","Siria: sulle donne abusi sessuali e ricatti in cambio di aiuti umanitari","post",1519827544,[64,65,66],"http://radioblackout.org/tag/onu/","http://radioblackout.org/tag/siria/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sulle-donne/",[68,69,15],"ONU","Siria",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":80},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"donne","organizzazioni internazionali hanno sfruttato sessualmente \u003Cmark>donne\u003C/mark> siriane, subordinando la consegna degli","Un'inchiesta della BBC ha rivelato che alcuni operatori che in Siria consegnano aiuti umanitari per conto delle Nazioni unite e di altre organizzazioni internazionali hanno sfruttato sessualmente \u003Cmark>donne\u003C/mark> siriane, subordinando la consegna degli aiuti a ricatti e violenze. L'indagine prende le mosse da una serie di denunce emerse per la prima volta nel marzo 2015, ma gli abusi si sarebbero protratti, tanto che molte \u003Cmark>donne\u003C/mark> siriane sono arrivate al punto di evitare di recarsi nei centri di distribuzione degli aiuti.\r\n\r\nRivelazioni non dissimili da quelle emerse con il recente caso Oxfam, nel quale sotto accusa sono finiti alcuni operatori dell'omonima Ong britannica che nel 2011, durante la ricostruzione post-sisma ad Haiti, hanno molestato e fatto prostituire \u003Cmark>donne\u003C/mark> della popolazione locale.\r\n\r\nQuanto emerso dalle ultime inchieste conferma come spesso dietro il velo delle missioni umanitarie si celino strumenti di controllo e dominio \u003Cmark>sulle\u003C/mark> popolazioni destinatarie degli aiuti e come - in un contesto di forte asimmetria di potere tra chi \"dà\" e chi \"riceve\" - il corpo delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> sia ancora una volta il primo a diventare campo di battaglia e strumento di ricatti e violenze.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Raffaele K. Salinari, docente universitario e presidente di Terre des Hommes International:\r\n\r\nsalinari_rk",{"matched_tokens":77,"snippet":79,"value":79},[78,73],"sulle","Siria: \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> abusi sessuali e ricatti in cambio di aiuti umanitari",[81,83,85],{"matched_tokens":82,"snippet":68},[],{"matched_tokens":84,"snippet":69},[],{"matched_tokens":86,"snippet":88},[87,78,73],"violenza","\u003Cmark>violenza\u003C/mark> \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>",[90,96,99],{"field":39,"indices":91,"matched_tokens":93,"snippets":95},[92],2,[94],[87,78,73],[88],{"field":97,"matched_tokens":98,"snippet":79,"value":79},"post_title",[78,73],{"field":100,"matched_tokens":101,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],1736172819517538300,{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":51,"score":107,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},"3315704398080",13,3,"1736172819517538411",{"document":109,"highlight":128,"highlights":146,"text_match":102,"text_match_info":156},{"cat_link":110,"category":111,"comment_count":51,"id":112,"is_sticky":51,"permalink":113,"post_author":38,"post_content":114,"post_date":115,"post_excerpt":56,"post_id":112,"post_modified":116,"post_thumbnail":117,"post_thumbnail_html":118,"post_title":119,"post_type":61,"sort_by_date":120,"tag_links":121,"tags":125},[48],[50],"44883","http://radioblackout.org/2017/12/roma-la-casa-delle-donne-lucha-y-siesta-a-rischio-sgombero/","La Casa delle Donne Lucha y Siesta è uno spazio attivo da quasi 10 anni nella lotta contro la violenza sulle donne a Roma. La sua storia inizia nel 2008 con l'occupazione dello stabile di via Lucio Sestio 10, ex sottostazione di proprietà dell'Atac (l’azienda municipalizzata dei trasporti della capitale) abbandonata negli anni '90. Da allora in questo spazio femminista sono nate moltissime attività e iniziative autogestite: uno sportello di ascolto e di consulenza legale e stanze per le donne che scappano dalla violenza, una biblioteca, una sala giochi per bambini e altro ancora.\r\n\r\n \r\n\r\nOra Lucha y Siesta rischia lo sgombero. Negli ultimi giorni, infatti, il proprietario Atac Spa ha annunciato di voler vendere lo stabile per fare cassa contro le condizioni economiche disastrose in cui versa l'azienda di trasporti romana. Una decisione che, se confermata, costringerebbe l'esperienza di Lucha y Siesta ad andarsene. A questa notizia le donne dello spazio hanno lanciato un appello alla solidarietà, annunciando di non essere disposte ad andarsene o a fare passi indietro.\r\n\r\n \r\n\r\nIl collegamento con Simona, una compagna di Lucha y Siesta:\r\n\r\nsimona_lucha","13 Dicembre 2017","2017-12-16 11:31:14","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/casa-delle-donne-lucha-y-siesta-586x390-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/casa-delle-donne-lucha-y-siesta-586x390-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/casa-delle-donne-lucha-y-siesta-586x390-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/casa-delle-donne-lucha-y-siesta-586x390.jpg 571w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Roma, la Casa delle Donne Lucha y Siesta a rischio sgombero",1513174237,[122,123,124,66],"http://radioblackout.org/tag/lucha-y-siesta/","http://radioblackout.org/tag/roma/","http://radioblackout.org/tag/sgomberi/",[126,26,127,15],"lucha y siesta","Sgomberi",{"post_content":129,"post_title":133,"tags":137},{"matched_tokens":130,"snippet":131,"value":132},[87,78,73],"anni nella lotta contro la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark> a Roma. 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Basta violenza dei tribunali contro le donne!