La Basilicata schiacciata dallo sfruttamento petrolifero

Scritto dasu 29 Maggio 2024

E’ chiamata il Texas d’Europa, la Basilicata è terra promessa per le grandi aziende degli idrocarburi fossili, Eni, Total, Shell e Mitsui. Dalla Valle del Sauro alla Val d’Agri si rinnovano le concessioni per la coltivazione di idrocarburi, in totale contrasto con gli obiettivi di decarbonizzazione imposti dall’Unione Europea e nonostante le ricadute ambientali e sociali sui territori e la popolazione. E i comitati ambientalisti a difesa del territorio dicono che i politici hanno venduto la Basilicata ai giganti del fossile. L’oro nero, venduto come soluzione alla povertà economica e sociale dei territori lucani, ha di fatto permesso una colonizzazione da parte dello Stato e delle aziende del petrolio, impoverendo e inquinando la Basilicata.

Le proroghe per l’estrazione riguardano sia Tempa Rossa che la Val d’Agri, concedendo una coltivazione fino all’eventuale data del 2068.

A tutto ciò si aggiungono i disastri ambientali prodotti dall’indotto petrolifero, come quello che vede il Centro oli Val d’Agri sotto processo per aver sversato 400 tonnellate di greggionell’ambiente nel 2017, fuoriuscite da fori presenti nelle mega cisterne.

Di tutto ciò ce ne parla Linda Maggiori, giornalista freelance ed autrice di un articolo su questi temi. Ascolta la diretta su Radio Blackout:

https://altreconomia.it/in-basilicata-lo-sfruttamento-petrolifero-continua-a-minacciare-gli-abitanti-e-lambiente/

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