La valle del Rioni in Georgia si difende dall’idroelettrico

La spinta della Georgia verso l’utilizzo dell’idroelettrico come prima fonte energetica su cui fare affidamento ha portato da molto tempo alla costruzione di monumentali dighe e al vorace sfruttamento delle risorse idriche del Paese. Negli ultimi anni, anche grazie agli investimenti europei nel settore delle energie rinnovabili, questa tendenza ha portato alla costruzione e progettazione di diverse nuove dighe: tra queste ne verrebbero installate due sul fiume Rioni, sotto il nome del progetto chiamato Namakhvani HPP, alla cui guida si trova la Enka Renewables, colosso delle rinnovabili turche. La retorica nazionalista che vorrebbe una Georgia forte ed energeticamente indipendente tenta di annebbiare le voci di protesta degli abitanti locali che in questo mega-progetto vedono invece invasione militare, sfruttamento, privatizzazione delle risorse, espropri forzati e danni ambientali ed economici. Nell’ultimo anno e mezzo gli abitanti, assieme a solidali provenienti da diversi contesti, si sono organizzati in campeggi e assemblee, portando avanti forme di protesta come battiture, blocchi stradali e cortei. Nonostante le difficoltà nel tenere insieme un movimento molto eterogeneo (che consta anche di gruppi conservatori ortodossi), al momento attuale la lotta sembra aver raggiunto una vittoria con il ritiro dell’Enka dall’appalto del progetto e le dichiarazioni governative di rinuncia (probabilmente momentanea) al proseguimento dei lavori.

Ne abbiamo parlato con un compagno che ha recentemente visitato questi luoghi:




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