\r\n\r\n \r\n\r\nL’intervista a Virginia Iorio, avvocata di Laura (realizzata durante la trasmissione Il Colpo della Strega):\r\n\r\nintervista avvocata virginia iorio_laura_processostupro_torino\r\n\r\n ","5 Aprile 2017","2017-04-08 11:11:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/17626592_978227928946269_6432235728805346005_n-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/17626592_978227928946269_6432235728805346005_n-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/17626592_978227928946269_6432235728805346005_n-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/17626592_978227928946269_6432235728805346005_n-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/04/17626592_978227928946269_6432235728805346005_n.jpg 960w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Basta violenza dei Tribunali contro le donne! Intervista all'avvocata di Laura nel processo per stupro",1491418802,[171,172,173,174,66],"http://radioblackout.org/tag/massimo-raccuia/","http://radioblackout.org/tag/non-una-di-meno/","http://radioblackout.org/tag/stupro/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[176,20,177,18,15],"massimo raccuia","stupro",{"post_content":179,"post_title":183,"tags":186},{"matched_tokens":180,"snippet":181,"value":182},[87,73],"Torino per dire basta alla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> dei tribunali contro le \u003Cmark>donne\u003C/mark> e portare solidarietà a Laura:","Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino, con la sentenza della giudice Diamante Minucci, ha assolto con formula piena Massimo Raccuia, ex commissario della CRI, accusato di violenze e stupro nei confronti di una donna che lavorava nella Croce Rossa.\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nLe giudici hanno trasmesso gli atti alla Procura con la volontà di avviare un procedimento per calunnia nei confronti di Laura (la parte lesa) che potrebbe ora trovarsi ad affrontare – come imputata – un nuovo processo.\r\n\r\n \r\n\r\nDomenica un primo momento di mobilitazione organizzato dalla rete Non Una di Meno Torino per dire basta alla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> dei tribunali contro le \u003Cmark>donne\u003C/mark> e portare solidarietà a Laura: una casserolata rumorosa ha attraversato le vie del centro cittadino.\r\n\r\n \r\n\r\nMercoledì 12 aprile alle h12 è stato invece chiamato un presidio davanti al tribunale di Torino in contemporanea con iniziative analoghe in tante altre città italiane: ci basta il basta di Laura! 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(...) Stavolta il ministero della Salute pubblica un'immagine con un sapore \"vagamente\" razzista: in alto due belle coppie felici, bionde, bianche, eterosessuali e vestite con colori pastello, sotto un gruppo di ragazzi, in maggioranza neri, che si drogano. (...) Dice l’Ansa che è stato ritirato l’opuscolo (ora visibile solo su archive.org) sulle cattive abitudini attribuite a neri e gente dei centri sociali, sarebbe stata aperta un’inchiesta e revocato l’incarico al direttore per la comunicazione del ministero. (...) Ma quel che a me viene in mente è il fatto che per ben due volte si è scansata la critica all’intero Piano Nazionale della Fertilità, con annesse ridicole iniziative e offensive locandine e immagini, e per ben due volte la Ministra resta attaccata alla poltrona senza dare il minimo segno di assunzione di responsabilità che viene attribuita sempre e solo ai sottoposti.\" (da abbattoimuri.wordpress.com)\r\n\r\nPrendendo spunto dalle manifestazioni #FertilityFake che ieri si sono tenute in diverse piazze italiane, Torino compresa, per dire sì di essere in attesa, ma \"di diritti, welfare, diritto allo studio, ambiente sano e adozioni per le coppie omosessuali\" e per chiedere le dimissioni del ministro della Salute Lorenzin, abbiamo approfondito il percorso che sta portando verso una grande manifestazione delle donne a Roma il 26 novembre, al grido di \"Ni una menos! 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Questa mattina ne abbiamo parlato con Isabella della Rete IoDecido romana e dello sportello antiviolenza \"Una stanza tutta per sè\":\r\n\r\nUnknown\r\n\r\nL'Assemblea Antisessista di Torino, nell'aderire alla manifestazione nazionale, ha chiamato una prima assemblea di avvicinamento alle giornate romane invitando tutti e tutte questo sabato 24 settembre alle ore 15 nella sede di Radio Blackout, via Cecchi 21/a",{"matched_tokens":238,"snippet":239,"value":239},[73],"Dal Fertility Fake verso una grande manifestazione delle \u003Cmark>donne\u003C/mark>",[241,243,245,247,249],{"matched_tokens":242,"snippet":228},[],{"matched_tokens":244,"snippet":229},[],{"matched_tokens":246,"snippet":230},[],{"matched_tokens":248,"snippet":231},[],{"matched_tokens":250,"snippet":88},[87,78,73],[252,257,259],{"field":39,"indices":253,"matched_tokens":254,"snippets":256},[200],[255],[87,78,73],[88],{"field":100,"matched_tokens":258,"snippet":235,"value":236},[87,78,73],{"field":97,"matched_tokens":260,"snippet":239,"value":239},[73],{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":106,"num_tokens_dropped":51,"score":107,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},{"document":263,"highlight":281,"highlights":298,"text_match":102,"text_match_info":308},{"cat_link":264,"category":265,"comment_count":51,"id":266,"is_sticky":51,"permalink":267,"post_author":38,"post_content":268,"post_date":269,"post_excerpt":56,"post_id":266,"post_modified":270,"post_thumbnail":271,"post_thumbnail_html":272,"post_title":273,"post_type":61,"sort_by_date":274,"tag_links":275,"tags":278},[48],[50],"36351","http://radioblackout.org/2016/06/roma-a-rischio-chiusura-i-centri-antiviolenza-per-le-donne/","Mentre partono petizioni per aprire sportelli/centri antiviolenza in ogni Municipio, il Comune di Roma vuole chiudere lo storico centro antiviolenza \"Donatella Colasanti e Rosaria Lopez\", attivo dal 1997 nel sostegno alle donne vittime di maltrattamenti che vogliono uscire da una situazione di violenza.\r\n\r\nIl Centro è un punto di riferimento storico sul territorio romano, sia per le donne che nel corso di 20 anni hanno avuto accesso alla struttura, sia per tutte le istituzioni (Forze dell’Ordine, Procure, Ospedali, servizi sociali, associazioni del privato sociale, ecc) che hanno trovato nel Centro antiviolenza un imprescindibile strumento sia di emersione che di presa in carico del grave e diffuso fenomeno della violenza di genere.