","Polizia, soggetti da favela e territorio: ruoli e gerarchie","post",1620985768,[57,58,59,60,61,62,63],"http://radioblackout.org/tag/comandovermelho/","http://radioblackout.org/tag/jacarezinho/","http://radioblackout.org/tag/mortos/","http://radioblackout.org/tag/necropolitica/","http://radioblackout.org/tag/riodejaneiro/","http://radioblackout.org/tag/traficantes/","http://radioblackout.org/tag/favelas/",[65,66,16,26,24,20,14],"#comandovermelho","#jacarezinho",{"post_content":68},{"matched_tokens":69,"snippet":71,"value":72},[70],"trincerano","come un successo e si \u003Cmark>trincerano\u003C/mark> dietro la lunga preparazione, trovando","Jacarezinho - 7 maggio 2021, è un episodio che va contestualizzato non solo nella favela in questione ma in un sistema e in una Guerra alla droga che ha assunto da tempo i contorni di operazioni militari, già presenti in Messico e in parte in Colombia che rispondono all'adozione delle modalità della necropolitica, come già accennato da Laura Burocco su \"il manifesto\" (11 maggio 2021), dove è evidenziata la quantità di esecuzioni sommarie, confermata dal confronto con gli arresti (solo 6). Il bilancio è di 28 morti e una favela di 40000 abitanti devastata e terrorizzata.\r\n\r\nLa polizia brasiliana ha dichiarato che stava indagando sul reclutamento di adolescenti da parte del Comando Vermelho – banda storica, nata nel 1969 in carcere dall'alleanza tra criminalità comune e militanti di sinistra –, pesantemente coinvolti nel traffico di droga e armi e che hanno base logistica nella favela carioca\r\n\r\nPer capire questa strage bisogna riflettere sui tre protagonisti: il ruolo della polizia, quello dei soggetti e il territorio. I vertici della polizia continuano a rivendicare la strage come un successo e si \u003Cmark>trincerano\u003C/mark> dietro la lunga preparazione, trovando in questo semplice fatto l'autolegititmazione; un aspetto che si colloca nella tradizione carioca secondo la quale le forze dell'ordine di Rio sono le più feroci ed assassine, pur non agendo nelle zone più violente del paese – che si trovano nel Nordest del paese. Un modo deliberatamente omicida, perché considerata una prassi efficace per gli scopi educativi, senza tenere conto di procedure richieste dalle regole di ingaggio (visto che si tratta di una Guerra) per operazioni in territori densamente popolati da civili. Questo è possibile per la copertura offerta dai vertici politici, a cominciare dall'incendiario sindaco di Rio, eletto su un programma securitario estremamente violento anche nei toni.\r\nMaschi, giovani, neri e di favela sono i soggetti nel mirino della «bala que nâo erra o alvo», come recita un documento della Red de observatórios da segurança, a questa fascia di popolazione è riservata questa educazione letale, perché è costruita una leggenda attorno a questa tipologia che li rende \"potenzialmente assassinabili\" agli occhi della opinione pubblica. Privati dei diritti civili di cui possono avvalersi le altre persone, al punto che è prassi rimuovere i cadaveri da parte della polizia, laddove sarebbe proibito, perché così alterano le prove della mattanza in piena impunità. Un'impunità che solo la determinazione e la consapevolezza anche politica degli abitanti in favela cerca di intaccare: gli unici processi per gli abusi e gli omicidi della polizia sono venuti per impulso della favela.\r\nLa reazione del territorio è riconducibile a una reazione alla pressione democratica cominciata negli anni Novanta che ha condotto in ambito delle favelas alla messa in discussione di tutte le gerarchie – autoritarismo fascistoide che ha portato al potere Bolsonaro – e questo ha innescato la rabbiosa reazione poliziesca che vuole ripristinare tutte quelle gerarchie. Rimettere al loro posto le favelas.\r\nQuanta violenza è necessaria per mantenere una realtà con diseguaglianze così forti dal punto di vista economico, territoriale e razziale.\r\nNe abbiamo parlato con Silvia Stefani, ricercatrice all'Università di Torino:\r\n\r\nAscolta \"Polizia, soggetti da favela e territorio: ruoli e gerarchie\" su Spreaker.",[74],{"field":75,"matched_tokens":76,"snippet":71,"value":72},"post_content",[70],578729985926234200,{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":81,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":82},"1108024229888",14,"578729985926234225",4,{"document":84,"highlight":105,"highlights":110,"text_match":77,"text_match_info":113},{"cat_link":85,"category":86,"comment_count":43,"id":87,"is_sticky":43,"permalink":88,"post_author":46,"post_content":89,"post_date":90,"post_excerpt":49,"post_id":87,"post_modified":91,"post_thumbnail":92,"post_thumbnail_html":93,"post_title":94,"post_type":54,"sort_by_date":95,"tag_links":96,"tags":102},[40],[42],"31361","http://radioblackout.org/2015/09/terra-del-fuoco-e-babel-non-pagano-i-dipendenti-che-lavorano-nellaccoglienza-profughi/","I dipendenti di Terra del Fuoco e della cooperativa Babel, che della prima è una costola, non ricevono lo stipendio da 3 mesi. Si tratta di lavoratori impegnati nella costruzione e accompagnamento di progetti di accoglienza per profughi richiedenti asilo. E per questo hanno incrociato le braccia lunedì 14 settembre. Alllo sciopero hanno partecipato quasi tutti i 15 lavoratori (iscritti al Cub Sanità), con l'eccezione dei pochi soci dipendenti della cooperativa e dell'associazione, più legati ai destini economico-politici di questa. Terra del Fuoco ha infatti un non indifferente addentellato politico in Sala Rossa (consiglio municipale di Torino) nella persona di Michele Curto (Sel).\r\nLa vicenda porta alla luce le tante contraddizioni del lavoro nel mondo delle cooperative, dove allo sfruttamento legato ad alta intensità di lavoro e basso costo della mano d'opera, corrisponde un non indifferente coinvolgimento personale e affettivo in un lavoro sotanzialmente ascrivibile al servizio e cura della persona. Puntualmente i lavoratori hanno posto l'attenzione non solo al mancato salario ma anche alle condizioni di lavoro, come scrivono nel loro comunicato: “la discontinua erogazione dei fondi necessari per le attività di sostegno, formazione, inserimento sociale e lavorativo dei profughi, come sarebbe previsto dai bandi, svilisce l’efficacia delle attività di accoglienza”.\r\nI datori di lavoro si trincerano dietro i ritardi di pagamento di cui sarebbe responsabile la Prefettura di Torino (elargitrice degli appalti di assistenza) e assicurano che i ritardi nel pagamento sono “solo” di 15 giorni. Di tutt'altro avviso i lavoratori che puntano il dito anche sulla mancata corrispondenza dei rimborsi delle spese vive anticipate da lavoratori e lavoratrici per poter svolgere il proprio lavoro, le spese vive relative al trasporto (molti dei dipendenti devono muoversi verso la Val di Lanzo).\r\nLa vicenda non sembra risolversi in maniera rapida e per questo i lavoratori hanno indetto un'assemblea pubblica per il prossimo martedì alle 20.30 alla Callerizza occupata.\r\nAscolta l'intervista con Alex, dipendente di Terra del Fuoco\r\n\r\nalex_vs_tearradelfuoco","16 Settembre 2015","2015-09-18 11:24:15","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/34808745_scioperano-lavoratori-della-coop-dei-rifugiati-0-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"227\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/09/34808745_scioperano-lavoratori-della-coop-dei-rifugiati-0.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Terra del fuoco e Babel non pagano i dipendenti che lavorano nell'accoglienza profughi",1442411546,[97,98,99,100,101],"http://radioblackout.org/tag/babel/","http://radioblackout.org/tag/cooperative/","http://radioblackout.org/tag/profughi/","http://radioblackout.org/tag/terra-del-fuoco/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[12,18,103,28,104],"profughi","torino",{"post_content":106},{"matched_tokens":107,"snippet":108,"value":109},[70],"I datori di lavoro si \u003Cmark>trincerano\u003C/mark> dietro i ritardi di pagamento","I dipendenti di Terra del Fuoco e della cooperativa Babel, che della prima è una costola, non ricevono lo stipendio da 3 mesi. Si tratta di lavoratori impegnati nella costruzione e accompagnamento di progetti di accoglienza per profughi richiedenti asilo. E per questo hanno incrociato le braccia lunedì 14 settembre. Alllo sciopero hanno partecipato quasi tutti i 15 lavoratori (iscritti al Cub Sanità), con l'eccezione dei pochi soci dipendenti della cooperativa e dell'associazione, più legati ai destini economico-politici di questa. Terra del Fuoco ha infatti un non indifferente addentellato politico in Sala Rossa (consiglio municipale di Torino) nella persona di Michele Curto (Sel).\r\nLa vicenda porta alla luce le tante contraddizioni del lavoro nel mondo delle cooperative, dove allo sfruttamento legato ad alta intensità di lavoro e basso costo della mano d'opera, corrisponde un non indifferente coinvolgimento personale e affettivo in un lavoro sotanzialmente ascrivibile al servizio e cura della persona. Puntualmente i lavoratori hanno posto l'attenzione non solo al mancato salario ma anche alle condizioni di lavoro, come scrivono nel loro comunicato: “la discontinua erogazione dei fondi necessari per le attività di sostegno, formazione, inserimento sociale e lavorativo dei profughi, come sarebbe previsto dai bandi, svilisce l’efficacia delle attività di accoglienza”.\r\nI datori di lavoro si \u003Cmark>trincerano\u003C/mark> dietro i ritardi di pagamento di cui sarebbe responsabile la Prefettura di Torino (elargitrice degli appalti di assistenza) e assicurano che i ritardi nel pagamento sono “solo” di 15 giorni. Di tutt'altro avviso i lavoratori che puntano il dito anche sulla mancata corrispondenza dei rimborsi delle spese vive anticipate da lavoratori e lavoratrici per poter svolgere il proprio lavoro, le spese vive relative al trasporto (molti dei dipendenti devono muoversi verso la Val di Lanzo).\r\nLa vicenda non sembra risolversi in maniera rapida e per questo i lavoratori hanno indetto un'assemblea pubblica per il prossimo martedì alle 20.30 alla Callerizza occupata.\r\nAscolta l'intervista con Alex, dipendente di Terra del Fuoco\r\n\r\nalex_vs_tearradelfuoco",[111],{"field":75,"matched_tokens":112,"snippet":108,"value":109},[70],{"best_field_score":79,"best_field_weight":80,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":81,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":82},{"document":115,"highlight":137,"highlights":143,"text_match":146,"text_match_info":147},{"cat_link":116,"category":117,"comment_count":43,"id":118,"is_sticky":43,"permalink":119,"post_author":46,"post_content":120,"post_date":121,"post_excerpt":49,"post_id":118,"post_modified":122,"post_thumbnail":123,"post_thumbnail_html":124,"post_title":125,"post_type":54,"sort_by_date":126,"tag_links":127,"tags":133},[40],[42],"44691","http://radioblackout.org/2017/12/west-jerusalem-e-gli-israeliani-che-sincazzano/","Anche quello di Bartali era il Tour del 1948, come la nascita della nazione israeliana, che si festeggia con la partecipazione del Giro d'Italia.\r\n\r\nIl governo israeliano ha infatti furbescamente pensato di utilizzare la kermesse in rosa questa volta non per operazioni di pinkwashing, nonostante il colore della maglia, quanto per trovare legittimazione internazionale della sua politica di apartheid e annessione di territori attraverso il centunesimo Giro d'Italia, che dovrebbe inopinatamente vedere disputate le tre tappe iniziali in territorio israeliano. Gli organizzatori in accordo con la Farnesina e le autorità di Tel Aviv (per il consesso internazionale ancora capitale dello Stato d'Israele) hanno organizzato un tracciato tutto all'interno dei confini del 1967; senza confrontarsi con l'Autorità palestinese, ovviamente. Soprattutto perché l'occasione è offerta dai 70 anni della creazione dello Stato israeliano, che corrisponde con la data infausta della Nakba per il mondo palestinese. Tutto era organizzato in modo che le scontate proteste di buonsenso da parte del mondo non sionista venissero rintuzzate trincerandosi dietro all'accusa