MOBILITAZIONI NELLA LOGISTICA ALLA GLS A NAPOLI E PROVINCIA
Scritto dainfosu 9 Dicembre 2024
Da nove mesi i lavoratori della GLS – corrieri e facchini dei magazzini di Napoli, Frattamaggiore, Nola e Mariglianella – sono impegnati in una dura vertenza con l’azienda, una delle più grandi del settore logistico. Si tratta di lavoratori impiegati nel trattamento e la consegna/ritiro di pacchi ad aziende e privati, in un comparto cresciuto a dismisura con la diffusione degli acquisti on line negli ultimi anni; un comparto in cui le multinazionali e i loro appaltatori impongono un regime di sfruttamento sistematico, al di fuori di ogni legalità e del tutto celato all’opinione pubblica: lavoro nero o dichiarato solo a metà; niente malattia, niente ferie, niente rimborsi, permessi o indennità legate al servizio; niente tredicesima e quattordicesima; nessun rispetto del contratto collettivo nazionale e delle norme di sicurezza.
Sulla strada tracciata dalle mobilitazioni operaie avvenute nel decennio precedente negli hub logistici del centro-nord Italia, dal marzo scorso i lavoratori napoletani hanno trovato il coraggio e la forza di organizzarsi in sindacato e aprire – attraverso scioperi e tavoli istituzionali – una trattativa con il commissionario della GLS a Napoli e provincia, la Temi Spa di Francesco Tavassi, che dichiara ottantacinque dipendenti diretti e circa trecentocinquanta nell’indotto, facchini e corrieri che lavorano per lui ma non dipendono direttamente da lui, bensì da una trentina di società di fornitura, gestite dai cosiddetti “padroncini”.
La Temi ha dapprima sottoscritto accordi in cui si impegnava a riconoscere le rivendicazioni operaie e a farle rispettare dai suoi appaltatori. In pochi mesi si sono ottenuti così radicali miglioramenti dei livelli salariali e dei carichi di lavoro, facendo emergere decine di persone dal lavoro nero. Ma da questo autunno la Temi e i suoi fornitori sono passati al contrattacco prendendo di mira i lavoratori sindacalizzati: sospensioni e trasferimenti immotivati, provvedimenti disciplinari, introduzione di un sindacato contiguo all’azienda per dividere le forze operaie. Infine, a metà novembre, il licenziamento in tronco di sessantaquattro facchini, sostituiti con lavoratori prelevati dal grande bacino locale del precariato.
È decisivo allora che intorno a questa lotta si crei un clima di solidarietà che vada ben oltre i diretti interessati e il ristretto ambito degli addetti ai lavori. Quello che sta accadendo nei magazzini della periferia e lungo le strade dei nostri quartieri, solcate da furgoni che consegnano e ritirano pacchi a ritmi frenetici, non riguarda solo l’area napoletana ma tutte le città del paese.
Ne parliamo con un lavoratore del sindacato Sol Cobas