Il ritorno di Mike Cooper!
Mike Cooper non è uno qualsiasi. Egli è l’outsider dei tristi tropici, in un contesto che varia dalle liquide escursioni nella folk music, fino alla passione per la psichedelia in salsa tiki.
Cantautore blues in ragtime. Un pescatore. Un avanguardista di Heidelberg. Un attivista anti-capitale. Uno studioso di ornitologia e cultura hawaiiana. Forme e percorsi di cui un mortale particolarmente brillante farebbe esperienza più o meno in tre vite diverse. Vissuti che invece capita si ammassino nell’incredibile storia di un solo uomo.
E quell’uomo è ritornato, con uno dei dischi più belli del 2013. nelle ombre di una vegetazione sinistra, sensualmente e tristemente tropicale, con le associazioni mentali, vaganti tra flora, fauna e nostalgie musicali, come unica bussola possibile. Una combinazione bizzarra tra gli studi chitarristici hawaiiani in slack key, numeri jazz intercalati in lontananza e ottenebramenti sottoforma di field recordings carpiti da pappagalli e fenomeni atmosferici non meglio identificati, continuamente rimestati, accelerati o rivoltati a mo’ di droni. Il risultato è quindi lontano dall’essere una serena divagazione esotica, tant’è fitta la cappa bigia che incombe per tutta la durata – la copertina lo spiega del resto a chiare lettere. Spegnete le luci e sentite fluire la scura risacca del mare in una notte tropicale post-apocalittica.
The master of post-everything music is back, giovedì pomeriggio solo su Radio Blackout!