\r\n\r\nSulla base delle informazioni ricevute, sembrerebbe che l’edificio intero non è di competenza comunale (come appariva certo e documentato, anche da determine comunali che risalgono al 1996) ma che in realtà la proprietà di esso è della Regione Lazio, il cui Ufficio Patrimonio sta reclamando la riscossione di imponenti cifre per l’occupazione, facendo riferimento a circa 20 anni di usufrutto dei locali. Il Comune, da parte sua, non sembra avere la possibilità di saldare un debito così importante, e l’unica soluzione che si sta profilando è di chiudere il servizio. Pertanto, se non verrà risolto tale contenzioso tra Comune e Regione, il 30 luglio 2016, data di scadenza del bando di affidamento del Centro antiviolenza, questo importante spazio verrà chiuso.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Sara del Centro Antiviolenza \"Una stanza tutta per sè\" di Roma\r\n\r\nSara_Centro Antiviolenz","8 Giugno 2016","2016-06-11 16:50:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/images-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"267\" height=\"189\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/06/images.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Roma: a rischio chiusura i centri antiviolenza per le donne",1465393856,[276,277,123,66],"http://radioblackout.org/tag/centri-antiviolenza/","http://radioblackout.org/tag/genere/",[279,280,26,15],"centri antiviolenza","genere",{"post_content":282,"post_title":286,"tags":289},{"matched_tokens":283,"snippet":284,"value":285},[73],"dal 1997 nel sostegno alle \u003Cmark>donne\u003C/mark> vittime di maltrattamenti che vogliono","Mentre partono petizioni per aprire sportelli/centri antiviolenza in ogni Municipio, il Comune di Roma vuole chiudere lo storico centro antiviolenza \"Donatella Colasanti e Rosaria Lopez\", attivo dal 1997 nel sostegno alle \u003Cmark>donne\u003C/mark> vittime di maltrattamenti che vogliono uscire da una situazione di \u003Cmark>violenza\u003C/mark>.\r\n\r\nIl Centro è un punto di riferimento storico sul territorio romano, sia per le \u003Cmark>donne\u003C/mark> che nel corso di 20 anni hanno avuto accesso alla struttura, sia per tutte le istituzioni (Forze dell’Ordine, Procure, Ospedali, servizi sociali, associazioni del privato sociale, ecc) che hanno trovato nel Centro antiviolenza un imprescindibile strumento sia di emersione che di presa in carico del grave e diffuso fenomeno della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di genere.\r\n\r\nSulla base delle informazioni ricevute, sembrerebbe che l’edificio intero non è di competenza comunale (come appariva certo e documentato, anche da determine comunali che risalgono al 1996) ma che in realtà la proprietà di esso è della Regione Lazio, il cui Ufficio Patrimonio sta reclamando la riscossione di imponenti cifre per l’occupazione, facendo riferimento a circa 20 anni di usufrutto dei locali. 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Dalla manifestazione di Pegida sabato ad altri episodi di violenza e \"caccia\" all'immigrato promosse da gruppi di hooligans e buttafuori nella serata di ieri (domenica), sempre nella zona della stazione di Colonia, che hanno portato al ferimento di sette persone di origine pakistana e siriana. Strade, spazi e corpi di un dato territorio vengono così \"marcati\" dalla strumentalizzazione, in primis mediatica, della violenza che donne, giovani ed adolescenti vivono sistematicamente nella loro quotidianità, non solo in spazi pubblici e visibili, ma anche e soprattutto nelle proprie case, nei luoghi di lavoro ed in molti altri contesti meno visibili e \"privati\".\r\n\r\nLa maggior parte dei commenti e delle opinioni che riempiono i giornali mainstream tedeschi e che animano un certo tipo di dibattito poco analitico non sembrano evidenziare grandi differenze rispetto alle testate di altri paesi europei. Molti dei testi e delle opinioni pubblicati cercano di non affrontare i nodi più spinosi e complessi della questione: perciò abbiamo cercato prima di capire quali differenze ci siano tra la stampa tedesca e quella italiana, poi di analizzare gli ultimi episodi avvenuti nel fine settimana e quanto meno di nominare quei nodi generalmente evacuati, che riguardano le complesse articolazioni tra sesso, violenza, potere, relazioni di dominio all'intersezione tra genere, colore, classe, nel contesto di un fenomeno migratorio che investirà sempre più le metropoli europee.\r\n\r\nAscolta il contributo di Ricke:\r\n\r\nricke","11 Gennaio 2016","2016-01-15 13:21:54","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/119781-md-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/119781-md-300x185.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/119781-md-300x185.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/119781-md-768x473.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/01/119781-md.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Dopo i fatti di Colonia: violenza contro le donne e manipolazione mediatica",1452531003,[323,324,325,326,327,328,329,66],"http://radioblackout.org/tag/aggressioni-e-abusi-sessuali-colonia/","http://radioblackout.org/tag/machismo/","http://radioblackout.org/tag/partiti-neonazisti/","http://radioblackout.org/tag/populismo/","http://radioblackout.org/tag/razzismo/","http://radioblackout.org/tag/rifugiati/","http://radioblackout.org/tag/violenza-sessuale/",[331,332,333,334,335,336,337,15],"aggressioni e abusi sessuali Colonia","machismo","partiti neonazisti","populismo","razzismo","rifugiati","violenza sessuale",{"post_content":339,"post_title":343,"tags":346},{"matched_tokens":340,"snippet":341,"value":342},[87,73],"strumentalizzazione, in primis mediatica, della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> che \u003Cmark>donne\u003C/mark>, giovani ed adolescenti vivono sistematicamente","Dopo le aggressioni avvenute a Colonia, nella notte di Capodanno, contro \u003Cmark>donne\u003C/mark> e ragazze che si muovevano nelle strade vicino alla stazione, da parte di numerosi giovani uomini più o meno ubriachi - e che secondo una prima ricostruzione sembrano provenire per la maggior parte da Siria, Marocco e Algeria -, sono seguite in questo ultimo fine settimana mobilitazioni di natura apertamente razzista e neonazista. 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Una delle voci di donne che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico di pinkwashing ovvero dell'utilizzo di tematiche di genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica di difesa delle donne con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo di uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle donne. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte di Alberico di Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico Di Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere di Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella di isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito di donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio di un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla violenza in divisa agita contro le donne. Violenza maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle donne. Racconteremo tante storie di donne, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla violenza in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano violenza, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa violenza di Stato, nei Paesi Baschi, significa la violenza di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La violenza di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai sulle libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani donne militante della sinistra indipendentista basca, che la violenza di stato e la violenza machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la violenza incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la violenza degli uomini e delle donne in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della violenza di Stato, della violenza degli uomini e donne dello Stato sulle strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino violenza di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa violenza dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione sulle persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. DA VINCI, 42\r\nGianni","3 Giugno 2014","2018-10-24 17:46:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/still_not_loving_police_1-200x110.jpg","Percorso radiofonico contro la violenza di stato","podcast",1401796980,[442,443,444,445,446,447,448,449,450,451,452,453,66],"http://radioblackout.org/tag/antipsichiatria/","http://radioblackout.org/tag/bello-come-una-prigione-che-brucia/","http://radioblackout.org/tag/carcere/","http://radioblackout.org/tag/controllo/","http://radioblackout.org/tag/ergastolo/","http://radioblackout.org/tag/esuli/","http://radioblackout.org/tag/omicidi-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/repressione/","http://radioblackout.org/tag/tso/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-di-stato/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-sulle-donne/",[455,456,457,458,459,460,461,420,462,407,463,415,15],"antipsichiatria","bello come una prigione che brucia","carcere","controllo","ergastolo","esuli","omicidi di stato","TSO","violenza di stato",{"post_content":465,"post_title":469,"tags":472},{"matched_tokens":466,"snippet":467,"value":468},[87,78,73],"mediatica che viene data della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> (in particolare di quella \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>), allargando poi lo sguardo a","In occasione della due giorni organizzata in Valsusa da un gruppo di \u003Cmark>donne\u003C/mark> sul tema della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di stato - a questo link trovate tutte le informazioni sul programma e l'organizzazione - i redattori e le redattrici di Radio Blackout hanno deciso di contribuire con un percorso radiofonico che attraversi e interroghi questo tema, più che mai attuale, in tutte le sue sfaccettature.\r\n\r\nDalle violenze in Valsusa, alle torture sui detenuti e le detenute politiche, in Italia come altrove, dagli abusi in divisa agiti contro le \u003Cmark>donne\u003C/mark> alla repressione contro chi partecipò alla lotta armata, dagli stupri nei Cie fino alle aggressioni contro comuni cittadini e cittadine. Un'occasione per ragionare sul monopolio statale della \u003Cmark>violenza\u003C/mark>, sul legame tra apparato repressivo, magistratura e media mainstream, sulla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> legittimata dalle istituzioni come forma di controllo sociale e dispositivo di \"contenimento\", marginalizzazione e repressione non solo delle lotte sociali e politiche ma anche di tutti quei comportamenti ritenuti antisociali, disturbanti, non normabili, in qualche modo eccedenti rispetto ad una norma sociale sempre più rigida e aggressiva.\r\n\r\nQui di seguito gli appuntamenti all'interno del palinsesto di Blackout di questo percorso radiofonico, a cui strada facendo aggiungeremo i podcast realizzati dalle varie trasmissioni. Buon ascolto!\r\n\r\nVENERDì 30 MAGGIO: presentazione della due giorni valsusina a cura della Redazione. Ai microfoni Pat, attivista NoTav\r\n\r\npat_valle_3005014\r\n\r\nLUNEDì 2 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa storia di Malika. Era il 2004 quando a Firenze una donna di origine marocchine veniva sfrattata dal suo appartamento. Un solerte ufficiale giudiziario, ammaestrato ad anteporre la passione per la proprietà ad ogni altro sentimento, richiedeva un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) nei confronti di una donna incinta, comprensibilmente arrabbiata, ridotta a corpo da sedare e rimuovere. Arriva un’ambulanza e, nonostante la donna mostri un certificato medico che le prescrive riposo per il rischio di\r\naborto, viene bloccata in un angolo da cinque uomini, gettata sul letto e, una volta immobilizzata, le vengono praticate due iniezioni. Quell'intervento a base di coercizione e antipsicotici procurò danni cerebrali irreversibili alla figlia che Malika portava in grembo. A distanza di 9 anni, nonostante la connivenza tra i diversi ingranaggi istituzionali e giuridici impegnati a tutelarsi vicendevolmente e a silenziarla, tra cartelle cliniche contraffatte e querele per calunnia, Malika non si arrende e continua a lottare.\r\n\r\nprima parte: la storia di malika_primaparte\r\n\r\nseconda parte: la storia di malika_secondparte\r\n\r\nVENERDì 6 GIUGNO: 19.59 (h13-15)\r\n\r\nPuntata dedicata agli omicidi di Giorgiana Masi e di Walter Rossi, con un approfondimento sulla Legge Reale.\r\n\r\ngiorgiana e walter\r\n\r\nlegge reale\r\n\r\nDOMENICA 8 GIUGNO: INTERFERENZE (h16-17)\r\n\r\nPartiremo dal caso di Marta di quest'estate in Valle per ragionare sulla rappresentazione mediatica che viene data della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> (in particolare di quella \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>), allargando poi lo sguardo a una serie di esperienza di lotta che rifuggano dalle invocazioni securitarie provando invece a costruire un discorso diverso (ad esempio le slut walk e le passeggiate contro la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> che stanno organizzando in questi mesi le cagne sciolte a roma). Una delle voci di \u003Cmark>donne\u003C/mark> che abbiamo intervistato come contributo alla riflessione è Simona De Simoni, con cui abbiamo parlato del cosiddetto decreto 93 formulato e poi approvato nell'agosto 2013. Il decreto, tristemente famoso come “decreto femminicidio”, è un caso paradigmatico di pinkwashing ovvero dell'utilizzo di tematiche di genere con finalità politiche strumentali. In questo caso specifico si utilizza la presunta retorica di difesa delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> con finalità politiche strumentali volte alla criminalizzazione dei movimenti sociali, in particolare del movimento NO TAV. Durante l'intervista si problematizza, inoltre, il ruolo quantomai problematico e ambiguo di uno Stato che vorrebbe professarsi come garante della sicurezza delle \u003Cmark>donne\u003C/mark>. Si replica DOMENICA 15 GIUGNO - stessa ora.\r\n\r\naudio intereferenze \r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: BELLO COME UNA PRIGIONE CHE BRUCIA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa morte di Alberico di Noia. Il 14 gennaio 2014, Alberico Di Noia 38 anni, è stato trovato impiccato nel carcere di Lucera (Foggia). Alberico attendeva il trasferimento in un altra struttura e si trovava in cella di isolamento (definita di osservazione) per una lite verbale con una guardia che gli aveva impedito di donare una caramella al figlio, venuto con la moglie l colloquio. Quando il corpo è stato trovato senza vita era vestito e pronto per la partenza che sarebbe dovuta avvenire in poche ore. Anche in questo caso, come in molti analoghi, i familiari si sono scontrati con la resistenza della direzione carceraria nel mostrare il corpo: inizialmente il decesso era stato addirittura etichettato come \"arresto cardiaco\", per evitare l'apertura d'ufficio di un'inchiesta per \"suicidio\". I parenti sono stati avvertiti solo 24 ore dopo la morte di Alberico e un compagno di cella lo descrive come una persona per niente depressa, mentre racconta dei pestaggi subiti per aver dato del \"pezzo di merda\" a una guardia. Di questa storia di carcere assassino parleremo con l'avvocato che sta affiancando la famiglia Di Noia nella loro lotta affinché lo Stato ammetta le proprie responsabilità.\r\n\r\nprima parte: dinoia_primaparte\r\n\r\nseconda parte: dinoia_secondaparte\r\n\r\nLUNEDì 9 GIUGNO: IL COLPO DELLA STREGA (h18.30-20)\r\n\r\nUn'approfondimento sulla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> in divisa agita contro le \u003Cmark>donne\u003C/mark>. \u003Cmark>Violenza\u003C/mark> maschile che assume un elemento di caratterizzazione ulteriore quando indossa la divisa e incarna l'arroganza criminale legittimata dallo stato. Non si tratta soltanto del rapporto uomo/donna attraverso l'esercizio di un potere che la divisa amplifica. Questo potere si rafforza infatti in ogni contesto di subordinazione o di fragilità, pensiamo alla relazione con un datore di lavoro che ci pone in una posizione di estrema ricattabilità. La divisa dunque non è solo fattore di amplificazione, ma rappresenta le istituzioni e l'esercizio di potere e di controllo sociale sui corpi delle \u003Cmark>donne\u003C/mark>. Racconteremo tante storie di \u003Cmark>donne\u003C/mark>, analizzeremo le leggi paternalistiche di uno stato che ci vittimizza e oggettivizza in nome di discorsi securitari che non ci appartengono e ci indeboliscono, attraverseremo il discorso sulla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> in divisa da un punto di vista femminista e anticapitalista per ritrovare nuova capacità di autodeterminazione e autodifesa collettiva.\r\n\r\nDallo stupro come arma di guerra alle violenze nei Cie. Dalle violenze sessuali dei militari nei territori militarizzati (Vicenza, L'Aquila) alla rappresentazione mediatica del buon poliziotto che ci propinano le fiction tv. Non si tratta di mele marce ma di una prassi consolidata! In ogni caso, lo stato si autoassolve ribadendo l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano \u003Cmark>violenza\u003C/mark>, immunità ed impunità che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come contropartita dei loro servigi.\r\n\r\nprima parte: il colpo della strega_primaparte\r\n\r\nseconda parte: il colpo della strega_secondaparte\r\n\r\nMARTEDì 10 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nCaso Uva. Per il procuratore Isnardi non è omicidio. Chi riponeva speranze nella decisione del Procuratore di Varese di avocare a sé il procedimento sulla morte di Giuseppe Uva rimarrà probabilmente molto deluso. La Procura di Varese ha infatti chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale e altri reati dei carabinieri e dei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano di 43 anni morto nel giugno 2008. Grande sorpresa da parte del legale dei familiari della vittima. “E’ una cosa inaspettata. Non se lo aspettavano – ha ribadito l’avvocato – neanche gli imputati”. Uva morì nel giugno di sei anni fa, dopo essere stato portato in caserma dai carabinieri. La sorella di lui, Lucia, che è stata presente a tutte le udienze del processo, è apparsa visibilmente scossa dalla decisione e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.\r\n\r\nSull’argomento abbiamo sentito l’avvocato Anselmo, legale della famiglia Uva\r\n\r\navvocato_Uva\r\n\r\nGIOVEDì 12 GIUGNO: RADIO BORROKA (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di Stato, nei Paesi Baschi, significa la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di uno stato autoritario e oppressore, che da secoli ha cercato di assimilare, rendere docile e ubbidiente un popolo, quello basco, che da sempre rivendica il proprio diritto all'autodeterminazione. La \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di Stato, quello spagnolo in particolar modo, sempre con la complicità di quello francese, altro stato che rinchiude nelle proprie frontiere il popolo e la cultura basca, e il benestare degli altri stati europei e capitalisti, si è perpetrata negli anni nelle forme tanto classiche quanto brutali degli stati occupanti. \r\n\r\n\r\nFra queste, sicuramente, la più odiosa e vigliacca, è sicuramente la tortura, con il quale tante e tanti baschi hanno dovuto sopportare nei penitenziari e nelle celle di sicurezza della guardia civil. Nella nostra trasmissione, che da qualche anno ormai \u003Cmark>sulle\u003C/mark> libere frequenze di Radio BlackOut da voce alla lotta dei popoli in lotta per l'autodeterminazione e il diritto a vivere una terra che sia libera dall'oppressione e del profitto, all'interno del percorso radiofonico contro le violenze di Stato, vi racconteremo le storie di alcune giovani \u003Cmark>donne\u003C/mark> militante della sinistra indipendentista basca, che la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di stato e la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> machista l'hanno toccata con mano, e che con forza e dignità denunciano e combattono, giorno dopo giorno, per le strade della loro Euskal Herria.\r\n\r\nVENERDì 13 GIUGNO: ANARRES (h10.45-12.45)\r\n\r\nLa normalità del male. Qualche volta, grazie alla tenacia di una madre, di un padre, di una sorella, di amici e compagni capita che il sudario che avvolge le morti di Stato venga strappato, mostrando nella sua crudezza la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> incisa sui corpi di persone vive e sane prime di cadere nelle mani di poliziotti, carabinieri, psichiatri, militari.\r\nI corpi straziati esposti alla luce impietosa degli obitori, sezionati dalle autopsie, escono dall’ombra, per raccontarci storie tutte diverse e tutte uguali. Storie che a volte agguantano i media, bucano la fitta coltre di nubi che copre la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> degli uomini e delle \u003Cmark>donne\u003C/mark> in divisa, in camice bianco, tra siringhe, botte, manganelli.\r\nMa restano sempre un poco false, perché la retorica delle mele marce nel cesto di quelle sane, dell’eccezione ignobile ma rara, della democrazia che sa curare se stessa, violano una verità che nessun media main stream racconta mai.\r\nI corpi straziati di Federico, Francesco, Giuseppe, Carlo… sono la testimonianza di una normalità che ammette rare eccezioni.\r\nLa normalità quotidiana della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di Stato, della \u003Cmark>violenza\u003C/mark> degli uomini e \u003Cmark>donne\u003C/mark> dello Stato \u003Cmark>sulle\u003C/mark> strade e nelle caserme, nei repartini e nelle carceri, nei CIE e nei luoghi dove alzare la testa è sovversione.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Robertino Barbieri.\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2014 06 13 robertino \u003Cmark>violenza\u003C/mark> di stato\r\n\r\n\r\nMARTEDì 17 GIUGNO: REDAZIONALE (h9.15-10.45)\r\n\r\nLa \u003Cmark>violenza\u003C/mark> dell'esilio. Il fenomeno, come fenomeno collettivo ovviamente, comincia nell’80, quando sbarcano in Francia i reduci di Prima Linea in tremenda rotta davanti ai numerosi arresti, ma la loro sorte non è delle più favorevoli. Quelli che vengono presi sono estradati rapidamente. Gli altri intanto, che continuano ad aumentare in modo esponenziale, cercano allora altri paesi, perlopiù America latina, qualche paese africano, Brasile. Alcuni si muovono secondo le aree di appartenenza, è il caso dei compagni di Rosso, altri individualmente o per piccoli gruppi.\r\n\r\n\r\n\r\n\r\nA seguito della elezione di François Mitterrand abbiamo un'impennata di fughe verso la Francia di vaste aree di movimento italiane, in sostanza compagni che rischiano condanne non enormi, e che procedono a mettersi in regola per quanto possibile. Teniamo in conto che allora la maggior parte era ancora in possesso di documenti validi. Quelli con accuse più gravi, non molti in realtà, poiché la loro presenza non era particolarmente vista di buon occhio, vivono più isolati, cercando di evitare l’arresto.\r\n\r\nDiciamo che il fenomeno ha interessato nel momento più alto circa un migliaio di individui, fra quelli con un mandato di cattura sulla testa e altri allora solo indagati. Una cifra importante, in un computo complessivo che in quegli anni, per reati politici, toccò 60.000 indagati in Italia, dovuti molto prima che alle capacità investigative poliziesche a una pratica che si allarga a macchia d’olio, quella della delazione. Pratica che non solo fornisce agli inquirenti nomi e identità ma anche luoghi, case, reti di appoggio.\r\n\r\nIntanto in Francia la cosiddetta dottrina Mitterrand viene invocata a protezione dei fuoriusciti italiani, ma contestualmente si opera una selezione \u003Cmark>sulle\u003C/mark> persone da mettere in regola, molti ottengono i permessi di soggiorno, ma è tutto aleatorio, instabile. Si favorisce magari chi ha assunto in Francia una posizione più o meno dissociativa, oppure chi ha condanne non gravi… di fatto si formano le cosiddette liste, appoggiate in prefettura da un gruppo di avvocati di movimento. Intanto il mare si restringe sempre più intorno agli altri che rimangono irregolari sino praticamente al 2000, quando il primo ministro Jospin si dichiara favorevole alla loro regolarizzazione.\r\n\r\nTradotto vuol dire che dall’81, al 2000, in centinaia hanno vissuto lavorando in nero, in condizioni di difficile sopravvivenza, senza alcuna certezza, sparendo dalla circolazione ogni volta che per una ragione o per un'altra, da un versante o dall'altro delle Alpi, qualcuno auspicasse la consegna degli irregolari all'Italia\r\n\r\nIl tempo passa, cominciano a fioccare, dall'Italia, le prescrizioni che riducono di molto il numero iniziale degli irregolari, per arrivare ai giorni nostri, quando meno di una decina di persone ha ottenuto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto da anni; si tratta dei casi con le pene più gravi, in effetti quasi tutti condannati all’ergastolo, quindi suscettibili di essere oggetto di estradizioni nel caso di mutamenti politici.\r\n\r\nIn questo piccolo gruppo viene ad inserirsi il caso di Enrico Villimburgo, che oltre ad essere condannato all’ergastolo per appartenenza alle BR romane, si trova a dover combattere da solo una battaglia non più legale, ma una lotta contro una malattia devastante.Questi fuoriusciti sono partiti insieme, ma sono tornati in molti singolarmente. Alcuni non avranno più alcuna possibilità di tornare. Per fortuna, Enrico è ancora qui, e una solidarietà manifesta nei suoi confronti, lo aiuta più della chemio.\r\n\r\nCon Gianni, compagno che è stato per molti anni esule in Francia, affrontiamo il nodo politico e umano dell’esilio, la questione del pentitismo che di fatto creò il fenomeno, e la storia drammatica di un compagno, Enrico Vilimburgo, la cui salute è stata devastata da una vita braccata con un ergastolo sulla testa.\r\n\r\n Per sostenere Enrico: IBAN IT04P0503437750000000000577 intestato a Manuela Villimburgo. \r\n\r\nSpecificare nella causale: “per Enrico”\r\nc/o BANCO POPOLARE – FILIALE DI BORGO SAN LORENZO (FI) - VIA L. 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Intervista a Barbara, OSS della Cooperativa \"11Luglio\" denunciata e sospesa dal lavoro per aver fotocopiato alcuni documenti dei pazienti della comunità \"Il Ponte\" allo scopo di redigere i Piani Assistenziali Individuali. Un evidente pretesto per colpire Barbara e le sue colleghe che da tempo, insieme al Sindacato Cub, portano avanti una lotta contro la contenzione fisica dei pazienti e contro la speculazione dei padroni della struttura. Nuove assunzioni e un servizio dignitoso e di qualità per gli ospiti-pazienti delle comunità psichiatriche: per questo Barbara è stata denunciata e sospesa\r\n\r\n***Un commento alla notizia di un uomo assolto dall'accusa di stalking grazie al versamento di 1500 euro. La sentenza è del Tribunale di Torino che ha deciso in maniera contraria alla volontà della donna vittima di stalking.\r\n\r\n***Lo stupro è un crimine, ma anche una cultura che non si cura in carcere. 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Fuori dal tribunale un presidio solidale.\r\n\r\n***14 e 15 ottobre: assemblea nazionale di Non Una Di Meno a Pisa.\r\n\r\n***Alcune news dall'internazionale: besazo collettivo a Buenos Aires contro la violenza eteropoliziesca; bandiere viola e partecipazione femminista allo sciopero di Barcellona del 3 ottobre scorso; la blackprotest in Polonia.\r\n\r\nPer riascoltare la trasmissione:\r\n\r\nil colpo della strega_9sett2017_primaparte\r\n\r\nil colpo della strega_9sett2017_secondaparte","11 Ottobre 2017","2018-10-24 17:34:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/adesivo-il-colpo-della-strega-new-copy-200x110.jpg","I podcast de Il colpo della strega: 9sett2017",1507727242,[529,530,531,532,533,534,172,535,536,537,538,539,173,329,66],"http://radioblackout.org/tag/nonunadimeno/","http://radioblackout.org/tag/besazo-collettivo/","http://radioblackout.org/tag/black-protest/","http://radioblackout.org/tag/comunita-psichiatriche/","http://radioblackout.org/tag/giustizia-riparatoria/","http://radioblackout.org/tag/io-sto-con-maya/","http://radioblackout.org/tag/privatizzazione-sanita/","http://radioblackout.org/tag/salute-pubblica-sistema-sanitario-privatizzazione-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/sanita-pubblica/","http://radioblackout.org/tag/servizi-socio-assistenziali/","http://radioblackout.org/tag/stalking/",[541,542,543,544,545,546,20,547,548,549,550,551,177,337,15],"#NonUnaDiMeno","besazo collettivo","black protest","comunità psichiatriche","giustizia riparatoria","io sto con maya","privatizzazione sanità","salute pubblica; sistema sanitario; privatizzazione; lavoro","sanità pubblica","servizi socio assistenziali","stalking",{"post_content":553,"tags":557},{"matched_tokens":554,"snippet":555,"value":556},[87],"a Buenos Aires contro la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> eteropoliziesca; bandiere viola e partecipazione","***La polizia in comunità? 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Due anni dopo sarà approvata la legge 194. La storia dell'emancipazione e della liberazione delle donna è storia di lotta di classe, di mobilitazioni, di coscienza popolare e vittorie sofferte. Difendiamola e conosciamola!\r\n\r\n***In diretta con Martina, dell'Assemblea delle donne in lotta che l'8 marzo scorso hanno occupato a Pisa la Mala Servanen Jin, la casa delle donne combattenti. Il racconto dell'occupazione, i lavori di recupero del posto, i progetti e l'inaugurazione che si terrà sabato 8 aprile, ad un mese esatto da quella grande giornata di mobilitazione che ha portato migliaia di persone in piazza per lo sciopero globale femminista.