frittura mista|radio fabbrica 10/01/23
Il primo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Eddy del Movimento di Lotta – Disoccupati “7 novembre” alle prese con nuovi provvedimenti repressivi da parte della magistratura napoletana. Una nuova indagine che sta colpendo divers* esponent* del movimento dei disoccupati e compagn* delle realtà solidali per la giornata di lotta che ha attraversato la città lo scorso 19 Dicembre. Questo ennesimo atto repressivo rappresenta il tentativo di fermare un movimento che dalla richiesta di lavoro è riuscito a saldarsi alle altre lotte che agitano il territorio e, per molti aspetti, riesce a convergere con vertenze nazionali.
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Il secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Lorenzo del sindacato di base SLAI COBAS (operaio ex ILVA in cassaintegrazione) sul decreto salva ex ILVA.
L’esecutivo ha approvato una sorta di finanziamento ponte, per consentire all’azienda di alleggerire la pesante situazione debitoria creatasi soprattutto nell’ultimo anno, in particolar modo a causa dell’aumento del costo del gas e dell’energia. Un intervento economico che andrebbe quanto meno a sanare, almeno in parte, i debiti nei confronti di Eni (che secondo le stime ammonterebbero all’incirca a 600 milioni di euro) e di Snam che ha sostituito l’azienda del cane a sei zampe nella fornitura di gas, dopo l’interruzione del rapporto avvenuto nei mesi scorsi. Del resto parliamo di due aziende, Eni e Snam, in cui è presente lo Stato: nella prima attraverso il ministero dell’Economia e Finanza (MEF) e Cassa Depositi e Prestiti, quest’ultima presente anche in parte nel controllo di Snam attraverso la società veicolo d’investimento CDP Reti.
Insomma elargisce altre centinaia di milioni di euro a questa direzione per saldare i debiti, principalmente coi fornitori di energia, rinnova l’immunità penale, senza dare niente agli operai, senza risolvere i problemi di reddito e sicurezza degli impianti che si aggravano di giorno in giorno.
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Per il terzo argomento siamo andati fuori Italia, nello specifico nel Regno Unito, per capire meglio cosa sta alle origini dell’ondata di scioperi che da mesi scuote l’isola britannica.
Grazie all’intervista realizzata con una lavoratrice londinese che opera e ha lottato nel settore socio/assistenziale, siamo andati a scandagliare le rivendicazioni trasversali all’interno della piattaforma Enough is enough che inquadra i principali motivi per i quali tutti i servizi pubblici sono stati attraversati da questo generale malcontento.
A risvegliare da anni di torpore la coscienza di classe di questi lavoratori e lavoratrici oltre alle pesantissime ripercussioni dell’inflazione sulle loro condizioni di vita, sono state anche le possibili modifiche al già molto limitato (rispetto ai nostri standard nazionali) diritto allo sciopero, proposte dal primo ministro tory Rishi Sunak, contro le quali ci si sta continuando a mobilitare.
La nostra ospite ci lancia inoltre un allarme molto concreto, quello legato a quanto nel Regno Unito è un sistema da anni consolidato e che nel nostro paese vede il suo inizio, ovvero la logica del bonus una tantum in sostituzione di una misura strutturale di sostegno al reddito. Si è parlato di questo e molto altro in riferimento ad una nazione dalla quale non siamo soliti sentire notizie riguardanti mobilitazioni dei lavoratori, aiutandoci ad allargare lo spettro su possibili futuri scenari con cui molto probabilmente ci troveremo a fare i conti.
Buon ascolto