","Lotta per la casa: dal 29 marzo verso il 12 aprile","post",1396271558,[61,62,63,64,65,66,67,68],"http://radioblackout.org/tag/corteo-regionale-29-marzo/","http://radioblackout.org/tag/lotta-allausterity/","http://radioblackout.org/tag/lotta-per-la-casa/","http://radioblackout.org/tag/occupazioni/","http://radioblackout.org/tag/piano-casa-governo/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati-e-rifugiate/","http://radioblackout.org/tag/sfratti/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[70,71,72,33,73,74,24,75],"corteo regionale 29 marzo","lotta all'austerity","lotta per la casa","piano casa governo","rifugiati e rifugiate","Sgomberi",{"post_content":77,"post_title":84,"tags":87},{"matched_tokens":78,"snippet":82,"value":83},[79,80,81],"piano","casa","governo","tutte e per contrastare il \u003Cmark>piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa\u003C/mark> del \u003Cmark>governo\u003C/mark> Renzi che cerca di sferrare","Sabato pomeriggio Torino è stata attraversata da un corteo determinato e comunicativo per ribadire le ragioni della lotta per un abitare dignitoso per tutti e tutte e per contrastare il \u003Cmark>piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa\u003C/mark> del \u003Cmark>governo\u003C/mark> Renzi che cerca di sferrare un vergognoso attacco nei confronti delle occupazioni.\r\n\r\nAbbiamo parlato questa mattina con Luigi delle ragioni che sabato pomeriggio hanno portato in piazza molte persone, insieme alle tante occupazioni e lotte presenti in tutta la città e in Piemonte. Durante il percorso sono stati inoltre \"colpiti e segnalati\" molti luoghi - tra cui banche, imprese, palazzinari e istituzioni - responsabili della crisi strutturale che colpisce sempre più persone e famiglie, nega il diritto all'abitare, garantisce a quegli stessi attori, pubblici e/o privati, di continuare ad arricchirsi sulle spalle della gente.\r\n\r\nGrazie alle resistenze contro gli sfratti, contro gli sgomberi e alle numerose occupazioni che sono nate in questi ultimi anni e mesi, le lotte per un abitare dignitoso si sono moltiplicate e unite e, allo stesso tempo, abbiamo visto rafforzarsi anche le mobilitazioni che contrastano le politiche selvagge di austerity e i tagli indiscriminati che investono i servizi minimi e il walfare più in generale.\r\n\r\nProprio in quest'ottica di rifiuto e ribaltamento delle politiche europee completamente dipendenti e funzionali ai programmi della troika economica di Banca centrale europea, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea, si rilancia anche la manifestazione del 12 aprile a Roma, dove ancora una volta il ruolo dei movimenti per il diritto all'abitare con tutte le sue composizioni e diversità sarà determinante insieme a tutti gli altri movimenti per la difesa e autodeterminazione dei territori, contro la criminalizzazione e repressione delle lotte.\r\n\r\nAscolta l'intervista con Luigi\r\n\r\nluigi corteo",{"matched_tokens":85,"snippet":86,"value":86},[80],"Lotta per la \u003Cmark>casa\u003C/mark>: dal 29 marzo verso il 12 aprile",[88,90,92,95,97,100,102,104],{"matched_tokens":89,"snippet":70},[],{"matched_tokens":91,"snippet":71},[],{"matched_tokens":93,"snippet":94},[80],"lotta per la \u003Cmark>casa\u003C/mark>",{"matched_tokens":96,"snippet":33},[],{"matched_tokens":98,"snippet":99},[79,80,81],"\u003Cmark>piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa\u003C/mark> \u003Cmark>governo\u003C/mark>",{"matched_tokens":101,"snippet":74},[],{"matched_tokens":103,"snippet":24},[],{"matched_tokens":105,"snippet":75},[],[107,114,117],{"field":36,"indices":108,"matched_tokens":110,"snippets":113},[28,109],2,[111,112],[79,80,81],[80],[99,94],{"field":115,"matched_tokens":116,"snippet":82,"value":83},"post_content",[79,80,81],{"field":118,"matched_tokens":119,"snippet":86,"value":86},"post_title",[80],1736172819517538300,{"best_field_score":122,"best_field_weight":123,"fields_matched":124,"num_tokens_dropped":48,"score":125,"tokens_matched":124,"typo_prefix_score":48},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",{"document":127,"highlight":156,"highlights":192,"text_match":202,"text_match_info":203},{"cat_link":128,"category":129,"comment_count":48,"id":130,"is_sticky":48,"permalink":131,"post_author":17,"post_content":132,"post_date":133,"post_excerpt":53,"post_id":130,"post_modified":134,"post_thumbnail":53,"post_thumbnail_html":53,"post_title":135,"post_type":58,"sort_by_date":136,"tag_links":137,"tags":150},[45],[47],"22590","http://radioblackout.org/2014/04/roma-viii-municipio-occupato-ieri-manifestazione-a-magliana/","Hanno passato la seconda notte nella sede dell’VIII municipio di Roma occupato le oltre 200 famiglie sgomberate l'altro ieri con violenza dalla polizia alla Montagnola. 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Contro il “nuovo piano casa” del governo Renzi, assolutamente insufficiente per le molte famiglie che oggi vivono l’emergenza abitativa, un attacco ai movimenti per il diritto all’abitare e alla dignità delle famiglie sotto sfratto. Un corteo contro le politiche di austerità, contro i tagli, contro lo sperpero di denaro pubblico. Un manifestazione alla quale parteciperanno tutti coloro che oggi portano avanti delle lotte sul territorio: dai lavoratori che si vedono cancellare i diritti acquisiti con anni di lotte, ai precari contro il JobAct di Renzi che aumenta il lavoro precario cancellando qualsiasi prospettiva di vita presente e futura, alle lavoratrici delle scuole, contro la chiusura degli ospedali, come successo per il Valdese – polo di eccellenza piemontese – smantellato dalla Regione Piemonte dal presidente Cota, fino ai disoccupati, agli studenti, alle famiglie sotto sfratto, agli occupanti di case. Per far sentire la tua/nostra voce, per iniziare a costruire insieme un percorso di lotta comune, partenza ore 15 da C.so Marconi angolo via Madama Cristina.\r\n\r\nAscolta la diretta con Luca del collettivo Prendocasa Torino\r\n\r\nLucaPrendocasaTo29Marzo\r\n\r\n ","28 Marzo 2014","2014-03-31 16:58:46","Torino, 29 marzo: corteo regionale per il diritto alla casa",1396022482,[],[],{"post_content":221,"post_title":226},{"matched_tokens":222,"snippet":224,"value":225},[79,223,81],"casa”","diritto all’abitare. Contro il “nuovo \u003Cmark>piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa”\u003C/mark> del \u003Cmark>governo\u003C/mark> Renzi, assolutamente insufficiente per le","Sabato 29 marzo a Torino si terrà una manifestazione regionale per il diritto all’abitare. 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Ora comincia l'autunno e il movimento per la casa fiorentino vuole passare a rivendicare di più, ponendo come base il superamento della repressione insita nel piano casa renziano.\r\n\r\nOra si tratta di ribaltare il piano casa contro il governo: di fronte a un attacco così feroce (si pensi agli arresti torinesi) si cerchi di arrivare a scontri forti e conflittuali partendo da bisogni precisi che vengano politicizzati costruendo una irriducibiilità all'interno delel proprie rivendicazioni: acquisire diritti minimi per puntare a tutto...\r\n\r\nLuca del movimento per la casa di Firenze specifica meglio come si sono svilupate le lotte in estate a Firenze e quali prospettive ci sono in autunno a cominciare dalal manifestazione che si terrà probabilmente il 20 settembre\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/09/2014.09.04_Luca-casa-FI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","4 Settembre 2014","2014-09-19 13:42:23","Sfratti a Firenze: tetto e utenze assicurati, il resto in autunno",1409858706,[247,63,248,67,68,249],"http://radioblackout.org/tag/firenze/","http://radioblackout.org/tag/resistenza/","http://radioblackout.org/tag/utenze/",[251,72,252,24,75,253],"firenze","resistenza","utenze",{"post_content":255,"tags":259},{"matched_tokens":256,"snippet":257,"value":258},[79,80,81],"si tratta di ribaltare il \u003Cmark>piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa\u003C/mark> contro il \u003Cmark>governo\u003C/mark>: di fronte a un attacco","Battaglia perché non si applichi l'articolo 5, la questione delle residenze, degli stacchi: ora questi diritti sono assodati. 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Per rinnovare il permesso di soggiorno i migranti sono costretti a tornare al mercato nero degli affitti o rischiano di perdere anche il lavoro.\r\n\r\nContro questa barbarie, i bambini e le bambine hanno deciso di rompere il silenzio, facendo appello a costruire una grande manifestazione il 16 ottobre 2015 a palazzo Chigi per la cancellazione dell’articolo 5.\r\n\r\nLa presentazione dell'iniziativa con Irene dei Blocchi Precari Metropolitani: Unknown","15 Ottobre 2015","2015-10-19 18:07:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"203\" height=\"300\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte-203x300.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte-203x300.jpg 203w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte-768x1138.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte-691x1024.jpg 691w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/10/kidzblocfronte.jpg 1228w\" sizes=\"auto, (max-width: 203px) 100vw, 203px\" />","I bambini e le bambine delle occupazioni contro l'articolo5",1444911845,[299,138,139,140,141,142,143,300,301,144,145,146,64,248,149,67],"http://radioblackout.org/tag/art5/","http://radioblackout.org/tag/lotta-di-classe/","http://radioblackout.org/tag/manifestazione/",[303,151,29,152,35,17,26,304,305,15,19,153,33,252,22,24],"art5","lotta di classe","manifestazione",{"post_content":307,"tags":312},{"matched_tokens":308,"snippet":310,"value":311},[309,223,81],"Piano","è in vigore il cosiddetto “\u003Cmark>Piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa”\u003C/mark> dell’ex ministro Lupi e del \u003Cmark>governo\u003C/mark> Renzi (Legge 23 maggio 2014,","Dall'appello per la manifestazione sul sito \"Abitare nella Crisi\":\r\n\r\nDa oltre un anno nel nostro paese è in vigore il cosiddetto “\u003Cmark>Piano\u003C/mark> \u003Cmark>casa”\u003C/mark> dell’ex ministro Lupi e del \u003Cmark>governo\u003C/mark> Renzi (Legge 23 maggio 2014, n. 80). 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Per rinnovare il permesso di soggiorno i migranti sono costretti a tornare al mercato nero degli affitti o rischiano di perdere anche il lavoro.\r\n\r\nContro questa barbarie, i bambini e le bambine hanno deciso di rompere il silenzio, facendo appello a costruire una grande manifestazione il 16 ottobre 2015 a palazzo Chigi per la cancellazione dell’articolo 5.\r\n\r\nLa presentazione dell'iniziativa con Irene dei Blocchi Precari Metropolitani: Unknown",[313,315,317,319,321,323,325,327,329,331,333,335,337,339,341,343],{"matched_tokens":314,"snippet":303},[],{"matched_tokens":316,"snippet":151},[],{"matched_tokens":318,"snippet":29},[],{"matched_tokens":320,"snippet":152},[],{"matched_tokens":322,"snippet":170},[80],{"matched_tokens":324,"snippet":17},[],{"matched_tokens":326,"snippet":26},[],{"matched_tokens":328,"snippet":304},[],{"matched_tokens":330,"snippet":305},[],{"matched_tokens":332,"snippet":15},[],{"matched_tokens":334,"snippet":19},[],{"matched_tokens":336,"snippet":153},[],{"matched_tokens":338,"snippet":33},[],{"matched_tokens":340,"snippet":252},[],{"matched_tokens":342,"snippet":22},[],{"matched_tokens":344,"snippet":24},[],[346,348],{"field":115,"matched_tokens":347,"snippet":310,"value":311},[309,223,81],{"field":36,"indices":349,"matched_tokens":350,"snippets":352},[28],[351],[80],[170],1736172818845925400,{"best_field_score":355,"best_field_weight":205,"fields_matched":109,"num_tokens_dropped":48,"score":356,"tokens_matched":124,"typo_prefix_score":48},"3315704070144","1736172818845925490",{"document":358,"highlight":382,"highlights":387,"text_match":390,"text_match_info":391},{"cat_link":359,"category":360,"comment_count":48,"id":361,"is_sticky":48,"permalink":362,"post_author":17,"post_content":363,"post_date":364,"post_excerpt":53,"post_id":361,"post_modified":365,"post_thumbnail":366,"post_thumbnail_html":367,"post_title":368,"post_type":58,"sort_by_date":369,"tag_links":370,"tags":376},[45],[47],"10637","http://radioblackout.org/2012/10/aggiornamenti-dalla-freedom-flottilia/","Dopo che Sabato mattina la nave Estella è stata abbordata dall'esercito di Israele che ha di fatto impedito la buona riuscita della missione di pace che voleva portare aiuti umanitari (ulivi, palloni, farmici ecc.) alla popolazione sotto occupazione di gaza, gli attivisti della Freedom che in un primo tempo sono stati di fatto sequestrati dal governo di Israele stanno pian piano tornando a casa. Mancano però ancora alcuni di loro all'appello, anche se, secondo quanto dichiarava ieri sera il sito internet Shipt to Gaza Svezia, in ogni caso “tutti gli attivisti saranno deportati stanotte. Secondo gli avvocati Israeliani di Ship to Gaza, tutti gli attivisti saranno deportati domani mattina alle 4.30 AM. Gli attivisti Svedesi arriveranno all’aeroporto di Arlanda alle 15.”\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Paola del coordinamento italiano Freedom Flotillia\r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/Paola-coordinamento-italiano-freedomflottilia.mp3\"]\r\n\r\nscarica audio\r\n\r\nLink utili:\r\n\r\nwww.freedomflotilla.it\r\n\r\nhttp://shiptogaza.se/en\r\n\r\n ","24 Ottobre 2012","2025-09-24 22:01:01","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/estelle-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/estelle-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/estelle-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/10/estelle.jpg 640w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Aggiornamenti dalla freedom flottilia",1351080076,[371,372,373,374,375],"http://radioblackout.org/tag/conflitto-israelepalestina/","http://radioblackout.org/tag/estella/","http://radioblackout.org/tag/freedom-flottilia/","http://radioblackout.org/tag/gaza/","http://radioblackout.org/tag/palestina/",[377,378,379,380,381],"Conflitto Israele/palestina","Estella","Freedom Flottilia","Gaza","palestina",{"post_content":383},{"matched_tokens":384,"snippet":385,"value":386},[81,79,80],"stati di fatto sequestrati dal \u003Cmark>governo\u003C/mark> di Israele stanno pian \u003Cmark>piano\u003C/mark> tornando a \u003Cmark>casa\u003C/mark>. 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Parteciperanno molti dei soggetti che nell'ultimo anno hanno costruito il percorso di mobilitazione che dal 19 ottobre al 12 aprile si sono battuti sulla questione della casa, muovendo i primi passi di una denuncia pubblica del famigerato Jobs Act.\r\nMa ci saranno anche sindacati confilittuali, movimenti territoriali, collettivi e istanze di base protagoniste di immunerevoli quanto disperse lotte sui luoghi di lavoro. 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Questi dati rappresentano una brutta vetrina per un'Unione Europea che continua a chiedere sacrifici e austerità in nome di una ripresa che non arriva.\r\nLa scelta della città di Torino come sede dell'evento è da questo punto di vista sintomatica, presentata come fulgido esempio di sorpassamento del modello della città-fabbrica in un oltre di cui quel che si intravvede oggi è soprattutto l'indebitamento, la riduzione progressiva di servizi e welfare e l'impoverimento di ampie fasce di popolazione. Qui, dove non ha mai attecchito il modello berlusconiano, vige e domina da 20 anni il cosiddetto “Sistema-Torino”: un'intricatissima rete di rapporti economici, politici e personali tra grandi banche, fondazioni, ex-dirigenti di Pci-Ds-Pd e Fiat. 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Sono anche risposte politiche a quanto posto sul piatto dai movimenti, dalle vertenze sui luoghi di lavoro e nelle lotte territoriali.\r\nDobbiamo rovesciare questo programma, invertire l'ordine delle priorità. Ordinare un'altra agenda politica, sostanziata dalle lotte, legittimata nei territori, capace di gettare sabbia nei loro ingranaggi e porre sul medio-termine la questione strategica del come, cosa, quanto e per chi produrre. Lo sviluppo tecnologico (automazione, informatizzazione) permetterebbe oggi una riduzione netta e generalizzata del lavoro socialmente necessario, eppure ci troviamo ancora presi dentro le maglie di un ricatto che ci chiede di lavorare di più e più intensamente per mantenere in vita un sistema diseguale e mortifero. 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In questa luce l'emergenza occupazionale di queste prime settimane pare essere l'antipasto di un 2021 in cui in buona parte dei paesi occidentali si vedrà crollare definitivamente l'organizzazione dei servizi sociali del secolo scorso.\r\n\r\nUno dei terreni maggiormente delicati è ed è stato quello della casa: il lockdown e lo stop parziale delle attività produttive ha delapidato le risorse già incerte di buona parte della popolazione e tante famiglie, ancor prima delle azioni di governo, hanno smesso di pagare l'affitto. Per correre ai ripari il principato di Conte ha promulgato un momentaneo blocca-sfratti, da qualche giorno prolungato fino al 31 dicembre, una misura che cerca di prender tempo e di regolamentare la morosità degli affitti che avrebbe rischiato di diventare velocemente strutturale, condivisa e accettata.\r\n\r\nSe nel 2021 i nodi delle politiche governative e della crisi economica verranno al pettine così com'è facilmente immaginabile, ci si augura sia un'occasione per una nuova conflittualità sociale in grado di rimettere sul piatto della contesa con padroni e governanti i reali temi su cui si basano le linee d'esclusione e di classe, non ultimo proprio quello della casa.\r\n\r\nIn questa puntata di Macerie su Macerie, un condensato excursus storico sulle politiche abitative dal dopoguerra, per mostrare il nesso tra i piani dello Stato e l'andamento economico nella logica della riproduzione sociale. Lontano dalla retorica del diritto di una certa sinistra, dalla legge Fanfani al Piano Renzi percorriamo in volata settant'anni di gestione statuale della questione \"casa\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/macerie7luglio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nNell'immagine i casermoni di c.so Cosenza appena ultimati nel 1953 (Piano INA- Casa)","7 Luglio 2020","2020-07-07 11:44:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/c-cosenza-ina-casa-def-200x110.jpg","Macerie su Macerie - 6 luglio 2020. Piccola storia delle politiche abitative dal 1949",1594121638,[],[],{"post_content":491},{"matched_tokens":492,"snippet":493,"value":494},[309,466],"Cosenza appena ultimati nel 1953 (\u003Cmark>Piano\u003C/mark> INA- \u003Cmark>Casa\u003C/mark>)","La crisi acuita ed evidenziata dal Covid-19 mostrerà i segni più feroci solo nel futuro prossimo. In questa luce l'emergenza occupazionale di queste prime settimane pare essere l'antipasto di un 2021 in cui in buona parte dei paesi occidentali si vedrà crollare definitivamente l'organizzazione dei servizi sociali del secolo scorso.\r\n\r\nUno dei terreni maggiormente delicati è ed è stato quello della \u003Cmark>casa\u003C/mark>: il lockdown e lo stop parziale delle attività produttive ha delapidato le risorse già incerte di buona parte della popolazione e tante famiglie, ancor prima delle azioni di \u003Cmark>governo\u003C/mark>, hanno smesso di pagare l'affitto. Per correre ai ripari il principato di Conte ha promulgato un momentaneo blocca-sfratti, da qualche giorno prolungato fino al 31 dicembre, una misura che cerca di prender tempo e di regolamentare la morosità degli affitti che avrebbe rischiato di diventare velocemente strutturale, condivisa e accettata.\r\n\r\nSe nel 2021 i nodi delle politiche governative e della crisi economica verranno al pettine così com'è facilmente immaginabile, ci si augura sia un'occasione per una nuova conflittualità sociale in grado di rimettere sul piatto della contesa con padroni e governanti i reali temi su cui si basano le linee d'esclusione e di classe, non ultimo proprio quello della \u003Cmark>casa\u003C/mark>.\r\n\r\nIn questa puntata di Macerie su Macerie, un condensato excursus storico sulle politiche abitative dal dopoguerra, per mostrare il nesso tra i piani dello Stato e l'andamento economico nella logica della riproduzione sociale. Lontano dalla retorica del diritto di una certa sinistra, dalla legge Fanfani al \u003Cmark>Piano\u003C/mark> Renzi percorriamo in volata settant'anni di gestione statuale della questione \"\u003Cmark>casa\u003C/mark>\".\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/macerie7luglio.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\nNell'immagine i casermoni di c.so Cosenza appena ultimati nel 1953 (\u003Cmark>Piano\u003C/mark> INA- \u003Cmark>Casa\u003C/mark>)",[496],{"field":115,"matched_tokens":497,"snippet":493,"value":494},[309,466],1733921019703328800,{"best_field_score":500,"best_field_weight":205,"fields_matched":277,"num_tokens_dropped":48,"score":501,"tokens_matched":124,"typo_prefix_score":48},"2216192770048","1733921019703328881",{"document":503,"highlight":516,"highlights":521,"text_match":524,"text_match_info":525},{"comment_count":48,"id":504,"is_sticky":48,"permalink":505,"podcastfilter":506,"post_author":507,"post_content":508,"post_date":509,"post_excerpt":53,"post_id":504,"post_modified":510,"post_thumbnail":511,"post_title":512,"post_type":451,"sort_by_date":513,"tag_links":514,"tags":515},"62324","http://radioblackout.org/podcast/u-s-a-razza-e-classe-nella-crisi-pandemica/",[407,413],"cattivipensieri","\"Quello che abbiamo di fronte è tanto un contagio sociale quanto un contagio microbiologico, sia per come la pandemia stessa è stata prodotta, sia nella disomogeneità della sua diffusione. Come per qualsiasi altro fenomeno, gli effetti del virus si abbatteranno più duramente lungo le linee di classe. L'argomento è già stato ampiamente trattato: la disoccupazione è salita alle stelle, portando di fatto a uno sciopero degli affitti di massa e a crescenti disordini sindacali nei settori ancora funzionali - dove in media sono i lavoratori più poveri, più giovani, meno bianchi e più subordinati a venire letteralmente sacrificati per placare i sinistri desideri degli indici S&P 500. [...] Se la classe scolpisce la nostra vita in tutti i suoi strazianti dettagli a partire dalla pietra nuda e cruda della nostra realtà sociale, allora la razza è il suo necessario scalpello, esso traccia le linee di divisione che definiscono l'agonia marmorizzata della scultura\"\r\n\r\n\"[...]La pandemia ha reso sufficientemente chiaro qualcosa che fino a poco tempo fa era un'ipotesi relegata alle pagine di qualche vecchio libro di teoria radicale: esiste quello che viene definito un \"proletariato essenziale\", composto da tutti quei lavoratori necessari a gestire le infrastrutture più elementari che costituiscono l'ossatura della società. Si tratta di persone che svolgono lavori apparentemente disparati, uniti solo dal fatto che la loro particolare attività è stata resa necessaria dalla fusione fra sopravvivenza del capitale e sopravvivenza della specie umana\"\r\n\r\n\"[...] Le avvisaglie di agitazione del comparto industriale sono state rimosse da una serie di riot finora in gran parte limitati ai livelli più effimeri della circolazione - ai corridoi delle downtown, ai grandi magazzini che fungono da camera di compensazione finale per le merci, o ai simboli tradizionali del governo, dal municipio alla Casa Bianca, che sono sempre serviti come sale di potere spoglie e che, anche se se espropriate e saccheggiate, alla fine si rivelano vuote. Questa ribellione, formata da molti disordini e da molti atti di mutuo soccorso, ha iniziato a incontrare lo stesso limite con cui tutte le rivolte o le attività di mutuo soccorso alla fine si scontrano. Ha sbattuto contro il \"piano di vetro\" che la separa da quell'apparato produttivo reso così visibile dalla pandemia...\"\r\n\r\nda \"Crowned Plague\" di Phil A.Neel\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/Neel.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\n-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------","14 Luglio 2020","2020-07-14 14:59:25","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/07/loot-200x110.jpg","U.S.A: Razza e classe nella crisi pandemica",1594738765,[],[],{"post_content":517},{"matched_tokens":518,"snippet":519,"value":520},[81,466],"o ai simboli tradizionali del \u003Cmark>governo\u003C/mark>, dal municipio alla \u003Cmark>Casa\u003C/mark> Bianca, che sono sempre serviti","\"Quello che abbiamo di fronte è tanto un contagio sociale quanto un contagio microbiologico, sia per come la pandemia stessa è stata prodotta, sia nella disomogeneità della sua diffusione. 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In seguito si saprà che dietro lo pseudonimo di Julen Agirre si nascondeva Eva Forest, una militante comunista rivoluzionaria che aveva collaborato con il commando nei suoi movimenti a Madrid. L'organizzazione è Eta, Euskadi ta Askatasuna (paese basco e libertà) che unisce marxismo-leninismo e separatismo. L'idea originaria é rapire Ogro per ottenere la liberazione dei compagni prigionieri. Il primo passo è trovare una base e una copertura. \"Si disse al padrone di casa che eravamo liberi professionisti, per cui lavoravamo a orari irregolari.\" Il piano é quasi pronto quando Ogro diventa capo del governo, la scorta viene rafforzata, il rapimento si rivela impossibile e si ripiega sulla bomba. Chi si trovò nel calle Serrano alle ore 9,30 del 20 dicembre 1973 vide la Dodge blindata di Carrero Blanco volare a 35 metri di altezza. \"Quando premetti il pulsante avevo in mente solo Josu crivellato di pallottole, dopo che 150 poliziotti avevano circondato la sua casa\". Nel 1979 il regista Gillo Pontecorvo realizza il film \"Ogro\" a cui viene aggiunta la morale posticcia che la lotta armata sarebbe lecita solo in una dittatura, che nel libro non c'é. Ovviamente cominciarono subito le leggende che vedevano l'intervento della Cia o del Kgb. Ma nulla potè nascondere il fatto che l'operazione Ogro contribuì alla fine del regime franchista. \"Josu é vendicato! Josu mi ha dato la forza!\" Buon ascolto.","11 Aprile 2021","2021-04-11 09:02:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/OGRO2-200x110.jpg","OPERAZIONE OGRO - LA PERLA DI LABUAN 9/4/2021",1618131744,[],[],{"post_content":543},{"matched_tokens":544,"snippet":545,"value":546},[79,81],"lavoravamo a orari irregolari.\" Il \u003Cmark>piano\u003C/mark> é quasi pronto quando Ogro diventa capo del \u003Cmark>governo\u003C/mark>, la scorta viene rafforzata, il","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/04/2021.04.09-14.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n\"Arrivò all'organizzazione la notizia che Carrero andava tutti i giorni alla messa alle nove in una chiesa del calle Serrano.\" Chi parla é Txabi che, insieme ai suoi compagni Jon, Iker e Mikel, racconta la storia dell'attentato all'ammiraglio Luis Carrero Blanco detto Ogro (in spagnolo: orco) nel corso di otto intensi giorni a Julen Agirre che ne trasse il libro \"Operazione Ogro - Come e perchè abbiamo giustiziato Carrero Blanco\". In seguito si saprà che dietro lo pseudonimo di Julen Agirre si nascondeva Eva Forest, una militante comunista rivoluzionaria che aveva collaborato con il commando nei suoi movimenti a Madrid. L'organizzazione è Eta, Euskadi ta Askatasuna (paese basco e libertà) che unisce marxismo-leninismo e separatismo. L'idea originaria é rapire Ogro per ottenere la liberazione dei compagni prigionieri. Il primo passo è trovare una base e una copertura. \"Si disse al padrone di \u003Cmark>casa\u003C/mark> che eravamo liberi professionisti, per cui lavoravamo a orari irregolari.\" Il \u003Cmark>piano\u003C/mark> é quasi pronto quando Ogro diventa capo del \u003Cmark>governo\u003C/mark>, la scorta viene rafforzata, il rapimento si rivela impossibile e si ripiega sulla bomba. 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Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. 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Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal governo, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al governo turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del governo. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il governo italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio piano senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38","23 Settembre 2016","2018-10-17 23:05:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/barriera-antifa-07-200x110.jpg","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; casa Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",1474643948,[566],"http://radioblackout.org/tag/macerie-su-macerie/",[568],"macerie-su-macerie",{"post_content":570,"post_title":574},{"matched_tokens":571,"snippet":572,"value":573},[80],"Rojava; retate al campo rom; \u003Cmark>casa\u003C/mark> Pound non sbarca in Barriera,","Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; \u003Cmark>casa\u003C/mark> Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto\r\n\r\nAscolta il podcast della puntata:\r\n\r\n2016-09-23-anarres1\r\n\r\n2016-09-23-anarres2\r\n\r\nNel nostro viaggio su Anarres – il pianeta delle utopie concrete questa settimana siamo approdati a...