ne propone più l’abolizione, esso\r\ncontribuisce ad associare l'individuo ad un codice digitale; a legare la sua libertà di movimento a\r\nquanto registrato in questo codice; a slegare questa costrizione da un provvedimento\r\ngiudiziario, in modo che tutti siano trattati come criminali o potenziali pericoli - una bomba\r\nbatteriologica, attualmente. La grande perversità neoliberale del lasciapassare sanitario è che\r\nincoraggia ciascun cittadino a reclamare il proprio codice, con un atto volontario, molto spesso\r\nprendendo un appuntamento su internet, mentre nessuno ha mai chiesto di farsi mettere un\r\nbraccialetto alla caviglia. La grande violenza autoritaria del lasciapassare è quella di trasformare\r\nun buon milione di individui, bigliettai di cinema, camerieri di ristoranti, proprietari di bar,\r\nsorveglianti di musei, cassieri di piscine, organizzatori di feste di paese, in rilevatori di codici a\r\nbarre, in controllori di identità digitali - in uno straordinario contingente di polizia 2.0.\r\nUn anno fa, al termine del primo sequestro, l'istituzione di un tale sistema di smistamento,\r\ncontrollo e sorveglianza digitalmente assistito era una \u003Cmark>delle\u003C/mark> ipotesi di ciò che la stampa liberale\r\nchiamava la teoria del complotto del \"Grand Reset\", della Grande Reinizializzazione. Sei mesi\r\nfa, il Presidente della Repubblica e i suoi portavoce assicuravano con la mano sul cuore che\r\nnon avrebbero mai fatto ricorso a un dispositivo che avrebbe creato due categorie di cittadini:\r\nnon si divide la Repubblica, dicevano. Il complotto annunciato è avvenuto, mentre la promessa\r\ndel governo è stata tradita. Indovinate chi viene accusato dalla stampa liberale di un rapporto\r\nalterato con la realtà. \"In un mondo che è davvero capovolto, il vero è un momento del falso.\"\r\n2.\r\nQuest'estate ho letto Post-Histoire di Vilém Flusser, uscito due anni fa nell’indifferenza. Nessuno\r\naveva mai tradotto questo libricino pubblicato in portoghese nel 1983, ma si è scoperto di\r\nrecente che Flusser ne aveva scritta lui stesso una versione francese, quindi una piccola casa\r\neditrice si è incaricata di pubblicarlo. Vilém Flusser è un pensatore ceco esiliato in Brasile e poi\r\nin Francia, ha scritto in portoghese, tedesco, inglese e francese. Si dice di lui che sia un\r\nfenomenologo e un teorico dei media, senza comprendere appieno cosa lo abbia portato da un\r\ncampo all'altro. È perché in effetti non esistono due campi distinti - si potrebbe dire che Flusser\r\nè il fenomenologo di un mondo dove l'esperienza si è largamente ridotta ad essere una lettura\r\ndi interfacce, oppure, è la stessa cosa, che è l'ostinato commentatore, il continuatore e il critico\r\ndi un importante testo di Martin Heidegger: \"La questione della tecnica\".\r\nÈ in questo saggio che il filosofo tedesco ha proposto la sua celebre tesi dell’incorniciamento\r\ndel mondo tramite la tecnica moderna. Ciò che Heidegger postula è che dall’utensile alla\r\nmacchina, dalla tecnica artigianale alla tecnica motorizzata, c'è una rivoluzione ontologica: il\r\ncampo di cui si occupa un contadino che lo circonda di siepi non è lo stesso campo da cui un\r\nimprenditore agricolo estrae le risorse naturali; il fiume attraversato da un ponte non è lo stesso\r\nfiume del fiume da cui la cui centrale idroelettrica trae dell’elettricità. Dall'una all'altra ciò che\r\ncambia è che la tecnica moderna si interessa alla natura - aria, acqua, legno, terra, roccia - in\r\nquanto riserva di energia da estrarre e da immagazzinare - il vento scompare come fenomeno,\r\nil campo scompare come luogo, il fiume cessa di essere questo oggetto davanti a noi che\r\nattraversa il paesaggio, per rivelarsi ogni volta come \"fondo\", una massa interamente disponibile\r\nper il calcolo, l'estrazione e l'accumulo. La tecnica non è solo l'indice della ragione strumentale\r\ndell'uomo: essa è un certo modo di svelare il mondo, ottenuto da quella che Heidegger chiama\r\nun’interpellanza o una provocazione fatta alla natura perchè si riveli come fondo. Questo\r\ndisvelamento «accade nel fatto che l’energia nascosta nella natura viene messa allo scoperto, ciò\r\nche così è messo allo scoperto viene trasformato, il trasformato immagazzinato, e ciò che è\r\nimmagazzinato viene a sua volta ripartito e il ripartito diviene oggetto di nuove trasformazioni».\r\nHeidegger risponde quindi a un'obiezione immaginaria: la centrale idraulica che si alimenta dal\r\nReno impedisce che esso continui ad essere un fiume, lo stesso che cantava Hölderlin, e che si\r\npossa ancora ammirarlo? \"Può darsi, ma come? Solo come oggetto “impiegabile” per le\r\nescursioni organizzate da una società di viaggi, che vi ha messo su (bestellt) una \u003Cmark>industria\u003C/mark> \u003Cmark>delle\u003C/mark>\r\nvacanze\". Allora il testo è attraversato dall'ombra di un'intuizione subito respinta: e se con la\r\ntecnica moderna fosse l'uomo a rivelarsi come fondo, ossia come energia liberata, ottenuta,\r\ntrasformata, accumulata e oggetto di nuove trasformazioni? \"Il parlare comune di “materiale\r\numano” [e ancor più oggi di risorse umane], di “contingente di malati” di una clinica, lo fa\r\npensare\". Segue un sentiero contorto e tortuoso, di quelli che non portano da nessuna parte: la\r\nguardia forestale che crede di seguire l'esempio del nonno è infatti, suo malgrado, impiegato\r\ndall’industria del legno smaniosa di cellulosa; essa stessa è a sua volta provocata dalla\r\ndomanda di carta da parte dell'industria della stampa, per i giornali o le riviste illustrate; \"Questi\r\na loro volta dispongono il pubblico ad assorbire le cose stampate, in modo da divenire\r\nimpiegabile per la costruzione di una pubblica opinione costruita su commissione\". L’Essere\r\nresta misterioso, indeterminato, allorchè sembrerebbe portare un carico politico davanti al quale\r\nHeidegger indietreggia, e il percorso si biforca immediatamente: perché nella tecnica il mondo si\r\nrivela in un certo modo all'uomo, si disvela come un fondo, l'uomo resta il soggetto di questo\r\nritiro dall'oggetto, e quindi non è mai \"un fondo puro\".