","Amianto, Almaviva e contratti metalmeccanici","post",1482520255,[65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/accordi-capestro/","http://radioblackout.org/tag/almaviva/","http://radioblackout.org/tag/amianto/","http://radioblackout.org/tag/morire-di-lavoro/","http://radioblackout.org/tag/pirelli/","http://radioblackout.org/tag/sentenza/",[72,73,15,74,75,76],"accordi capestro","Almaviva","morire di lavoro","pirelli","sentenza",{"post_content":78,"post_title":82,"tags":86},{"matched_tokens":79,"snippet":80,"value":81},[15],"a causa delle polveri di \u003Cmark>amianto\u003C/mark> dopo aver lavorato negli stabilimenti","Di qualche giorno fa la sentenza emessa contro 9 ex dirigenti Pirelli accusati a Milano di omicidio colposo e lesioni gravissime per i 28 casi di operai morti o ammalati a causa delle polveri di \u003Cmark>amianto\u003C/mark> dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra gli anni Settanta e Ottanta. 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Era questo il secondo filone dell’inchiesta, mentre una prima tranche su altri casi di decessi si era conclusa con le condanne in primo grado e poi le assoluzioni di tutti gli imputati in appello, il 24 novembre scorso.\r\nI familiari e gli amici delle vittime si sono fatti sentire in aula e tra i corridoi del tribunale esprimendo la rabbia per una sentenza che reputano ingiusta perché non riconosce la responsabilità dei padroni Pirelli nella morte \"di lavoro\" di tanti operai.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Michele Michelino, ex lavoratore Pirelli e presidente del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio che si era costituito parte civile nel processo appena concluso e che ci ricorda come sia complicato ricevere una sentenza in favore dei lavoratori quando il sistema giuridico e le leggi stesse sono lì a difesa dei padroni e del loro diritto di accumulare ed estrarre profitto. \r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nsentenzepirelliperamianto\r\n\r\nE a proposito di sistema rodato per spremere e buttare via i lavoratori, abbiamo approfondito la questione Almaviva, la grossa azienda di call center che vorrebbe chiudere le sedi italiane mentre sta già delocalizzando in Romania. Proprio ieri è stata firmata un'intesa transitoria tra azienda e sindacati per il prolungamento della cassa integrazione, ma solo per i lavoratori napoletani. A Roma invece le Rsu si sono rifiutate di firmare dichiarando le condizioni inaccettabili e ora i 1660 lavoratori rischiano il licenziamento.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Eleonora, lavoratrice romana di Almaviva che ci ha spiegato le motivazioni che hanno portato i lavoratori a dare mandato ai delegati di non firmare un accordo per cui è sicuramente meglio essere licenziati; cercheremo di seguire i prossimi passi della vertenza.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\nAlmaviva",{"matched_tokens":83,"snippet":85,"value":85},[84],"Amianto","\u003Cmark>Amianto\u003C/mark>, Almaviva e contratti metalmeccanici",[87,89,91,94,96,98],{"matched_tokens":88,"snippet":72},[],{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],{"matched_tokens":92,"snippet":93},[15],"\u003Cmark>amianto\u003C/mark>",{"matched_tokens":95,"snippet":74},[],{"matched_tokens":97,"snippet":75},[],{"matched_tokens":99,"snippet":76},[],[101,106,109],{"field":39,"indices":102,"matched_tokens":103,"snippets":105},[37],[104],[15],[93],{"field":107,"matched_tokens":108,"snippet":85,"value":85},"post_title",[84],{"field":110,"matched_tokens":111,"snippet":80,"value":81},"post_content",[15],578730123365712000,{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":30,"num_tokens_dropped":51,"score":116,"tokens_matched":117,"typo_prefix_score":51},"1108091339008",13,"578730123365711979",1,{"document":119,"highlight":137,"highlights":154,"text_match":112,"text_match_info":164},{"cat_link":120,"category":121,"comment_count":51,"id":122,"is_sticky":51,"permalink":123,"post_author":54,"post_content":124,"post_date":125,"post_excerpt":57,"post_id":122,"post_modified":126,"post_thumbnail":127,"post_thumbnail_html":128,"post_title":129,"post_type":62,"sort_by_date":130,"tag_links":131,"tags":135},[48],[50],"36992","http://radioblackout.org/2016/07/amianto/","L'attualità vede molte notizie in cui il caso amianto viene alla ribalta. Ormai le situazioni di malattia e morte sono andati a regime e continuano a esserci senza che facciano notizia o suscitino alcun scalpore; ma per altro questo non è mai avvenuto realmente, perché le morti di questa strage sono diluite nel tempo e non assumono mai i contorni della strage mediatica che ha bisogno della concentrazione di morti in uno spazio e tempo relativamente brevi; invece le fonti di informazione si eccitano di fronte ai processi, soprattutto se vedono come imputati personaggi eminenti come i fratelli De Benedetti – ma in questo caso non c'è quasi traccia nelle testate del gruppo di famiglia –, che sono stati condannati in prima istanza e rischiano una nuova incriminazione per altri morti di quelli che silenziosamente continuano a spegnersi per colpa delle sciagurate scelte delle condizioni di lavoro degli anni Settanta e Ottanta in Olivetti. Ulteriore addentellato con l'attualità è la decisione della Corte costituzionale di considerare processabile il magnate svizzero Schmidheiny nel nuovo processo Eternit, dove viene contestato l'omicidio volontario di 258 vittime dell'amianto.\r\n\r\nCom'è ovvio, a noi non interessa che qualcuno finisca in galera (o i cavilli in latinorum del ne bis in idem), quanto piuttosto che più nessuno debba rimetterci la vita per feroci valutazioni di profitto e se un risvolto positivo si può immaginare in questo ambito giudiziario è che pare possa fare breccia una nuova consapevolezza e un riconoscimento di responsabilità per quello che riguarda le condizioni di vita e lavoro, perciò con piacere abbiamo sentito Michele del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro ribadire questo concetto.\r\n\r\n \r\n\r\nMichelino","22 Luglio 2016","2016-07-25 12:08:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/2016-07-22_amianto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/2016-07-22_amianto-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/2016-07-22_amianto-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/07/2016-07-22_amianto.jpg 700w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Amianto killer: consapevolezza etica oltre alle condanne",1469188941,[67,132,133,134],"http://radioblackout.org/tag/asbesto/","http://radioblackout.org/tag/mesotelioma/","http://radioblackout.org/tag/padroni-e-processi/",[15,33,35,136],"padroni e processi",{"post_content":138,"post_title":142,"tags":145},{"matched_tokens":139,"snippet":140,"value":141},[15],"molte notizie in cui il caso \u003Cmark>amianto\u003C/mark> viene alla ribalta. 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Si è svolta oggi una manifestazione dei lavoratori esposti amianto all'Inail di Milano, accusata di comportarsi come un'assicurazione privata, che fa i controlli e decide sulla base delle proprie perizie chi ha diritto e chi no. Chi ha la cassa decide se e per chi aprire i cordoni.\r\nCon la legge 257 del 1992 l’amianto è stato messo fuorilegge. Per i lavoratori ex esposti amianto a rischio di patologie gravissime la legge prevedeva insieme alla sorveglianza sanitaria gratuita, un risarcimento chiamato “benefici previdenziali” che permetteva loro andare in pensione un po’ prima perché morivano, e continuano a morire, prima degli altri cittadini. La riforma Fornero ha vanificato questa legge. L’INAIL, ente che deve riconoscere e indennizzare le malattie professionali derivanti dall’amianto, ha tutto l’interesse a non farlo agendo in palese conflitto di interessi.\r\nComportandosi peggio di un’assicurazione privata l’INAIL risparmia sulla pelle dei lavoratori e costringe le vittime dell’amianto a lunghe e dispendiose cause legali. Infatti l’ammontare delle disponibilità liquide parcheggiate nella tesoreria di stato dall`Inail è un tesoretto di 17 miliardi di euro.\r\nI lavoratori, dopo un lungo fronteggiamento con la polizia nell'atrio dell'ente, sono riusciti ad ottenere un incontro con il direttore generale regionale, che si è impegnato alla riammissione di 19 lavoratori esclusi.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Michele Michelino del comitato per la difesa della salute sui posti di lavoro e sul territorio.\r\n\r\nAscolta il suo intervento \r\nInail","15 Maggio 2013","2013-05-20 11:44:38","Amianto. 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Probabilmente per questa ragione i mezzi di informazione hanno in modi diversi coperto l'argomento: su Rainews24 Emanuela Bonchino ha realizzato un reportage sui casi – di cui si attende il picco entro un lustro – di mesotelioma insorgente nella seconda generazione dei criminalmente esposti all'amianto: cioè quelli familiari che vivevano con i lavoratori (e i loro vestiti intrisi di spore di amianto); è stato organizzato un convegno (Amianto problema irrisolto, a cui non sono state invitate le associazioni che si stanno battendo da anni per ottenere smaltimento e giustizia, non si capisce come mai – o meglio si comprende come sempre molto bene trattandosi di cgil-cisl-uil, che finora non hanno fatto niente su questo fronte) sulle morti per amianto a causa di lavori svolti senza protezione e senza informazione adeguata; su \"zeroincondotta\" si può trovare un altro aspetto dell'invasività amiantifera: gli usi attuali di rivestimenti di tubature in strutture nuove. Ma anche per quel che riguarda l'ambiente si può leggere un bell'articolo su Biancavilla, redatto questa settimana da Marina Forti su \"l'Internazionale\" su un caso di amianto contenuto nella montagna e che ha prodotto molte morti per asbestosi ultimamente, probabilmente per modalità di lavoro innovative che hanno alterato gli equilibri del comune etneo.\r\n\r\nPer capirne di più sia come modalità di estensione dell'emergenza sociale, medica e nazionale abbiamo chiesto a Michele Michelino di approfondire cifre, dati, analisi, prospettive...\r\n\r\nMesotelioma di II generazione","14 Ottobre 2017","2017-10-17 16:43:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/Asbesto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/Asbesto-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/Asbesto-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/10/Asbesto.jpg 525w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","La strage dell'amianto: il mesotelioma di seconda generazione",1508005143,[67,132,133,221,222],"http://radioblackout.org/tag/seconda-generazione/","http://radioblackout.org/tag/smaltimento-fibre/",[15,33,35,224,225],"seconda generazione","smaltimento fibre",{"post_content":227,"tags":231},{"matched_tokens":228,"snippet":229,"value":230},[15],"vestiti intrisi di spore di \u003Cmark>amianto\u003C/mark>); è stato organizzato un convegno","In questi ultimi giorni da più parti si riscontra un rinnovato interesse per le affezioni della pleura a causa dell'asbesto sparpagliato avventatamente dall'uomo nell'ultimo secolo: un incontro a Roma il 9 ottobre tra associazioni, Inail (in confitto di interesse e a cui il governo delega tutte le decisioni in materia) in preparazione di una terza conferenza nazionale governativa prevista per fine novembre a Casale (probabilmente per motivi elettorali, perché può essere utile mostrare interesse a un problema che sta coinvolgendo così tante persone con la sensazione di essere stati vittime di un'inaccettabile ingiustizia). 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Stavolta è toccato ai lavoratori della Breda vedersi negare quella giustizia che comunque si cerca volta per volta di far emergere.\r\n\r\nCi è sembrato opportuno anche stavolta testimoniare l'attenzione della radio, dando voce a Michele Michelino che di questa lotta è un po' il simbolo, ecco il suo racconto esacerbato.\r\n\r\n \r\n\r\nBreda:l'amianto uccide","16 Giugno 2017","2017-06-19 12:07:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/amianto-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/06/amianto-300x168.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" />","Ancora una volta l'ingiustizia all'amianto è fatta",1497638569,[67,266,267],"http://radioblackout.org/tag/assoluzioni/","http://radioblackout.org/tag/breda/",[15,269,270],"assoluzioni","breda",{"post_content":272,"tags":276},{"matched_tokens":273,"snippet":274,"value":275},[15],"ai responsabili delle morti per \u003Cmark>amianto\u003C/mark>: è evidente che l'asbestosi proviene","Anche stavolta è andata in scena la farsa borghese del processo ai responsabili delle morti per \u003Cmark>amianto\u003C/mark>: è evidente che l'asbestosi proviene dal lavoro insicuro a cui erano sottoposti lavoratori e famiglie, ma anche questa evidenza non è sufficiente per far condannare gli assassini, quando non c'è la volontà di perseguire i colpevoli che si arricchivano consapevoli che i loro profitti erano fondati sulla morte di chi quella ricchezza produceva. 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L'occasione è offerta dai molti processi milanesi, tra cui spicca quello ai 10 manager Pirelli, tra cui il fratello di Umberto Veronesi, Guido, che ha cercato di farsi passare per matto all'ultima udienza e dalla ricostruzioni surreali dell'avvocato Lanfranconi che ha attribuito i tumori polmonari alle sigarette fumate dagli operai: e dall'arricchimento di ulteriori morti riconosciuti come vittime dell'amianto dell'Eternit, oltre alla udienza che ha mandato assolti i 4 manager dell'Eternit-Saca di Cavagnolo.\r\n\r\n \r\n\r\nUnknown","6 Novembre 2015","2015-11-12 09:03:16","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/2015_11_06_amianto-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"185\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/2015_11_06_amianto-300x185.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/2015_11_06_amianto-300x185.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/2015_11_06_amianto-768x474.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2015/11/2015_11_06_amianto.jpg 845w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Amianto: il punto sulla situazione delle morti per lavoro nocivo",1446815647,[67,306,307],"http://radioblackout.org/tag/milano-torino-e-svizzera/","http://radioblackout.org/tag/udienze/",[15,309,310],"Milano Torino e Svizzera","udienze",{"post_title":312,"tags":315},{"matched_tokens":313,"snippet":314,"value":314},[84],"\u003Cmark>Amianto\u003C/mark>: il punto sulla situazione delle morti per lavoro nocivo",[316,318,320],{"matched_tokens":317,"snippet":93},[15],{"matched_tokens":319,"snippet":309},[],{"matched_tokens":321,"snippet":310},[],[323,328],{"field":39,"indices":324,"matched_tokens":325,"snippets":327},[51],[326],[15],[93],{"field":107,"matched_tokens":329,"snippet":314,"value":314},[84],{"best_field_score":114,"best_field_weight":115,"fields_matched":37,"num_tokens_dropped":51,"score":251,"tokens_matched":117,"typo_prefix_score":51},6645,{"collection_name":62,"first_q":15,"per_page":17,"q":15},8,{"facet_counts":335,"found":333,"hits":368,"out_of":522,"page":117,"request_params":523,"search_cutoff":40,"search_time_ms":20},[336,348],{"counts":337,"field_name":346,"sampled":40,"stats":347},[338,340,342,344],{"count":30,"highlighted":339,"value":339},"anarres",{"count":37,"highlighted":341,"value":341},"liberation front",{"count":117,"highlighted":343,"value":343},"frittura mista",{"count":117,"highlighted":345,"value":345},"officina letteraria","podcastfilter",{"total_values":23},{"counts":349,"field_name":39,"sampled":40,"stats":367},[350,351,353,355,356,358,360,362,364,365],{"count":37,"highlighted":18,"value":18},{"count":37,"highlighted":352,"value":352},"corteo",{"count":117,"highlighted":354,"value":354},"rosarno",{"count":117,"highlighted":21,"value":21},{"count":117,"highlighted":357,"value":357},"108 metri",{"count":117,"highlighted":359,"value":359},"10 maggio",{"count":117,"highlighted":361,"value":361},"braccianti",{"count":117,"highlighted":363,"value":363},"immigrazione",{"count":117,"highlighted":28,"value":28},{"count":117,"highlighted":366,"value":366},"alberto prunetti",{"total_values":115},[369,399,422,444,467,495],{"document":370,"highlight":386,"highlights":391,"text_match":394,"text_match_info":395},{"comment_count":51,"id":371,"is_sticky":51,"permalink":372,"podcastfilter":373,"post_author":374,"post_content":375,"post_date":376,"post_excerpt":57,"post_id":371,"post_modified":377,"post_thumbnail":378,"post_title":379,"post_type":380,"sort_by_date":381,"tag_links":382,"tags":384},"99143","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-15-07-2025/",[343],"fritturamista","Il primo argomento della serata lo abbiamo affrontato in compagnia di Mimì del SiCobas Napoli, per farci raccontare le ultimi mobilitazioni del movimento disoccupati 7 novembre. Infatti, dopo 10 anni di lotte portate avanti con forza e determinazione, i disoccupati erano riusciti a conquistarsi varie interlocuzioni con istituzioni locali e nazionali per cercare delle soluzioni che non fossero solo un temporaneo paliativo, ma che dessero veramente formazione e occupazione a chi cerca da anni di sottrarsi al ricatto lavoro in cambio di voti o al lavoro nero e grigio. Attivisti* e sindacalist* però, stavano già prendendo consapevolezza del fatto, che le promesse ricevute non avrebbero facilmente trovato un seguito, infatti, per assegnare questi posti, erano stati studiati percorsi di inserimento lavorativo tramite programma GOL del centro per l'impiego, ma col tempo le cose si sono trasformate e si è arrivati alla data del 10 luglio con un click day come modalità di entrata, pratica che sconsiderava tutto il percorso già svolto da disoccupati e disoccupate, oltre ad essere facile da raggirare con sistemi tecnologici ad hoc.\r\n\r\nA confermare il fatto che avere un'esercito di lavoratori ricattabili è un elemento cardine per la vita stessa del nostro Stato e della nostra economia, il click day è stato un fallimento, con la piattaforma che di fatto non ha mai funzionato. La reazione de* disoccupat* è stata giustamente carica di rabbia, si è partit* in corteo per le strade di Napoli e in presidio sotto le varie sedi istituzionali, i quali esponenti invece di prendersi le loro responsabilità, hanno preferito letteralmente barricarsi dietro a barriere fisiche e difesi da agenti della digos. Il tutto è culminato con un'efferata carica della polizia e con due arresti tra cui quello di Mimì, che ai nostri microfoni ci racconta più nel dettaglio tutto il percorso di lotta del movimento e le mosse agite in tutta Italia per portare solidarietà a chi vorrebbe solo vivere una vita decente e come unica risposta riceve manganellate.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/F_m_15_07_Mimi-SiCobas-Napoli-su-ultime-mobilitazioni-e-repressione-movimento-di-lotta-disoccupati-7-novembre.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\nIl secondo approfondimento di oggi lo abbiamo fatto in compagnia di Ernesto Slai Cobas Taranto sul destino della ex ILVA Taranto. 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In questa quinta puntata Serena Tusini, intervista Mario Sanguinetti sulla precarietà endemica dei lavoratori nella scuola italiana.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/Dietro-alla-lavagna-pt.5.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","16 Luglio 2025","2025-07-17 15:13:23","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/07/517901566_1160313649463393_2572350946563585039_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 15/07/2025","podcast",1752686183,[383],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[385],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":387},{"matched_tokens":388,"snippet":389,"value":390},[15],"a misure risarcitorie di prepensionamenti \u003Cmark>amianto\u003C/mark> lavori usuranti\".\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio","Il primo argomento della serata lo abbiamo affrontato in compagnia di Mimì del SiCobas Napoli, per farci raccontare le ultimi mobilitazioni del movimento disoccupati 7 novembre. 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A farne le spese sarebbero in primo luogo la ricca biodiversità che caratterizza la zona, il patrimonio preistorico riconducibile a questo territorio e la salute di coloro che lo abitano.La miniera, infatti, oltre a necessitare di strade ed infrastrutture irreversibilmente impattanti per l’ambiente, estrarrebbe una pericolosa quantità di amianto (presente per il 15% nella roccia) e andrebbe ad inquinare le fonti idriche della zona.\r\n\r\n[caption id=\"attachment_67128\" align=\"alignright\" width=\"226\"] Micro-asce rituali neolitiche provenienti dal Beigua[/caption]\r\n\r\nCome se non bastasse, il materiale grezzo ottenibile è talmente poco che sarebbe necessaria la costruzione di discariche limitrofe dove depositare il resto del materiale estratto, e la stessa frantumazione del titanio verrebbe appaltata all’estero in mancanza di laboratori (estremamente idrovori ed energivori) adatti a tale lavorazione sul suolo italiano.\r\n\r\n[caption id=\"attachment_67131\" align=\"alignleft\" width=\"228\"] Cristallo di titanio[/caption]\r\n\r\nTra varie montagne russe di permessi, blocchi, ricorsi e battaglie legali, attualmente per la Compagnia Europea del Titanio è in gioco l’autorizzazione per operare dei sondaggi preliminari nella zona, da loro dichiarati non impattanti, ma che di fatto sarebbero il primo passo verso la costruzione della miniera vera e propria.\r\n\r\nAncora una volta, i sostenitori del progetto sventolano la bandiera del progresso e dei benefici economici che ricadrebbero su tutta la regione, senza considerare i danni reali che comporterebbe ed ostacolando le forme di opposizione formale esistenti.\r\n\r\nPer iniziare a mobilitarsi contro questa mega-opera, è in fase di preparazione una due-giorni di camminata nella zona sulla linea delle edizioni “Imbricchiamoci” a cura del gruppo Fuori Controllo (vedi approfondimento https://radioblackout.org/podcast/imbricchiamoci-un-approfondimento-sullescursionismo-politico-nel-savonese/), in cui si creeranno dei momenti di confronto e di organizzazione su questa situazione. Rimani aggiornato/a seguendo le prossime puntate di Liberation Front.\r\n\r\nPer ascoltare l’intervista premi qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/beigua.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[per scaricare]","26 Febbraio 2021","2022-02-09 17:13:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/parco-beigua-413262.660x368-200x110.jpg","Contro l’estrazione di titanio nel parco del beigua",1614352360,[],[],{"post_content":414},{"matched_tokens":415,"snippet":416,"value":417},[15],"estrarrebbe una pericolosa quantità di \u003Cmark>amianto\u003C/mark> (presente per il 15% nella","Il parco naturale del Beigua, in provincia di Savona, da decenni è minacciato dal progetto di costruzione di una miniera di titanio, la cui estrazione avrebbe delle gravi conseguenze ambientali (ma non solo) sul luogo. 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La sua vita è un costo insostenibile per chi punta a rinforzare l’apparato bellico che sostiene l’imperialismo tricolore e gli interessi di multinazionali come ENI e Leonardo.\r\n* Il governo si è preso pieni poteri, ha reso permanente lo stato di emergenza, per reprimere ogni insorgenza sociale e tenere sotto controllo l’intera popolazione.\r\n* Per i tanti che lavora(va)no in nero o con contratti di poche settimane non c’è né cassa integrazione, né “ristori”.\r\n* I posti di lavoro, le scuole, i trasporti non sono luoghi sicuri ma la crisi sociale obbliga tanti a scegliere tra la fame e la salute.\r\n* Le restrizioni imposte dal governo non basteranno a fermare il virus. Un virus che continuerà a correre finché la logica del profitto e della guerra sarà più importante delle nostre vite.\r\n* Fermarli dipende da ciascuno di noi. Salute e giustizia sociale vanno di pari passo.\r\n* Gettiamo sabbia negli ingranaggi del militarismo!\r\nNe abbiamo parlato con Stefano dell’Assemblea Antimilitarista\r\n\r\nQui puoi ascoltare la diretta con Stefano:\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-01-29-stefano-antimili-rbo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n 2021 01 29 stefano antimili rbo\r\n\r\nRog. Sgombero e gentrification\r\nIl Rog, ex fabbrica di biciclette occupata dal 2006, era da tempo ne mirino degli speculatori. Vicinissima al centro storico di Lubiana, è al centro di processi di gentrification, che oggi l’amministrazione di “sinistra”, guidata dal sindaco Jancovic travestono in vari modi, per spezzare l’ampio fronte di solidarietà intorno a Rog.\r\nL’amministrazione ha profittato della difficoltà imposte dal lockdown imposto in Slovenia per il Covid, per lanciare un’operazione di sgombero, che altrimenti non sarebbe stata facile da effettuare.\r\nNonostante ciò il corteo del 22 gennaio ha avuto grande successo, nonostante la repressione e le denunce.\r\nOggi i media tentano una criminalizzazione del Rog, puntando su questioni strutturali (amianto e residui di lavorazione nocivi) ben note e alle quali, durante i lunghi anni di abbandono, l’amministrazione cittadina, proprietaria dei locali, non ha mai voluto porre rimedio. Non solo accusano di furto e di spaccio gli occupanti, per le biciclette recuperate e per le siringhe nuove, che venivano distribuite ai tossici, nell’ambito di un progetto di riduzione del danno.\r\nCe ne ha parlato Matej, un compagno della Federazione Anarchica Slovena.\r\n\r\nUccisa due volte. La narrazione distorta dell’ennesimo femminicidio\r\n\r\nProssimi appuntamenti:\r\n\r\nGiovedì 11 febbraio\r\nore 16 in via Po 16\r\npunto info antimilitarista\r\n#antimilitarista13F\r\n\r\nSabato 13 febbraio (se piovesse si sposta al primo sabato di bel tempo)\r\ngiornata di informazione e lotta antimilitarista\r\nore 15,30 in piazza Castello\r\nintervento di Alessio Lega e Guido Baldoni su De André e canzoniere antimilitarista\r\n#antimilitarista13F\r\n\r\nContatti:\r\n\r\nFederazione Anarchica Torinese\r\ncorso Palermo 46 \r\nriunioni ad orario variabile in queste settimane\r\nRiunioni – aperte agli interessati - ogni mercoledì dalle 17,30. \r\nContatti: fai_torino@autistici.org – @senzafrontiere.to/ \r\n\r\nWild C.A.T. Collettivo Anarco-Femminista Torinese\r\ncorso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem\r\n\r\nIscriviti alla nostra newsletter, mandando un messaggio alla pagina FB oppure una mail\r\n\r\nscrivi a: anarres@inventati.org\r\n\r\nwww.anarresinfo.org","6 Febbraio 2021","2021-02-08 11:05:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-02-03-manif-antimili-13F-modif-200x110.png","Anarres del 29 gennaio. Guerra ai poveri o guerra al covid? Rog. Sgombero e gentrification. Femminicidi negati...",1612608581,[],[],{"post_content":436},{"matched_tokens":437,"snippet":438,"value":439},[15],"Rog, puntando su questioni strutturali (\u003Cmark>amianto\u003C/mark> e residui di lavorazione nocivi)","Il nostro nostro viaggio su Anarres, il pianeta delle utopie concrete.\r\nDalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming\r\n\r\nAscolta e diffondi il podcast:\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2021/02/2021-01-29-anarres.mp3\"][/audio]\r\n\r\nDirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:\r\n\r\nIn questa puntata:\r\n\r\nGuerra ai poveri o guerra al Covid?\r\nIl 13 febbraio (se piove il primo sabato di sole) si terrà a Torino una giornata di informazione e lotta antimilitarista.\r\n* Il governo aumenta la spesa di guerra, finanzia la diplomazia in armi dell’Eni in Africa, accelera sul Tav e le altre grandi opere.\r\n* La sanità è al collasso: ogni giorno muoiono centinaia di persone, ma 26,3 miliardi sono stati bruciati in spese militari.\r\n* Per il governo chi è povero, malato, anziano non merita di vivere. 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Rimasto inascoltato la cava s’è espansa e industrializzata per tutto il secolo e l’amianto raccolto è stato venduto per produrre qualsiasi cosa, dai filtri delle sigarette alle suole per le scarpe e tutto il comparto edilizio ancora oggi in via di smantellamento.\r\n\r\nNonostante i grossi pericoli legati alla salute dei minatori e di tutto il territorio circostante, l’amiantifera di Balangero era il fiore all’occhiello di queste valli –la Fiat della montagna- per le opportunità lavorative e la sicurezza di salario che questa ha sempre rappresentato. Ciò nonostante è stato teatro di lunghi e violenti scioperi fino alla chiusura per abbandono nel 1990.\r\n\r\nOggi del monte San Vittore rimangono solo i terrazzamenti su un lato della montagna sventrata e un grosso lago artificiale creatosi dalle attività di scavo. Il sito è in mano ad un ente di bonifica che non può far altro che monitorare i livelli d’amianto presenti nell’aria e nel terreno.\r\n\r\nAltri invece cercano di trarre ancora profitto da questa amiantifera: chi vorrebbe farne un sito museale incentivando il turismo e chi vorrebbe riportarci l’amianto bonificato in questi ultimi vent’anni per tombarlo laddove era stato estratto.\r\n\r\nIl surreale spettacolo lasciato dai resti dell’aminatifera di Balangero dovrebbe essere il monito, ahimè inascoltato, per chi si riempie la bocca di “lavoro” e “progresso”, mentre invece propaga soltanto morte e devastazione.\r\n\r\nNe parliamo con un compagno del comitato No Tav Ciriè - Valli di Lanzo\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\nPer ascoltare l'audio clicca qui:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/amiantifera-di-balangero.mp3\"][/audio]","9 Gennaio 2019","2019-01-15 16:31:20","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/amianto-200x110.jpg","L'amiantifera di Balangero - 9/01/2019",1547050883,[],[],{"post_content":459},{"matched_tokens":460,"snippet":461,"value":462},[15],"più grande sito estrattivo di \u003Cmark>amianto\u003C/mark> in Europa per tutto il","L’amiantifera di Balangero è stato il più grande sito estrattivo di \u003Cmark>amianto\u003C/mark> in Europa per tutto il secolo scorso e la sua grandezza è andata di pari passo con l’utilizzo industriale di questo minerale cancerogeno.\r\n\r\nGià nel 1904 un decreto regio definisce l’amianto un “materiale pericoloso”, in seguito alla morte di alcuni minatori ammalatosi alle vie respiratorie. 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Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. 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Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. 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Hanno tentato più volte, ma con scarso successo i reati associativi, per loro natura intrinsecamente politici, le varie forme della famigerata famiglia 170, sono costruite per colpire chi si raggruppa per sovvertire l’ordine vigente, ma sfuggono ad una definizione chiara, e difficilmente sono applicabili e chi non si costituisce formalmente in associazione sovversiva o armata.\r\nHanno anche tentato la carta dell’associazione a delinquere applicata alle proteste sociali, ma anche qui non hanno portato a casa il risultato.\r\nNonostante ciò a Torino – da sempre laboratorio di repressione – hanno messo in campo processi contro decine di attivisti antirazzisti, nonostante la caduta del reato associativo.\r\nMaggior successo hanno avuto le operazioni costruite intorno a reati come devastazione e saccheggio, fallite a Torino ma riuscite a Genova e Milano, dove semplici danneggiamenti si sono trasformati in un reato da tempi di guerra con condanne sino a 15 anni di reclusione.\r\n\r\nOggi ci riprovano, proprio a Torino, mettendo in piedi un processo con l’accusa di terrorismo.\r\nVale la pena ripercorrere la genealogia di un meccanismo disciplinare, che va ben oltre il singolo procedimento penale.\r\nSi scopre che la mera professione di opinioni negative sugli accordi per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon crea il “contesto” sul quale viene eretta l’impalcatura accusatoria che trasforma il danneggiamento di un compressore in un attentato. Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. 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Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di amianto, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\nLa ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. La narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\nLa rivolta ultraventennale della Val Susa è per lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere la partita per sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. La guerra interna non è la mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, la guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge marziale, la legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo la nozione di “contesto” per giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in Val Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. Lo Stato sa tuttavia che intorno ai pochi che sabotano c'é un'intera valle.\r\nMaria Matteo","9 Maggio 2014","2018-10-17 22:59:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/torino-10-maggiocorteo-200x110.jpg","10 maggio No Tav. Le ragioni della libertà contro la ragion di Stato",1399657322,[507,508,509,510],"http://radioblackout.org/tag/10-maggio/","http://radioblackout.org/tag/corteo/","http://radioblackout.org/tag/no-tav-2/","http://radioblackout.org/tag/torino/",[359,352,18,512],"torino",{"post_content":514},{"matched_tokens":515,"snippet":516,"value":517},[15],"dei tumori, sulla presenza di \u003Cmark>amianto\u003C/mark>, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna","Negli ultimi due giorni la canea mediatica si è scatenata contro la manifestazione del 10 maggio in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Provano a seminare la paura, perché sanno bene che domani a Torino ci sarà una grande manifestazione No Tav, che si stringerà solidale ai quattro attivisti, che, esattamente cinque mesi fa, sono stati sottratti alle loro vite, ai loro affetti, alla lotta comune.\r\nDomani ci sarà una marcia popolare, aperta a tutti, giovani e meno giovani, bambini, disabili. Tutti e tutte No Tav, tutti e tutte decisi a testimoniare con la loro presenza che quella notte del 14 maggio di un anno fa, in Clarea c'eravamo tutti. Tutti sabotatori, tutti, dice la Procura \"terroristi\".\r\nTutti \"colpevoli di resistere\", ma soprattutto colpevoli di volere un mondo di libertà e giustizia sociale, colpevoli di lottare per farne una realtà.\r\nL'accanimento della Procura torinese contro i No Tav è testimoniato dalla decisione del Procuratore generale Maddalena di evacuare i locali del Palagiustizia a mezzogiorno di sabato, dalla scelta di far piazzare jersey di cemento armato e metallo intorno al Palagiustizia.\r\nCome in Clarea, nel cantiere/fortino divenuto simbolo dell'arroganza di Stato.