urine testing? Piss off!
L’istituto Enzo Ferrari di Susa cambia metodi punitivi: anzichè sospendere gli studenti indisciplinati, li manda a fare lavori socialmente utili grazie ad un accordo col Comune. Il cambio del paradigma repressivo, ovvero la messa a profitto della punizione anziché l’isolamento, s’affaccia anche alle scuole. I lavori forzati, a cui sono costrette tutte le fasce più deboli della società (immigrati, studenti, criminali, ecc), sostituiscono la presenza dello Stato nell’attività sociale, ovvero quella che non genera profitto
In Australia la lotta alla povertà si smaschera per quel che è: la lotta ai poveri. Il rilascio del reddito minimo attraverso la Indue Cashless Debit Card, una carta di debito su cui viene caricato il denaro destinato alle fasce più povere della popolazione, diventa sempre più uno strumento di controllo e repressione.
Innanzitutto la retorica di aiuto ai poveri che li trasforma in parassiti sociali mette i lavoratori e i beneficiari del reddito gli uni contro gli altri alimentando la solita lotta tra poveri, senza contare che metà della spesa elargita dal governo finisce all’istituto che gestisce la carta.
Inoltre l’80% del denaro è spendibile unicamente in circuiti convenzionati, solitamente grandi centri commerciali o multinazionali della distribuzione, eludendo tutte le reti comunemente frequentate dai poveri: mercati, ambulanti, acquisti su internet, negozi dell’usato, mercato nero. Questa forma di “congelamento” del denaro spendibile è stata sperimentata dapprima sulle comunità delle “prime nazioni” come strumento di lotta all’alcolismo e prostituzione, per poi essere estesa a tutta la cittadinanza.
Questo intervento moralizzatore dello Stato è un attacco all’autonomia finanziaria dell’individuo costretto a spendere i soldi solo nel modo in cui lo Stato lo indirizza.
Non solo, naturalmente i beneficiari sono costretti ad accettare lavori sottopagati, se non addirittura prestazioni “socialmente utili” aggratis, o partecipare a corsi di formazione obbligatori, pena la diminuzione o la fine del contributo.
A queste forme di infantilizzazione e stigmatizzazione dei beneficiari s’è aggiunto anche l’attacco salutista moralizzatore contro chi consuma sostanze stupefacenti. è in fase di sperimentazione il controllo casuale (anche se il caso fa affidamento ai dati di tutti i beneficiari, dai precedenti penali al luogo di residenza) per il prelevamento del test delle urine e del capello. Dunque anche i consumatori di stupefacenti potranno essere esentati dai contributi statali, assieme a chi fa reati o chi non accetta condizioni di lavoro umilianti.
La retorica della lotta alla droga è solo uno strumento di controllo, sia degli individui, sia per la società intera. Permette di militarizzare le strade, schedare e raccogliere di dati fisici delle persone e genera ancor più detenuti per le prigioni private, nuovi avamposti per lavoratori a basso costo e sperimentazione medica. La risposta dei Disoccupati Anarchici Tossicodipendenti di Brisbane non ha tardato a farsi sentire: la sede dell’Indue Institute è stata vergata da scritte e il giardinetto antistante all’edificio cosparso di siringhe e aghi senza cappuccio.
qui il comunicato:
https://translate.google.com/translate?hl=it&sl=en&u=https://anarchistsworldwide.noblogs.org/post/2020/02/06/brisbane-australia-unemployed-anarchist-drug-users-tell-indue-financial-services-to-piss-off/&prev=search
Infine qualche riflessione scaturita dall’uscita del documentario I Met You che mostra l’esperimento portato avanti in Corea del Sud, in cui una madre ha potuto riabbracciare attraverso la realtà virtuale la figlia deceduta 3 anni prima. La ricostruzione della bambina è stata possibile attraverso l’assemblaggio dei suoi dati audio/video che ha permesso una resurrezione digitale che ha dato modo alla madre di giocare con la bimba per diversi minuti.
Non è il primo caso in cui l’utilizzo dei dati che lasciamo in rete o attraverso i file audio/video che scambiamo permette la ricostruzione postuma di una persona: esistono già app che permetto di dialogare con una persona defunta rinata attraverso un intelligenza artificiale che ricostruisce quanto più possibile la personalità del defunto.
Questi esperimenti, o tentativi tecnologici di resurrezione, portano a domandarci a chi appartengono i dati che rilasciamo nella rete e che restano anche dopo la nostra dipartita e quali siano i proprietari di questi risorti: i commissionari o le aziende proprietarie dell’intelligenza artificiale che ricostruisce la personalità? E poi, il rapporto con un defunto non è solo un altro modo per alimentare l’isolamento in cui è precipitata l’umanità soprattutto dopo l’avvento dei social? Questi esperimenti non sono un ennesimo tassello della deriva transumanista per il superamento dei limiti umani e della morte?