Lombardia. Lavoratori della sanità tra contagi e ricatti
Scritto dainfosu 19 Maggio 2020
Il virus continua a colpire i lavoratori della sanità. A due mesi dall’esplodere di una pandemia, tutt’altro che esaurita come si lavora negli ospedali lombardi?
All’ospedale San Carlo ci sono stati ieri 10 contagiati – uno intubato in terapia intensiva – nel settore dell’archivio, dove vengono messe le cartelle cliniche. Un’area di uffici lontana dalla prima linea ma dove, senza sanificazioni, diventa trincea di guerra. Guerra ai lavoratori.
Parrebbe legittimo chiedersi che fine abbiano fatto i 10 miliardi investiti dalla Regione per informatizzare le cartelle cliniche.
I casi sommersi sono probabilmente molti di più di quanto dichiarano le statistiche, perché i tamponi continuano ad essere pochi. Stanno facendo solo sierologici, che in assenza di tamponi, in caso di positività, sono del tutto inutili. Negli ospedali non ci sono percorsi distinti tra aree Covid e non Covid. Mancano i presidi sanitari territoriali, servirebbero assunzioni, che non vengono fatte.
Il lavoratore o la lavoratrice che denuncia la situazione viene sottoposto al consiglio di disciplina negli ospedali pubblici. Per chi è in una struttura privata scatta il licenziamento.
Negli ospedali San Paolo e San Carlo i delegati sono stati sottoposti a misure
I rappresentanti per la sicurezza sono stati destituiti e le loro relazioni sono state ignorate. Il direttore generale ha deciso di tagliare del 60% il numero degli RLS. Oggi sono 6 per 4000 dipendenti. Erano pochissimi già prima.
Lo scorso anno epidemia di scabbia è durata da marzo a luglio, perché non sono state adottare adeguate misure di protezione di lavoratori e pazienti.
Parlare con i giornalisti è vietato: chi lo fa danneggia l’azienda e rischia il posto. Il ricatto è chiaro: o la borsa o la vita. O lo stipendio, o la salute.
I morti tra medici e infermieri sono stati 200 dall’inizio della pandemia.
Ne abbiamo parlato con Gianni Santinelli dell’USI Sanità di Milano
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