\r\nIl libro di Flusser cerca di riprendere il pensiero di Heidegger ai tempi della cibernetica. E di\r\ncapire come il dispositivo, che oggi prende il posto della macchina, sia proprio la tecnica che\r\ntrasforma l’umano in un fondo. Heidegger aveva intuito che la salute fosse il primo posto in cui\r\nsi sarebbe presentato questo rischio. Flusser conferma l'intuizione: \"la medicina è il grande\r\nscandalo del presente\". Questo perché non è mai stata una scienza dura: essa ha a che fare\r\ncon un soggetto, il malato, che non è materia inanimata disponibile a tutti i calcoli. Ma come\r\ntutte le scienze molli, come l'economia statistica o la politologia, essa è in preda al proprio\r\nindurimento tramite la quantificazione computerizzata. È quando il malato diventa un oggetto, e\r\nil contingente dei malati un fondo, che la vita cessa di essere pensabile e che si verifica una\r\nsvolta epocale.\r\nNell'era \u003Cmark>delle\u003C/mark> microschede, del lancio del Minitel e dei moduli da compilare in maiuscolo in\r\ncaselle quadrate, Flusser è come il primo spettatore dell'emergere di un mondo che sembra\r\nvedere meglio di noi, troppo accecati come siamo dala luce dei nostri schermi - egli profetizza la\r\ndigitalizzazione del mondo futuro come se fosse già avvenuta davanti ai suoi occhi. Il mondo\r\npreindustriale aveva inventato l’utensile, il mondo industriale ha inventato la macchina, il mondo\r\npostindustriale avrà inventato il dispositivo o l’aggeggio, cioè il programma. Ad ognuna di\r\nqueste tecniche la propria ontologia, la propria etica, la propria politica. L’utensiole era al centro\r\ndi un mondo contadino e artigiano dove la natura era un cosmo animato di cui prendersi cura,\r\ndove le persone erano un gregge da guidare, dove il tempo era fatto di cicli per i quali si\r\nattendeva pazientemente il ritorno, dove la vita era tracciata dal destino, dove l'azione valeva\r\nper la finalità che le si dava. La macchina aveva segnato l'ingresso in un mondo inanimato e\r\ncausale, il mondo esteso della materia e della produzione, del lavoro in catena di montaggio,\r\ndella libertà politica e della possibilità della rivoluzione. L'ontologia programmatica che il\r\ndispositivo inventa, come si può intuire nelle arti, nella scienza, nella politica, è l'ingresso in un\r\nmondo formale, molteplice e piatto nel quale causa e fine sono sospesi: esiste solo una\r\nsuperficie di virtualità troppo numerose per essere calcolabili, e che quindi si realizzano\r\nsecondo una necessità che non può che assumere l'aspetto del caso, come mostrato dal\r\ncollage dadaista, dalla teoria del big bang o dalla governance attraverso la statistica. “Una tale\r\nontologia programmatica ha generato l'invenzione di computer e strumenti intelligenti. Essa\r\nconduce alla trasformazione della società in un sistema cibernetico fatto di dispositivi e di\r\nfunzionari. Gli uomini sono programmati per funzionare come pezzi di un gioco simbolico. Sono\r\ncriptati e numerati. Diventano calcolabili in statistiche e cartoncini traforati. Sono programmati in\r\nmodo tale da accettare volontariamente la loro programmazione. Il funzionario è un uomo\r\nprogrammato non solo per funzionare, ma anche per accettare il proprio funzionamento.\r\nNaturalmente, una tale società postindustriale non ha ancora raggiunto il suo stadio di perfetta\r\nrealizzazione. Ma abbiamo già i suoi modelli: Eichmann come modello del funzionario, Kissinger\r\ncome modello di programmatore”.\r\nQuanto a pessimismo, Flusser non ha nulla da invidiare ai suoi contemporanei della teoria\r\ncritica post-marxista, Adorno, Debord o Cesarano. Il passo ulteriore di Flusser deriva dal fatto\r\nche egli non crede più nemmeno all'utilità della critica: si accontenta di descrivere e di giocare.\r\nIn questo è forse più vicino a Borges, alla sua invenzione di labirinti di cui si è persa la chiave, di\r\nsistemi le cui istruzioni per l'uso non sono ancora state inventate, di copie che hanno\r\nrimpiazzato i propri modelli. Flusser descrive la società cibernetica governata dai dispositivi\r\ncome l'avanzare del caso nel vuoto: un programmatore programma un dispositivo, poi un altro\r\ndispositivo per aiutarlo a programmare quel dispositivo e molto rapidamente i dispositivi iniziano\r\nautomaticamente a programmarne altri, si servono dell’umano come fondo che alimenta il\r\nfeedback di cui hanno bisogno per funzionare, ed ecco che nessuno ha più la presa. Una\r\nburocrazia comincia ad operare in isolamento, per alimentare i dispositivi e cibare le statistiche.\r\nNello stesso periodo, Duras aveva intuizioni molto simili: \"La robotica, la telematica,\r\nl’informatica, questi sono progressi che, ad ogni livello, si fanno una volta per tutte. Per effetto di\r\nciò che avrà fatto un solo uomo, tutti gli altri uomini saranno privati dal poter inventare».\r\nL'intellettuale critico non è mai altro che un funzionario come un altro, previsto dal programma:\r\negli è questo margine che si crede resistente al sistema ma viene da esso incluso suo\r\nmalgrado, perché produce un feedback più qualitativo che porta il sistema ad affinarsi, i\r\ndispositivi ad essere meno grossolani, meno leggibili, più sottili. \"Se per eresia si contesta il\r\nprogramma del dispositivo, subito cresce, all'interno del dispositivo, un ministero della\r\ncontestazione. In fin dei conti, è sempre il dispositivo che soddisfa i capricci di qualsiasi eresia\r\nattraverso l'uniforme che gli dispensa. Il totalitarismo della standardizzazione multiforme opera\r\nautomaticamente ovunque. Democrazia liberale.” Per Flusser, la società cibernetica è per\r\nessenza apolitica: la funzione ha sostituito l'azione, una serie di input e output individuali e\r\naccoppiati ha preso il posto \u003Cmark>delle\u003C/mark> persone, la politica è stata ridotta a un programma che\r\nmanipola l'opinione sondandola costantemente. L'unico atto politico che Flusser contempla\r\nancora - con l'ironia del catastrofista - è la diserzione. All’epoca non si parlava ancora di bug.\r\n3.\r\nDi fronte al movimento di protesta contro il lasciapassare sanitario, la stampa liberale e più in\r\ngenerale il campo progressista fingono di non capire l'oggetto della protesta. Dietro i no-pass si\r\nnasconderebbero solo dei no-vax un po’ fuori di testa. Il movimento sarebbe viziato dalla\r\ncospirazione, dalle fake news, da un odio per la scienza e da un conservatorismo proto-fascista.\r\nE’ che è molto facile non vedere che dietro la trama c'è il programma. Che dietro le derive e gli\r\neccessi, c'è una giusta intuizione. Cos'è questa intuizione? Che una tecnocrazia\r\ngovernamentale al servizio esclusivo della tecno-scienza-economia applichi un programma\r\ndigitale di controllo come fanno tutte le democrazie liberali, decennio dopo decennio, senza\r\ntregua; che tecnologia, polizia e profitto avanzino di pari passo, senza che alcun potere cambi il\r\ngioco, nè ambisca a farlo; che il lasciapassare sanitario segua la stessa logica della\r\ngeneralizzazione della videosorveglianza, dell'introduzione del passaporto biometrico e del\r\nbraccialetto elettronico, quella di una digitalizzazione dello spazio pubblico volta ad aumentare\r\nla sorveglianza \u003Cmark>delle\u003C/mark> persone e l'amministrazione della vita; che esso segni l’iscrizione a lungo\r\ntermine di tutte le misure eccezionali adottate nell'ultimo anno e mezzo, l'entrata dello stato di\r\nemergenza sanitaria nella legge.\r\nLa genialità di Heidegger è stata quella di dimostrare che tecnica e ontologia sono indiscernibili:\r\nche non c'è prima la scienza della natura che comincia a trasformare gli oggetti in superficie di\r\ncalcolo, poi la tecnica che sfrutta questi progressi scientifici applicandoli, infine un mondo che si\r\ntrova cambiato. No, c’è prima l’incorniciamento del mondo come nuovo modo di rapportarsi\r\nall'essere, e questo incorniciamento irriga la scienza e la tecnica nello stesso movimento.\r\nBisogna prima cominciare ad avere l’intuizione dello spazio esteso, della natura come risorsa\r\nillimitata, per avere l'idea di misurare \u003Cmark>delle\u003C/mark> quantità o di sfruttare \u003Cmark>delle\u003C/mark> superfici. La genialità di\r\nFlusser è stata quella di spingere questa intuizione fino alla nuova svolta ontologica del secolo\r\nscorso: fino all’incornciamento dell'umano. Entrambi dicono quanto gli anti-tecnologie si\r\nsbaglino tanto quanto i tecnofili più zelanti: non c'è tecnica da negare come un dominio di cui\r\npotremmo fare a meno, che potremmo respingere, e tutto sarebbe risolto. Qualsiasi critica alla\r\ntecnologia non può prescindere dal regime di razionalità che ha dato vita a queste tecnologie: è\r\nqui che nasce la difficoltà. L’incorniciamento dell’umano mediante quantificazione\r\ncomputerizzata è mostruoso, ma non è delirante: è anzi l'unico regime di razionalità che\r\nconosciamo, che abbiamo mai conosciuto, noi che siamo nati nel secolo scorso. Il processo\r\nsull'irrazionalismo condotto dai media contro i manifestanti è superficiale: si ferma a raccogliere\r\nle parole di pochi imbecilli per alimentare la propaganda liberale. Eppure è qui che il terreno ci\r\nscivola sotto i piedi: quando diciamo che la strumentalizzazione della tecnologia a fini politici ci\r\nspaventa, diciamo una verità che è anche un impensabile. Non sapremmo dire cosa\r\nesisterebbe al posto di questa tecnologia, né cosa ne potremmo pensare se non esistessimo in\r\nquesta ontologia programmatica. Questo impensabile è vertiginoso quanto questo pensiero\r\ndell'esistenza di programmi automatizzati - un altro impensabile che mette a rischio il pensiero e\r\nche inevitabilmente conduce alcuni a cercare chi c'è dietro i programmi. In questa vertigine, in\r\nquesta mancanza della ragione, il movimento sarà sempre colto in difetto: è così che il\r\nprogramma, che è pura razionalità, si difenderà a tutti i costi. È così che il sistema\r\ncontrattaccherà, attraverso i suoi funzionari più zelanti, i verificatori di fatti per i quali la verità è\r\nuna somma di verità verificabili presso i ministeri che rilasciano le informazioni vere.\r\nIl Grand Reset non è, però, una fantasia o un complotto: è il nome di una proposta di\r\naggiornamento del programma emanata dal Forum Economico Mondiale, uno dei più importanti\r\npoli di programmazione planetaria al mondo, con il pretesto della pandemia e della crisi politica,\r\neconomica e sociale che ne è seguita. L'andamento del programma non è lineare: procede\r\ntramite crisi e balzi. La crisi del covid è un'incredibile opportunità per la tecnocrazia liberale di\r\naccelerare il programma - aggiornarlo. Ma è anche un'incredibile occasione, per noi, di portarlo\r\nalla luce. Quando la folla sfila per dire che è necessario rallentare l'accelerazione dell’attuazione\r\ndel programma, bisogna essere molto testardi per pensare che non sia qui che ciò si gioca,\r\nmolto faziosi per sentire solo le falsità. Perché una verità mai detta, difficilmente dicibile, eppure\r\nin agguato nell'ombra di ogni corpo, di ogni cervello ancora un po' umano, trova finalmente\r\nmodo di esprimersi. I Gilet Gialli erano stati l'occasione, rischiosa, come ogni occasione, di\r\nvedere la politica diventare affare di tutti, lontano da partiti, sindacati, avanguardie del\r\nproletariato, l'occasione data a ciascuno che non ci si ritrovasse, che non ci si ritrovasse più, di\r\nsperimentare l'occupazione e la difesa di un territorio, non fosse altro che una rotonda, una\r\nstrada borghese dietro una barricata, un parcheggio di un supermercato. Non dobbiamo\r\nperdere questa nuova occasione, quella di giletjaunizzare il movimento no-pass, e di fare\r\ndell'opposizione alla digitalizzazione del controllo della vita la possibilità di un bug, per quanto\r\npiccolo, nel programma.",[230],{"field":99,"matched_tokens":231,"snippet":227,"value":228},[78,71],1157451471441100800,{"best_field_score":234,"best_field_weight":147,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":235,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897868288","1157451471441100913",{"document":237,"highlight":259,"highlights":269,"text_match":275,"text_match_info":276},{"comment_count":46,"id":238,"is_sticky":46,"permalink":239,"podcastfilter":240,"post_author":241,"post_content":242,"post_date":243,"post_excerpt":52,"post_id":238,"post_modified":244,"post_thumbnail":245,"post_title":246,"post_type":220,"sort_by_date":247,"tag_links":248,"tags":254},"93421","http://radioblackout.org/podcast/usa-tra-zar-delle-frontiere-e-industria-della-detenzione/",[161],"bellocome","Estratti dalla puntata di lunedì 11 novembre 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nUSA: TRA \"ZAR DELLE FRONTIERE\" E INDUSTRIA DELLA DETENZIONE\r\n\r\nMentre il neo-eletto Trump nomina i suoi alti ufficiali nella War on Migrants, Stephen Miller e Tom Homan (istituito del ruolo di “Tzar delle Frontiere”), cerchiamo di osservare le mosse del Complesso Industriale Carcerario: le grandi multinazionali della detenzione, Geo Group e Core Civic, si sfregano le mani e riflettono sulla logistica militare per organizzare lager, monitoraggio elettronico (SmartLink), deportazioni di massa.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BCUPCB_trump-geogroup.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPer approfondire la dimensione industriale della War on Migrants negli USA, leggiamo qualche dichiarazione dei top manager di queste multinazionali:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/11/BCUPCB_geogroup-huff.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nA margine: alcuni appunti sugli attriti tra diversi generali che hanno servito sotto la precedente amministrazione trumpiana e la new wave tecno-militare statunitense; 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Se il suo impegno sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.\r\nCon David Bernardini stiamo ripercorrendo i primi anni della biografia di Rocker che ci hanno offerto uno spaccato dell’anarchismo tedesco a cavallo tra Otto e Novecento.\r\nLa scorsa settimana, seconda di quattro puntate dedicate a Rocker vi abbiamo proposto gli intensi anni del primo Novecento. 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Con un intreccio di alleanze estremamente complesso.\r\nCe ne ha parlato Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città delle armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco delle popolazioni vittime delle guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione delle nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! 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Con un intreccio di alleanze estremamente complesso.\r\nCe ne ha parlato Stefano Capello\r\n\r\nIniziative:\r\n\r\nSabato 4 novembre\r\nNessuna festa per un massacro\r\nManifestazione antimilitarista \r\nore 15,30 in via Roma 100 di fronte alla galleria San Federico, sede del distretto aerospaziale del Piemonte, tra i promotori dell'Aerospace and defence meetings, mostra-mercato dell'industria aerospaziale di guerra e del nuovo Polo bellico a Torino. \r\nContestiamo la città \u003Cmark>delle\u003C/mark> armi! \r\nContestiamo la cerimonia militarista del 4 novembre!\r\n\r\nSabato 18 novembre\r\nDisertiamo la guerra!\r\nOre 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis\r\nCorteo Antimilitarista\r\n\r\nDisertiamo la guerra!\r\n- No all'aerospace and defence meetings!\r\n- No all’industria bellica\r\n- No alla Città dell’aerospazio!\r\n- No alla Nato a Torino!\r\n- No alla guerra e all'economia di guerra\r\n- Siamo e saremo ovunque a fianco \u003Cmark>delle\u003C/mark> popolazioni vittime \u003Cmark>delle\u003C/mark> guerra\r\n- Contro tutti gli imperialismi: né con la Russia né con la NATO.\r\n- Sosteniamo chi si oppone alla guerra in Russia e in Ucraina! Apriamo le frontiere ad obiettori e disertori\r\n- No all’invio di armi!\r\n- Contro la guerra a profughi e migranti in mare e in montagna.\r\n- Distruggiamo le frontiere!