","Una ministra amica degli amici del Califfo","post",1461091340,[61,62,63,64,65],"http://radioblackout.org/tag/armi/","http://radioblackout.org/tag/finmeccanica/","http://radioblackout.org/tag/isis/","http://radioblackout.org/tag/pinotti/","http://radioblackout.org/tag/qatar/",[67,68,69,18,70],"armi","finmeccanica","isis","qatar",{"post_content":72,"tags":77},{"matched_tokens":73,"snippet":75,"value":76},[74],"Pinotti","marzo la ministra della Difesa \u003Cmark>Pinotti\u003C/mark> è andata in Qatar e","Alla fine di marzo la ministra della Difesa \u003Cmark>Pinotti\u003C/mark> è andata in Qatar e ha portato a casa intese milionarie per forniture d'armi.\r\nIl Qatar è il principale finanziatore dello Stato Islamico, l'Is, il nemico numero uno dell'Italia, quello contro il quale si fanno dichiarazioni di fuoco ad ogni occasione.\r\nUn ossimoro? No solo la politica statale nella sua normalità.\r\n\r\nIn questi giorni la missione antiscafisti EUNAVFOR si sta avvicinando alle coste libiche, preludendo forse alla terza parte della missione contro gli scafisti, forse il primo atto della seconda parte della guerra per la Libia, cominciata nel 2011.\r\nI media nostrani hanno dedicato poca attenzione ad entrambi i fatti.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, che segue questi temi sul suo blog.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-04-19-mazzeo-pinotti-quatar\r\n\r\nLeggi il pezzo di Mazzeo",[78,80,82,84,87],{"matched_tokens":79,"snippet":67},[],{"matched_tokens":81,"snippet":68},[],{"matched_tokens":83,"snippet":69},[],{"matched_tokens":85,"snippet":86},[18],"\u003Cmark>pinotti\u003C/mark>",{"matched_tokens":88,"snippet":70},[],[90,96],{"field":35,"indices":91,"matched_tokens":93,"snippets":95},[92],3,[94],[18],[86],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":75,"value":76},"post_content",[74],578730123365712000,{"best_field_score":101,"best_field_weight":102,"fields_matched":14,"num_tokens_dropped":47,"score":103,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":47},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":105,"highlight":122,"highlights":127,"text_match":130,"text_match_info":131},{"cat_link":106,"category":107,"comment_count":47,"id":108,"is_sticky":47,"permalink":109,"post_author":50,"post_content":110,"post_date":111,"post_excerpt":53,"post_id":108,"post_modified":112,"post_thumbnail":113,"post_thumbnail_html":114,"post_title":115,"post_type":58,"sort_by_date":116,"tag_links":117,"tags":120},[44],[46],"40531","http://radioblackout.org/2017/02/livorno-corteo-contro-il-governo/","Lo scorso sabato si è svolta a Livorno una manifestazione contro il governo.\r\nIl corteo era stato indetto dall’Assemblea verso il 18 febbraio, cui hanno partecipato la Federazione Anarchica Livornese, il Collettivo Anarchico Libertario, l'Assemblea Autonoma Livornese, l’Asia-USB, il Centro Politico 1921, la Communia Livorno, l'Ex Caserma Occupata, l'Unicobas e l'Unione Inquilini.\r\n\r\nLa manifestazione, diverse centinaia i partecipanti, ha attraversato il centro cittadino in modo forte e determinato.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con un Tiziano, un compagno di Livorno.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n2017 02 21 tiziano corteo liv\r\n\r\n \r\n\r\nDi seguito l’appello unitario per la manifestazione:\r\n“Disoccupazione, licenziamenti, precarietà, emergenza abitativa, un generale peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, questa è la situazione in cui viviamo a Livorno come in molte altre città. Negli ultimi anni i vari governi che si sono succeduti non hanno fatto che ripetere che per uscire dalla crisi erano necessari dei sacrifici, che i soldi non ci sono. Ma i soldi ci sono sempre per gli industriali, per le banche, per le spese militari, mentre per la scuola, per la sanità, per la casa ci sono solo tagli su tagli. Le spese militari quest’anno ammonteranno a 23,4 miliardi, 64 milioni al giorno, il 10% in più rispetto allo scorso anno, mentre altri miliardi sono pronti per salvare il Monte dei Paschi di Siena. Per gli ammortizzatori sociali invece i soldi sembrano non esserci mai, chi riesce ad accedervi non può sperare in più di qualche centinaio di euro mensili per pochissimi mesi. Lo sappiamo bene pure nel nostro territorio, infatti tra Livorno e Piombino sono molti i lavoratori che perderanno entro l’anno anche queste minime briciole. Questo aggraverà ulteriormente la situazione sociale in città, segnata da una profonda crisi occupazionale e da un’emergenza abitativa che l’amministrazione locale tende ad aggravare.\r\nIl nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni, che si è formato dopo le dimissioni dell’ex presidente del consiglio Renzi in seguito all’affermazione del No al referendum costituzionale, si pone in continuità con i governi che lo hanno preceduto. Molti ministeri chiave, in particolare quelli legati alle politiche economiche e sociali, sono guidati dagli stessi personaggi: la conferma di Poletti, Lorenzin, Padoan e Pinotti significa una conferma delle politiche di sfruttamento selvaggio sul lavoro, di tagli e privatizzazione dei servizi dal sociale alla sanità, delle politiche di guerra, riarmo e spese militari. Il nuovo ministro dell’interno Minniti, rispolvera le politiche razziste del governo Berlusconi, annunciando l’apertura di nuovi CIE, veri e propri lager per persone che non hanno i documenti in regola. Anche questo nuovo governo, come quello che lo ha preceduto, è formato sull’accordo centrodestra/centrosinistra, una conferma dell’unità dei diversi schieramenti politici nel portare avanti politiche antipopolari. L’opposizione fatta dai partiti che siedono in parlamento è rappresentata in gran parte da forze politiche che quando hanno avuto modo di governare hanno portato avanti le stesse politiche di rapina e sfruttamento che caratterizzano l’attuale governo.\r\nProprio i partiti responsabili del peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro vogliono poi far credere che la colpa della disoccupazione o dell’emergenza abitativa sia degli immigrati.\r\nMolti partiti e partitini infatti trovano sponda nella politica razzista del governo e, utilizzando una propaganda populista, autoritaria e razzista, se non apertamente fascista, strumentalizzano e deviano il malcontento sociale per guadagnare consensi alle elezioni, dividere i lavoratori e sostenere le politiche di sfruttamento e di oppressione.\r\n\r\nIn ogni caso è evidente che nessuna di queste forze politiche può segnare un reale cambiamento delle condizioni in cui ci troviamo a vivere, perché la stabilità di qualsiasi governo sarà legata alla difesa degli interessi, dei privilegi e dei profitti della classe dirigente.\r\n\r\nContro l’arroganza di questo “nuovo” governo pronto ad imporre le vecchie politiche di sfruttamento c’è quindi bisogno di dare una risposta forte da subito.\r\nPer questo e per rafforzare un tessuto di lotta e solidarietà abbiamo organizzato un corteo a Livorno il 18 febbraio, l’appuntamento è alle ore 15 di fronte alla Prefettura, in Piazza Unità d’Italia.\r\n\r\nAssemblea verso il 18 febbraio”","22 Febbraio 2017","2017-02-23 14:52:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/IMG_6193-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"224\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/IMG_6193-300x224.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/IMG_6193-300x224.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/IMG_6193-768x574.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/IMG_6193-1024x765.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Livorno. 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La Difesa è infatti disponibile a rispondere positivamente alla richiesta del sindaco di Milano di dislocare militari, “la cui presenza con l'operazione Strade Sicure ha finora dato riscontri estremamente positivi, tra i quali la riduzione del 30% dei reati a Roma\". A dirlo è stata il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a margine del Consiglio a Bruxelles, specificando che si potrebbe ricorrere ai circa 1.800 militari che erano impegnati per il Giubileo. Ritorna in auge l'argomento di rendere più \"sicure\" le strade delle città italiane e i militari, a Milano e ovunque, vengano riproposti sempre in seguito a fatti di sangue e sempre per pattugliare i quartieri “multietnici”. 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Annuncio di Pinotti e Gentiloni, ministri della guerra e degli esteri di Renzi, dalle colonne di Repubblica anziché dagli scranni parlamentari sebbene Renzi, nella sua e-news del 5 marzo 2016, avesse giurato che qualsiasi missione in Libia si sarebbe potuta verificare solo passando dapprima per il voto del Parlamento. La conferma della ministra Pinotti alle commissioni congiunte: l’operazione, chiamata ‘Ippocrate’, coinvolgerà 300 militari: 60 tra medici e infermieri, 135 per supporto logistico e 100 unità di ‘forze protection’. Presente anche un aereo nell’eventualità di evacuazioni ed una nave al largo delle coste libiche.