di voler politicizzare un'occasione di comunione tra i popoli attraverso eventi esclusivamente sportivi\r\n\r\n \r\n\r\nAvevano organizzato tutto bene, tranne un dettaglio che ha fatto andare su tutte le furie i ministri sionisti di cultura e sport, perché la sensibilità della comunità israeliana scatta immediatamente se anche il minimo dettaglio può mettere in dubbio le storie che si raccontano e poi impongono al consesso internazionale: durante la presentazione della kermesse veniva specificato che la prima tappa a cronometro si correva a \"West Jerusalem\", il che presuppone una \"East Jerusalem\" che l'annessione di Netanyahu avrebbe annullato, creando quella capitale di Israele che nega la Gerusalemme multireligiosa e multietnica. Insurrezione e minaccia di non versare i 12 milioni con i quali hanno pagato il bikewashing sono stati immediati; indignazione e ritorsione sono state la più patente dimostrazione di come il nervo scoperto fosse molto politico e non un crampo da attività meramente sportiva. \"il manifesto\" ha ospitato il 1° dicembre un intervento di Zvi Schuldiner in cui con il consueto sarcasmo l'intellettuale ebreo ha descritto la politica del suo governo e lo stato in cui versa Gerusalemme Est e il suo effettivo stato rispetto alla parte Ovest della città. Da questo articolo siamo partiti per una chiacchierata con Amedeo Rossi di Bds -Italia.\r\n\r\n\r\nbikewashing\r\n\r\nOvviamente la specificazione geografica \"West\" è sparita nel giro di poche ore: il cleaning del bikewashing è stato immediatamente operato dagli organizzatori e dalla diplomazia italiana, attenti a non urtare la sensibilità israeliana (e a non perdere il finanziamento). Per il rispetto della Nakba ci sarà forse tempo più avanti, terminati i tre giorni di","2 Dicembre 2017","2017-12-05 00:31:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/west_jerusalem-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/west_jerusalem-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/west_jerusalem-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/west_jerusalem-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/12/west_jerusalem.jpg 1000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","\"West Jerusalem\"... e gli israeliani che s'incazzano",1512219740,[128,129,130,131,132],"http://radioblackout.org/tag/bds/","http://radioblackout.org/tag/giro-ditalia/","http://radioblackout.org/tag/israele/","http://radioblackout.org/tag/nakba/","http://radioblackout.org/tag/politicizzare-lo-sport/",[134,22,135,136,30],"BDS","Israele","nakba",{"post_content":138},{"matched_tokens":139,"snippet":141,"value":142},[140],"trincerandosi","mondo non sionista venissero rintuzzate \u003Cmark>trincerandosi\u003C/mark> dietro all'accusa di voler politicizzare","Anche quello di Bartali era il Tour del 1948, come la nascita della nazione israeliana, che si festeggia con la partecipazione del Giro d'Italia.\r\n\r\nIl governo israeliano ha infatti furbescamente pensato di utilizzare la kermesse in rosa questa volta non per operazioni di pinkwashing, nonostante il colore della maglia, quanto per trovare legittimazione internazionale della sua politica di apartheid e annessione di territori attraverso il centunesimo Giro d'Italia, che dovrebbe inopinatamente vedere disputate le tre tappe iniziali in territorio israeliano. Gli organizzatori in accordo con la Farnesina e le autorità di Tel Aviv (per il consesso internazionale ancora capitale dello Stato d'Israele) hanno organizzato un tracciato tutto all'interno dei confini del 1967; senza confrontarsi con l'Autorità palestinese, ovviamente. Soprattutto perché l'occasione è offerta dai 70 anni della creazione dello Stato israeliano, che corrisponde con la data infausta della Nakba per il mondo palestinese. Tutto era organizzato in modo che le scontate proteste di buonsenso da parte del mondo non sionista venissero rintuzzate \u003Cmark>trincerandosi\u003C/mark> dietro all'accusa di voler politicizzare un'occasione di comunione tra i popoli attraverso eventi esclusivamente sportivi\r\n\r\n \r\n\r\nAvevano organizzato tutto bene, tranne un dettaglio che ha fatto andare su tutte le furie i ministri sionisti di cultura e sport, perché la sensibilità della comunità israeliana scatta immediatamente se anche il minimo dettaglio può mettere in dubbio le storie che si raccontano e poi impongono al consesso internazionale: durante la presentazione della kermesse veniva specificato che la prima tappa a cronometro si correva a \"West Jerusalem\", il che presuppone una \"East Jerusalem\" che l'annessione di Netanyahu avrebbe annullato, creando quella capitale di Israele che nega la Gerusalemme multireligiosa e multietnica. Insurrezione e minaccia di non versare i 12 milioni con i quali hanno pagato il bikewashing sono stati immediati; indignazione e ritorsione sono state la più patente dimostrazione di come il nervo scoperto fosse molto politico e non un crampo da attività meramente sportiva. \"il manifesto\" ha ospitato il 1° dicembre un intervento di Zvi Schuldiner in cui con il consueto sarcasmo l'intellettuale ebreo ha descritto la politica del suo governo e lo stato in cui versa Gerusalemme Est e il suo effettivo stato rispetto alla parte Ovest della città. Da questo articolo siamo partiti per una chiacchierata con Amedeo Rossi di Bds -Italia.\r\n\r\n\r\nbikewashing\r\n\r\nOvviamente la specificazione geografica \"West\" è sparita nel giro di poche ore: il cleaning del bikewashing è stato immediatamente operato dagli organizzatori e dalla diplomazia italiana, attenti a non urtare la sensibilità israeliana (e a non perdere il finanziamento). Per il rispetto della Nakba ci sarà forse tempo più avanti, terminati i tre giorni di",[144],{"field":75,"matched_tokens":145,"snippet":141,"value":142},[140],578729951566495900,{"best_field_score":148,"best_field_weight":80,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":149,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":150},"1108007452672","578729951566495857",5,6678,{"collection_name":54,"first_q":153,"per_page":154,"q":153},"TRINCERONE",6,{"facet_counts":156,"found":165,"hits":189,"out_of":276,"page":11,"request_params":277,"search_cutoff":32,"search_time_ms":11},[157,166],{"counts":158,"field_name":163,"sampled":32,"stats":164},[159,161],{"count":11,"highlighted":160,"value":160},"arsider",{"count":11,"highlighted":162,"value":162},"Macerie su macerie","podcastfilter",{"total_values":165},2,{"counts":167,"field_name":31,"sampled":32,"stats":187},[168,170,172,174,176,178,180,182,183,185],{"count":11,"highlighted":169,"value":169},"meme",{"count":11,"highlighted":171,"value":171},"noise",{"count":11,"highlighted":173,"value":173},"merda",{"count":11,"highlighted":175,"value":175},"droga",{"count":11,"highlighted":177,"value":177},"RONDE",{"count":11,"highlighted":179,"value":179},"macerie",{"count":11,"highlighted":181,"value":181},"violenza",{"count":11,"highlighted":153,"value":153},{"count":11,"highlighted":184,"value":184},"EXPLOITATION",{"count":11,"highlighted":186,"value":186},"LORUSSO PEZZO DI MERDA",{"total_values":188},10,[190,248],{"document":191,"highlight":214,"highlights":235,"text_match":243,"text_match_info":244},{"comment_count":43,"id":192,"is_sticky":43,"permalink":193,"podcastfilter":194,"post_author":195,"post_content":196,"post_date":197,"post_excerpt":49,"post_id":192,"post_modified":198,"post_thumbnail":199,"post_title":200,"post_type":201,"sort_by_date":202,"tag_links":203,"tags":213},"97675","http://radioblackout.org/podcast/08-05-25-arsider-speciale-degrado/",[160],"outsidermusic","[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/080525_SPECIALE_DEGRADO.mp3\"][/audio]\r\n\"Il riconoscimento” è il prerequisito della giustizia. In un mondo in cui gli attori politici sono ridotti a spettacolo, l’unica giustizia possibile è quella dell’immagine, quella del corpo che agisce senza parlare. E così l’influencer nazionalista diventa il nuovo volto di un’epoca che ha smesso di pensare e ha iniziato a guardare.\r\nQuesta estetizzazione della giustizia si radica nel degrado cognitivo e sociale delle società neoliberali. La rapidità dei contenuti, la superficialità della comunicazione, l'emotività della visione virale, tutto contribuisce a rendere la giustizia un'azione estetica. L’influencer non opera un'analisi razionale del conflitto, ma lo esibisce come un'azione immediata, direttamente esecutiva. La giustizia diventa così una performance, non una deliberazione. La sua efficacia è garantita dalla sua visibilità.\r\nNel paradigma attuale, il reale non viene analizzato: viene consumato. Il degrado diventa pornografia urbana. Un genere codificato. Telecamere traballanti, voci allarmate, riprese notturne, facce sgranate: estetica dell’insicurezza. Il quartiere non viene raccontato: viene spettacolarizzato. La rappresentazione del disagio diventa un genere televisivo. Il degrado diventa format.\r\nE il pubblico consuma. Non interroga, non riflette, consuma. Il tossico diventa l’equivalente urbano del mostro in un film horror: genera repulsione e sollievo. Repulsione per la sua esistenza, sollievo per non esserlo.","9 Maggio 2025","2025-05-09 11:15:24","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/05/1-200x110.png","08/05/25 | ARSIDER | SPECIALE DEGRADO","podcast",1746789136,[204,205,206,207,208,209,210,211,212],"http://radioblackout.org/tag/droga/","http://radioblackout.org/tag/exploitation/","http://radioblackout.org/tag/lorusso-pezzo-di-merda/","http://radioblackout.org/tag/meme/","http://radioblackout.org/tag/merda/","http://radioblackout.org/tag/noise/","http://radioblackout.org/tag/ronde/","http://radioblackout.org/tag/trincerone/","http://radioblackout.org/tag/violenza/",[175,184,186,169,173,171,177,153,181],{"tags":215},[216,218,220,222,224,226,228,230,233],{"matched_tokens":217,"snippet":175,"value":175},[],{"matched_tokens":219,"snippet":184,"value":184},[],{"matched_tokens":221,"snippet":186,"value":186},[],{"matched_tokens":223,"snippet":169,"value":169},[],{"matched_tokens":225,"snippet":173,"value":173},[],{"matched_tokens":227,"snippet":171,"value":171},[],{"matched_tokens":229,"snippet":177,"value":177},[],{"matched_tokens":231,"snippet":232,"value":232},[153],"\u003Cmark>TRINCERONE\u003C/mark>",{"matched_tokens":234,"snippet":181,"value":181},[],[236],{"field":31,"indices":237,"matched_tokens":239,"snippets":241,"values":242},[238],7,[240],[153],[232],[232],578730123365712000,{"best_field_score":245,"best_field_weight":246,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":247,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091339008",13,"578730123365711977",{"document":249,"highlight":263,"highlights":269,"text_match":272,"text_match_info":273},{"comment_count":43,"id":250,"is_sticky":43,"permalink":251,"podcastfilter":252,"post_author":253,"post_content":254,"post_date":255,"post_excerpt":49,"post_id":250,"post_modified":256,"post_thumbnail":257,"post_title":258,"post_type":201,"sort_by_date":259,"tag_links":260,"tags":262},"60195","http://radioblackout.org/podcast/macerie-su-macerie-la-dignita-nel-cuore-di-barriera/",[162],"anarres","Attorno a un tavolo scolorito dal tempo, in un cortile di Barriera di Milano, lì dove il trincerone incontra le vecchie popolari giallo sbiadito di via Maddalene, abbiamo incontrato alcuni ragazzi e ragazze che ci hanno raccontato una storia tutta particolare.\r\n\r\nNella prima parte un assaggio di cosa significhi vivere in Barriera di Milano ai tempi del coronavirus, tra vecchie e nuove ingiustizie sociali, tra la povertà e le difficoltà, ma senza mai perdere la dignità. Rimanere senza lavoro, schivare le multe sotto il lockdown per andare a comprare il pane o visitare un parente, la difficoltà di capire le prescrizioni governative e la natura di questo virus, sopratutto per chi non parla l'italiano. La stanchezza e il senso di oppressione, ma anche la voglia di aiutare chi, nella stessa barca, arranca più degli altri.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/int-via-maddalene-pt-1-song-scgrausa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte alcuni volontari che si sono organizzati nella pandemia per distribuire cibo nelle periferie raccontano come siano stati strumentalizzati dall’associazione Eco delle Città e dal suo direttore Paolo Hutter. Giornalista e attivista delle cause civili dal lato ufficiale, ruffiano sfruttatore dall’altro. La sua associazione gestiva anche il mesto progetto degli “Ecomori”, salito alla ribalta qualche anno fa non solo per per il nome dal becero richiamo coloniale, ma perché nei fatti si basava su un gruppo di ragazzi rifugiati che venivano impiegati in una serie di attività come recuperare il cibo a Porta Palazzo, pulire le strade della movida, aiutare all'uscita da scuola, il tutto a titolo completamente gratuito. Con quella retorica del debito che chi chiede protezione internazionale contrae col paese ospitante. Ma per questo figuro dei salotti sinistri di Torino non c’è limite di pudore.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/int-via-maddalene-pt-2.mp3\"][/audio]","6 Maggio 2020","2020-05-06 13:39:50","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/maxresdefault-200x110.jpg","Macerie su macerie - La dignità nel cuore di Barriera",1588772390,[261],"http://radioblackout.org/tag/macerie/",[179],{"post_content":264},{"matched_tokens":265,"snippet":267,"value":268},[266],"trincerone","di Milano, lì dove il \u003Cmark>trincerone\u003C/mark> incontra le vecchie popolari giallo","Attorno a un tavolo scolorito dal tempo, in un cortile di Barriera di Milano, lì dove il \u003Cmark>trincerone\u003C/mark> incontra le vecchie popolari giallo sbiadito di via Maddalene, abbiamo incontrato alcuni ragazzi e ragazze che ci hanno raccontato una storia tutta particolare.\r\n\r\nNella prima parte un assaggio di cosa significhi vivere in Barriera di Milano ai tempi del coronavirus, tra vecchie e nuove ingiustizie sociali, tra la povertà e le difficoltà, ma senza mai perdere la dignità. Rimanere senza lavoro, schivare le multe sotto il lockdown per andare a comprare il pane o visitare un parente, la difficoltà di capire le prescrizioni governative e la natura di questo virus, sopratutto per chi non parla l'italiano. La stanchezza e il senso di oppressione, ma anche la voglia di aiutare chi, nella stessa barca, arranca più degli altri.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/int-via-maddalene-pt-1-song-scgrausa.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nNella seconda parte alcuni volontari che si sono organizzati nella pandemia per distribuire cibo nelle periferie raccontano come siano stati strumentalizzati dall’associazione Eco delle Città e dal suo direttore Paolo Hutter. Giornalista e attivista delle cause civili dal lato ufficiale, ruffiano sfruttatore dall’altro. La sua associazione gestiva anche il mesto progetto degli “Ecomori”, salito alla ribalta qualche anno fa non solo per per il nome dal becero richiamo coloniale, ma perché nei fatti si basava su un gruppo di ragazzi rifugiati che venivano impiegati in una serie di attività come recuperare il cibo a Porta Palazzo, pulire le strade della movida, aiutare all'uscita da scuola, il tutto a titolo completamente gratuito. Con quella retorica del debito che chi chiede protezione internazionale contrae col paese ospitante. Ma per questo figuro dei salotti sinistri di Torino non c’è limite di pudore.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/05/int-via-maddalene-pt-2.mp3\"][/audio]",[270],{"field":75,"matched_tokens":271,"snippet":267,"value":268},[266],578730123365187700,{"best_field_score":274,"best_field_weight":80,"fields_matched":11,"num_tokens_dropped":43,"score":275,"tokens_matched":11,"typo_prefix_score":43},"1108091338752","578730123365187697",6676,{"collection_name":201,"first_q":153,"per_page":154,"q":153},{"title":279,"slug":280},"Bobina","bobina-intelligente",["Reactive",282],{},["Set"],["ShallowReactive",285],{"$f_gHogzgsXwyL7KBO1jhzKvSrPuXuDt76udnDdqtTLrs":-1,"$foXy9PVDJFhmCcPq12BohuCcbUoT10nT9lwqh6ym8p9Q":-1},true,"/search?query=TRINCERONE"]