Kurdistan: messaggio di Öcalan per chiedere lo scioglimento del PKK
Scritto dainfosu 1 Marzo 2025
Di giovedì la notizia che il leader del PKK Abdullah Öcalan, durante una riunione con una delegazione del partito DEM, ha chiesto lo scioglimento del PKK e l’abbandono delle armi da parte della guerriglia curda nel quadro di un processo di pace con la Turchia di Erdogan. Facendo appello ad un processo di apertura democratica in Turchia, ed in linea con il cambiamento dell’identità e del progetto politico del movimento di liberazione nazionale curdo, evolutosi da partito marxista-leninista influenzato dal socialismo reale ad un progetto di carattere confederale che pone l’accento sulla democraticizzazione della società, Öcalan ha esortato il PKK a convocare un proprio congresso e discutere dell’abbandono della lotta armata come primo passo verso la costruzione di un processo di convivenza tra curdi e turchi e di una cooperazione sociale sulle basi della libera organizzazione della società e del rispetto della pluralità democratica.
Il messaggio è stato trasmesso su numerosi maxischermi nelle province curde della Turchia e seguito anche dal Rojava, e vi hanno fatto seguito le dichiarazioni di Murat Karayilan (della dirigenza del PKK) che ha specificato come per un eventuale scioglimento del partito ed un cessate-il-fuoco siano necessari alcuni passaggi ulteriori ma che comunque il messaggio del leader del movimento curdo venga ascoltato e valutato con attenzione. Proprio di oggi è la notizia che il PKK ha invece effettivamente comunicato un cessate-il-fuoco unilaterale, meno di 48 h dopo la dichiarazione di Öcalan.
Facciamo il punto sul messaggio di Öcalan e sulle conseguenze che il suo annuncio potrebbe avere sia per quanto riguarda la situazione in Turchia che per il futuro della Siria del Nord-Est con Jacopo Bindi dell’Accademia della Modernità Democratica.
Aggiungiamo alcune valutazioni precedenti che venerdì 21 febbraio ha condiviso ai nostri microfoni Murat Cinar, giornalista, riguardo alla situazione politica che attualmente vive la Turchia, dove i già scarsi spazi di agibilità democratica vanno a quanto pare invece sempre più a restringersi e riguardo alle motivazioni che spingono Erdogan ad instaurare un possibile processo di pace con il movimento di liberazione curdo.