Le ecologie native e gli incendi delle Hawaii
Nel mese di agosto l’arcipelago delle Hawaii è stato colpito da una serie di devastanti incendi, che hanno danneggiato gran parte dell’isola di Maui, specialmente la storica città di Lahaina. Tra le cause all’origine di quest’evento si possono identificare una serie di fattori tra cui: il cambiamento climatico che ha posto le basi per un’estate particolarmente secca e priva di precipitazioni, la presenza di forti venti che hanno concorso all’estendersi delle fiamme, la presenza di molta vegetazione incolta che ha potuto facilmente prendere fuoco e la privatizzazione e deviazione dei fiumi verso le zone più ricche dell’isola, che molto spesso ospitano hotel di lusso e campi da golf.
Grazie alla presenza telefonica di Emanuela Borgnino, autrice del libro “Ecologie Native” (edizioni Eleuthera) e docente di Antropologia dell’Oceania, abbiamo potuto ricostruire la storia dell’arcipelago per comprendere meglio la successione di eventi che ha portato al dominio statunitense e per farci conoscere più approfonditamente qual è la visione delle popolazioni native di ciò che noi comunemente chiamiamo “natura”. Tale visione, particolarmente stimolante anche per decostruire molti dei concetti etici e filosofici occidentali, fornisce un’interpretazione del mondo secondo cui ciò che ci circonda è riconoscibile come entità di persona e capace di intrecciare con noi dei legami fondamentali (anche) per la nostra stessa sopravvivenza. Piante, animali, fiumi, rocce, esseri umani, e così via, fanno tutti parte di un grande “ecosistema integrato” in cui le relazioni reciproche sono la parte costitutiva dell’individuo, immerso e inscindibile da questa collettività. Se siamo le relazioni che intessiamo, allora è anche vero che il benessere del singolo dipende dal benessere comune e dal suo senso di responsabilità dei luoghi in cui vive. In un pianeta in difficoltà ambientale e sociale come il nostro, non possiamo che riflettere su questi concetti ed esserne ispirati per provare ad adottare una visione ed una pratica ecologica non antropocentrica.
Ascolta l’intervista qui: