frittura mista|radio fabbrica 22/02/2022
Il primo approfondimento lo abbiamo fatto con Lorenzo, del coordinamento migranti di Bologna che ci ha portato notizia di un fenomeno che sta avvenendo a Bologna ma anche in altre città di Italia, un po’ a macchia di leopardo: la cacciata da parte dei richiedenti asilo dalle strutture di accoglienza e la richiesta di un rimborso spese per il servizio prestato.
Un’aberrazione incredibile in quanto viene applicata a chi ha superato la soglia di reddito data dall’assegno sociale, ovvero 5900 euro annui, condizione economica misera per una persona che vuole vivere in una grande città come Bologna i quali costi degli affitti continuano a lievitare da anni. Importante è anche la stima del costo dei servizi di assistenza che si chiede ai migranti di restituire, si arriva fino ai 20.000 euro per avere avere la fortuna di essere stati ospitati magari in container sovraffollati e che non hanno potuto minimamente garantire la sicurezza sanitaria dei loro utenti durante il periodo di picco pandemico. Tutto questo permette anche di continuare lo sfruttamento coatto da parte di aziende che vanno a pescare nelle fila dei richiedenti asilo, che vengono di fatto riconosciute come creatrici di reddito degno, quando invece sappiamo quali sono le condizioni di lavoro e di precarietà che applicano a queste persone in difficoltà.
Prima di lasciarvi ai contenuti di questa intervista chiediamo, a chiunque ne sia a conoscenza, di segnalare questo tipo di fenomeno alla pagina Facebook del coordinamento migranti Bologna, per organizzare una risposta unitaria a questa barbarie, come è stato il presidio organizzato il 19 Febbraio a Bologna davanti alla prefettura. Ecco il link della pagina FB https://www.facebook.com/coordinamentomigranti.bologna.7
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Il secondo approfondimento lo abbiamo fatto con Marco Bersani, autore dell’articolo “Draghi ha nostalgia della Troika e Napoli (e non solo) diventa Atene” sul sito “attac-italia”, nel quale andiamo a scoprire il torbidissimo futuro che aspetta chi ha la “fortuna” di abitare in una città metropolitana Italiana. Infati per i comuni di Torino, Napoli, Reggio Calabria e Palermo, ha causa del loro forte indebitamento pubblico, è previsto un piano ventennale di austerity, dall’articolo:
“Come si può ben vedere, più che ad una relazione fra istituzioni, siamo di fronte ad un vero e proprio commissariamento da parte di uno Stato trasformatosi in Troika di quattro grandi città metropolitane, improvvisamente trasferite nella penisola ellenica.
E si ripete il copione dell’intangibilità del debito, scaricato sugli abitanti dei territori in termini di aumento di imposte e tariffe, di messa sul mercato dei beni comuni, di riduzione dei servizi pubblici e conseguente privatizzazione.
Il tutto avviene con la complicità delle amministrazioni locali, che corrono a firmare i cosiddetti piani di risanamento, invece di pretendere e rivendicare dallo Stato un intervento già previsto dalla normativa e volutamente disatteso da oltre due anni: l’accollo da parte dello Stato di tutti i mutui degli enti locali, la gran parte dei quali contratti con Cassa Depositi e Prestiti, al fine di ridurne drasticamente gli interessi –oggi da usura- che gravano sui bilanci dei Comuni.”
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Il terzo approfondimento lo abbiamo fatto con Daniele ex lavoratore dell’Embraco di Chieri, con il quale abbiamo voluto ripercorrere le tappe di quella che è stata la storia di una grande sconfitta per quasi 400 persone che a causa dell’ennesima delocalizzazione in ambito industriale, hanno perso il lavoro. Questo ex operaio ci darà il suo personale punto di vista su come si è svolta questa lunga battaglia durata più di 4 anni, che non ha caso ha sfibrato e portato alla rassegnazione chi si è visto prima promettere tanto e poi non ottenere pressochè nulla. Infatti si sono susseguiti ben 4 ministri per lo sviluppo economico con la ricetta pronta per la salvezza di questa importante azienda piemontese, ricetta che si è rivelata essere, fuffa nel migliore dei casi. Un caso che torna a farci riflettere sul peso e la consistenza della nostra classe politica, sindacale ed industriale.
Buon ascolto