\r\n- No alle missioni militari all’estero\r\n- No alle spese militari e alla militarizzazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> nostre città\r\n- Contestiamo la propaganda militarista, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma\r\n- Contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere.\r\nAssemblea Antimilitarista\r\n\r\nMartedì 28 novembre\r\nore 12\r\nPresidio all'Oval in via Matté Trucco 70\r\nNo ai mercanti d’armi! No al Polo Bellico!\r\n\r\n<<<< Ogni martedì fai un salto da\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro\r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!\r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti!\r\ndalle 17,30 alle 20 in corso Palermo 46>>>>\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20\r\nContatti:\r\nfai_torino@autistici.org\r\n@senzafrontiere.to/\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org",{"matched_tokens":299,"snippet":301,"value":301},[300,71],"Industria","Anarres del 27 ottobre. Israele/Palestina: orizzonti geopolitici. Rudolf Rocker / Sino alla grande guerra. \u003Cmark>Industria\u003C/mark> e mercato \u003Cmark>delle\u003C/mark> armi. 4 novembre antimilitarista...",[303,305],{"field":271,"matched_tokens":304,"snippet":301,"value":301},[300,71],{"field":99,"matched_tokens":306,"snippet":296,"value":297},[71],{"best_field_score":277,"best_field_weight":278,"fields_matched":38,"num_tokens_dropped":14,"score":279,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},{"document":309,"highlight":324,"highlights":329,"text_match":332,"text_match_info":333},{"comment_count":46,"id":310,"is_sticky":46,"permalink":311,"podcastfilter":312,"post_author":49,"post_content":313,"post_date":314,"post_excerpt":52,"post_id":310,"post_modified":315,"post_thumbnail":316,"post_title":317,"post_type":220,"sort_by_date":318,"tag_links":319,"tags":322},"97387","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-24-04-2025-guerra-la-merce-piu-ambita-il-sistema-industriale-italiano-e-predisposto-ad-adeguarsi-alla-richiesta/",[170],"Con l'occasione offertaci dalla partecipazione al Ponte Radio del 18 aprile abbiamo pensato di approfondire la filiera dei distretti industriali italiani dedicati alla produzione bellica, al dual use o che si stanno riconvertendo al business armiero e ne è scaturito un verminaio che ci è stato illustrato da Linda Maggiori, che sta curando per l'“Atlante delle guerre” un dossier suddiviso per aree in cui molti sono i nomi di ditte e di reti tirate dai più grossi player come Leonardo o dalle presenze inquietanti, come Idf. Quella israeliana è una costante che troviamo anche nell'intervento che abbiamo registrato con Carlo Tombola, indispensabile il suo lavoro di raccolta e analisi di dati e strategie, ma anche di richiamo alla storia, alle destinazioni d'uso classiche, alla descrizione dei saperi. Oggi trasmettiamo questi due contributi al dibattito e alla denuncia; l'accumulo di indignazione e motivazione perché erompa la mobilitazione contro la produzione e preparazione della guerra proseguirà nella trasmissione del Primo Maggio con Antonio Mazzeo e Alesssandro Volpi.\r\n\r\nRiconversione al contrario: uso della filiera consolidata dai distretti industriali sul territorio\r\n\r\nLa condizione che ha visto il mondo precipitare nella Terza guerra mondiale a pezzi ha prodotto un'attenzione particolare verso indagini che perlustrano il sistema guerrafondaio. Linda Maggiori sta procedendo per “L'Atante delle Guerre” nell'excursus interno ai distretti industriali italiani, che presentano processi locali in parte differenziati tra loro dalla destinazione d'uso – talvolta già tradizionalmente inseriti nella filiera bellica – o da produzioni dual, o in taluni casi riconvertiti con celere facilità da impianti civili a militari. Quello che emerge dal suo dossier è il fatto che il sistema di produzione appare predisposto ad adeguarsi repentinamente in ogni comparto alla richiesta del mercato.\r\nSi registra poi la presenza di grosse multinazionali, anche con interessi statali come Leonardo, che tessono reti di aziende fornitrici reclutate per apportare know how industriale, impianti e logistica ai colossi armieri. Il caso della Microtecnica per Collins, ma anche il caso della Civitanova Navi, dove il riarmo patriottico camuffa il conglobamento in colossi militari esteri, fino al caso della Piaggio acquistata da Baykar, il produttore di droni di fascia media del genero di Erdoğan.\r\nNon ultimo è l'aspetto finanziario: un settore che si fonda sempre più su investimenti proiettati verso la guerra, nel quale si assiste a spin off di ambiti di produzione di grosse multinazionali che alienano a favore di aziende dedite alla fornitura di armi interi comparti (il caso di Exxor che vede al centro i Lince di Iveco nella transazione proprio verso Leonardo), o l'inaugurazione dell'avventura nucleare con i sottomarini livornesi per il Qatar, che dimostrano come la fidelizzazione del cliente civile di yacht di lusso possa diventare anche il consumatore di prodotti militari dagli stessi fornitori.\r\nSi mescolano tradizione regionale e nuove lavorazioni nel nuovo business collegato alla demilitarizzazione e l'apertura di nuovi stabilimenti come quello per la nitroglicerina nella zona da sempre dedicata alla produzione militare tra Colleferro e Anagni.\r\nIl settore più ambito che non viene tralasciato da nessun ente regionale italiano è quello dell'aerospace, che si trova diffuso lungo tutta la penisola, anche se è più sviluppato nelle aree ex automotive, perché sono la meccanica e meccatronica a essere ambiti di più facile riconversione. Anche in questo caso le maggiori ricadute sono su Leonardo (e quindi di nuovo si tratta di un favore alla potenza bellica statunitense). L'aerospaziale se la batte con la cybersecuity per importanza nell'innovazione della filiera bellica e questa volta la parte del leone è svolta da Israele, che funge anche da modello per l'intero sistema produttivo e governativo..\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/distretti-industriali-militarizzati-e-modello-israeliano--65649400\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Filiere-italiane-di-guerra-Linda_Maggiori.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIl valore della merce è quello che conta nel passaggio da un porto, lo stesso vale per i distretti e il just in time romitiano applicato al settore bellico\r\n\r\nL’informazione precisa e approfondita e la ricostruzione di storia e percorsi di Carlo Tombola permettono la formulazione di un lineare discorso che esplicita il metodo di raccolta di dati e la loro analisi conducendoci dalla tradizione lecchese dei forgiatori della Valsassina all'Umbra Cuscinetti, monopolista mondiale; dalla filiera dei cannoni all'aerospace tradizionale e da riconversione dell'automotive; fino al cortocircuito delle forniture per Idf, gli scali israeliani nei porti dell'Adriatico, la serie di aziende che collegano la cybersecurity con i servizi di Tel Aviv.\r\nNe risulta un Sistema Italia predisposto a qualsiasi lavorazione: è la merce il centro della produzione e della distribuzione e su quella si adatta il flessibile tessuto industriale dei distretti, che sono individuabili per tipologia ed è interessante capire quale indotto si trascina dietro la grande industria in precisi territori: è rivelatorio delle vocazioni di una zona scorrere l’elenco delle aziende che partecipano ai progetti – di uno Carlo Tombola ha raccolto i nominativi di circa 200 aziende coinvolte nel progetto di un elicottero. La rete si sostiene sul know how e si sostiene con i capitali messi a disposizione dai politici, che ora sono debitori dei fondi come Blackrock, che ne condizionano i consigli per gli acquisti, non solo quelli da effettuarsi con i fondi stanziati per RearmEurope.\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/episode/dai-cannoni-all-aerospace-il-just-in-time-nel-sistema-italia--65661249\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/04/Forgiatura-di-cannoni-Distretti-Monopoli-Filiere-di-armi-Carlo_Tombola.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nPer ascoltare gli episodi precedenti dell'Escalation bellica in corso si trovano qui:\r\n\r\nhttps://www.spreaker.com/podcast/escalation--4851833#:~:text=Episodi%20%26%20Post-,Dai%20cannoni%20all%27aerospace%3A%20il%20just%20in%20time%20nel%20sistema%20Italia,-22%20APR%202025\r\n\r\n ","23 Aprile 2025","2025-04-23 16:04:43","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/10/blade-1-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 24/04/2025 - GUERRA, LA MERCE PIÙ AMBITA: IL SISTEMA INDUSTRIALE ITALIANO È PREDISPOSTO AD ADEGUARSI ALLA RICHIESTA",1745424101,[320,321],"http://radioblackout.org/tag/bastioni-di-orione/","http://radioblackout.org/tag/bastioniorione/",[202,323],"BastioniOrione",{"post_content":325},{"matched_tokens":326,"snippet":327,"value":328},[78,71],"si trascina dietro la grande \u003Cmark>industria\u003C/mark> in precisi territori: è rivelatorio \u003Cmark>delle\u003C/mark> vocazioni di una zona scorrere","Con l'occasione offertaci dalla partecipazione al Ponte Radio del 18 aprile abbiamo pensato di approfondire la filiera dei distretti industriali italiani dedicati alla produzione bellica, al dual use o che si stanno riconvertendo al business armiero e ne è scaturito un verminaio che ci è stato illustrato da Linda Maggiori, che sta curando per l'“Atlante \u003Cmark>delle\u003C/mark> guerre” un dossier suddiviso per aree in cui molti sono i nomi di ditte e di reti tirate dai più grossi player come Leonardo o dalle presenze inquietanti, come Idf. 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L’operaio metalmeccanico era dipendente di una ditta d’appalto. La reazione immediata dei lavoratori metalmeccanici delle Riparazioni Navali del Porto di Genova è stata quella di fare sciopero subito sino a fine giornata e poi di replicare, il giorno dopo, con 8 ore di sciopero e un presidio davanti al Varco delle Grazie in piazza Cavour a partire dalle ore 8. Stefano ha sottolineato che \"la lotta si rende necessaria ed anzi va ampliata per coinvolgere le istituzioni, la politica e la città tutta ad interessarsi ed agire concretamente su un tema, quello su salute e sicurezza sul lavoro che, come dimostra l’odierna tragedia, è ben lontano dall’essere risolto Il drammatico infortunio sul lavoro. Vi è la necessità di intervenire per rinforzare gli organici degli ispettori ed aumentare la frequenza dei controlli nei cantieri per prevenire gli infortuni e garantire la regolare applicazione delle norme sulla sicurezza. Dobbiamo però sottolineare come il drammatico infortunio riguardi un lavoratore di una azienda in appalto edile, l’ennesimo caso, che richiama a quanto la liberalizzazione del sistema degli appalti e dei subappalti voluta dall’attuale governo in particolare nel settore edile, sia costante fonte di irregolarità, precarietà, infiltrazioni malavitose e violazione delle norme sulla sicurezza. Dobbiamo fermare la catena di infortuni con concretezza, il tempo dei discorsi è finito, perseguiremo il bisogno di verità su quanto successo anche con la mobilitazione.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Stefano-Bonazzi-segretario-FIOM-Genova-su-decesso-riparatore-al-porto-di-genova.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato quello dell' inasprimento del clima repressivo e fascista del nostro Paese. Abbiamo avuto ospiti al telefono Pietro e Adam del collettivo Ferrara per la Palestina per farci raccontare la vicenda che li ha visti coinvolti come realtà promotrice di un progetto scolastico indirizzato ad una classe di un istituto di scuola secondaria di primo grado e delle reazioni scaturitene. Si trattava di un momento di sensibilizzazione al tema dei diritti umani, alla scoperta del popolo palestinese e un approfondimento sullo stato di crisi umanitaria da loro vissuta, che comprendeva anche la proiezione di un documentario. A seguito di questa attività svolta, la dirigente scolastica dell'istituto, è stata subissata da chiamate e pressioni da parte dell'ufficio scolastico provinciale che richiedevano spiegazioni e pretendevano \"l'imparzialità\" nel trattare questi avvenimenti, grazie alla presenza di un \"corso riparatore\" da far tenere a rappresentanti di Israele. Queste pressioni hanno raggiunto il loro apice con le minacce di ritorsioni nei confronti della dirigente e con le telefonate dall'ufficio scolastico provinciale fatte con la presenza telefonica del Ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara. Il corso riparatorio non si poteva fermare, ed è stato fatto da Unione Associazioni Italia-Israele che alla stessa classe di cui sopra ha eposto teorie quali l'inesistenza di un popolo palestinese vero e proprio, piuttosto che non è vero che Israele ha bombardato la striscia di Gaza e che i coloni prima del 7 ottobre 2024 accompagnavano amorevolmente i feriti palestinesi negli ospedali israeliani. I nostri ospiti oltre ad illustrarci nel dettaglio i contenuti usciti da questo secondo incontro, ci hanno restituito le implicazioni su ciò che è stato detto e soprattutto, l'opinione finale degli studenti dopo questo infarcimento di fake news perpetrate da un abuso di ufficio.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Pietro-e-Adam-Ferrara-per-la-Palestina-su-corso-riparatore-imposto-da-Valditara.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Marcello Pini Coordinatore SiCobas Modena, per commentare insieme il grosso incidente esplosivo avvenuto a Reggio Emilia nella notte tra il 10 e l'11 Febbraio in uno stabilimento dell'Inalca, industria specializzata nella macellazione e nella lavorazione delle carni ad uso alimentare. Seppure sulle dinamiche dell'incidente paiono esserci fumi spessi come quelli stessi che ha sollevato bruciando dopo l'esplosione la sede, abbiamo colto l'occasione per parlare con chi da anni si occupa a livello vertenziale e non di quel settore e che quindi ha potuto delinearci un quadro sulle strutture di potere di questo mondo, oltre alle ingiustizie subite da chi ci lavora. Interessante a tal riguardo l'inedita solidarietà che si è riuscita a creare in quei territori, tra sindacato di base e movimenti animalisti e antispecisti, aspetto tra i diversi trattati in questa intervista.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Marcello-Pini-Coord-SiCobas-Modena-su-esplosione-stabilimento-Inalca-a-Reggio-Emilia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ","12 Febbraio 2025","2025-02-12 23:27:29","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/valdi-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 11/02/2025",1739402849,[350],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[352],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":354},{"matched_tokens":355,"snippet":356,"value":357},[78,71],"Febbraio in uno stabilimento dell'Inalca, \u003Cmark>industria\u003C/mark> specializzata nella macellazione e nella lavorazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> carni ad uso alimentare. 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Stefano ha sottolineato che \"la lotta si rende necessaria ed anzi va ampliata per coinvolgere le istituzioni, la politica e la città tutta ad interessarsi ed agire concretamente su un tema, quello su salute e sicurezza sul lavoro che, come dimostra l’odierna tragedia, è ben lontano dall’essere risolto Il drammatico infortunio sul lavoro. Vi è la necessità di intervenire per rinforzare gli organici degli ispettori ed aumentare la frequenza dei controlli nei cantieri per prevenire gli infortuni e garantire la regolare applicazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> norme sulla sicurezza. Dobbiamo però sottolineare come il drammatico infortunio riguardi un lavoratore di una azienda in appalto edile, l’ennesimo caso, che richiama a quanto la liberalizzazione del sistema degli appalti e dei subappalti voluta dall’attuale governo in particolare nel settore edile, sia costante fonte di irregolarità, precarietà, infiltrazioni malavitose e violazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> norme sulla sicurezza. Dobbiamo fermare la catena di infortuni con concretezza, il tempo dei discorsi è finito, perseguiremo il bisogno di verità su quanto successo anche con la mobilitazione.\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Stefano-Bonazzi-segretario-FIOM-Genova-su-decesso-riparatore-al-porto-di-genova.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo argomento della puntata è stato quello dell' inasprimento del clima repressivo e fascista del nostro Paese. Abbiamo avuto ospiti al telefono Pietro e Adam del collettivo Ferrara per la Palestina per farci raccontare la vicenda che li ha visti coinvolti come realtà promotrice di un progetto scolastico indirizzato ad una classe di un istituto di scuola secondaria di primo grado e \u003Cmark>delle\u003C/mark> reazioni scaturitene. Si trattava di un momento di sensibilizzazione al tema dei diritti umani, alla scoperta del popolo palestinese e un approfondimento sullo stato di crisi umanitaria da loro vissuta, che comprendeva anche la proiezione di un documentario. A seguito di questa attività svolta, la dirigente scolastica dell'istituto, è stata subissata da chiamate e pressioni da parte dell'ufficio scolastico provinciale che richiedevano spiegazioni e pretendevano \"l'imparzialità\" nel trattare questi avvenimenti, grazie alla presenza di un \"corso riparatore\" da far tenere a rappresentanti di Israele. Queste pressioni hanno raggiunto il loro apice con le minacce di ritorsioni nei confronti della dirigente e con le telefonate dall'ufficio scolastico provinciale fatte con la presenza telefonica del Ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara. Il corso riparatorio non si poteva fermare, ed è stato fatto da Unione Associazioni Italia-Israele che alla stessa classe di cui sopra ha eposto teorie quali l'inesistenza di un popolo palestinese vero e proprio, piuttosto che non è vero che Israele ha bombardato la striscia di Gaza e che i coloni prima del 7 ottobre 2024 accompagnavano amorevolmente i feriti palestinesi negli ospedali israeliani. I nostri ospiti oltre ad illustrarci nel dettaglio i contenuti usciti da questo secondo incontro, ci hanno restituito le implicazioni su ciò che è stato detto e soprattutto, l'opinione finale degli studenti dopo questo infarcimento di fake news perpetrate da un abuso di ufficio.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Pietro-e-Adam-Ferrara-per-la-Palestina-su-corso-riparatore-imposto-da-Valditara.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl terzo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia telefonica di Marcello Pini Coordinatore SiCobas Modena, per commentare insieme il grosso incidente esplosivo avvenuto a Reggio Emilia nella notte tra il 10 e l'11 Febbraio in uno stabilimento dell'Inalca, \u003Cmark>industria\u003C/mark> specializzata nella macellazione e nella lavorazione \u003Cmark>delle\u003C/mark> carni ad uso alimentare. Seppure sulle dinamiche dell'incidente paiono esserci fumi spessi come quelli stessi che ha sollevato bruciando dopo l'esplosione la sede, abbiamo colto l'occasione per parlare con chi da anni si occupa a livello vertenziale e non di quel settore e che quindi ha potuto delinearci un quadro sulle strutture di potere di questo mondo, oltre alle ingiustizie subite da chi ci lavora. Interessante a tal riguardo l'inedita solidarietà che si è riuscita a creare in quei territori, tra sindacato di base e movimenti animalisti e antispecisti, aspetto tra i diversi trattati in questa intervista.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/02/F_m_11_02_Marcello-Pini-Coord-SiCobas-Modena-su-esplosione-stabilimento-Inalca-a-Reggio-Emilia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n ",[359],{"field":99,"matched_tokens":360,"snippet":356,"value":357},[78,71],1157451470635794400,{"best_field_score":363,"best_field_weight":147,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":14,"score":364,"tokens_matched":38,"typo_prefix_score":46},"2211897475072","1157451470635794545",{"document":366,"highlight":379,"highlights":384,"text_match":361,"text_match_info":387},{"comment_count":46,"id":367,"is_sticky":46,"permalink":368,"podcastfilter":369,"post_author":370,"post_content":371,"post_date":372,"post_excerpt":52,"post_id":367,"post_modified":373,"post_thumbnail":374,"post_title":375,"post_type":220,"sort_by_date":376,"tag_links":377,"tags":378},"76699","http://radioblackout.org/podcast/bastioni-di-orione-21-07-2022-sri-lanka-dopo-il-tuffo-in-piscina-torna-la-repressione-rivolta-e-memoria-della-guerra-civile-la-nato-allunga-le-mani-su-torino-il-progetto-d-i-a-n-a-e-la-corsa-agl/",[170],"radiokalakuta","Bastioni di Orione torna sullo Sri Lanka con Francesco Valacchi con cui parliamo dell'evoluzione della rivolta cingalese ,dei suoi riflessi internazionali,della mancanza di una leadership organizzata ,della memoria ancora sanguinante della guerra civile contro i Tamil conclusasi nel 2009 ,dell'eredità pesantissima del colonialismo .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/BASTIONI-21072022-sri-lanka.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nCon Antonio Mazzeo partiamo dal progetto D.I.A.N.A. della Nato che avrà il suo centro operativo a Torino , per affrontare il tema della nuova corsa agli armamenti,il ruolo dell'apparato militare industriale sempre più connesso con la ricerca e la finanza ,sull'influenza di questo conglomerato nelle scelte di politica estera e di distribuzione delle risorse,l'uso sempre piu' frequente di armi ibride che rendono labile la differenza tra armi convenzionali e armi nucleari,il meccanismo delle porte girevoli fra manager pubblici e industria militare .\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/07/BASTIONI-21072022-MAZZEO.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","24 Luglio 2022","2022-07-24 12:47:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/blade-1-200x110.jpg","BASTIONI DI ORIONE 21/07/2022 - SRI LANKA DOPO IL TUFFO IN PISCINA TORNA LA REPRESSIONE RIVOLTA E MEMORIA DELLA GUERRA CIVILE - LA NATO ALLUNGA LE MANI SU TORINO IL PROGETTO D.I.A.N.A. 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