","Azione contro Combo: il Balon continua a resistere","post",1580470399,[62,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,75],"http://radioblackout.org/tag/appendinomerda/","http://radioblackout.org/tag/cibo/","http://radioblackout.org/tag/combo/","http://radioblackout.org/tag/gentrification/","http://radioblackout.org/tag/gentrificazione/","http://radioblackout.org/tag/hostel/","http://radioblackout.org/tag/lusso/","http://radioblackout.org/tag/ostello/","http://radioblackout.org/tag/porta-pila/","http://radioblackout.org/tag/poveri/","http://radioblackout.org/tag/sacco/","http://radioblackout.org/tag/studenti/","http://radioblackout.org/tag/torino/","http://radioblackout.org/tag/turisti/",[77,78,20,17,79,80,81,82,33,83,29,84,22,31],"appendinomerda","cibo","gentrificazione","hostel","lusso","ostello","poveri","Studenti",{"post_content":86,"tags":91},{"matched_tokens":87,"snippet":89,"value":90},[88],"Porta","che fanno la guerra a \u003Cmark>Porta\u003C/mark> Palazzo. 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Più info qui.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo.mp3\"][/audio]",[92,94,96,98,100,102,104,106,108,113,115,117,119,121],{"matched_tokens":93,"snippet":77},[],{"matched_tokens":95,"snippet":78},[],{"matched_tokens":97,"snippet":20},[],{"matched_tokens":99,"snippet":17},[],{"matched_tokens":101,"snippet":79},[],{"matched_tokens":103,"snippet":80},[],{"matched_tokens":105,"snippet":81},[],{"matched_tokens":107,"snippet":82},[],{"matched_tokens":109,"snippet":112},[110,111],"porta","pila","\u003Cmark>porta\u003C/mark> \u003Cmark>pila\u003C/mark>",{"matched_tokens":114,"snippet":83},[],{"matched_tokens":116,"snippet":29},[],{"matched_tokens":118,"snippet":84},[],{"matched_tokens":120,"snippet":22},[],{"matched_tokens":122,"snippet":31},[],[124,130],{"field":36,"indices":125,"matched_tokens":127,"snippets":129},[126],8,[128],[110,111],[112],{"field":131,"matched_tokens":132,"snippet":89,"value":90},"post_content",[88],1157451471441625000,{"best_field_score":135,"best_field_weight":136,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":48,"score":137,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"2211897868544",13,"1157451471441625194",{"document":139,"highlight":162,"highlights":185,"text_match":197,"text_match_info":198},{"cat_link":140,"category":141,"comment_count":48,"id":142,"is_sticky":48,"permalink":143,"post_author":144,"post_content":145,"post_date":146,"post_excerpt":54,"post_id":142,"post_modified":147,"post_thumbnail":148,"post_thumbnail_html":149,"post_title":150,"post_type":59,"sort_by_date":151,"tag_links":152,"tags":158},[45],[47],"53610","http://radioblackout.org/2019/04/food-and-gentrification-a-porta-palazzo/","info2","Lo scorso luglio è partito un progetto investe tutta l’area di Porta Palazzo, che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa. Il fulcro narrativo e materiale della “riqualificazione” dell’area è la gastronomia.\r\nDa settembre prossimo l’ex caserma dei Vigili del fuoco in corso Regina Margherita ospiterà “Combo”, un nuovo ostello della gioventù progettato dall’architetto norvegese Ole Sondresen e finanziato da Michele Denegri. Nei 5.500 mq di superficie ci saranno 250 posti letto, aree multifunzionali artistiche con servizio di ristorazione e un bar aperto 24 ore. Restyling anche per il mercato del pesce: i lavori dureranno circa due anni. L’intervento prevede una “boutique del pesce” al piano terra con punti vendita ristrutturati, un bar, uno stand per la degustazione “street food” delle specialità ittiche e un ristorante di lusso.\r\nL’operazione sarà gestita dal Consorzio mercato ittico di Porta Palazzo, formato da Coming alimentare srl e la Cortese Santo Nicola.\r\nA completamento del mercato è prevista anche la risistemazione dei bastioni sotto il parco archeologico, dove gli ambulanti potranno nuovamente parcheggiare i loro carretti.\r\nSabato 13 aprile verrà inaugurato Mercato Centrale. Il bottiglione verde dell’archistar Massimiliano Fuksas ha conosciuto una vita tribolata sin dall’esordio, quando venne costruito al posto della vecchia Ala liberty che ospitava i negozietti/bancarelle degli abiti a basso costo per gli abituali frequentatori del mercato.\r\nIl Palafuksas era destinato a fallire, perché i negozi di lusso non lo trovavano attrattivo e i vecchi negozianti non potevano permettersi i nuovi affitti. Dalla sua apertura è sempre stato una spina nel fianco delle amministrazioni subalpine. Oggi, nella Porta Palazzo in via di gentrificazione, voluta prima dalle amministrazioni targate PD e oggi dalla giunta a 5Stelle, il bottiglione ospita un polo del gusto, secondo la recente vocazione torinese, che va da Terra Madre ad Eataly, Alti Cibi ad enorme tasso di sfruttamento.\r\nCi sono voluti dieci mesi di lavoro con un investimento di sei milioni di euro per realizzare a Torino il terzo “Mercato Centrale” in Italia, dopo quelli aperti a Firenze (mercato San Lorenzo) e Roma (Stazione Termini). 4.500 metri quadri distribuiti su tre livelli. Ci saranno 26 botteghe, tra artigiani del gusto, ristoranti, bar, birreria e una scuola di cucina.\r\nIl 'Mercato Centrale' nasce dall'idea dell'imprenditore della ristorazione Umberto Montano e dall'esperienza del gruppo Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi. \"Non solo - spiegano gli ideatori - un luogo, aperto dalle 8 alle 24, dove mangiare e fare la spesa, ma una destinazione in cui cibo e cultura s'incontrano, generando forte aggregazione sociale e realizzando progetti di rigenerazione nel tessuto urbano all'interno del quale si inserisce\".\r\nIn altri termini: per i poveri, che pure ancora abitano in buona parte della zona del mercato, non ci sarà posto. 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Ora vengono sfrattati tutti, sospinti verso via Carcano, in un’area desolata nei pressi del cimitero, dove già si svolge il mercato domenicale, che dieci anni fa occupava motu proprio l’area di Porta Palazzo Nord, che, nonostante le lotte, venne cacciato con la politica del divide et impera.\r\nDoveva finire tutto quasi tre mesi fa, invece sabato dopo sabato, i balonari occupano la piazza e resistono.\r\nLa gentrificazione ci mostra la linea di cesura tra le classi senza finzioni o belletti.\r\nSu questa scena ci sono anche altri attori. La questura di Torino, che stringe il quartiere in una soffocante morsa disciplinare, i poveri che resistono e difendono i loro commerci, gli anarchici che si collocano sulla faglia mobile del conflitto, del mutuo appoggio, della costruzione di assemblee popolari dal basso, parte dell’intelligenza torinese, che sente l’urgenza di impastare le proprie ricerche con la polvere delle strade di Porta Palazzo, per un pensiero che è situato, perché la neutralità è la maschera dei padroni e degli oppressori.\r\nDi Mercato Centrale, di quest’ennesima riqualificazione escludente nel cuore di Porta Palazzo, abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo dell’Università di Torino, tra i promotori dell’iniziativa “Cosa succede in città?”\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/2019-04-09-semi-gentrification-a-porta-palazzo.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nAGGIORNAMENTO: sempre su questo tema, abbiamo parlato con una compagna torinese dell'iniziativa di sabato 13 alle 19, un contro-aperitivo sotto la tettoia dell'orologio per festeggiare insieme la fine della varia umanità di Porta Palazzo e l'inizio di un nuovo magnifico destino, senz'altro \"di classe\", fatto di food, ostelli di lusso ed espulsioni.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/cenafood.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","11 Aprile 2019","2019-04-11 16:58:18","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-768x432.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2019/04/Render-Mercato-Centrale-Torino-1024x576.jpg 1024w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Food and gentrification a Porta Palazzo ( + aggiornamento sulle iniziative)",1554992303,[153,65,154,155,156,157],"http://radioblackout.org/tag/balon/","http://radioblackout.org/tag/mercato-centrale/","http://radioblackout.org/tag/mercato-del-pesce/","http://radioblackout.org/tag/palafuksas/","http://radioblackout.org/tag/porta-palazzo/",[159,17,24,160,161,15],"balon","mercato del pesce","palafuksas",{"post_content":163,"post_title":168,"tags":171},{"matched_tokens":164,"snippet":166,"value":167},[88,165],"Pila","che i vecchi piemu chiamavano \u003Cmark>Porta\u003C/mark> \u003Cmark>Pila\u003C/mark>. 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Scoprire l’antica caserma dei pompieri di Porta Palazzo a Torino è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Un edificio imponente ma in armonia con il contesto urbano, magnetico e al tempo stesso aperto al mondo, in cui estetica postindustriale, energie multietniche e identità locale si incontrano e si fondono. Il tutto a pochi passi dal più grande mercato d’Europa, nel cuore di una delle città più sofisticate e imprevedibili d’Italia.”\r\nUn pizzico di colore, un tantinello di pura invenzione per attrarre una clientela giovane e giovanilista, creativa e sofisticata.\r\n\r\nL’ostello è il cuore di un meccano sociale, una “combo” commerciale dove l’immagine è la merce di maggior pregio.\r\nSempre dalla presentazione: “Con i suoi oltre 5000 metri quadri, Combo a Torino è molto più di un ostello: è un ristorante, una radio, uno shop, spazi pensati per le esigenze e la curiosità di chi viaggia e di chi resta. A tutto questo si aggiunge l'Atlas Room, una grande sala rilassante e insonorizzata in cui organizzare proiezioni ed eventi, e la Fire Hall, un suggestivo spazio espositivo dai soffitti a volta per ospitare mostre, workshop e residenze. Combo è la casa in cui tutto succede, il grande salotto in cui Torino incontra il mondo.”\r\nLe residenze saranno il fiore all’occhiello: 37 alloggi popolari in una quartiere dove la gente che ci vive viene poco a poco allontanata dai fitti che salgono, dalla polizia che moltiplica controlli e retate, dallo sgombero del Balon dei poveri.\r\nLa sintesi la fa l’assessore Alberto Sacco, che dichiara che questa “combo” contribuirà a “far tornare i cittadini di Torino a Porta Palazzo”… con buona pace di quelli che ci abitano da sempre. Gente che ha cambiato di nome e di provenienza tante volte negli ultimi cent’anni, quando questa zona era l’approdo di chi emigrava dalla campagna verso la città dell’auto.\r\nQuando questo posto si chiamava Porta Pila e i poveri di prima si mescolavano, a volte a fatica, con quelli che arrivavano dopo.\r\nNon è detto che i giochi siano fatti. I rumores che provengono da “Mercato Centrale”, botteghe e ristorantini di tendenza, inaugurato la scorsa primavera, ci raccontano dell’insoddisfazione degli operatori commerciali.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo, docente all’Università di Torino, studioso di gentrificazione e turisticizzazione urbana.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-28-combo-semi.mp3\"][/audio]","28 Gennaio 2020","2020-01-28 12:41:31","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"200\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-300x200.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-300x200.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-1024x682.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-768x512.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web-1536x1024.jpg 1536w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/Combo_006_web.jpg 2000w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Torino. 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Il tutto a pochi passi dal più grande mercato d’Europa, nel cuore di una delle città più sofisticate e imprevedibili d’Italia.”\r\nUn pizzico di colore, un tantinello di pura invenzione per attrarre una clientela giovane e giovanilista, creativa e sofisticata.\r\n\r\nL’ostello è il cuore di un meccano sociale, una “combo” commerciale dove l’immagine è la merce di maggior pregio.\r\nSempre dalla presentazione: “Con i suoi oltre 5000 metri quadri, Combo a Torino è molto più di un ostello: è un ristorante, una radio, uno shop, spazi pensati per le esigenze e la curiosità di chi viaggia e di chi resta. A tutto questo si aggiunge l'Atlas Room, una grande sala rilassante e insonorizzata in cui organizzare proiezioni ed eventi, e la Fire Hall, un suggestivo spazio espositivo dai soffitti a volta per ospitare mostre, workshop e residenze. Combo è la casa in cui tutto succede, il grande salotto in cui Torino incontra il mondo.”\r\nLe residenze saranno il fiore all’occhiello: 37 alloggi popolari in una quartiere dove la gente che ci vive viene poco a poco allontanata dai fitti che salgono, dalla polizia che moltiplica controlli e retate, dallo sgombero del Balon dei poveri.\r\nLa sintesi la fa l’assessore Alberto Sacco, che dichiara che questa “combo” contribuirà a “far tornare i cittadini di Torino a \u003Cmark>Porta\u003C/mark> Palazzo”… con buona pace di quelli che ci abitano da sempre. Gente che ha cambiato di nome e di provenienza tante volte negli ultimi cent’anni, quando questa zona era l’approdo di chi emigrava dalla campagna verso la città dell’auto.\r\nQuando questo posto si chiamava \u003Cmark>Porta\u003C/mark> \u003Cmark>Pila\u003C/mark> e i poveri di prima si mescolavano, a volte a fatica, con quelli che arrivavano dopo.\r\nNon è detto che i giochi siano fatti. I rumores che provengono da “Mercato Centrale”, botteghe e ristorantini di tendenza, inaugurato la scorsa primavera, ci raccontano dell’insoddisfazione degli operatori commerciali.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo, docente all’Università di Torino, studioso di gentrificazione e turisticizzazione urbana.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/01/2020-01-28-combo-semi.mp3\"][/audio]",[223,225,227,229,231],{"matched_tokens":224,"snippet":20},[],{"matched_tokens":226,"snippet":17},[],{"matched_tokens":228,"snippet":24},[],{"matched_tokens":230,"snippet":184},[110],{"matched_tokens":232,"snippet":22},[],[234,236],{"field":131,"matched_tokens":235,"snippet":220,"value":221},[88,165],{"field":36,"indices":237,"matched_tokens":238,"snippets":240},[14],[239],[110],[184],{"best_field_score":199,"best_field_weight":200,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":48,"score":242,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":48},"1157451471441100914",{"document":244,"highlight":260,"highlights":270,"text_match":197,"text_match_info":278},{"cat_link":245,"category":246,"comment_count":48,"id":247,"is_sticky":48,"permalink":248,"post_author":51,"post_content":249,"post_date":250,"post_excerpt":54,"post_id":247,"post_modified":251,"post_thumbnail":252,"post_thumbnail_html":253,"post_title":254,"post_type":59,"sort_by_date":255,"tag_links":256,"tags":258},[45],[47],"47173","http://radioblackout.org/2018/04/al-civico-12-di-piazza-della-repubblica/","Una storia da manuale quella che vorrebbe compiersi nel cuore di Porta Pila, un grosso progetto di investimenti che interessano alcuni stabili che danno sulla piazza e l'organizzazione del più grosso mercato cittadino.\r\n\r\nGrossi investimenti che prevedono grossi cambiamenti che sempre passano sulla testa delle persone stravolgendo le già faticose vite. Questa è la storia di un palazzo interamente abitato che viene venduto ad un nuovo proprietario che lo vuole vuoto per investire, riqualificare, riammodernare. E così gli abitanti vengono messi a conoscenza che i loro contratti di locazione non verranno rinnovati e che, volenti o nolenti, dovranno sloggiare tutti. I contratti scadranno in modo scaglionato a partire da settembre ma intanto il nuovo proprietario, Denegri, non proprio uno a caso bensì uno degli uomini più ricchi di Torino, vorrebbe portarsi avanti. Già in questi giorni avrebbero dovuto montare i ponteggi intorno al palazzo togliendo l'unico punto di luce a molte famiglie, ma gli abitanti hanno deciso di reagire e giovedì mattina insieme a qualche solidale hanno fatto un picchetto davanti al portone che ha fatto desistere i pochi operai mandati dalla ditta appaltata per i lavori. E venerdì mattina ancora hanno atteso insieme sul marciapiede senza che però si facesse vedere nessuno.\r\n\r\nAbbiamo contattato Amid per farci raccontare cosa sta accadendo al civico 12 di piazza della Repubblica\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nAmin","21 Aprile 2018","2018-05-04 13:04:06","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"225\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001-300x225.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001-300x225.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001-768x576.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001-1024x768.jpg 1024w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/img-20180420-wa0001.jpg 1600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Al civico 12 di Piazza della Repubblica",1524352322,[157,257],"http://radioblackout.org/tag/riqualificazione/",[15,259],"riqualificazione",{"post_content":261,"tags":265},{"matched_tokens":262,"snippet":263,"value":264},[88,165],"vorrebbe compiersi nel cuore di \u003Cmark>Porta\u003C/mark> \u003Cmark>Pila\u003C/mark>, un grosso progetto di investimenti","Una storia da manuale quella che vorrebbe compiersi nel cuore di \u003Cmark>Porta\u003C/mark> \u003Cmark>Pila\u003C/mark>, un grosso progetto di investimenti che interessano alcuni stabili che danno sulla piazza e l'organizzazione del più grosso mercato cittadino.\r\n\r\nGrossi investimenti che prevedono grossi cambiamenti che sempre passano sulla testa delle persone stravolgendo le già faticose vite. 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Il lavoratore non ha alcuna garanzia, viene pagato a cottimo con cifre risibili, non gode di ferie, malattie, assicurazioni sul lavoro, deve metterci la bicicletta di suo e persino pagare il borsone per le consegne.\r\nContrariamente ai sogni padronali la reazione dei lavoratori a queste brutali forme di sfruttamento si sono consolidandate a partire dal 2016 con i primi scioperi a Torino. L’incipit lo hanno dati i numerosi comitati spontanei autorganizzati, anche in alcune occasioni i rider si sono appoggiati ai sindacati di base o a CGIL-CISL-UIL.\r\nUna lotta apparentemente “impossibile” è diventata realtà ed è cresciuta nel tempo. Lavoratori isolati, senza contatti con i colleghi di lavoro e alle dipendenze di una app onnipotente ed immateriale, hanno trovato i modi per incontrarsi, conoscersi, costruire scioperi che sono riusciti a bloccare le consegne per intere giornate.\r\nTra i successi ottenuti dai ciclofattorini merita di essere ricordato l'accordo raggiunto nel 2018 tra la Riders Union di Bologna e alcune aziende per definire una serie di diritti minimi e l'inquadramento, nei primi mesi del 2019, dei rider come lavoratori dipendenti nel contratto della logistica riconosciuto da una azienda di Firenze. L'inquadramento dei ciclofattorini nel comparto della logistica sarebbe la soluzione più ovvia, ma è duramente osteggiata dai padroni, che non intendono rinunciare ai loro lauti profitti.\r\nDella questione si è interessata anche la politica ed in particolare il movimento 5 stelle che è stato prodigo di promesse, salvo partorire dopo lunga gestazione il consueto compromesso al ribasso (DL 3 settembre 2019 n. 101, convertito nella legge 128/2019). Ai lavoratori sono stati riconosciuti in via teorica alcuni diritti minimali come la tutela dei dati personali e il diritto alla non discriminazione. Viene stabilito che “L'esclusione dalla piattaforma e le riduzioni delle occasioni di lavoro ascrivibili alla mancata accettazione della prestazione sono vietate”. Viene riconosciuta l'assicurazione INAIL contro gli infortuni, il diritto a percepire un compenso minimo orario (con la conseguente proibizione del cottimo), e un'integrazione salariale nel caso di lavoro notturno, festivo o col maltempo.\r\nIl punto fondamentale, cioè la natura giuridica del rapporto di lavoro, viene però pilatescamente lasciata irrisolta, per cui i ciclofattorini, secondo i casi, possono essere considerati lavoratori parasubordinati (cococo), autonomi o subordinati! La decisione viene in definitiva demandata ad “accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative”, che – guarda un po' - possono persino derogare in peggio alle norme di legge!\r\nIn altri termini la tutela offerta dalla normativa approvata dal governo Conte è solo carta straccia.\r\n\r\nNel settembre del 2021 il sindacato postfascista UGL e l'associazione padronale Assodelivery hanno sottoscritto un accordo che getta nuovamente i rider nel calderone del lavoro autonomo e reintroduce dalla finestra quel cottimo che la legge aveva buttato fuori dalla porta. L'accordo riconosce i diritti sindacali solo all'UGL stessa e non agli altri sindacati né tantomeno ai numerosi comitati di base. 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Al suo interno, l'analisi e l'impegno a concludere la transizione dallo scontro armato alla via democratica. Nel comunicato, che porta la data del 15 luglio, ETA delinea un processo di rimodellazione delle sue strutture, e come primo pilastro di questa trasformazione, il passaggio iniziato nel marzo scorso con la Commissione di Verifica Internazionale per sigillare e consegnare gli arsenali. Il secondo pilastro che Eta ritiene imprescindibile per la trasformazione e che vuole mettere in atto ha a che fare con l'adeguatezza delle sue strutture, comunicando che sta portando avanti lo smantellamento delle strutture logistiche e operative derivanti dalla pratica della lotta armata. L'organizzazione armata dà a sapere inoltre della creazione di una struttura tecnica e logistica mirata a completare la fase dei sigilli ai depositi clandestini di armi, riaffermando la volontà di dare una soluzione coerente, praticabile e completa alla questione, metttendo le armi e gli esplosivi fuori uso operativo.\r\n\r\nParallelamente a queste due iniziative, l'organizzazione basca annuncia inoltre che verrà rafforzata la struttura diretta a realizzare le questioni politiche di Eta, come l'obiettivo di agevolare le conversazioni tra i diversi agenti politici per avanzare nel processo di pace. Un'implicazione contenuta quella di Eta, che allo stesso tempo rimarca che non vi è alcuna volontà di sostituire nessuno, nè tantomeno occuparsi di questioni che non gli corrispondono, perfettamente consapevole che sono il resto delle organizzazioni della sinistra indipendentista e il movimento popolare i soggetti più efficaci per portare avanti le fila del processo di liberazione.\r\n\r\nUna nuova fase per Eta quindi, che sembra ri-strutturarsi in conformità con la fase politica attuale. L'inizio di un cammino nuovo come la stessa organizzazione armata comunica all'interno del documento diffuso ieri. Rimane chiara l'intenzione assolutamente non nuova rispetto alla traiettora basata nel confronto esclusivamente politco e democratico, che non può prescindere dalla risoluzioni di tre grandi nodi: il ritorno a casa di tutti e tutte le prigioniere e esiliati baschi, inclusi i membri di Eta che oggi sono in clandestinità; il disarmo accordato e ordinato da Eta; la smilitarizzazione dei Paesi Baschi come conseguenza del cambiamento delle caratteristiche del conflitto e come base per un percorso democratico.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Giacopuzzi, corrispondente di Radio Blackout per le questioni basche.\r\n\r\n \r\n\r\nGiacopuzzi\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ","22 Luglio 2014","2014-07-28 13:23:40","La coerenza di ETA: verso la smobilitazione totale",1406038742,[334,335,336,337],"http://radioblackout.org/tag/conflitti/","http://radioblackout.org/tag/eta/","http://radioblackout.org/tag/euskadi/","http://radioblackout.org/tag/paesi-baschi/",[339,27,340,35],"conflitti","Euskadi",{"post_content":342},{"matched_tokens":343,"snippet":344,"value":345},[110],"via democratica. 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Rimane chiara l'intenzione assolutamente non nuova rispetto alla traiettora basata nel confronto esclusivamente politco e democratico, che non può prescindere dalla risoluzioni di tre grandi nodi: il ritorno a casa di tutti e tutte le prigioniere e esiliati baschi, inclusi i membri di Eta che oggi sono in clandestinità; il disarmo accordato e ordinato da Eta; la smilitarizzazione dei Paesi Baschi come conseguenza del cambiamento delle caratteristiche del conflitto e come base per un percorso democratico.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Giovanni Giacopuzzi, corrispondente di Radio Blackout per le questioni basche.\r\n\r\n \r\n\r\nGiacopuzzi\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n ",[347],{"field":131,"matched_tokens":348,"snippet":344,"value":345},[110],{"best_field_score":320,"best_field_weight":200,"fields_matched":26,"num_tokens_dropped":48,"score":321,"tokens_matched":19,"typo_prefix_score":26},6646,{"collection_name":59,"first_q":33,"per_page":40,"q":33},10,{"facet_counts":354,"found":14,"hits":380,"out_of":456,"page":26,"request_params":457,"search_cutoff":37,"search_time_ms":40},[355,365],{"counts":356,"field_name":363,"sampled":37,"stats":364},[357,359,361],{"count":26,"highlighted":358,"value":358},"anarres",{"count":26,"highlighted":360,"value":360},"frittura mista",{"count":26,"highlighted":362,"value":362},"la perla di labuan","podcastfilter",{"total_values":14},{"counts":366,"field_name":36,"sampled":37,"stats":379},[367,369,371,373,375,377],{"count":26,"highlighted":368,"value":368},"l faud",{"count":26,"highlighted":370,"value":370},"germania",{"count":26,"highlighted":372,"value":372},"Schiere Nere",{"count":26,"highlighted":374,"value":374},"anarchici contro il nazismo",{"count":26,"highlighted":376,"value":376},"resistenza anarchica tedesca",{"count":26,"highlighted":378,"value":378},"frittura mista radio fabbrica",{"total_values":40},[381,406,429],{"document":382,"highlight":397,"highlights":402,"text_match":318,"text_match_info":405},{"comment_count":48,"id":383,"is_sticky":48,"permalink":384,"podcastfilter":385,"post_author":386,"post_content":387,"post_date":388,"post_excerpt":54,"post_id":383,"post_modified":389,"post_thumbnail":390,"post_title":391,"post_type":392,"sort_by_date":393,"tag_links":394,"tags":396},"92955","http://radioblackout.org/podcast/frittura-mistaradio-fabbrica-15-10-2024/",[360],"fritturamista"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello della censura dello stato turco nei confronti di una storica emittente (indipendente) di questo paese, ovvero Açık Radyo, per affrontare la questione abbiamo intervistato Murat Cinar. 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Açık Radyo, pioniere della sensibilizzazione sull’ambiente e sul clima in Turchia ed è uno dei migliori esempi di spirito di solidarietà con i suoi ascoltatori, è da 30 anni una delle voci più forti delle organizzazioni non governative, degli attivisti ambientali e dei difensori della natura.\r\n\r\nAçık Radyo ha aperto i suoi microfoni a tutti i segmenti della società sulla base dei principi di imparzialità, inclusività e indipendenza nella sua vita televisiva fino ad oggi; È diventata la voce dei gruppi svantaggiati e delle creature in via di estinzione. Se in Turchia si deve discutere della lotta per l’ecologia e il clima, è un fatto indiscutibile che Açık Radyo è in prima linea in questa lotta e dovrebbe continuare ad esserlo.\r\n\r\nLa chiusura di un mezzo mediatico che sostiene la giustizia sociale, ambientale e climatica rappresenta una seria minaccia alla libertà di espressione. 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Nel frattempo gli stabilimenti Stellantis sono stati svuotati, alla fine di un trend partito da lontano e che, negli ultimi anni, ha presentato un indebolimento complessivo del gruppo...\r\nMa se da un lato si sciopera e si scende in piazza il 18 ottobre per rivendicare il futuro dell’industria automobilistica in Italia, dall’altro si dovrebbe contestualmente discutere di cosa mettere in campo per rinnovare il contratto nazionale.\r\nSe non ci sarà un futuro per l’industria dell’auto, sarà un problema per tutti i metalmeccanici e le metalmeccaniche che si presenteranno con questa debolezza anche sul tavolo per il rinnovo del contratto nazionale.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Micaela-San-Filippo-FIOM-su-sciopero-18.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nLa terza diretta della serata la abbiamo realizzata con Fabio Santoro del SiCobas Torino, con cui abbiamo iniziato parlando delle lotte delle lavoratrici per la catena NH nel settore alberghiero.\r\n\r\nQueste, tanto per cambiare sono contrattualizzate in subappalto, da La Canavesana Multiservice, che applica il contratto multiservizi con paghe da fame e scarse tutele, per questi e tanti altri motivi hanno scioperato e indetto un presidio davanti all'hotel centrale NH di Torino. Dopo esserci addentrati nelle specifiche delle condizioni di queste lavoratrici, Fabio ci ha ricordato della cena in svolgimento quella sera stessa, benefit per finanziare i bus per portare più persone possibili alla manifestazione nazionale contro il DDL 1660 a Roma, indetto dalla Rete liberi di lottare.\r\n\r\nOvviamente rilanciamo il nostro invito a partecipare allo sciopero generale del 18 ottobre e alla manifestazione a Roma, con partenza alle 14 in corteo da Piazza Vittorio Emanuele II, per opporsi all'aggiungersi dell'ennesimo tassello per la creazione di una vero e proprio stato di polizia.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/F_m_15_10_Fabio-SiCobas-su-lavoratori-NH-e-lancio-sciopero-e-manifestazione-no-ddl1660.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","24 Ottobre 2024","2024-10-24 23:41:40","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/ar_susmamali_post_1-200x110.png","frittura mista|radio fabbrica 15/10/2024","podcast",1729813300,[395],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[378],{"post_content":398},{"matched_tokens":399,"snippet":400,"value":401},[110],"combatte la crisi climatica e \u003Cmark>porta\u003C/mark> avanti sforzi per la conservazione"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello della censura dello stato turco nei confronti di una storica emittente (indipendente) di questo paese, ovvero Açık Radyo, per affrontare la questione abbiamo intervistato Murat Cinar. 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Da qualche anno grazie ai lavori di alcuni studiosi anche italiani ne sappiamo di più.\r\nAnarres ne ha parlato con David Bernardini, autore di un libro su Rocker e di un altro libro sulle Schiere Nere.\r\nAscolta l'intervista con David:\r\n2016-04-15-res-anar-ger\r\nDi seguito un articolo che ha scritto per Anarres\r\nLa storia della resistenza anarchica tedesca non è molto conosciuta. Cercherò quindi di fornire molto schematicamente un minimo di orientamento all'interno di un argomento così poco trattato.\r\nPer iniziare è necessario forse dire due parole sulla storia del movimento anarchico in Germania. Max Nettlau ha identificato le sue origini in quel Circolo dei Liberi di Berlino che si formò intorno al 1848, di cui faceva parte anche Max Stirner, i fratelli Bauer e altri. Nel corso della seconda metà dell'Ottocento si delinea progressivamente un movimento anarchico che deve però fare i conti con il più forte partito socialdemocratico d'Europa, la SPD. Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che porta la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. È in queste condizioni che gli anarchici tedeschi iniziano ad affrontare la sempre più brutale e preoccupante ascesa del Partito nazista di Adolf Hitler.\r\nSimilmente a quella italiana, anche la resistenza anarchica al nazismo è “lunga”. Inizia infatti diversi anni prima dell'ascesa al potere di Hitler, come contrapposizione ad un partito (quello nazista) in lotta per il potere, per proseguire successivamente, allargandosi ben al di fuori dai confini tedeschi.\r\nPrima del regime nazista\r\nGli anarchici si preoccupano presto dell'ascesa del nazismo, tanto che sulla stampa anarchica già sul finire degli anni Venti si possono leggere articoli che avvertono del pericolo nazista. Ma l'antinazismo degli anarchici non si esaurisce nell'attività pubblicistica. Dalle file della FAUD emerge sul finire del 1929 l'esperienza delle Schwarze Scharen (Schiere nere) una delle espressioni più eclatanti e dirompenti dell'antifascismo anarchico degli anni precedenti all'inizio del regime nazista. Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. Le Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con le SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano le Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si abbatte già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania le prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. Le attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si abbatte sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. Le file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons Pilarski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà le sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons Pilarski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). Altri profili biografici sull'argomento si possono trovare narrati nel numero di aprile di “A” rivista di quest'anno.\r\nPer chi masticasse il tedesco la letteratura è più vasta. Mi sembrano importanti per una prima introduzione il saggio di Andreas Graf e Dieter Nelles contenuto nel libro di Rudolf Benner Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland (1937) della Libertad Verlag cosi come il libro Anarchisten gegen Hitler. Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten in Widerstand und Exil della Lukas Verlag. Si tratta di contributi che presentano anche le questioni aperte, le problematiche della storiografia sull'argomento ecc. Ricchi di numerose informazioni (pur con qualche disattenzione) sono i due libri di Helge Döhring sulle Schwarze Scharen e sulla resistenza anarcosindacalista al regime nazista. Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). 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Il piccolo movimento anarchico tedesco vive un eclatante ma effimero boom negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, andando probabilmente incontro ad un diffuso antimilitarismo presente nella popolazione, stremata dal conflitto e dalle sue pesanti conseguenze sociali. L'anarcosindacalista FAUD (Freie Arbeiter Union Deutschlands – Libera Unione dei Lavoratori tedeschi), sorta nel 1919 sulle ceneri di un'organizzazione sindacalista rivoluzionaria del preguerra, arriva a toccare tra il 1921 e il 1922 la notevole cifra di 200.000 attivisti, affermandosi come la principale organizzazione anarchica (ma non l'unica) in Germania. Dal 1923 inizia però una grave fase di decadenza che \u003Cmark>porta\u003C/mark> la FAUD nel 1929 a poter contare ancora su solo poche migliaia di attivisti. 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Le Schiere nere sono una rete di gruppi diffusi in alcune parti della Germania (Alta Slesia, Berlino, Assia, Turingia, Renania Settentrionale-Vestfalia) che praticano l'autodifesa militante in chiave antifascista, riconoscendosi come organizzazione integrativa ma indipendente della FAUD e presentandosi pubblicamente vestiti completamente di nero. Questi gruppi praticano l'antifascismo con la propaganda, anche attraverso giornali come Die proletarische Front di Kassel o Die Schwarze Horde (L'orda nera), e con l'azione militante. Le Schiere nere infatti ingaggiano dove presenti violenti scontri con i nazisti, e in particolare con le SA, anche con armi in pugno (revolver, fucili). La polizia nel maggio 1932 scopre addirittura un deposito clandestino di esplosivi e di armi allestito dalla Schiera nera di Beuthen (oggi in Polonia) in previsione della presa del potere da parte di Hitler. I militanti che animano le Schiere nere, in maggior parte giovani proletari disoccupati, sono pochi, si parla infatti di qualche centinaio di attivisti sparsi in tutta la Germania, ma nelle zone dove sono presenti fanno decisamente sentire il loro peso e cercano di stimolare la costruzione di una sorta di fronte unitario dal basso di tutti gli sfruttati, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, basato sull'azione diretta antifascista.\r\nDopo il regime nazista dentro e fuori la Germania\r\nLa repressione che si abbatte già a partire dal 1932 sulle Schiere nere e sul movimento anarchico tedesco si intensifica ulteriormente nel 1933, quando Hitler assume il potere. Già nel corso del 1932 infatti la FAUD, riunita in congresso a Erfurt, aveva deciso di prepararsi alla clandestinità.\r\nDa questo momento, schematizzando al massimo si potrebbero identificare grossomodo tre filoni all'interno delle vicende della resistenza anarchica al nazismo.\r\nDentro la Germania (1933-1937/38): poche ore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933), il poeta anarchico Erich Mühsam viene arrestato (verrà assassinato nel campo di concentramento di Sachsenhausen l'anno successivo), mentre Rudolf Rocker insieme alla sua compagna Milly riesce a rifugiarsi in Svizzera: due importanti esponenti del movimento anarchico tedesco sono così fuori gioco. Dopo un primo momento di sbandamento gli anarchici riescono comunque a organizzare una rete clandestina che può contare anche su alcuni appoggi all'estero (Amsterdam, Spagna). Già nel maggio 1933 vengono diffuse in Germania le prime pubblicazioni anarchiche clandestine. Tra queste è da ricordare Die Soziale Revolution di Lipsia, giornale promosso da Ferdinand Götze che verrà stampato tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili), con una diffusione di circa duecento copie a numero. Le attività di resistenza cessano tra il 1937/38 a causa della dura repressione che si abbatte sulle file degli anarchici, repressione che riduce la resistenza ad una dimensione “individuale”, anche se non cessano, per esempio, i sabotaggi nei grandi porti del nord come Amburgo. Tra queste attività di resistenza, certamente di dimensioni veramente ridotte ma comunque importanti e interessanti, mi piace ricordare la figura di Fritz Scherer, già custode del Rifugio Bakunin nel corso degli anni Venti (un rifugio in montagna autocostruito e autogestito dagli anarchici di Meiningen, piccola cittadina della Turingia). Durante il regime nazista Scherer, che in quanto pompiere nella capitale tedesca viene lasciato (più o meno) in pace dalla Gestapo, aiuta come può i suoi compagni in difficoltà e diffonde materiale antifascista e libertario. Inoltre riusce a salvare dalla furia del Terzo Reich e dalle distruzioni della seconda guerra mondiale molti libri e opuscoli anarchici, ricopertinandoli con titoli insospettabili politicamente. Saranno proprio i libri e gli opuscoli custoditi da Scherer ad essere letti e ristampati dalla nuova generazione di attivisti anarchici uscita dall'esperienza del Sessantotto tedesco... .\r\nFuori dalla Germania (1933-1945) in Spagna, Francia, Polonia ecc...: La FAUD sin dai primissimi anni Trenta segue con grande interesse lo sviluppo del movimento operaio spagnolo e della CNT. Nel 1932 alcuni militanti delle Schiere nere braccati dalla polizia si rifugiano non a caso in Spagna. Le file dell'anarchismo tedesco in esilio si ingrossano dall'inizio del 1933, tanto che nel 1934 viene fondato a Barcellona un Gruppe DAS (Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi) che si dota anche di un proprio giornale. Il gruppo partecipa ai combattimenti di Barcellona nel luglio 1936, prendendo d'assalto il Club tedesco, un importante punto di riferimento del regime nazista in Catalogna. Attiviste e attivisti anarchici si ritrovano poi in varie esperienze della rivoluzione spagnola. Un Gruppo Erich Mühsam combatte a Huesca, militanti tedeschi prendono parte alla Colonna Durruti e attiviste come Etta Federn partecipano alle Mujeres Libres e alle scuole libertarie. Con la vittoria franchista, gli anarchici tedeschi si disperdono: chi inizia un lungo e doloroso viaggio per i campi di concentramento di mezza Europa (sia quelli allestiti dal governo francese per gli ex combattenti in Spagna, sia ovviamente quelli nazisti), chi prenderà successivamente parte alla resistenza francese, come l'ex membro delle Schiere nere Paul Czakon, o alla resistenza polacca, come Alfons \u003Cmark>Pila\u003C/mark>rski, fondatore della prima Schiera nera tedesca (quella di Ratibor), che viene ferito gravemente negli scontri della rivolta di Varsavia nel 1944.\r\nDentro la Germania (fine anni Trenta-1944 circa): quest'ultimo gruppo si tratta del caso di più difficile definizione. Semplificando, si può affermare che ci sono pezzi della gioventù che, pur essendo indottrinata e irregimentata dalle istituzioni del regime nazista come la Gioventù Hitleriana, sul finire degli anni Trenta si ribella al regime stesso, approdando in alcuni casi all'aperta resistenza. Faccio riferimento in particolar modo a quei gruppi usciti da un ambiente tendenzialmente operaio come gli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina) della Germania occidentale (specialmente, in città come Colonia, Wuppertal, Essen, Francoforte ecc) e i Meuten (Orde) di Lipsia. All'interno di questi gruppi giovanili c'era una presenza anarchica: il gruppo degli Edelweisspiraten di Wuppertal per esempio contava tra i propri membri un ex membro delle Schiere nere come Hans Schmitz (il quale narrerà le sue esperienze nel libriccino “Umsonst is dat nie”) così come anche nelle Meuten è stata recentemente rilevata una presenza libertaria (prima il gruppo era descritto come di tendenza comunista), tra cui Irma Götze, sorella di Ferdinand, che poi andrà in Spagna.\r\nPer approfondire\r\nIn italiano ci sono a mia conoscenza due libri sulla resistenza anarchica tedesca:\r\n\r\n\r\n\t\r\nAA.VV., Piegarsi vuol dire mentire. Germania: la resistenza libertaria al nazismo nella Ruhr e in Renania 1933-1945), Zero in Condotta, Milano, 2005.\r\n\r\n\t\r\nLeonhard Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.\r\n\r\n\r\nA questi mi permetto di aggiungere il mio Il barometro segna tempesta. Le Schiere nere contro il nazismo, La Fiaccola, Ragusa, 2014 (in un certo senso anticipato da un articolo uscito sulle pagine di “A” rivista un anno prima, nel n. 382). Sugli Edelweisspiraten ho scritto su “A” rivista anarchica (n. 385) un breve articolo in cui si può trovare una piccola bibliografia in merito. Esistono inoltre alcuni contributi su alcune figure della resistenza anarchica al nazismo pubblicati sul Bollettino dell'Archivio Pinelli (consultabile anche online sul sito centrostudilibertari.it) come Kurt Wafner (n. 32), Heinrich Friedetzky (n. 16), Alfons \u003Cmark>Pila\u003C/mark>rski (n. 44) e Fritz Scherer (n. 45). 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Döhring è tra l'altro tra i promotori dell'Institut für Syndikalismusforschung, dove si possono reperire molte informazioni anche sull'argomento qui trattato e diverse bibliografie ragionate. Diverso materiale online (purtroppo sempre in lingua tedesca) si trova anche sul portale anarchismus.at, qualcosa in inglese è invece reperibile (se non ricordo male) sul sito libcom.org. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo un libro che tratta dell'impegno degli anarchici tedeschi durante la guerra civile spagnola che mi pare decisamente ben fatto. Si tratta di Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS) di Dieter Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki e Carlos Garcia pubblicato nel 2013 per la casa editrice Graswurzelrevolution (si tratta di una rivista su cui sono apparsi contributi anche sull'argomento qui trattato). 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