Terre rare in Lapponia: accelera l’avanzata dell’estrattivismo europeo
liberation front
La recente notizia della scoperta di un enorme giacimento di minerali contenenti terre rare in Lapponia ha riacceso gli entusiasmi europei riguardanti l’indipendenza energetica e la transizione ecologica. Il giacimento di Per Geijer sarebbe infatti il più grande conosciuto del continente: ma prima che inizi a fruttare ci vorrà molto tempo, forse troppo? Perchè? I motivi sono almeno tre: in primo luogo, il passaggio dalla fase di ricerca all’effettiva estrazione richiede ulteriori analisi e il tempo necessario alla costruzione delle infrastrutture e degli impianti adatti; in secondo luogo, bisogna superare con successo le lunghe e complicate procedure previste dall’ordinamento europeo per ottenere le licenze minerarie; infine, una volta estratti i metalli vanno lavorati e trasformati per essere effettivamente utilizzabili nella costruzione di batterie e in generale della componentistia necessaria all’elettrificazione, elemento chiave della transizione ecologica. Il dettaglio non trascurabile è che l’Europa non dispone del know-how e delle infrastrutture necessarie a quest’ultima operazione. Le operazioni di separazione e trasformazione dei composti di terre rare è svolta prevalentemente da un solo paese, da cui dipende l’intero mercato mondiale dei metalli da transizione: la Cina.
Eppure sembra che agli occhi di compagnie estrattive e governi le cose appaiano promettenti: basta solo aggirare (e sperabilmente modificare) un troppo severo e pignolo apparato legislativo europeo, che richiede lunghe procedure e controlli nel tentativo di regolamentare l’accesso e l’estrazione di risorse. Quali scenari si aprono in un simile contesto? In che movimento, più ampio e sistemico, si inserisce la scoperta del giacimento di Per Geijer? Quanto siamo disposti a mettere in discussione il privilegio goduto in Europa finora mentre altrove l’estrattivismo scatena il suo apparato di distruzione e orrore da secoli?
Il neo-scoperto giacimento è, tra l’altro, vicino alla città di Kiruna, che al momento sta venendo dislocata per fare spazio alla miniera. Tutto deve adeguarsi alle esigenze della miniera, tutto deve farsi da parte per perseguire l’utopia di una indipendenza energetica basata su fonti che osano ancora chiamare “green”. Queste narrazioni vacillano, ma sono solo parole: i fatti parlano sempre più chiaro. Che fare?
Cerchiamo di capirci qualcosa, qui: