Tren Maya: l’alta velocità invade il Messico

1.500 km, 21 stazioni e 40.000 passeggeri al giorno. Sono queste le stime previste per il progetto del Tren Maya, la linea ad alta velocità che attraverserà la penisola dello Yucatan da Palenque alla Riviera Maya. Quest’ultima è la parte costiera del Messico più altamente turistica e devastata dall’overturism negli ultimi anni: resort, centri commerciali, discoteche, cementificazione e privatizzazione hanno già lasciato il segno sulla regione, rendendola un luna park per turisti facoltosi e portando al collasso interi ecosistemi. Ora il presidente Obrador, con il coinvolgimento di alcune multinazionali europee, vorrebbe espandere questo tipo di modello anche al resto della penisola, per collegare con il massimo del comfort e della velocità per i turisti la zona costiera all’entroterra, passando sopra a foreste vergini, villaggi e siti archeologici. Si tratta di un’opera immensa, estremamente costosa e ridicolmente basata su false promesse di diffusione di benessere nelle zone rurali e di rispetto per le comunità indigene. La realtà è invece molto diversa, ed è fatta di distruzione della biodiversità, espropri e “ricollocamenti” delle popolazioni, sfruttamento lavorativo, inquinamento sonoro, atmosferico, idrico e un alto livello di militarizzazione.

Nonostante i lavori vadano avanti a ritmo serrato, fortunatamente vi sono anche alcune forme di resistenza verso quest’opera faraonica e dalle conseguenze irreversibili.

Ne abbiamo parlato nell’estratto di questa puntata:

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