\r\n\r\nAbbiamo preso spunto dall'ultima, anomala, Biennale di architettura di Venezia per parlare di gentrification, megaprogetti, resistenza popolare e architettura.\r\nCi ha guidato in questo viaggio tra Europa, Sud America e Africa, Franco Buncuga, anarchico, architetto, collaboratore della rivista ApArte per la quale ha realizzato un articolo sulla Biennale.\r\n\r\nRojava – il corteo del 24 settembre a Roma: il comunicato della cdc della fai, l’appello di un combattente italiano.\r\n\r\nAppendino come Fassino: retate, arresti e fogli di via al campo rom di via Germagnano\r\n\r\n\u003Cmark>Casa\u003C/mark> Pound non sbarca in Barriera. Venerdì 23 un lungo assedio alle poche decine di fascisti radunatisi in via Baltea, la solidarietà degli abitanti, l'assenza di sostegno nel quartiere, che invece hanno riempito il giardinetto di corso Palermo angolo via Sesia, hanno decretato il flop dell'iniziativa fascista. \r\nBayer compra Monsanto: nasce il nuovo megamostro della chimica.\r\nNe abbiamo discusso con Marco Tafel\r\nAppuntamenti:\r\n\r\nVenerdì 30 settembre\r\nore 21 – corso Palermo 46\r\npresentazione del libro di Alessio Lega “BAKUNIN, IL DEMONE DELLA RIVOLTA\r\nTra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo” \r\nMichail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.\r\nSabato 1 ottobre \r\nal Balon – via Andreis angolo via Borgodora (se piove in piazza della Repubblica sotto la tettoia dei casalinghi)\r\nore 10,30 – 13,30\r\nPresidio contro tutte le frontiere \r\nGiovedì 6 ottobre \r\nore 17,30\r\nai giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia – punto info su guerra sociale e lotte nelle periferie, apericena benefit lotte sociali\r\nDocumenti\r\nComunicato-appello da parte di uno degli italiani unitosi allo YPG, scritto in occasione del corteo nazionale del 24 settembre a Roma. \r\nCiao a tutti e tutte, sono uno degli italiani che si sono uniti allo YPG, unità di difesa del popolo del Rojava. Non sono il primo e non sarò l'ultimo, in Rojava la solidarietà internazionale é molto forte e sono centinaia le persone che arrivano da ogni parte del mondo per far parte di questa rivoluzione. Siamo a conoscenza del corteo nazionale del 24 Settembre che si terrà a Roma e ciò non può che farci felici e darci sostegno e forza nel continuare a lottare.\r\nNelle ultime settimane sui giornali siamo stati chiamati terroristi, è stato detto che comunisti e anarchici vanno ad addestrarsi in Siria, vorrei dire ai giornalisti ed ai politici che si riempiono la bocca di belle parole, che questa rivoluzione non è fatta solo da comunisti o anarchici, ma anzi da curdi, arabi, assiri, ezidi, armeni, turcommanni e da tutte quelle persone che si identificano nel confederalismo democratico. La realtà è completamente diversa da quella che viene raccontata dai giornali e dal \u003Cmark>governo\u003C/mark>, i veri terroristi sono seduti nei palazzi del potere e spostano sulla scacchiera le loro pedine, un giorno amiche, un giorno nemiche, ma quando i nodi vengono al pettine e la verità viene a galla i nemici si scoprono. l'Italia è complice di questa guerra, l'Alenia fornisce elicotteri da combattimento alla Turchia per bombardare il Bakur, l'Italia è inoltre il maggior produttore di mine al mondo ed è anche grazie all'Italia se centinaia di persone sono morte o sono rimaste gravemente ferite per colpa delle migliaia di mine disseminate dall'Isis. Grazie all'accordo di 6 miliardi di euro tra unione europea e Turchia, migliaia di persone vivono in campi profughi che sono delle vere e proprie prigioni a cielo aperto. Grazie a questi soldi ricevuti dall'unione europea la Turchia sta completando la costruzione di un muro di separazione con il Rojava, con il quale si proteggono i militari che sparano senza scrupoli su chi cerca di scappare da questa guerra; sono già decine le persone uccise lungo questo confine.\r\n\r\nL'operazione di invasione del Rojava da parte della Turchia è partita già a metà agosto con la finta invasione di Jarablus, in pratica operazione di sostegno all'Isis, che per la prima volta è retrocesso senza combattere. Successivamente la Turchia ha utilizzato questa nuova postazione per far partire l'invasione di alcuni villaggi del cantone di Efrin; e in queste settimane sono state molte le provocazioni.\r\n\r\nIl rischio di una guerra aperta tra Turchia e Rojava è sempre più alto; ora più che mai è importante sostenere il confederalismo democratico a livello internazionale facendo pressioni sui governi e sugli Stati, complici e autori di questa guerra, perchè interrompano le relazioni politiche, economiche e militari con Ankara; ora più che mai è importante chiedere l'apertura delle frontiere per far entrare aiuti alimentari e medicine, beni di prima necessità che qui mancano.\r\n\r\nE' questa la vera realtà della guerra; la lotta al terrorismo è una menzogna ed è soltanto una facciata per nascondere gli interessi di governi e industrie belliche.\r\n\r\nIl mio pensiero qui in Rojava non può che andare alle migliaia di compagni e compagne caduti o rimasti gravemente feriti per far si che questa rivoluzione sia ancora in vita e prosegua il percorso verso la libertà.\r\n\r\nSperando sempre che dai semi rivoluzionari gettati qui in Rojava un giorno possano nascere fiori in tutto il mondo.\r\nBiji Rojava biji Kurdistan. \r\nSerkeftin\r\n000000\r\nLa Commissione di Corrispondenza dellaFederazione Anarchica Italiana fa propriol’appello del Gruppo Anarchico “Carlo Cafiero” – FAI di Roma, ed invita tutte le realtà federate ad attivarsi per la più ampia partecipazione allo spezzone rosso e nero alla manifestazione del 24 settembre a Roma.\r\nIl colpo di stato in Turchia ha permesso al \u003Cmark>governo\u003C/mark> turco di imporre lo stato di emergenza, e di accrescere la repressione nei confronti dei gruppi attivi nelle lotte e dei movimenti sociali. Anche i/le nostre compagni/e anarchici/che della DAF (Devrimci Anarsist Faaliyet / Azione Rivoluzionaria Anarchica) oltra a socialisti, gruppi curdi democratici sono stati colpiti dalla stretta liberticida del \u003Cmark>governo\u003C/mark>. Il giornale Meydan è stato chiuso e tre nuove indagini sono state avviate, con la scusa di essere un’organizzazione terroristica. \r\n Nelle regioni a maggioranza curda la repressione ha assunto la forma di una guerra aperta contro la popolazione, mentre gli attivisti in carcere, fra cui Abdullah Öcalan, sono costretti in condizioni inumane.\r\n La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchiche e degli anarchici di lingua italiana, esprime la solidarietà internazionalista al popolo curdo e a tutti i popoli che vivono nelle regioni del Kurdistan, vittime dell’aggressione della Turchia, della Siria e dello Stato Islamico; esprime altresì il sostegno alla resistenza, all’autogestione dal basso ed al comunalismo, alla rivoluzione in Rojava, per il suo ulteriore sviluppo in una prospettiva libertaria; invita a mobilitarsi contro il \u003Cmark>governo\u003C/mark> italiano e le altre potenze imperialiste, grandi e piccole, dell’est e dell’ovest, che appoggiano la guerra e il progetto di annientamento del popolo curdo.\r\n000000\r\nUna Biennale d’eccezione \r\n\r\nLanciando pietre\r\n\r\nThrowing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperityi di Douglas Rushkoff se non fosse un interessante libro sugli esiti della economia digitale potrebbe essere un ottimo libro di architettura. Le pietre di cui fa cenno il titolo sono quelle che hanno gettato i residenti di alcuni quartieri di San Francisco contro i Google bus che vengono a raccogliere i dipendenti dell’omonima ditta. Attorno alle fermate dei bus dei privilegiati dell’azienda informatica gli affitti sono cresciuti in maniera talmente elevata che molti abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Una nuova forma raffinata di gentrificazioneii.\r\n\r\nRushkoff, scrittore e saggista cyberpunk e collaboratore di Timothy Leary ci descrive un mondo in cui le differenze aumentano e nel quale le promesse di maggiori opportunità e di democrazia dell’economia digitale si sono rivelate un abbaglio fatale. “Il problema è che siamo ostaggi della trappola della crescita e le tecnologie digitali, che all’inizio sembravano promettere modelli più distribuiti e partecipati per l’economia, si sono trasformate in meri acceleratori di una crescita sempre più frenetica e sorda ai bisogni della società”iii. Nel suo libro Rushkoff cerca di spiegare dove abbiamo sbagliato e per quale motivo e come sia possibile riprogrammare l’economia digitale e le nostre attività ripartendo dal basso per promuovere un’economia sostenibile per raggiungere un benessere il più diffuso possibile.\r\n\r\nNella costruzione del nostro ambiente urbano ci siamo lasciati affascinare dallo stesso meccanismo: la crescita impetuosa delle città e delle conurbazioni a causa di un mix di demografia e spinte speculative ha prodotto i modelli illusori di ‘smart city’, di città cablate super tecnologiche e la rincorsa al gigantismo ed alle emergenze dei grandi edifici simbolo, incarnazione della ‘hubris’ degli archi-star. Ora ci rendiamo conto che questa corsa alla cementificazione del pianeta produce solo macerie nel tessuto abitativo e nei legami comunitari, indispensabili per una vita in armonia con l’ambiente e il territorio.\r\n\r\nL’edizione 2016 della Biennale di Architettura di Venezia, curata dal cileno Alejandro Aravena ha come titolo Reporting from the front ed ha l’ambizione di fotografare lo stato dei lavori in quelle aree del mondo di frontiera in cui si sta preparando il futuro del nostro spazio abitativo.\r\n\r\nQuesta Biennale nelle intenzioni di Aravena si “propone dunque di condividere con un pubblico più ampio, il lavoro delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le diseguaglianze, le perifereie, l’accesso a strutture igienico-sanitarie, i disastri naturali, la carenza di alloggi, la migrazione, l’informalità, la criminalità, il traffico, lo spreco, l’inquinamento e la partecipazione delle comunità.”\r\n\r\nE Paolo Baratta, Presidente della Biennale aggiunge: “Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”.\r\n\r\nUna edizione con un programma sideralmente opposto a quello della precedente, affidata all’archistar Rem Koolhas, che mette sul tappeto molti temi che come libertari ci sono cari: l’autocostruzione, la partecipazione, la progettazione comunitaria e i processi ecologici di recupero dell’esistente insieme allo sviluppo di tecnologie appropriate condivisibili.\r\n\r\nBaratta ci ricorda che l’immaginario architettonico del secolo scorso preconizzava la costruzione di grandi centri urbani inseriti in un territorio che offriva ancora grandi spazi vergini. È stato il periodo della ‘ville radieuse’ di Le Corbusier, della realizzazione in nuovi insediamenti di grandi capitali, come Chandigar o Brasilia. Oggi gli spazi su cui gli architetti sono chiamati ad operare sono spesso enormi aree urbane abbandonate e degradate ed in ogni caso, a causa della crescita urbana e delle nuove forme di produzione post-industriale, gli spazi naturali tendono a divenire sempre più spazi interni ad una pianificazione planetaria.\r\n\r\nSpazi che le autorità non riescono più a controllare o dirigere, per mancanza di risorse economiche ma anche di nuovi strumenti operativi efficaci. Ottima situazione per chi è impegnato in prima linea, sul‘fronte’ e sperimenta nuovi modelli abitativi solidali.\r\n\r\n“una volta i villaggi ci proteggevano dalla natura oggi la natura è il nostro rifugio dalle tensioni urbane” ci ricorda nella sua installazione di video il cileno Elton Leniz invitato da Aravena.\r\n\r\nLa situazione attuale dello sviluppo del fenomeno urbano è ben fotografata nel padiglione della Sala d’armi all’Arsenale dove è esposto il Progetto Speciale ‘Conflitti dell’era urbana’ curato da Riky Burdett. Burdett descrive le due grandi spinte che tendono a definire il nostro ambiente costruito: quelle che lui definisce le Soluzioni dall’alto -quelle istituzionali e dei grandi agenti della pianificazione- su una parete del padiglione e le Soluzioni dal basso –autocostruzione, partecipazione e processi spontanei- sulla parete opposta. Tra i due estremi sono rappresentate le mappe di alcune conurbazioni rappresentative che tendono a diventare in ogni luogo del pianeta ‘il territorio’ non solo una parte dell’ambiente antropizzato: il ‘tutto costruito’ con spazi di ‘natura’ addomesticata tra i suoi interstizi, l’opposto del rapporto urbano agricolo naturale artificiale che esiste da quando esiste l’uomo civile, il prodotto della ‘civitas’, la comunità stanziale di un gruppo di uomini in un territorio definito dalla sua architettura.\r\n\r\nSi aprono spazi vuoti all’interno di queste inquietanti conurbazioni neo-plastiche e come dice Baratta, è in questi spazi, che sono il fronte in cui si combatte per definire l’assetto del nostro ambiente futuro, che dobbiamo cercare esperienze e buone pratiche da analizzare. Reporting from the Front. Con l’intento di ingenerare progetti e processi che diano risposte complesse e condivisibili e che possano divenire nuovi standard e modelli. Architetture anche di piccole dimensioni ma che presentino un’alta qualità professionale e un forte legame con le comunità che le generano.\r\n\r\nRushkoff nel suo saggio parla anche di gig economy, l’economia dei piccoli lavori on-demand, modello Uber, in poche parole il modello che vuole trasportarci dal‘diritto al lavoro’ al nessun diritto dei ‘lavoretti’. In vista di un’uberizzazione della società dobbiamo adattarci anche a una gig-architecture? A un’architettura dei progettini? Che se poi piacciono e funzionano possano essere rilanciati da qualche bella multinazionale e ri-proposti come ready made architettonici. Servono a questo i tanti collettivi, più o meno marginali o antagonisti che vediamo rappresentati in questa bella biennale? Mettere in moto qualche interessante Processo che possa poi da altri essere rivenduto come Progetto?\r\n\r\nProgetti e Processi\r\n\r\nUn discrimine da avere ben presente tra le proposte interessanti viste in questa Biennale è proprio quello di saper distinguere da chi propone progetti confezionati da rivendere alla comunità e tra chi sceglie di ingenerare processi di crescita dal basso proponendo soluzioni che diano risposte a bisogni locali che diventino poi patrimonio collettivo. È ad esempio la scelta del gruppo Ctrl+z: costruire processi in forma partecipativa che non siano isolabili dal contesto che li ha prodotti, che valgano qui e ora, con questo materiale. Un bel esempio le “atrapaniebla” le torri dell’acqua che trasformano la condensa della nebbia in acqua potabile che Ctrl+z ha presentato ai magazzini del Sale nella mostra Spazi d’Eccezione, ‘torri low-tech basate sui materiali che si possono trovare a livello locale. Grazie alla leggerezza e alla modularità. La nostra proposta si può montare in due giorni senza la necessità di gru, ponteggi o altri ausili.’ Un modello della torre è stato montato all’interno dell’Esposizione nel giardino dell’Arsenale.\r\n\r\nA poca distanza la Norman Foster Foundation, insieme alla Future Africa EPFL e ad altre fondazioni, propone una rete di drone-port, aereoporti per droni per collegare in Africa villaggi isolati in ampi territori senza altre possibilità di comunicazione efficienti. I drone-port di Foster sono l’estto opposto della proposta di Ctrl+z, si riducono ad una scatola ed un progetto realizzabile in loco grazie ad un know how centralizzato, drone-porti per ricevere attraverso velivoli teleguidati ad alta tecnologie merci da un distributore lontano, un ragno nella rete da qualche parte. La realizzazione tecnologica dell’antico ‘culto del Cargo’ caro agli antropologi.\r\n\r\nSpazi d’Eccezione\r\n\r\nI fronti da esplorare oggi non sono quello spazio \u003Cmark>piano\u003C/mark> senza limiti che sembra indicare il logo di questa edizione: una foto scattata da Bruce Chatwin che ritrae un’archeologa tedesca, Maria Reiche, sopra una scala di alluminio che osserva i tracciati di pietre del deserto peruviano di Nazca, sono fronti interni allo sviluppo planetario del capitale, luoghi di rovine, di cicatrici, di macerie, quasi sempre ‘spazi d’eccezione’ in cui le normali regole del vivere sono sospese da un potere non normato. E in quei fronti, da tempo, c’è chi lotta e costruisce alternative. Di questi lotte dà testimonianza con uno sguardo libertario l’esposizione ‘Spazi d’Eccezione’ ai Magazzini del Sale, ‘un libro, un meeting e una mostra’ organizzati dai collettivi di Escuela Moderna e S.a.L.E. Docks.\r\n\r\nCtrl+z, Recets Urbanas che abbiamo già citato e altri espositori al Sale partecipano in varie forme anche all’esposizione ufficiale e Spazi d’Eccezione ha organizzato anche un meeting interno alla Biennale nell’ambito delle Biennale Sessions, per portare argomenti misteriosamente scomparsi dal dibattito sul territorio quali il No Mose, il No Tav il No Muos e tanti alti piccoli tentativi di autogestione del territorio e delle lotte urbane. Un tentativo di intrusione riuscito all’interno della Biennale ufficiale è stato quello del colletivo ‘Detroit Resist’ presente nella mostra al Sale che si occupa in modo militante di riqualificazione urbana a Detroit, un gruppo composto da attivisti, artisti, architetti e membri della comunità. Detroit Resist ha organizzato una occupazione digitale del padiglione degli Usa che quest’anno ha come tema “The Architectural immagination” e come oggetto proprio la riqualificazione della città di Detroit con giganteschi progetti con fini speculativi.\r\n\r\nTante sono le presenze libertarie di cui varrebbe la pena dare conto, dall’allestimento del padiglione Italia affidato alla TAM associati dal titolo ‘Taking Care, progettare per il bene comune’ alle presenze individuali, ai collettivi ad alcuni interessanti padiglioni nazionali. Iniziamo presentando il progetto ‘Spazi d’eccezione’ con un articolo di Paolo Martore e Massimo Mazzone. Altri seguiranno.\r\n\r\n“‘Spazi d’eccezione’ NON è un Padiglione Nazionale né un pezzo della Mostra Internazionale né un evento collaterale. ‘Spazi d’eccezione’ è quel lato in ombra a cui tutti fanno riferimento, quel Germinal, quell’humus dal quale tutti ambiguamente attingono, ma di cui nessuno parla mai con chiarezza.”iv Così Massimo Mazzone portavoce di Escuela Moderna nella sua introduzione al catalogo dell’esposizione.\r\n\r\nIn uno dei tanti padiglioni che trattavano di autocostruzione tra le varie indicazioni operative figurava anche la dicitura: ‘quando e in quali luoghi è opportuno accettare situazioni diffuse di illegalità marginale per favorire la costituzione di comunità…’\r\n\r\nNell’installazione di Recetas Urbanas nel padiglione all’Arsenale, all’interno della Biennale, si rivendicava il ‘diritto’ all’illegalità in situazioni di necessità: ecco la differenza che conta con la mostra istituzionale e che appare filo conduttore dell’esposizione al Sale.\r\n\r\nTolleranza dall’alto rivendicazione dal basso. Le varie gradazioni di questo rapporto segnano il sottile confine tra una social democrazia eterodiretta ed una comunità viva con fermenti libertari. Di ciò soprattutto dà testimonianza Spazi d’eccezione.\r\n\r\nViene a proposito il post di Marco Baravalle, animatore di ‘S.a.L.E. Docks’ e curatore di ‘Spazi d’eccezione’ insieme a Massimo Mazzone, a commento della cancellazione della performance Rebootati al padiglione Uruguaiano da parte della direzione della Biennale: “L'arte e l'architettura amano l'informalità quando si lascia rappresentare. Questo è l'essenza del pauperismo: fare dei poveri un soggetto immobile, procedere al saccheggio culturale oltre che a quello materiale. Ad essi è consentito solo di partecipare (solitamente a ciò che è già stato scelto), ad essi è consentito di attivarsi in quanto comunità (che parola è?) su sollecitazione dell'artista o dall'architetto di turno. Che l'illegalità sia individuale, di massa, dettata dalla fame o orientata politicamente, essa è una necessità legata alla sopravvivenza, al miglioramento delle proprie condizioni sociali o ad un nuovo modo di vivere in comune. Secondo qualcuno queste sono anche le priorità dell'architettura.”\r\n\r\n“Spazi d’eccezione credo sia un’ottima risposta e contemporaneamente una vetrina –anche se parziale- di tante praticabili ipotesi di lavoro. Spazi di Eccezione serve a mostrare alcune delle tante iniziative di libertà che combattono sul fronte del costruito che con difficoltà e determinazione stanno cercando di mettersi in rete e acquistare forma visibile.\r\n\r\nÈ in questa ottica che le esperienze contenute in questo lavoro comune hanno un senso, sono alfabeti, sillabe di linguaggi base per ricreare mondi con parole, azioni, fantasie di pratiche condivise. L’espressione di volontà che già esistono e balbettano futuri di libertà e testimonianza necessaria di un filone regressivo nelle pratiche progettuali e nella pianificazione urbana e territoriale che ritorna dominante nel panorama contemporaneo. Pratiche attive da sempre ma che ritornano visibili.\r\n\r\nRebuilding from the front, non Reporting. Un’azione attiva, non una passiva. Non un centro che va a vedere una periferia ma una periferia –anche interna- che ritrova/reinventa la propria forma. Non riportare dal fronte ma ricostruire dal fronte, partendo da ciò che già esiste nel presente, secondo l’insegnamento di Peter Kropotkin, senza ideologie, attraverso sperimentazioni continue.\r\n\r\nCominciamo dunque a ricostruire il mondo partendo dal fronte, da dove si combatte ogni giorno per dare forma a spazi di libertà, spazi che esistono in luoghi marginali, su fratture tettoniche, in Rojava e nelle nostre metropoli, che si parlano in rete e si reinventano quotidianamente, TAZ, zone temporaneamente autonome che anche clonate o colonizzate restano vive altrove, affreschi che occupano spazi e pareti e spariscono coperti da una mano di Blu, seppellendo con una risata gli affanni del mercato.”v\r\n\r\n\r\ni Throwing Rocks at the Google Bus: How Growth Became the Enemy of Prosperity (Tirare pietre al bus di Google: come la crescita è diventata la nemica della prosperità) Douglas Rushkoff, Portfolio, 2016.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nii Per gentrificazione si intende la trasformazione di un quartiere popolare o degradato in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niii ‘Il Digitale era un’utopia. Ora è un incubo Monopolista’, di Giuliano Aluffi in il Venerdì della Repubblica, 26 maggio 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\niv Spazi d’eccezione, a cura di Escuela Moderna – S.a.L.E. Docks; Milieu,pag.9 edizioni, Milano 2016\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nv idem pag.38",{"matched_tokens":575,"snippet":576,"value":576},[80],"Anarres del 23 settembre: megalopoli, gentrification, resistenza popolare e architettura; Rojava; retate al campo rom; \u003Cmark>casa\u003C/mark> Pound non sbarca in Barriera, Bayer assorbe Monsanto",[578,580],{"field":115,"matched_tokens":579,"snippet":572,"value":573},[80],{"field":118,"matched_tokens":581,"snippet":576,"value":576},[80],1731669220158079000,{"best_field_score":584,"best_field_weight":205,"fields_matched":109,"num_tokens_dropped":48,"score":585,"tokens_matched":124,"typo_prefix_score":48},"1116681273344","1731669220158079090",{"document":587,"highlight":599,"highlights":604,"text_match":582,"text_match_info":607},{"comment_count":48,"id":588,"is_sticky":48,"permalink":589,"podcastfilter":590,"post_author":403,"post_content":591,"post_date":592,"post_excerpt":53,"post_id":588,"post_modified":593,"post_thumbnail":594,"post_title":595,"post_type":451,"sort_by_date":596,"tag_links":597,"tags":598},"92778","http://radioblackout.org/podcast/anarres-dell11-ottobre-leggi-di-guerra-stati-uniti-il-ruolo-dei-nazionalisti-cristiani-la-santa-alleanza-tra-liberali-e-fascisti/",[403],"ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming.\r\n\r\nAscolta e diffondi l’audio della puntata:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/2024-10-11-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nLeggi di guerra. Quando la democrazia diventa fascismo\r\nLa stretta securitaria imposta dal DDL 1660 è un ulteriore tassello nel mosaico repressivo del governo. Colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su caserme e commissariati, a chi fa un blocco stradale, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.\r\nQuesti dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur mantenendosi in una cornice universalista. \r\nIl diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.\r\nNe abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco che in serata ha partecipato ad un incontro sul ddl 1660 che si è tenuto alla fat.\r\nQui puoi ascoltare l’audio della serata.\r\n\r\nIl piano dei nazionalisti cristiani per riprendersi l’America\r\nIl ruolo della religione è cambiato profondamente da quando il predicatore fondamentalista Jerry Falwell e il magnate conservatore della posta diretta Paul Weyrich hanno co-fondato la Moral Majority nel 1979. A quel tempo, l'incapacità dei cristiani di far valere il loro potere alle urne su questioni che consideravano una sfida per la loro fede (l'aborto era in cima alla lista, ma anche la preghiera nelle scuole, l'omosessualità e i diritti delle donne) era vista come un'opportunità per galvanizzare un blocco di voto per i conservatori. Il sostegno della Moral Majority ai candidati che avrebbero rappresentato quegli interessi come funzionari eletti ha scatenato una potente risorsa nel Partito Repubblicano. La Moral Majority si è sciolta nel 1989, ma a quel punto erano comparse molte ramificazioni: la Christian Coalition, Focus on the Family e il Family Research Council. Gli elettori evangelici e cristiani avevano in gran parte fatto del Partito Repubblicano la loro casa.\r\nDonald Trump ha attinto e sfruttato questa importante bacino di elettori scontenti. In lui, una corrente di estrema destra ha trovato la sua voce.\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri\r\n\r\nLa santa alleanza tra liberali e fascisti\r\n“Si sta riproponendo il fenomeno politico che più di tutti ha segnato il Novecento in Occidente in modo significativo: la tendenza, sempre negata da entrambe le parti in commedia, all'alleanza tra liberali e fascisti.\r\nÈ una tendenza che vediamo in atto in forme diverse rispetto a quelle prese nel ventennio tra le due guerre perché significativamente differente è la situazione complessiva. Il Novecento vedeva un movimento operaio e un lotta di classe dispiegata che venne abbattuta e silenziata solo grazie alla mobilitazione violenta e omicida delle classi medie con la copertura dei corpi dello stato. Oggi le classi subalterne in occidente sono un corpo senza unità e progettualità e stanno subendo la lotta di classe da quasi mezzo secolo più che produrla.”\r\nQuesto l’incipit del primo di due articoli di Stefano Capello usciti su Umanità Nova\r\nNe abbiamo parlato con Stefano\r\n\r\nAppuntamenti: \r\n\r\nDomenica 20 ottobre\r\nAssemblea Antimilitarista\r\ndalle 10 alle 17\r\nA Massenzatico (Reggio Emilia)\r\nPresso le \"Cucine del popolo\", via Beethoven 78\r\nPer info: assembleantimilitarista@gmail.com\r\n\r\nSabato 26 ottobre\r\nore 10,30 13,30\r\nPresidio antimilitarista al Balon\r\n\r\nVenerdì 1 novembre\r\ncorteo contro la riapertura del CPR di Torino\r\nore 16 piazza Robilant\r\n\r\nGiornate dei disertori\r\n\r\nSabato 2 e lunedì 4 novembre\r\ncontro la guerra e il militarismo\r\n\r\nContro la guerra, la produzione bellica, l’occupazione militare delle periferie, il nazionalismo!\r\nContro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!\r\nCon disertori e obiettori di tutte le guerre!\r\n\r\nSabato 2 novembre\r\nNo alla città dell’aerospazio! No alla città delle armi \r\nManifestazione antimilitarista\r\nIn via Roma di fronte all’ingresso di Galleria San Federico, dove ha sede il DAP – Distretto Aerospaziale Piemontese\r\n\r\nLunedì 4 novembre\r\nIniziative antimilitariste in giro per Torino\r\nSmilitarizziamo la città! \r\n\r\nOgni martedì\r\ndalle 18 alle 20\r\nin corso Palermo 46\r\n(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro \r\nSeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte\r\nVieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! \r\nSostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!\r\nInformati su lotte e appuntamenti! \r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 \r\nper info scrivete a fai_torino@autistici.org\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFB\r\n@senzafrontiere.to/\r\n\r\nTelegram\r\nhttps://t.me/SenzaFrontiere\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","19 Ottobre 2024","2024-10-19 12:09:28","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/09-200x110.jpg","Anarres dell’11 ottobre. 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