“West Jerusalem”… e gli israeliani che s’incazzano
Scritto dainfosu 2 Dicembre 2017
Anche quello di Bartali era il Tour del 1948, come la nascita della nazione israeliana, che si festeggia con la partecipazione del Giro d’Italia.
Il governo israeliano ha infatti furbescamente pensato di utilizzare la kermesse in rosa questa volta non per operazioni di pinkwashing, nonostante il colore della maglia, quanto per trovare legittimazione internazionale della sua politica di apartheid e annessione di territori attraverso il centunesimo Giro d’Italia, che dovrebbe inopinatamente vedere disputate le tre tappe iniziali in territorio israeliano. Gli organizzatori in accordo con la Farnesina e le autorità di Tel Aviv (per il consesso internazionale ancora capitale dello Stato d’Israele) hanno organizzato un tracciato tutto all’interno dei confini del 1967; senza confrontarsi con l’Autorità palestinese, ovviamente. Soprattutto perché l’occasione è offerta dai 70 anni della creazione dello Stato israeliano, che corrisponde con la data infausta della Nakba per il mondo palestinese. Tutto era organizzato in modo che le scontate proteste di buonsenso da parte del mondo non sionista venissero rintuzzate trincerandosi dietro all’accusa di voler politicizzare un’occasione di comunione tra i popoli attraverso eventi esclusivamente sportivi
Avevano organizzato tutto bene, tranne un dettaglio che ha fatto andare su tutte le furie i ministri sionisti di cultura e sport, perché la sensibilità della comunità israeliana scatta immediatamente se anche il minimo dettaglio può mettere in dubbio le storie che si raccontano e poi impongono al consesso internazionale: durante la presentazione della kermesse veniva specificato che la prima tappa a cronometro si correva a “West Jerusalem”, il che presuppone una “East Jerusalem” che l’annessione di Netanyahu avrebbe annullato, creando quella capitale di Israele che nega la Gerusalemme multireligiosa e multietnica. Insurrezione e minaccia di non versare i 12 milioni con i quali hanno pagato il bikewashing sono stati immediati; indignazione e ritorsione sono state la più patente dimostrazione di come il nervo scoperto fosse molto politico e non un crampo da attività meramente sportiva. “il manifesto” ha ospitato il 1° dicembre un intervento di Zvi Schuldiner in cui con il consueto sarcasmo l’intellettuale ebreo ha descritto la politica del suo governo e lo stato in cui versa Gerusalemme Est e il suo effettivo stato rispetto alla parte Ovest della città. Da questo articolo siamo partiti per una chiacchierata con Amedeo Rossi di Bds -Italia.
Ovviamente la specificazione geografica “West” è sparita nel giro di poche ore: il cleaning del bikewashing è stato immediatamente operato dagli organizzatori e dalla diplomazia italiana, attenti a non urtare la sensibilità israeliana (e a non perdere il finanziamento). Per il rispetto della Nakba ci sarà forse tempo più avanti, terminati i tre giorni di