Accordi bilaterali tra Turchia ed Iraq

Scritto dasu 22 Marzo 2024

È di pochi giorni fa la notizia di alcuni incontri diplomatici che hanno visto confrontarsi funzionari del ministero degli Esteri e della Difesa turchi con esponenti del governo iraqeno.

L’obiettivo di questi incontri è duplice. Da un lato, il governo di Erdogan è intenzionato ad aumentare la pressione sul PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che dalle montagne del Kurdistan iraqeno combatte attivamente contro le truppe turche. Il governo di Baghdad, in seguito alle richieste turche, ha recentemente dichiarato il PKK „organizzazione terroristica“ sul proprio territorio nazionale, ponendo quindi le basi per una possibile operazione congiunta turco-iraqena contro i combattenti curdi nel Nord del paese.
Dall’altro lato, la Turchia punta ad una espansione della propria zona di influenza politica ed economica, intervenendo in Iraq con un piano di investimento infrastrutturale da 17 miliardi di dollari. Si tratta del progetto di costruzione di un nuovo corridoio logistico che conduca da al-Haw, porto sulla costa meridionale dell’Iraq, direttamente al confine turco, attraversando le zone attualmente controllate dal Kurdistan Regional Government e in cui opera proprio il PKK.

Il corridoio – dal nome accattivante di „Development Route“ – è destinato a comprendere un’autostrada e una ferrovia ad alta velocità, con la possibilità futura di costruire anche un oleodotto. Il progetto acquista una centralità ancora maggiore dal momento in cui l’aggressione israeliana a Gaza ha provocato il tentativo di blocco yemenita – con attacchi missilistici contro le navi occidentali quasi quotidiani – nei confronti dei flussi logistici che attraversano il canale di Suez.

L’idea di un nuovo corridoio logistico che unisca il golfo Persico e l’Europa è quindi quella di garantire la regolarità dei flussi di merci e di energia che provengono dall’India e dall’estremo Oriente, approfittando della guerra attualmente in corso in Medio Oriente, garantendo alla Turchia l’espansione della propria sfera di influenza politica ed economica in Iraq, e fornendo contemporaneamente l’opportunità al governo di Erdogan di intervenire direttamente contro il PKK lungo il proprio confine meridionale.

Ne abbiamo parlato con Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica

 

 


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