Torino. Tre giorni contro i CIE
Scritto dainfosu 22 Maggio 2013
Il 23, 24, 25 maggio si faranno a Torino tre giorni di lotta contro i CIE.
Di seguito il testo di presentazione dell’iniziativa promossa da “Ti ricordi di Fatih? Antirazzisti contro la repressione”:
“Il 23 maggio è il quinto anniversario della morte di Fatih. Fatih era un immigrato tunisino senza documenti rinchiuso nel CIE. Nella notte del 23 maggio 2008 stava male. I suoi compagni chiesero inutilmente aiuto.
La mattina dopo Fatih era morto.
Il caso venne subito chiuso.
I testimoni furono deportati.
Non sappiamo di cosa sia morto Fatih. Sappiamo però che in una struttura detentiva gestita dalla Croce Rossa nessuno lo ha assistito.
Due giorni dopo il gestore del CIE, il colonnello e medico Baldacci dichiarerà “gli immigrati mentono sempre, mentono su ogni cosa”.
Parole che ricordano quelle degli aguzzini di ogni dove.
Il 2 giugno 2008 un gruppo di antirazzisti si recò a casa di Antonio Baldacci.
Si batterono le pentole, si distribuirono volantini, si appesero striscioni.
La protesta di persone indignate per una morte senza senso.
Oggi quella protesta è entrata nel processo contro 67 antirazzisti, che lottarono e lottano contro le deportazioni, la schiavitù del lavoro migrante, la militarizzazione delle strade.
Nei CIE le lotte, le fughe sono pane quotidiano, come quotidiana è la resistenza di chi crede che, nell’Italia dei CIE, delle deportazioni, dei morti in mare, ribellarsi sia un’urgenza che riguarda tutti.
Per questa ragione non accettiamo che le lotte vengano rinchiuse in un aula di tribunale: portiamo le nostre ragioni nelle strade di questa città, portiamo il CIE per le vie di Torino.
La prossima udienza del processo è il 30 maggio, in aula 3 ore 9.”
Qui il programma dell’iniziativa: giovedì 23, venerdì 24, sabato 25.
Con Federico, antirazzista triestino, abbiamo parlato delle iniziative di lotta contro il CIE di Gradisca di questa e della prossima settimana.
Un’occasione per una riflessione a tutto campo sui CIE e sulla macchina legislativa repressiva di cui sono la punta.
Ascolta l’intervento di Federico