\r\nCome in Clarea i difensori delle lobby che si contendono le nostre, vite, il nostro futuro, la nostra libertà, domani saranno asserragliati dietro a quelle reti. Come belve feroci.\r\n\r\nNoi saremo fuori, per le strade di Torino, per ricordare ai signori dei palazzi che il patto di mutuo soccorso che abbiamo stilato tra di noi, attraversa le generazioni e i territori. Questo patto non è scritto nella carta, ma nei sentieri di lotta dove ci incontriamo e riconosciamo, parte di un grande cammino di libertà.\r\n\r\nOre 14 piazza Adriano.\r\nLo spezzone rosso e nero sarà aperto dallo striscione \"Terrorista è chi bombarda, sfrutta, opprime\"\r\n\r\nAscolta cronache ed analisi proposte oggi ad Anarres:\r\n\r\n2014 05 09 no tav anarres\r\n\r\nDi seguito alcune riflessioni sulla vicenda di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò uscite sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.\r\n\r\nLa grande favola della democrazia si scioglie come neve al sole, ogni volta che qualcuno prende sul serio il nucleo assiologico su cui pretende di costruirsi, ogni volta che libertà, solidarietà, uguaglianza vengono intese e praticate nella loro costitutiva, radicale alterità con un assetto sociale basato sul dominio, la diseguaglianza, lo sfruttamento, la competizione più feroce.\r\nLa democrazia reale ammette il dissenso, purché resti opinione ineffettuale, mero esercizio di eloquenza, semplice gioco di parola. Se il dissenso diviene attivo, se si fa azione diretta, se rischia di far saltare le regole di un gioco feroce, la democrazia si dispiega come discorso del potere che ri-assume nella sua interezza l’assolutismo della regalità. Assoluta, perché sciolta da ogni vincolo, perché nega legittimità ad ogni parola altra. Ad ogni ordine che spezzi quello attuale.\r\nLo fa con la leggerezza di chi sa che l’illusione democratica è tanto forte da coprire come una coltre di nubi scure un dispositivo, che chiude preventivamente i conti con ogni forma di opposizione, che non si adatti al ruolo di mera testimonianza.\r\nIn questo dispositivo c’è anche la delega politica all’apparato giudiziario delle questioni che l’esecutivo non è in grado di affrontare.\r\nDalla legge elettorale a quella sulle droghe, sino al movimento No Tav.\r\n\r\nQuello che il potere politico non riesce a fare, quello che fanno i media senza potervi dar corpo, lo fa la magistratura.\r\nIn questi anni abbiamo assistito al progressivo incrudirsi della repressione, senza neppure la necessità di fare leggi speciali: è stato sufficiente usare in modo speciale quelle che ci sono.\r\nChi disapprova le scelte del governo, delle istituzioni locali, delle organizzazioni padronali e dei sindacati di Stato rischia sempre più di incappare nelle maglie della magistratura, perché le tutele formali e materiali che davano qualche spazio al dire e al fare, sono state poco a poco annullate.\r\nReati da tempi di guerra come \"devastazione e saccheggio\", l'utilizzo di fattispecie come \"associazione sovversiva\", \"violenza privata\", “associazione a delinquere”, \"resistenza a pubblico ufficiale\", \"vilipendio\" della sacralità delle istituzioni sono le leve potenti utilizzate per colpire chi agisce per costruire relazioni all'insegna della partecipazione, dell'eguaglianza, della libertà.\r\nNon si contano più le operazioni della magistratura nei confronti dell’opposizione politica e sociale. Hanno tentato più volte, ma con scarso successo i reati associativi, per loro natura intrinsecamente politici, le varie forme della famigerata famiglia 170, sono costruite per colpire chi si raggruppa per sovvertire l’ordine vigente, ma sfuggono ad una definizione chiara, e difficilmente sono applicabili e chi non si costituisce formalmente in associazione sovversiva o armata.\r\nHanno anche tentato la carta dell’associazione a delinquere applicata alle proteste sociali, ma anche qui non hanno portato a casa il risultato.\r\nNonostante ciò a Torino – da sempre laboratorio di repressione – hanno messo in campo processi contro decine di attivisti antirazzisti, nonostante la caduta del reato associativo.\r\nMaggior successo hanno avuto le operazioni costruite intorno a reati come devastazione e saccheggio, fallite a Torino ma riuscite a Genova e Milano, dove semplici danneggiamenti si sono trasformati in un reato da tempi di guerra con condanne sino a 15 anni di reclusione.\r\n\r\nOggi ci riprovano, proprio a Torino, mettendo in piedi un processo con l’accusa di terrorismo.\r\nVale la pena ripercorrere la genealogia di un meccanismo disciplinare, che va ben oltre il singolo procedimento penale.\r\nSi scopre che la mera professione di opinioni negative sugli accordi per la realizzazione della nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon crea il “contesto” sul quale viene eretta l’impalcatura accusatoria che trasforma il danneggiamento di un compressore in un attentato. Un attentato con finalità terroriste.\r\nIl teorema dei due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, affonda le radici in un insieme di norme che danno loro amplissimo spazio di discrezionalità.\r\n\r\n14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte.\r\nQuella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assume come propria.\r\nNonostante non sia stato ferito nessuno, gli attivisti sono stati accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Una follia. una lucida follia.\r\n22 maggio 2014. Quattro attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con finalità di terrorismo”.\r\nAi quattro attivisti arrestati il 9 dicembre, viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane per rendere più difficili le visite ai parenti, i soli autorizzati a farlo.\r\nMattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le condizioni di detenzione loro inflitte sono molto pesanti, più di quello che il regime duro cui sono sottoposti prevede.\r\nI riti di un potere sciolto da qualunque vincolo divengono un monito per tutti coloro che li appoggiano e potrebbero seguirne l’esempio.\r\n\r\nUsando l’articolo 270 sexies, la Procura introduce un elemento cruciale, perché chiunque si opponga concretamente ad una decisione dello Stato italiano o dell'Unione Europea rischia di incappare nell'accusa di terrorismo.\r\nQueste ragioni oggi valgono per quattro No Tav, domani potrebbero valere per chiunque lotti contro le scelte non condivise, ma con il suggello della regalità imposto dallo Stato Italiano.\r\nFermare il Tav, costringere il governo a tornare su una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere del movimento No Tav.\r\nOgni gesto, ogni manifestazione, ogni passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi mira a questo scopo.\r\nCon questa logica gran parte della popolazione valsusina è costituita da terroristi. E con loro i tanti che, in ogni dove, ne hanno condiviso motivazioni e percorsi.\r\nNon serve molta immaginazione per capire cosa accadrebbe se il teorema dei PM torinesi dovesse essere accolto.\r\n\r\nI protagonisti dell’inchiesta sono la premiata coppia Rinaudo&Padalino. Il primo, quando aveva in mano l’inchiesta sulle n’drine piemontesi la tenne nel cassetto dieci anni, sin sull’orlo della prescrizione. Le intercettazioni effettuate dai carabinieri di Roma all’epoca dell’affaire Moggi, che mise nei guai il direttore generale della Juventus per la compra vendita degli arbitri, dimostrano che Rinaudo cenava oltre che con Moggi, con Antonio Esposito, referente dell’n’drangheta in Val Susa e con l’avvocato difensore di Martinat, il senatore missino finito nei guai per gli appalti a Venaus.\r\nDi Padalino si conoscono bene le simpatie leghiste, che ne hanno fatto un protagonista nella persecuzione degli antirazzisti torinesi.\r\nRinaudo&Padalino vogliono provare che la vittoria dei No Tav, la cancellazione della nuova linea tra Torino e Lyon, la rinuncia al progetto possano “arrecare grave danno ad un Paese”.\r\nNel farlo scendono con ineffabile sicumera su un terreno molto scivoloso.\r\nLa nozione di “grave danno” per un intero “Paese” suppone che vi sia un “bene pubblico”, un “interesse generale” che verrebbe irrimediabilmente leso se l’opera non si facesse.\r\nQuesto significa che il Tav deve necessariamente rientrare nell’interesse generale. Ma cosa definisce l’interesse generale, cosa costituisce il bene pubblico? Per i due PM la risposta è ovvia, quasi una tautologia: quello che un governo decide, gli accordi che stringe, gli impegni che si assume in nome di tutti. Nelle carte con cui sostengono l’accusa di terrorismo fanno un lungo elenco di prese di posizione, trattati che dimostrerebbero la loro tesi.\r\nIn altre parole la ragion di Stato e il bene pubblico coincidono, chi non è d’accordo e prova a mettersi di mezzo è un terrorista, nonostante attui una pratica non violenta, contro l’imposizione violentissima di un’opera non condivisa dalla gran parte della popolazione valsusina.\r\nVent’anni di studi, informazione, conoscenza capillare del territorio e delle sue peculiarità, le analisi sull’incidenza dei tumori, sulla presenza di \u003Cmark>amianto\u003C/mark>, sull’inutilità dell’opera non hanno nessuna importanza.\r\nUn potere assoluto, sciolto da ogni vincolo di rappresentanza, foss’anche nella forma debole della democrazia delegata, prova a chiudere la partita nelle aule di tribunale.\r\nNe va della libertà di tutti. Persino della libertà di pensare ed agire secondo i propri convincimenti.\r\n\r\nLa ragion di Stato diviene il cardine che spiega e giustifica, il perno su cui si regge il discorso pubblico. La narrazione della Procura si specchia in quella offerta dai vari governi, negando spazio al dissenso.\r\nNon potrebbe essere altrimenti. Le idee che attraversano il movimento No Tav sono diventate sovversive quando i vari governi hanno compreso che non c'era margine di mediazione, che una popolazione insuscettibile di ravvedimento, avrebbe continuato a mettersi di mezzo.\r\nLa rivolta ultraventennale della Val Susa è per lo Stato un banco di prova della propria capacità di mantenere il controllo su quel territorio, fermando l’infezione che ha investito tanta parte della penisola.\r\nAllo Stato non basta vincere. Deve chiudere la partita per sempre, spargere il sale sulle rovine, condannando i vinti in modo esemplare.\r\nL’osmosi tra guerra e politica è totale. La guerra interna non è la mera prosecuzione della politica con altri mezzi, una rottura momentanea delle usuali regole di mediazione, la guerra è l'orizzonte normale. In guerra o si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge marziale, la legge dei tempi di guerra.\r\n\r\nIn ballo non c'è solo un treno, non più una mera questione di affari. In ballo c'é un'idea di relazioni politiche e sociali che va cancellata, negata, criminalizzata.\r\nQuando il tribunale di Torino tira in ballo la nozione di “contesto” per giustificare un'accusa di terrorismo, lo fa a ragion veduta, in Val Susa spira un vento pericoloso, un vento di sovversione e di rivolta.\r\nIntendiamoci. Lo Stato non ha paura di chi, di notte, con coraggio, entra nel cantiere e brucia un compressore. Lo Stato sa tuttavia che intorno ai pochi che sabotano c'é un'intera valle.\r\nMaria Matteo",[519],{"field":110,"matched_tokens":520,"snippet":516,"value":517},[15],{"best_field_score":396,"best_field_weight":397,"fields_matched":117,"num_tokens_dropped":51,"score":398,"tokens_matched":117,"typo_prefix_score":51},6636,{"collection_name":380,"first_q":15,"per_page":17,"q":15},["Reactive",525],{},["Set"],["ShallowReactive",528],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fYy2VNSzoXmF8mjti8qE7s6OlvSW8T-ur5DsM-1EXAsQ":-1},true,"/search?query=amianto"]