\r\nParrebbe una forma umanitaria quella presa dalla missione italiana con la creazione di un ospedale da campo protetto dai militari proprio nella città che fornisce il maggior numero di miliziani che combattono l’Isis a Sirte. 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L'Italia avrebbe un ruolo di primo piano in questo nuovo intervento \"contro il terrorismo\" secondo quanto confermato oggi dal ministro della difesa Pinotti,. In effetti, nel caos post-Gheddafi, lo Stato Islamico ha preso controllo di una parte delle coste intorno a Sirte, e in particolare di numerosi giacimenti petroliferi.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto Nancy Porsia, unica giornalista italiana che si trova attualmente in territorio libico per commentare la situazione.\r\n\r\nA Misurata si dà ormai per certo un prossimo intervento militare con truppe a terra e il coinvolgimento italiano si preannuncia particolarmente importante. D'altro canto, già in ottobre scorso il generale Paolo Serra era stato nominato come consigliere militare dell'inviato ONU Martin Kobler e quindi proprio all'ufficiale italiano potrebbe essere affidata una parte importante delle operazioni.\r\n\r\nLa popolazione vive una situazione di pesante attesa e l'eventualità di un attacco italiano è agitato da più parti come un ritorno dei massacri fascisti del periodo coloniale.\r\n\r\nAscolta la testimonianza di Nancy Porsia da Tripoli\r\n\r\nNancy_Porsia_Lybia__28gen2016\r\n\r\n \r\n\r\n ","28 Gennaio 2016","2016-02-01 13:40:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/1030968372-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"162\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/1030968372-300x162.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/1030968372-300x162.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/1030968372-768x415.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/1030968372.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Libia, l'Italia prepara il calcio sul formicaio",1453990510,[204,178],"http://radioblackout.org/tag/guerra-per-la-libia/",[206,15],"guerra per la libia",{"post_content":208},{"matched_tokens":209,"snippet":210,"value":211},[74],"oggi dal ministro della difesa \u003Cmark>Pinotti\u003C/mark>,. In effetti, nel caos post-Gheddafi,","Dopo il fallimento delle mediazioni tra la camera di Tobruk e il governo di Tripoli sulla possibilità di un governo di unità nazionale guidato da Fayez al Sarraj, si fa sempre più concreta la prospettiva di un intervento militare occidentale in terre libiche. L'Italia avrebbe un ruolo di primo piano in questo nuovo intervento \"contro il terrorismo\" secondo quanto confermato oggi dal ministro della difesa \u003Cmark>Pinotti\u003C/mark>,. In effetti, nel caos post-Gheddafi, lo Stato Islamico ha preso controllo di una parte delle coste intorno a Sirte, e in particolare di numerosi giacimenti petroliferi.\r\n\r\nAbbiamo raggiunto Nancy Porsia, unica giornalista italiana che si trova attualmente in territorio libico per commentare la situazione.\r\n\r\nA Misurata si dà ormai per certo un prossimo intervento militare con truppe a terra e il coinvolgimento italiano si preannuncia particolarmente importante. D'altro canto, già in ottobre scorso il generale Paolo Serra era stato nominato come consigliere militare dell'inviato ONU Martin Kobler e quindi proprio all'ufficiale italiano potrebbe essere affidata una parte importante delle operazioni.\r\n\r\nLa popolazione vive una situazione di pesante attesa e l'eventualità di un attacco italiano è agitato da più parti come un ritorno dei massacri fascisti del periodo coloniale.\r\n\r\nAscolta la testimonianza di Nancy Porsia da Tripoli\r\n\r\nNancy_Porsia_Lybia__28gen2016\r\n\r\n \r\n\r\n 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vigente l’ordinanza di sequestro emessa il 1 aprile del 2015 dal GIP di Caltagirone, su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera; e il Ministero della Difesa si appresta al pagamento della spese processuali.\r\nMentre si attende il verdetto che i giudici del CGA dovranno pronunciare in ordine al secondo (e definitivo) grado del processo amministrativo, dopo le misure non eseguite e le “fantasiose” verificazioni degli incaricati dallo stesso Consiglio di Stato.\r\n\r\nMentre ci si interroga su quali principi di equanimità si baserà il responso degli alti giudici se essi stessi hanno voluto come Verificatori contro un Ministero, gli imparziali rappresentanti di altri tre ministeri e di due organi statali e non hanno concesso nemmeno quei novanta giorni considerati il minimo per non fare andare, di traverso, almeno il pranzo di Natale.\r\n\r\nMentre non si capisce che affidabilità potranno avere dati tecnici forniti dagli stessi americani, che già altre volte han dato prova di trasparenza e “sincerità” o basati su un modello previsionale fornito da uno dei tecnici del Ministero della Difesa, protagonista di dichiarazioni pro-Muos, sicuramente non super partes.\r\n\r\nInsomma, nella confusione che circonda tutta la faccenda, poche certezze: il lavoro estenuante dei Consulenti di parte e dei Legali che hanno avuto solo tre giorni per leggere la relazione dei Verificatori e relazionare le loro controdeduzioni e soprattutto la vitalità di un movimento, reale motivo dell'impedimento dell'uso del sistema di comunicazione americano, laddove gli eserciti sono in fregola per collaudare il Muos, bombardando la Libia.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Pippo dei comitati No Muos\r\n\r\n \r\n\r\nUnknown","29 Gennaio 2016","2016-02-01 14:00:11","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/2016-01-29_sucate-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"153\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/2016-01-29_sucate-300x153.jpg\" 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Le coperte si ammucchiarono da sole, si sollevarono e poi andarono a posarsi sulla spalliera del letto. Subito dopo il cappello si levò in volo.\" Nel 1897 Herbert George Wells scrive \"L'uomo invisibile\", ispirato a uno dei più antichi sogni del genere umano, foriera di infinite possibilità. Così la pensa il professor Griffin che per conquistarla perde molti anni, tutti gli amici e la ragione, per poi scoprire che gli inconvenienti sono superiori ai vantaggi. Tutto comincia nel paese di Iping nel Sussex, il che permette all'autore di offrirci un quadro delle provincia inglese condito di humour ancor oggi godibile. \"L'uomo invisibile\" ispirò alcuni film, tra cui uno con Gianni e Pinotto, molti meno di altre immortali figure del fantastico, probabilmente perchè il tema non permette molte variazioni. Ma ogni tanto qualcuno se ne ricorda e ci riprova. Nel XIV secolo Giovanni Boccaccio nel suo \"Decamerone\" ci presenta il personaggio di Calandrino, che si vanta di essere molto furbo. Gli amici gli fanno credere all'esistenza dell'elitropia, la pietra che rende invisibili, e fingono di non riuscire a vederlo. Calandrino ci casca e si caccia in guai a non finire. Herbert George Wells è considerato il padre della fantascienza moderna, a lui dobbiamo \"La guerra dei mondi\", \"La macchina del tempo\", \"L'isola del dottor Moreau\" e molti altri romanzi e racconti. Il suo nome era compreso nella lista delle personalità che i nazisti volevano arrestare e internare se fossero riusciti a sbarcare in Gran Bretagna, insieme a quelli di Bertrand Russel e Virginia Woolf. \"E fu lì, sul misero letto di una camera squallida, che il più geniale scienziato che il mondo aveva mai avuto terminò la sua folle esistenza.\" Buon ascolto.\r\n\r\nUnknown","7 Aprile 2018","2018-10-24 18:47:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/02/laperladilabuan-200x110.gif","La Perla di Labuan - 30 marzo - L'uomo invisibile","podcast",1523110109,[326,327,328,329,330],"http://radioblackout.org/tag/calandrino/","http://radioblackout.org/tag/claude-rains/","http://radioblackout.org/tag/giovanni-boccaccio/","http://radioblackout.org/tag/herbert-george-wells/","http://radioblackout.org/tag/jacques-bergier/",[332,333,334,335,336],"Calandrino","Claude Rains","Giovanni Boccaccio","Herbert George Wells","Jacques Bergier",{"post_content":338},{"matched_tokens":339,"snippet":341,"value":342},[340],"Pinotto","cui uno con Gianni e \u003Cmark>Pinotto\u003C/mark>, molti meno di altre immortali","\"Accadde qualcosa di veramente incredibile. 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Nel XIV secolo Giovanni Boccaccio nel suo \"Decamerone\" ci presenta il personaggio di Calandrino, che si vanta di essere molto furbo. Gli amici gli fanno credere all'esistenza dell'elitropia, la pietra che rende invisibili, e fingono di non riuscire a vederlo. Calandrino ci casca e si caccia in guai a non finire. Herbert George Wells è considerato il padre della fantascienza moderna, a lui dobbiamo \"La guerra dei mondi\", \"La macchina del tempo\", \"L'isola del dottor Moreau\" e molti altri romanzi e racconti. 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Mentre i sistemi d’arma autonomi letali (killer robots) puntano su un aspetto subordinato alle funzionalità operative, altri progetti (come quelli di Engine AI, il G-1 di Unitree o gli Atlas di Boston Dynamics) ricercano un rimando immediato alla morfologia umana.\r\n\r\nPartendo da questi elementi potremmo chiederci come evolverà il concetto di Uncanny Valley.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BCUPCB_robot-police-china.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nEVOLUZIONI AI\r\n\r\nIn una recente intervista, uno dei cosiddetti padrini dell’AI, il tecno-ottimista Yann LeCun, descrive i limiti e le prossime rivoluzioni di questa tecnologia cognitiva. 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Mentre un parte della ricerca punta al potenziamento delle strutture di “ragionamento” per giungere all’AGI (Artificial General Intelligence), LeCun suggerisce come sia prioritario l’addestramento di sistemi in grado di comprendere il mondo esterno e non solo di manipolare efficacemente il linguaggio.\r\n\r\nUna traiettoria evolutiva che rimanda alle ricerche sui Large Geospatial Models di Niantic e che certamente interessa molto il settore militare.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BCUPCB_evoluzioniAI_LeCun.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nA margine un paio di messaggi molto interessanti su come la relazione con i sistemi di AI plasmi progressivamente il mondo per renderlo intellegibile alle macchine:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BCUPCB_sms-interessanteAI.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BCUPCB_messaggioAI-2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nIL CONFLITTO IN UCRAINA COME GUERRA TARDOCAPITALISTA\r\n\r\nLettura commentata di un interessante articolo di Davide Maria De Luca (pubblicato su Jacobin e tradotto su Internazionale) dove si osserva il marketing per la raccolta fondi delle varie brigate ucraine, la dimensione profondamente classista ed economicista dei criteri di arruolamento, la relazione tra mercato e “sostenibilità” del conflitto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/03/BCUPCB_guerra-tardocapitalista.mp3\"][/audio]\r\n\r\nQui l'articolo su Jacobin",[381],{"field":97,"matched_tokens":382,"snippet":378,"value":379},[377],578730020285972600,{"best_field_score":385,"best_field_weight":133,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":386,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":92},"1108041007104","578730020285972593",{"document":388,"highlight":406,"highlights":412,"text_match":383,"text_match_info":415},{"comment_count":47,"id":389,"is_sticky":47,"permalink":390,"podcastfilter":391,"post_author":355,"post_content":392,"post_date":393,"post_excerpt":53,"post_id":389,"post_modified":394,"post_thumbnail":395,"post_title":396,"post_type":323,"sort_by_date":397,"tag_links":398,"tags":403},"91208","http://radioblackout.org/podcast/ammutinamenti-nelle-carceri-repressione-a-napoli-argo-reloaded/",[279],"Estratti dalla puntata del 22 luglio 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE\r\n\r\nLe carceri italiane hanno raggiunto livelli di invivibilità che sfociano nella letalità.\r\n\r\nIl conteggio dei morti imbarazza alcuni pezzi del mondo politico e ne lascia sostanzialmente indifferenti altri.\r\n\r\nMentre i ragionieri delle pene si ingegnano su come ritoccare qualche elemento affinché questa tecnologia sociale possa proseguire con il suo lavoro, le persone detenute nelle gabbie arroventate dalla crisi climatica si stanno ammutinando.\r\n\r\nRiflettendo sulla situazione delle carceri italiane, raccontando i limiti di accesso ai ventilatori acquistabili al sopravvitto, si può osservare come la dimensione di classe che caratterizza l’apparato sanzionatorio si riscontri anche nei processi di vulnerabilizzazione ambientale-climatica: se sei riccx hai più possibilità di migliorare la tua condizione, se sei poverx puoi anche morire.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/07/BCUPCB_intro-direttaTo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nLe rivolte, le proteste, le rotture dell’ordinarietà che normalizza la violenza del carcere, sono gli unici strumenti di autodifesa per chi è imprigionato in condizioni disumane.\r\n\r\nIn questa diretta partiamo dall’osservare la situazione nel carcere di Torino per estendere le riflessioni al quadro nazionale, al ruolo del sovraffollamento, alle trasformazioni normative funzionali a comprimere gli spazi di rivendicazione di una popolazione detenuta che viene costretta – tramite il ricatto disciplinare - 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Un “suicidio annunciato”, come molti altri, a cui l’apparato punitivo reagisce la strategia che classicamente accompagna la propria autoassoluzione in questi casi: se una persona è “fragile” e non è in grado di reggere il carcere... non è colpa nostra.\r\n\r\nIn questo caso, il tentativo di archiviazione ruota attorno a sfumature ancora più odiose, come la discriminazione tra suicidio e incidente; senza mai osservare l’insostenibilità del carcere e il suo farsi letale.\r\n\r\nTorniamo a parlare della morte di Fabio Romagnoli in compagnia della sorellastra Jessica:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BCUPCB_romagnoli-archiv.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nREPRESSIONE DELLA STAMPA ANARCHICA\r\n\r\nIn un’epoca di sussunzione di ogni interazione umana, anche comunicativa e controinformativa, all’interno della dataficazione propria della rete internet, l’apparato repressivo italiano muove operazioni e inchieste contro la stampa anarchica.\r\n\r\nDopo varie inchieste per istigazione a delinquere e associazione con finalità di terrorismo, l’ultimo sequestro – della rivista a numero unico “La Tempesta” a Roma - scomoda la categoria della “stampa clandestina”... forse proprio per l’apertura alla clandestinità del mediatore cartaceo nel contesto panottico del digitale?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BCUPCB_stampa-anarchica.mp3\"][/audio]","12 Marzo 2024","2024-03-12 10:38:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/bcupcb_stampa-romagnoli-200x110.jpg","MORTE DI FABIO ROMAGNOLI VERSO ARCHIVIAZIONE - REPRESSIONE DELLA STAMPA ANARCHICA",1710239921,[428,400,429,366,367,402],"http://radioblackout.org/tag/anarchia/","http://radioblackout.org/tag/fabio-romagnoli/",[431,295,432,289,291,297],"anarchia","fabio romagnoli",{"post_content":434},{"matched_tokens":435,"snippet":437,"value":438},[436],"panottico","del mediatore cartaceo nel contesto \u003Cmark>panottico\u003C/mark> del digitale?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/BCUPCB_stampa-anarchica.mp3\"][/audio]","Estratti dalla puntata dell'11 marzo 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nIL SUICIDIO ANNUNCIATO DI FABIO ROMAGNOLI VERSO L’ARCHIVIAZIONE\r\n\r\nPoco più di un anno fa, nel febbraio 2023, Fabio Romagnoli moriva in una cella del carcere di Modena; nonostante plurime segnalazioni del rischio suicidario, tra le quali sue esplicite dichiarazioni, quest’uomo veniva lasciato senza osservazione e con una bomboletta di gas da campeggio. 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Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali impianti, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un panottico dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. Un servizio di assistenza sanitaria efficiente e completo favorisce, in primo luogo, una maggiore tutela della salute di tutti gli ospiti della struttura, e può contribuire anche a scongiurare questi tentativi di fuga».\r\nRispetto alla trasparenza delle strutture, il documento va nella direzione di una maggiore discrezionalità delle prefetture nel rilascio dei permessi di accesso da parte di giornalisti o enti umanitari. E anche agli immigrati viene riconosciuta la libertà di corrispondere con l’esterno, magari con il telefonino personale, purché - ben inteso - non abbia fotocamera o videocamera.\r\nLa gestione economica dei Cie è stata fallimentare. In tutta Italia sono molti gli enti e le cooperative che si sono spartite l’affare dell’accoglienza senza peraltro garantire servizi decenti. E così, al ministero si punta a una centralizzazione dei servizi con la creazione di un unico gestore per tutti i centri in Italia. Tale centralizzazione sarebbe funzionale anche al diverso ruolo che si vorrebbe affidare agli operatori che gestiscono le strutture, magari creando «un corpo di operatori professionali. Si tratterebbe dl operatori specializzati, preparati attraverso corsi specifici di formazione e addestramento, organizzati anche con il contributo dell’amministrazione penitenziaria, che affiancherebbero le forze dell’ordine, cui resterebbe comunque affidata la sicurezza dei luoghi». Una mutazione di senso che trasformerebbe chi gestisce un Cie in un secondino a tutti gli effetti.\r\nInfine, per completare il quadro, il documento considera l’importanza della collaborazione dei consolati stranieri nelle procedure di identificazione ed espulsione dei loro cittadini irregolarmente presenti in Italia. Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie","22 Maggio 2013","2018-10-17 22:59:48","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/05/cie-gabbia-200x110.jpg","CIE. 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Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE - uno al momento chiuso per lavori - sono da sempre al centro di lotte durissime e di numerose rivolte ed evasioni.\r\nNe è scaturita una discussione a tutto campo centrata soprattutto su un documento sui CIE prodotto da una commissione nominata nel giugno 2012 dall'ex ministro dell'Interno Cancellieri.\r\nUna delle tante eredità lasciate dal governo Monti a propri successori.\r\nSu questo tema vi riportiamo alcuni stralci dell'articolo scritto da Alberto per il settimanale Umanità Nova.\r\nIl \"La responsabile del Viminale voleva vederci chiaro, anche e soprattutto per risolvere le “criticità” emerse negli ultimi anni. Otto alti funzionari coordinati dal sottosegretario di stato Saverio Ruperto, hanno partorito un documento che, ancora una volta, conferma l’attitudine “umbertina” di chi intende risolvere i problemi solo e soltanto con la repressione.\r\nIl testo è stato diffuso, in anteprima, il mese scorso da una sconcertata Sandra Zampa, parlamentare bolognese del PD. E in effetti i motivi di sconcerto sono davvero tanti.\r\nSchematicamente, si può dire che gli estensori del testo abbiano individuato una serie di “direttrici” sulle quali intervenire dopo una analisi di quello che è successo in questi anni nei Cie, anche alla luce dell’inasprimento delle normative in materia di immigrazione che, com’è noto, prevedono un allungamento dei tempi di detenzione fino a diciotto mesi (un anno e mezzo dietro le sbarre per il solo fatto di essere considerati “irregolari”). Nel documento lo si ammette: la administrative detention non consegue alla commissione di un reato, ma si riferisce a uno status giuridico. In Europa, però, «la possibilita di trattenere per via amministrativa gli stranieri irregolarmente presenti sui territorio, in attesa della lora espulsione, ha una storia ormai più che secolare (il primo Paese europeo a introdurre nel proprio ordinamento la detenzione amministrativa fu la Francia nel 1810)».\r\nPertanto, «i C.I.E. fanno ormai stabilmente parte dell’ordinamento e risultano indispensabili per un’efficiente gestione dell’immigrazione irregolare». Quindi, possiamo metterci il cuore in pace.\r\nNel documento non emerge alcuna volontà di ridurre il numero dei Cie, o di rivedere le leggi che li concepiscono. Al contrario, i magnifici otto dell’ex ministro dell’Interno ritengono che i Cie vadano “migliorati” razionalizzandone la gestione. L’unica concessione che si fa riguarda il periodo massimo di detenzione. Diciotto mesi sono troppi, «essendo pressoché trascurabile il numero di stranieri identificati trascorso l’anno di permanenza». Dodici mesi, quindi, possono bastare.\r\nMa la preoccupazione maggiore deriva dalla “sicurezza” dei Cie. Più volte, nel documento, si fa cenno alle rivolte e alle «sedizioni» che hanno letteralmente distrutto alcune di queste strutture fino alla necessità di chiuderle temporaneamente per rimetterle in sesto. Quindi, si propone di creare spazi appositi per l’isolamento dei soggetti più violenti o potenzialmente più violenti. Insomma: celle di isolamento all’interno di strutture sostanzialmente detentive ma formalmente non carcerarie. Non senza ipocrisia, si ammette che «la totale assenza di attività all’interno dei Centri, che si sostanzia in un ozio forzato, comporta un aumento di aggressività e malessere e si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine». Che fare allora, tenendo conto anche della pericolosa promiscuità dei Cie (che trattengono insieme ex detenuti ed ex lavoratori, immigrati “buoni” e immigrati “cattivi”, immigrati di una cultura insieme ad altri di cultura “avversa”)? Semplice: bisogna pensare che «modalità di trattenimento distinte e una diversa suddivisione degli spazi permetterebbero agli ospiti di trascorre il tempo in maniera costruttiva, con la possibilità di svolgere, in un contesto più armonico e gradevole, attività ricreative e sportive». Attenzione, però: gli immigrati sono tipi difficili, anche un po’ ingrati, e bisogna quindi tener presente il «diffuso disinteresse degli ospiti verso le proposte di attività per l’impiego del tempo, che si registra all’interno dei Centri; mentre, d’altro canto, non è infrequente la necessità per le forze dell’ordine di limitare l’utilizzo degli impianti sportivi all’aperto allo scopo di impedire assembramenti e tentativi di fuga. Affinché sia sempre garantito l’utilizzo di tali impianti, è pertanto auspicabile la predisposizione di un sistema di difese passive all’interno di ogni Cie, in modo da scongiurare sul nascere i tentativi di fuga, attualmente assai frequenti».\r\nAi funzionari del ministero non viene in mente che le rivolte o gli atti di autolesionismo si verificherebbero ugualmente, anche se i Cie fossero dei resort con le gabbie dorate. Né è concepibile, per questi grigi burocrati, che il desiderio di libertà, a fronte di una ingiusta carcerazione, metta in secondo piano qualunque ridicolo palliativo.\r\nDalle pagine del documento trasuda una sola preoccupazione: far sì che il Cie diventi il più possibile sufficiente a se stesso, un \u003Cmark>panottico\u003C/mark> dove si possa fare tutto riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Ad esempio, per quanto riguarda il diritto alla salute e alle cure mediche, si auspica la presenza di un medico con «responsabilità direzionali» e, più in generale, bisogna far sì che gli immigrati non vengano portati negli ospedali. Leggiamo perché: «Uno dei metodi maggiormente usati da parte dei trattenuti per tentare di fuggire dai Centri consiste nel provocare, anche con atti di autolesionismo, le condizioni per essere ricoverati in strutture sanitarie esterne, dalle quali lo straniero spesso può allontanarsi indisturbato a causa delle obiettive difficoltà a predisporre un servizio di piantonamento fisso. Un servizio di assistenza sanitaria efficiente e completo favorisce, in primo luogo, una maggiore tutela della salute di tutti gli ospiti della struttura, e può contribuire anche a scongiurare questi tentativi di fuga».\r\nRispetto alla trasparenza delle strutture, il documento va nella direzione di una maggiore discrezionalità delle prefetture nel rilascio dei permessi di accesso da parte di giornalisti o enti umanitari. E anche agli immigrati viene riconosciuta la libertà di corrispondere con l’esterno, magari con il telefonino personale, purché - ben inteso - non abbia fotocamera o videocamera.\r\nLa gestione economica dei Cie è stata fallimentare. In tutta Italia sono molti gli enti e le cooperative che si sono spartite l’affare dell’accoglienza senza peraltro garantire servizi decenti. E così, al ministero si punta a una centralizzazione dei servizi con la creazione di un unico gestore per tutti i centri in Italia. Tale centralizzazione sarebbe funzionale anche al diverso ruolo che si vorrebbe affidare agli operatori che gestiscono le strutture, magari creando «un corpo di operatori professionali. Si tratterebbe dl operatori specializzati, preparati attraverso corsi specifici di formazione e addestramento, organizzati anche con il contributo dell’amministrazione penitenziaria, che affiancherebbero le forze dell’ordine, cui resterebbe comunque affidata la sicurezza dei luoghi». Una mutazione di senso che trasformerebbe chi gestisce un Cie in un secondino a tutti gli effetti.\r\nInfine, per completare il quadro, il documento considera l’importanza della collaborazione dei consolati stranieri nelle procedure di identificazione ed espulsione dei loro cittadini irregolarmente presenti in Italia. Quindi, lungi dal pensare a una riduzione dei Centri, «nella prospettiva di una revisione della loro dislocazione sul territorio, e dell’eventuale creazione di nuove strutture, sarebbe opportuno concentrarne la presenza soprattutto nelle città in cui si trovano i consolati o le ambasciate dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio».\r\n\r\nAscolta la diretta con Alberto\r\n2013 05 17 alberto cie",[470],{"field":97,"matched_tokens":471,"snippet":467,"value":468},[436],{"best_field_score":385,"best_field_weight":133,"fields_matched":17,"num_tokens_dropped":47,"score":386,"tokens_matched":17,"typo_prefix_score":92},6637,{"collection_name":323,"first_q":18,"per_page":39,"q":18},["Reactive",476],{},["Set"],["ShallowReactive",479],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fZ6g9-rTHTfaqQ2_1vU8ngDgRjsEd4UDQzte45J-CaPg":-1},true,"/search?query=pinotti"]