Un viaggio di sola andata: come funziona il trasporto di animali vivi
Quello del trasporto degli animali vivi destinati agli allevamenti o ai macelli attraverso le vie di comunicazione stradali o navali è un passaggio della catena di produzione di derivati animali di cui si sente parlare poco. Se le immagini e le condizioni atroci degli allevamenti di carne, latte e uova sono familiari e conosciute ormai da tutt*, questa fase è invece spesso solo intravista di sfuggita o sottovalutata nel portato distress e sofferenza che causa agli animali che la vivono.
Grazie al contributo telefonico di Francesco, attivista di lunga data nel campo delle investigazioni all’interno mondo dello sfruttamento animale, abbiamo potuto osservare più da vicino questo fenomeno e comprendere quali sono le vie di comunicazione attraverso cui si snoda la logistica di animali vivi, quanti e quali sono questi animali e con che modalità essi vengono caricati e trasportati. Il quadro che si delinea rispecchia perfettamente le caratteristiche degli altri anelli della catena di produzione: gli animali vengono trattati come merci o pacchi da spedire, stipati, maltrattati ed obbligati spesso ad affrontare lunghi ed estenuanti viaggi senza acqua, senza cibo, in condizioni igieniche e temperature intollerabili.
Gli incidenti che si verificano sulle reti di trasporto sono frequenti e tragici, specialmente quando coinvolgono grossi camion o, ancora peggio, navi cargo che stipano decine di migliaia di individui, destinandoli alla morte per annegamento, come è successo in diversi episodi che abbiamo potuto raccontare e che hanno scosso l’opinione pubblica in passato.
Se alcuni paesi come la Nuova Zelanda hanno deciso di bandire i trasporti di animali vivi sul territorio nazionale, ed altri ancora stanno promettendo di fare lo stesso, il dramma che si verifica ogni giorno sulle strade nazionali ed internazionali continua inarrestato, forte della solidità di cui purtroppo gode il sistema di sfruttamento animale che produce carne, uova, latte e derivati.
Ascolta l’intervista qui: