","L'odio di Kandy: è indispensabile un nemico a nutrire il nazionalismo","post",1520615506,[63,64,65,66,67,68,69,70],"http://radioblackout.org/tag/buddisti/","http://radioblackout.org/tag/coprifuoco/","http://radioblackout.org/tag/kandy/","http://radioblackout.org/tag/land-grabbing/","http://radioblackout.org/tag/musulmani/","http://radioblackout.org/tag/pogrom-nazionalista/","http://radioblackout.org/tag/sri-lanka/","http://radioblackout.org/tag/tamil/",[32,72,28,73,74,36,75,26],"coprifuoco","land grabbing","musulmani","Sri Lanka",{"post_content":77,"tags":81},{"matched_tokens":78,"snippet":79,"value":80},[32],"sono sempre stati vessati dai \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> singalesi e da non violenti","Teatro di conflitti feroci al tempo delle Tigri Tamil e un computo approssimativo di 40000 morti (alcuni parlano di 100000) durante gli ultimi eccidi del 2009; popolazioni diverse per provenienza, sia spaziale che temporale, e religione; interessi divergenti da parte di potenze che sostengono il regime, o altri nazionalismi che maltollerano presenze nella regione che possono sconvolgere equilibri, soprattutto quando per mantenersi al potere i regimi autoritari devono soffiare sul fuoco nazionalista.\r\n\r\nI Tamil sono sempre stati vessati dai \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> singalesi e da non violenti divennero feroci terroristi e per un quarto di secolo si registrano scontri, finché Rajapaksa, sostenuto dai cinesi, decise di sterminare i Tamil, relegando gli hindu nel Nord del paese, in una piccolissima safe area. Ora il nemico è di nuovo scelto meticolosamente: si tratta del 10% musulmano e il pretesto è stato dato da una disputa che è finita in un pestaggio a morte di un automobilista singalese; il fatto ha scatenato la reazione dell'intera comunità che ha incendiato e distrutto il quartiere poverissimo dove vivono i musulmani. E il governo ha tardivamente imposto il coprifuoco.\r\n\r\nMa già a fine febbraio c'erano state le prime avvisaglie di un ennesimo pogrom, il più grave dei quali risale al 2014: ad Ampara, nell’Est del Paese, fu vandalizzata una moschea mentre gruppi radicali capeggiati da monaci accusavano i musulmani di fare proselitismo religioso. La comunità musulmana, diffusa in prevalenza sulla costa, è in parte di origine araba, giavanese e indiana. E l’orchestrazione di queste ondate di intolleranza rispondono a una precisa strategia.\r\n\r\nEmanuele Giordana ha concluso il suo articolo su \"il manifesto\" di oggi dicendo «La parabola dell’odio attecchisce sempre quando si cerca un capro espiatorio ai propri guai. E il governo finisce a tollerare, non per simpatie radicali, ma per non perdere il consenso dei due terzi della popolazione srilankese contro solo il 10% di “mori”». Ricorda strategie elettorali di altre longitudini.\r\n\r\nAbbiamo chiesto proprio a Emanuele di contestualizzare e rievocare gli eventi che hanno segnato lo Sri Lanka fino ad arrivare ai nuovi pogrom di questi giorni e ne è scaturito questo quadro, dove gli investimenti passano di mano con l afine di Rajapaksa e i mercati si fondono con l'intolleranza in un'evoluzione che trova spiegazione nella ricostruzione del giornalista di Lettera22.\r\n\r\nIl contesto in cui affonda il conflitto in Sri Lanka",[82,85,87,89,91,93,95,97],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[32],"\u003Cmark>buddisti\u003C/mark>",{"matched_tokens":86,"snippet":72},[],{"matched_tokens":88,"snippet":28},[],{"matched_tokens":90,"snippet":73},[],{"matched_tokens":92,"snippet":74},[],{"matched_tokens":94,"snippet":36},[],{"matched_tokens":96,"snippet":75},[],{"matched_tokens":98,"snippet":26},[],[100,105],{"field":37,"indices":101,"matched_tokens":102,"snippets":104},[49],[103],[32],[84],{"field":106,"matched_tokens":107,"snippet":79,"value":80},"post_content",[32],578730123365712000,{"best_field_score":110,"best_field_weight":111,"fields_matched":22,"num_tokens_dropped":49,"score":112,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":49},"1108091339008",13,"578730123365711978",{"document":114,"highlight":134,"highlights":139,"text_match":142,"text_match_info":143},{"cat_link":115,"category":116,"comment_count":49,"id":117,"is_sticky":49,"permalink":118,"post_author":52,"post_content":119,"post_date":120,"post_excerpt":55,"post_id":117,"post_modified":121,"post_thumbnail":122,"post_thumbnail_html":123,"post_title":124,"post_type":60,"sort_by_date":125,"tag_links":126,"tags":132},[46],[48],"57341","http://radioblackout.org/2020/02/facendo-la-tara-delle-trasformazioni-ventennali-del-myanmar/","Della