Manipolazione genetica e riproduzione dei semi: due modelli evolutivi a confronto

Liberation front

Si parla (poco e male) in queste settimane di TEA (teniche di evoluzione assistita), o NTG (nuove tecniche genomiche). Anche chiamate, parzialmente a ragione, “i nuovi OGM”, sono un insieme di biotecnologie per la produzione di organismi geneticamente modificati. La motivazione per l’innovazione e la diffusione di questo tipo di organismi è di creare colture capaci di resistere alla Comment ont-ils fait une pastèque sans graines?siccità e alle malattie, le due principali minacce del cambiamento climatico che portano a interrogarsi sul futuro della produzione agricola e dell’alimentazione umana.

La manipolazione del genoma degli organismi viene presentata come una tecnica evolutiva. Si tratta, in parole grezze, di un taglia-e-cuci selettivo del DNA guidato da criteri di resistenza e produttività, e di una creazione di mutazioni genetiche in quantità variabili a seconda del prodotto da ottenere. Un’evoluzione assistita, appunto, che però viene presentata come totalmente equivalente all’evoluzione naturale, solo più “efficiente” e “adeguata” alle sfide dei nostri tempi, che includono la necessità di nutrire la popolazione globale in crescita in un mondo di proliferanti incertezze.

Eppure, molte piante sono sempre co-evolute con gli esseri umani, selezionatori e miglioratori genetici fin dai tempi più antichi. Questo va detto non per un nostalgico romanticismo verso i bei tempi andati di armonia con la natura e interconnessione tra umani e ambiente, ma perchè la selezione, la moltiplicazione e la riproduzione delle piante da cultura è sempre stata una pratica umana, condivisa, tramandata e riproducibile al di fuori dei laboratori. E, oltre a rappresentare un’attività ancora oggi diffondibile, alla portata di tutti e poco dispendiosa, può portare a risultati assai più precisi, specifici e adeguati di quelli standardizzati dalle biotecnologie agricole.

Nuovi OGM: mezza Europa blocca la deregolamentazione (ma non l'Italia) -  L'INDIPENDENTELa produzione di sementi standard in laboratorio non potrà mai sostituire l’osservazione, la gestualità e l’intepretazione di segni specifici del proprio ambiente che un essere umano o una comunità di esseri umani possono attuare per scegliere quali colture destinare ai propri territori, e come relazionarsi con esse, quali cambiamenti indurre e quali scoraggiare, quali necessità territoriali specifiche considerare.

Di nuovi OGM e di pratiche alternative possibili di riproduzione e selezione dei semi parliamo diffusamente con Giada, in diretta dall’occupazione in corso nel cortile del Dipartimento di Fisica (aka Fisica Beach)

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