\r\n\r\n***Il 15 febbraio 2017 il Tribunale di Torino, con la sentenza della giudice Diamante Minucci ha assolto con formula piena Massimo Raccuia, ex commissario della CRI, accusato di violenze e stupro. Le giudici hanno trasmesso gli atti alla procura con la volontà di avviare un procedimento per calunnia nei confronti di Laura (la parte lesa) che potrebbe ora trovarsi ad affrontare - come imputata - un nuovo processo. Domenica un primo momento di mobilitazione organizzato dalla rete Non Una di Meno Torino per dire basta alla violenza dei tribunali contro le donne e portare solidarietà a Laura: una casserolata rumorosa ha attraversato le vie del centro cittadino. Mercoledì 12 aprile alle h12 è stato invece chiamato un presidio davanti al tribunale di Torino in contemporanea con iniziative analoghe in tante altre città italiane: ci basta il basta di Laura! Basta violenza dei tribunali contro le donne! 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La storia di alcune donne che dopo aver denunciato le violenze subite dai compagni sono state rinchiuse in un Cpr per essere deportate; la vicenda di Adriana, donna trans che da 17 anni vive in Italia rinchiusa in una sezione maschile di un centro di permanenza; in generale le condizioni di invisibilità, violenza, marginalità e stigma che vivono le persone trans dentro i contesti carcerari.\r\n\r\nPer la rubrica \"Donne in arte\", la storia di Rosa Balistreri, \"l'attivista con la chitarra\", voce libera e spirito indomito, un'artista che ha recuperato testi arcaici della tradizione popolare siciliana, reinterpretandoli con estremo coraggio.\r\n\r\nLa sentenza del tribunale di Torino che ha assolto Massimo Raccuia, ex commissario della Cri, accusato di stupro da Laura, una lavoratrice precaria alle sue dipendenze. La donna da parte lesa è diventata imputata e verrà processata per calunnia. 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La giudice non ha ritenuto la sua reazione alla \u003Cmark>violenza\u003C/mark> tale da poter giudicare l'uomo colpevole di stupro. Come dire, se non ha urlato, ma ha semplicemente detto \"No, Basta\", il fatto non sussiste e il consenso è acclarato. Una sentenza agghiacciante che molto fa riflettere sui processi per stupro e su come le \u003Cmark>donne\u003C/mark> vengano trattate nelle aule di tribunale.\r\n\r\nDonald Trump: E' legge in Texas: i medici posono mentire alle \u003Cmark>donne\u003C/mark> sul feto malato\". L'articolo di Geraldina Colotti su Il Manifesto e le nostre considerazioni in merito.\r\n\r\nPer riascoltare la puntata:\r\n\r\nil colpo della strega_27marzo2017_primaparte il colpo della strega_27marzo2017_secondaparte\r\n\r\n ",[745,747,749,751,753,756,759,761,763,765,767,769,771,773,775,777,780],{"matched_tokens":746,"snippet":410,"value":410},[],{"matched_tokens":748,"snippet":725,"value":725},[],{"matched_tokens":750,"snippet":726,"value":726},[],{"matched_tokens":752,"snippet":727,"value":727},[],{"matched_tokens":754,"snippet":755,"value":755},[73],"\u003Cmark>donne\u003C/mark> in arte",{"matched_tokens":757,"snippet":758,"value":758},[73],"\u003Cmark>donne\u003C/mark> migranti",{"matched_tokens":760,"snippet":730,"value":730},[],{"matched_tokens":762,"snippet":731,"value":731},[],{"matched_tokens":764,"snippet":732,"value":732},[],{"matched_tokens":766,"snippet":634,"value":634},[],{"matched_tokens":768,"snippet":733,"value":733},[],{"matched_tokens":770,"snippet":734,"value":734},[],{"matched_tokens":772,"snippet":735,"value":735},[],{"matched_tokens":774,"snippet":736,"value":736},[],{"matched_tokens":776,"snippet":88,"value":88},[87,78,73],{"matched_tokens":778,"snippet":779,"value":779},[87],"\u003Cmark>violenza\u003C/mark> tribunali",{"matched_tokens":781,"snippet":738,"value":738},[],[783,792],{"field":39,"indices":784,"matched_tokens":785,"snippets":790,"values":791},[14,200,35,687],[786,787,788,789],[87,78,73],[73],[73],[87],[88,755,758,779],[88,755,758,779],{"field":100,"matched_tokens":793,"snippet":742,"value":743},[73,73],{"best_field_score":104,"best_field_weight":105,"fields_matched":92,"num_tokens_dropped":51,"score":599,"tokens_matched":106,"typo_prefix_score":51},{"document":796,"highlight":813,"highlights":832,"text_match":102,"text_match_info":842},{"comment_count":51,"id":797,"is_sticky":51,"permalink":798,"podcastfilter":799,"post_author":433,"post_content":800,"post_date":801,"post_excerpt":56,"post_id":797,"post_modified":802,"post_thumbnail":525,"post_title":803,"post_type":439,"sort_by_date":804,"tag_links":805,"tags":810},"37967","http://radioblackout.org/podcast/niunamenos-tra-roma-e-torino-le-iniziative-in-vista-del-26novembre-il-podcast-de-il-colpo-della-strega-3ott2016/",[387],"#NiUnaMenos\r\nIl 26/27 novembre prossimi a Roma si terrà una due giorni contro la violenza sulle donne. Sabato un corteo che attraverserà le strade della città e la domenica una giornata di discussione su una serie di temi decisi collettivamente.\r\nSara della Rete Io Decido di Roma ci spiega le intenzioni e gli obiettivi della mobilitazione, quali i temi dei tavoli di lavoro e come si svolgerà l'assemblea nazionale prevista per l'8 ottobre, momento in cui le realtà, i collettivi e le singole provenienti da tutta Italia daranno la loro adesione e il loro contributo per la costruzione della due giorni nazionale. Anche a Torino una serie di iniziative di avvicinamento al 26 novembre promosse dall'Assemblea Antisessista.\r\nPer riascoltare la puntata:\r\ni-colpo-della-strega_3otto2016_primaparte\r\nil-colpo-della-strega_3otto2016_secondaparte","18 Ottobre 2016","2018-10-24 17:34:36","#NiUnaMenos: tra Roma e Torino le iniziative in vista del 26novembre: il podcast de Il colpo della strega 3ott2016",1476786976,[806,224,807,808,809,66],"http://radioblackout.org/tag/niunamenos/","http://radioblackout.org/tag/autodeterminazione/","http://radioblackout.org/tag/violena-di-genere/","http://radioblackout.org/tag/violenza-maschile-contro-le-donne/",[811,229,413,812,418,15],"#niunamenos","violena di genere",{"post_content":814,"tags":818},{"matched_tokens":815,"snippet":816,"value":817},[87,78,73],"una due giorni contro la \u003Cmark>violenza\u003C/mark> \u003Cmark>sulle\u003C/mark> \u003Cmark>donne\u003C/mark>. 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