vecchia Birmania, usando il lemma dell'impero britannico, si parla poco e ancora meno degli intrecci di interessi – cinesi, in particolare, con gli investimenti recentissimi e il golfo colmo di idrocarburi e gas – e di collocazione strategica per i percorsi di merci; un po' si è discusso dell'accanimento – spiegato in Occidente con dispute religiose tra buddisti radicali e povere genti musulmane – contro una delle etnie che compongono la nazione, forse spiegabile con il fatto che se si desse la nazionalità ai Rohingya non sarebbero distinguibili da bengalesi e il timore della giunta è il solito: l'invasione di migranti. Ma quasi nulla si conosce dello sviluppo degli ultimi due decenni e delle relazioni strategiche geopolitiche nell'area dopo la fine del colonialismo britannico, a cui ha alluso Aung San Suu Kyi all'Onu, allusione non riportata dai media nostrani.\r\n\r\nWashington, 05 feb 16:00 - (Agenzia Nova) - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso ieri l’ordine della Corte di giustizia internazionale al Myanmar per prevenire un genocidio ai danni dei musulmani rohingya, ma non è riuscito a raggiungere un accordo per una dichiarazione congiunta. La Cina, alleato di Naypyidaw, e il Vietnam, che regge la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, e come il Myanmar è membro dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean), hanno obiettato alla linea promossa dai membri europei del Consiglio, secondo cui le misure ordinate al Myanmar dalla Corte di giustizia internazionale sono “vincolanti ai sensi del diritto internazionale”. Francia, Germania, Belgio, Estonia e Polonia hanno anche sollecitato Naypyidaw ad “intraprendere azioni credibili per assicurare alla giustizia i responsabili delle violazioni dei diritti umani” ai danni dei rohingya.\r\n\r\nQuesta è la stringata agenzia che ci ha spinti a cercare di capire in quale contesto birmano vada inserita questa ambiguità reticente, la denuncia mediatica del genocidio e del landgrabbing a cui poi non fa seguito nulla; l'intervento di Aung San Suu Kyi alle Nazioni Unite, su convocazione del Gambia, e dei paesi musulmani che rappresenta, chiamò in correità il colonialismo occidentale, ma questo passo del discorso non è stato riportato, come non si conoscono le proteste contro le dighe volute da Xi Jing Ping, o le numerose comunità molto diverse che compongono la nazione birmana.\r\n\r\nDifficile trovare qualcuno che segua da molti anni l'evoluzione di quella nazione e conosca i passaggi storici, mantenendo un distacco sufficiente per aggirare i luoghi comuni: sia quelli che volevano la presidente come impeccabile eroina della lotta contro i militari, sia le accuse di aver tradito, difendendo i militari. Max Morello è vicino a questo identikit:\r\n\r\nMorello Myanmar","8 Febbraio 2020","2020-02-08 12:06:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-1536x1152.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/02/2020-02-06_rohingya-2048x1536.jpg 2048w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Facendo la tara delle trasformazioni ventennali del Myanmar",1581124915,[127,128,129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/aung-san-suu-kiy/","http://radioblackout.org/tag/corte-dellaja/","http://radioblackout.org/tag/myanmar/","http://radioblackout.org/tag/rakhine/","http://radioblackout.org/tag/rohingya/",[34,133,18,20,15],"corte dell'Aja",{"post_content":135},{"matched_tokens":136,"snippet":137,"value":138},[32],"Occidente con dispute religiose tra \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> radicali e povere genti musulmane","Della vecchia Birmania, usando il lemma dell'impero britannico, si parla poco e ancora meno degli intrecci di interessi – cinesi, in particolare, con gli investimenti recentissimi e il golfo colmo di idrocarburi e gas – e di collocazione strategica per i percorsi di merci; un po' si è discusso dell'accanimento – spiegato in Occidente con dispute religiose tra \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> radicali e povere genti musulmane – contro una delle etnie che compongono la nazione, forse spiegabile con il fatto che se si desse la nazionalità ai Rohingya non sarebbero distinguibili da bengalesi e il timore della giunta è il solito: l'invasione di migranti. 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Una vittoria senz'altro importante per i 4 milioni e mezzo di tessili (al 90 per cento donne), anche se l'aumento salariale è di pochi centesimi, perché i miglioramenti delle condizioni di lavoro arrivano dopo una lotta intensa, durata anni (siamo a sei anni dal crollo del Rana Plaza che fece più di 1100 morti), ma intensificatasi nel 2019, quando 8 giorni di sciopero consecutivi e decise azioni represse dalla polizia hanno portato in piazza sia i lavoratori più giovani che avevano beneficiato maggiormente degli aumenti, che non erano così significativi per i lavoratori con maggiore anzianità. Questo è l'aspetto che ha fatto la differenza: il tentativo di dividere i lavoratori non è riuscito e tutti hanno lottato insieme. Si è ottenuta una vittoria costata a caro prezzo, visto che – come sentite dalle parole di Giuliano Battiston, che è ancora nel paese asiatico – subito dopo sono cominciati i licenziamenti senza giusta causa, arresti in massa, vendette contro chi non si è fatto intimidire nemmeno dai mazzieri, usati dai produttori ed esportatori complici delle grandi griffe occidentali, taroccatori di marchi ma anche di dati che vedono 7000 aziende lavorare in subappalto rispetto alle 3600 ufficiali, in condizioni di totale insicurezza.\r\n\r\nI padroni hanno dovuto accettare gli accordi imposti da Sheikh Hasina, la leader dell'Awami League (al potere dal 2009), che ha vinto le elezioni del 30 dicembre attraverso intimidazioni, arresti, minacce, brogli e repressione, ma che non poteva permettersi una ipervisibilità internazionale che le dimostrazioni accentuavano: meglio concedere subito accordi che garantirebbero la possibilità di svolgere ispezioni in centinaia di fabbriche aggiuntive e metterle in sicurezza... per poi reprimere a riflettori spenti.\r\n\r\nE così sta capitando in un paese militarizzato ogni giorno di più, con la premier che sembra ripetere il mantra sovranista che ferocemente risponde ai detrattori, respingendo le accuse di ferocia mosse dal partito nazionalista di opposizione e rivendicando una ripresa economica reale, la quale le fa dire che i diritti umani sono quelli che premettono i cittadini bengalesi innanzitutto (sembra di sentirla pronunciare slogan come: \"Prima i bengalesi\"), descrivendo i rohingya come spacciatori, pericolosi delinquenti; anche i sindacati per potersi mantenere gli angusti spazi di manovra che portano a quelle vittorie su vertenze particolarmente sentite, evitano di appoggiare creazioni di fronti politici d'opposizione, nonostante una parte dei bengalesi – musulmani come i fuggitivi – pensi che sia giusto aiutare una popolazione perseguitata dai vicini birmani buddisti ufficialmente per motivi religiosi, anche se la motivazione principale è il land grabbing.\r\n\r\n\r\n\r\nPeraltro è difficile trovare appigli anche a livello internazionale, visto che l'accoglienza di 700mila rohingya in fuga dal pogrom birmano hanno accreditato a Hasina un riconoscimento ammantato di peloso umanitarismo, dietro a cui si nasconde il sollievo per una nuova emergenza migranti mondiale, ma che sta producendo insofferenza e episodi di razzismo. Ma la soluzione sembra emergere come un incubo, perché 100mila di quei perseguitati sembrano destinati a un asorta di apartheid su un'isola creata dai detriti della foce del fiume Meghna, esposta ai cicloni, per metà sommersa: un luogo inospitale, dove non c'è nulla e non esistono risorse o attività possibili.\r\n\r\nL'isola di concentramento non è ancora attiva in questa funzione: la stanno allestendo ditte sino-bengalesi al riparo da sguardi indiscreti (nessuno può accedervi, tantomeno ficcanaso giornalisti stranieri) mentre la maggior parte dei rohingya si trovano in campi profughi nell'area di Cox Bazaar. D'altronde la situazione sta precipitando, perché New Delhi sta respingendo rohingya e in 1300 stanno già per premere sui confini bengalesi, arrivando dal lontano Kashmir indiano – e rischiano il rischiosissimo rimpatrio, dopo essere fuggiti alle persecuzioni del Myanmar.\r\n\r\n\r\n\r\nMa tutto questo complesso groviglio di conquiste operaie, repressione, militarizzazione, apartheid ci viene spiegato meglio da Giuliano Battiston, reporter freelance, esperto di Est asiatico.\r\n\r\n \r\n\r\nBangladesh tra lotte operaie e apartheid dei rohingya","20 Gennaio 2019","2019-01-20 01:46:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"168\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-300x168.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-300x168.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-768x430.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili-1024x573.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/01/bangladesh_Tessili.jpg 1300w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Bangladesh tra solidarietà operaia e deportazione dei rohingya",1547946974,[161,162,163,131,164,165],"http://radioblackout.org/tag/apartheid/","http://radioblackout.org/tag/bangladesh/","http://radioblackout.org/tag/lotta-operai-tessili/","http://radioblackout.org/tag/sheikh-hasina/","http://radioblackout.org/tag/solidarieta-operaia/",[167,23,168,15,169,170],"apartheid","lotta operai tessili","Sheikh Hasina","solidarietà operaia",{"post_content":172},{"matched_tokens":173,"snippet":174,"value":175},[32],"popolazione perseguitata dai vicini birmani \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> ufficialmente per motivi religiosi, anche","Sfruttamento, orari e condizioni di lavoro possono sembrare d'altri tempi per l'Occidente – e non è detto che non tornino anche qui, ma è più facile che si completi la deindustrializzazione – ma anche le forme di solidarietà e di rivendicazione di condizioni di lavoro migliori e aumenti salariali sembrano per noi appartenere a un tempo glorioso ormai irrimediabilmente trascorso delle lotte operaie, che infatti a metà gennaio 2019 a Dhaka hanno ottenuto un risultato, seppur minimo in un settore che produce proventi per 30 miliardi di dollari l'anno, il secondo paese al mondo per esportazione di capi di vestiario dopo la Cina. 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Lo stop al rientro è venuto perché non ci sono le condizioni per assicurare l'incolumità dei rohingya in territorio birmano.\r\n\r\nNe abbiamo parlato proprio con Emanuele Giordana, che ha riportato la notizia su \"il manifesto\" di oggi. Poi il discorso è fatalmente scivolato sull'altra notizia odierna relativa a un altro genocidio, datato anni Settanta: quello perpetrato dai Khmer rossi in Cambogia, poiché un tribunale cambogiano ha condannato all'ergastolo gli ultimi due sopravvissuti dei \"fratelli\" di Pol Pot: il 92enne Nuan Chea, l'ideologo, il \"fratello numero due\" e Khieu Samphan riconosciuti colpevoli di genocidio e crimini contro l'umanità per il massacro delle minoranze vietnamita e musulmana.\r\n\r\nEmanuele ci ha aiutato a ricostruire i fatti di quasi mezzo secolo fa e sull'onda del ricordo alla ricerca di addentellati comuni e differenze patenti tra i due genocidi si è finito con l'evocare un altro massacro: quello dei militanti del più numeroso partito comunista dell'area all'inizio degli anni Sessanta: l'Indonesia di Sukarno sterminata dal fantoccio degli Usa Suharto.\r\n\r\nEcco l'intervento sul filo della cronaca e della storia di Emanuele Giordana:\r\n\r\nBirmania e Cambogia, mezzo secolo di genocidi nel sudest asiatico\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","16 Novembre 2018","2018-11-16 17:10:53","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"213\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya-300x213.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya-300x213.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya-768x545.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya-1024x727.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/11/2018-11-16_rohingya.jpg 1170w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Stop al rientro dei Rohingya",1542388185,[194,195,196,129,197,130,131,198],"http://radioblackout.org/tag/aung-san-suu-kyi/","http://radioblackout.org/tag/cambogia/","http://radioblackout.org/tag/genocidio/","http://radioblackout.org/tag/pol-pot/","http://radioblackout.org/tag/suharto-sukarno/",[200,201,202,18,203,20,15,204],"aung san suu kyi","Cambogia","genocidio","Pol Pot","Suharto/Sukarno",{"post_content":206},{"matched_tokens":207,"snippet":208,"value":209},[32],"anche su territori ambiti dai \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> che usano la loro religione","Assistiamo all’odierna odissea dei Rohingya, che da secoli si vedono spostare confini nazionali attorno alla loro regione, facendoli divenire volta a volta sudditi di sua maestà britannica e dell'imperatore nipponico, alla mercé dei militari del Myanmar o delle dinastie indiane, di commercianti arabi o affaristi portoghesi (come leggiamo dalla riflessione su di loro pubblicata da Emanuele Giordana nel suo libro Sconfinate); a seconda dell'interesse predatorio dell’occupante di turno sono bengalesi o birmani, ma da sempre vivono in Rakhine, ora di fronte al terminal petrolifero, ma anche su territori ambiti dai \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> che usano la loro religione musulmana per cacciarli in una operazione da manuale di landgrabbing.\r\n\r\nDopo gli accordi seguiti alla fuga indotta dalle persecuzioni del regime birmano, in seguito alle manifestazioni della maggioranza buddista e mai contrastate da Aung San Suu Kyi (a cui sono state ritirate le onoreficenze da parte di Amnesty proprio in questi giorni, in cui è stata pesantemetne apostrofata da Pence nella sede ufficiale dela riunione dell'Asean), dopo l'annuncio che sarebbero iniziati i \"rimaptri\" oggi, dopo l'allarme lanciato dall'Unhcr prima e da Amnesty poi, l'operazione di oltrepassamento del ponte di Ghumdhum dei primi 150 tra i poco più di 2000 selezionati è stata sospesa dalle autorità bengalesi, nonostante il peso di un milione di rifugiati sul piccolo paese poverissimo sia impossibile da sostenere. 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In realtà la sua affermazione è frutto di una scelta di realpolitik volta a non spegnere il processo di democratizzazione del paese, legittimando anche eccidi, deportazioni di civili, espulsioni di intere famiglie di etnia rohingya, non riconosciuta come appartenente al Myanmar, pur vivendo da generazioni in quel territorio. L'accusa dei buddisti birmani è di essere un'eredità del colonialismo britannico che li aveva introdotti dal Bangladesh, che però a sua volta non riconosce l'etnia come facente parte di quelle riconoducibili alla nazione bangladesha. Questo ha prodotto una situazione atroce in cui si dibattono poco più di un milione di musulmani birmani perseguitati pretestuosamente con motivi religiosi ed etnici, che poi si rivelano con il nascondere più sostanziali motivi economici espressi in episodi di land grabbing, non potendo persone a cui è negato qualunque riconoscimento di esistenza e cittadinanza rivendicare la proprietà di buoni terreni agricoli.\r\n\r\nNel corso degli ultimi due anni, la violenza tra buddisti e musulmani Rohingya è scoppiata nello stato Rakhine. Ci sono stati anche scontri tra buddisti e musulmani nella Birmania centrale. I musulmani hanno sopportato il peggio della violenza, con centinaia di morti, spesso da folle armate di coltelli e bastoni; ora capita anche che siano costretti a non sbarcare dai battelli che li trasportano fuori dal Myanmar ma da cui non possono entrare in Bangladesh. Una situazione esplosiva, rinfocolata dall'appoggio ultimamente di pakistani e afgani, giunti in soccorso dei musulmani Rohingya, consentendo così ai militari birmani di lanciare l'allarme contro gli jihadisti, in particolare da quando sono stati attribuiti a un gruppo rohingya (Harakah al-Yaqin, guidato da militanti emigrati in Arabia Saudita e con esperienza nelle tecniche di moderna guerriglia) gli attacchi contro la polizia di frontiera con il Bangladesh del 9 ottobre; da allora è in atto una pulizia etnica di civili musulmani e un video in particolare ha documentato le violenze della polizia su civili costretti a vivere in baracche .\r\n\r\nLa stampa specializzata occidentale si è accorta di questo conflitto quando un'immagine di un infante morto nella stessa posizione di Adan, il bambino siriano che commosse Frau Merkel fu pubblicata, ma molti esperti di geopolitica si occupano della diaspora rohingya dal 2012. Abbiamo sentito Andrea Peri, redattore di \"China Files\", che ci ha illustrato un quadro preciso sia degli eventi birmani, sia il contorno di potenze interessate a fare affari con il Myanmar democratizzato da Aung San Su Kiy:\r\n\r\nRohingya - Myanmar","13 Gennaio 2017","2017-01-23 11:57:12","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2017-01-13_rohingya-200x110.jpeg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2017-01-13_rohingya-300x200.jpeg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2017-01-13_rohingya-300x200.jpeg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2017/01/2017-01-13_rohingya.jpeg 630w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Rohingya: una pulizia etno-religiosa per rendere democratica la Birmania",1484319917,[228,229,162,129,130,131],"http://radioblackout.org/tag/arakan/","http://radioblackout.org/tag/aung-san-su-kiy/",[30,231,23,18,20,15],"Aung San Su Kiy",{"post_content":233},{"matched_tokens":234,"snippet":235,"value":236},[32],"le tensioni tra musulmani e \u003Cmark>buddisti\u003C/mark>. 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Il risultato é il libro-diario \"Niente e così sia\" con i suoi molti volti e voci. Il soldato americano: \"A casa dovrò trovarmi un lavoro da cieco. Ma non me la prendo, se penso ai miei compagni che sono morti.\" La veneranda madre spiega i roghi dei monaci buddisti. \"Ci trattano come creature inferiori, e il rogo é un'arma preziosa perché li induce a meditare. Quanti? Tutti quelli che saranno necessari. \" Oriana entra in possesso del diario di un guerrigliero vietcong morto. \"Oggi é il mio turno da cuciniere e devo trovare l'acqua. Dopo due giorni di marcia le mie gambe sono a pezzi.\" Il Vietnam spaccò l'America e distrusse molte certezze. \"L'ordine era di distruggere My Lai fino all'ultima gallina, non doveva restare nulla di vivo.\" (soldato Varnado Simpson della compagnia Charlie). \"Quando la faccenda fu sistemata Billy e io ci mettemmo a mangiare. 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Tra questi residenti, moltissimi hanno deciso di non arrendersi, di non vendere le terre e di iniziare un movimento di protesta che tuttora può contare su diversi metodi di lotta. \r\n\r\nLa repressione verso di loro è stata, e continua ad essere, molto violenta, da parte degli apparati di polizia e dello stato, ma altrettanto determinata è la resistenza di queste persone, che si oppongono al saccheggio dei loro terreni, al proprio ricollocamento e rivendicano invece la propria autonomia.\r\n\r\nOltre alla difesa della loro comunità e indipendenza, le ragioni per contrastare il progetto sono tante: una cementificazione di tale portata comporterebbe dei danni ambientali ingenti, perché distruggere le dune di sabbia presenti attualmente lungo la costa significa mettere a rischio la zona in caso di tsunami e di alluvioni, e perché le rotte migratorie delle numerosissime specie di uccelli presenti nella zona verrebbero ostacolate dagli aerei dell'aeroporto. A repentaglio viene messa anche la presenza di alcuni siti storici e culturali buddisti presenti nella zona.\r\n\r\nIl progetto dell'aerotropoli si inserisce in realtà in un quadro più ampio, ovvero quello dell'espansione del turismo e dell'aviazione in Indonesia: il governo sta preparando la costruzione di 57 aeroporti entro il 2020, per aumentare sempre di più il numero di turisti nel paese, senza tenere conto del portato distruttivo di un simile piano: la realizzazione di un solo aeroporto comporta una quantità immensa di strade, autostrade, camion, centrali energetiche, oleodotti, impianti, industrie, ecc, che cambierebbero completamente il volto di un territorio finora ancora caratterizzato da luoghi selvatici e non industrializzati. Un ennesimo esempio di come il profitto non guardi in faccia nessuno.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/nyia.mp3\"][/audio]","11 Gennaio 2018","2019-01-31 12:50:08","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/protest-nyia-airport-indonesia-767x1024-200x110.jpg","L'espansione del turismo e dell'aviazione in Indonesia: il mega-progetto del New Yogyakarta International Airport",1515671075,[306,307,308,309,310],"http://radioblackout.org/tag/indonesia/","http://radioblackout.org/tag/neocolonialismo/","http://radioblackout.org/tag/new-yogyakarta-international-airport/","http://radioblackout.org/tag/no-aeroporto/","http://radioblackout.org/tag/turismo/",[260,264,266,262,258],{"post_content":313},{"matched_tokens":314,"snippet":315,"value":316},[32],"alcuni siti storici e culturali \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> presenti nella zona.\r\n\r\nIl progetto"," \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nDal 2011, gli abitanti di Kulong Progo, in Indonesia, sono minacciati dal progetto di costruzione del New Yogyakarta International Airport, una mega-opera che consiste in un aeroporto con annessa una vera e propria città per ricchi turisti e imprenditori: centri commerciali, uffici, hotel, golf club, villaggi turistici, zone industriali e aree residenziali dovrebbero sorgere in un'area di ben 2.000 ettari, in cui fino al 2011 vivevano 11.000 persone che si autosostentavano con metodi di agricoltura tradizionali. Tra questi residenti, moltissimi hanno deciso di non arrendersi, di non vendere le terre e di iniziare un movimento di protesta che tuttora può contare su diversi metodi di lotta. \r\n\r\nLa repressione verso di loro è stata, e continua ad essere, molto violenta, da parte degli apparati di polizia e dello stato, ma altrettanto determinata è la resistenza di queste persone, che si oppongono al saccheggio dei loro terreni, al proprio ricollocamento e rivendicano invece la propria autonomia.\r\n\r\nOltre alla difesa della loro comunità e indipendenza, le ragioni per contrastare il progetto sono tante: una cementificazione di tale portata comporterebbe dei danni ambientali ingenti, perché distruggere le dune di sabbia presenti attualmente lungo la costa significa mettere a rischio la zona in caso di tsunami e di alluvioni, e perché le rotte migratorie delle numerosissime specie di uccelli presenti nella zona verrebbero ostacolate dagli aerei dell'aeroporto. A repentaglio viene messa anche la presenza di alcuni siti storici e culturali \u003Cmark>buddisti\u003C/mark> presenti nella zona.\r\n\r\nIl progetto dell'aerotropoli si inserisce in realtà in un quadro più ampio, ovvero quello dell'espansione del turismo e dell'aviazione in Indonesia: il governo sta preparando la costruzione di 57 aeroporti entro il 2020, per aumentare sempre di più il numero di turisti nel paese, senza tenere conto del portato distruttivo di un simile piano: la realizzazione di un solo aeroporto comporta una quantità immensa di strade, autostrade, camion, centrali energetiche, oleodotti, impianti, industrie, ecc, che cambierebbero completamente il volto di un territorio finora ancora caratterizzato da luoghi selvatici e non industrializzati. Un ennesimo esempio di come il profitto non guardi in faccia nessuno.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/01/nyia.mp3\"][/audio]",[318],{"field":106,"matched_tokens":319,"snippet":315,"value":316},[32],{"best_field_score":144,"best_field_weight":145,"fields_matched":25,"num_tokens_dropped":49,"score":146,"tokens_matched":25,"typo_prefix_score":49},6636,{"collection_name":280,"first_q":32,"per_page":243,"q":32},["Reactive",324],{},["Set"],["ShallowReactive",327],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fTgZN4V66a6Zrau3xNe_8ziSH2deuqptxcFwk2cArYQI":-1},true,"/search?query=buddisti"]