","#27N, Roma #cèchidiceNO a Renzi","post",1479903267,[66,67],"http://radioblackout.org/tag/27novembre/","http://radioblackout.org/tag/renzi/",[69,15],"27novembre",{"post_content":71,"post_title":76,"tags":79},{"matched_tokens":72,"snippet":74,"value":75},[73],"Renzi","e vincente incarnata dal premier \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> e chi, in un modo","Il dibattito pubblico sulla scadenza referendaria del prossimo 4 dicembre aumenta di intensità a mano a mano che ci si avvicina alla data fatidica. Se il fronte del NO vede convergere, per usare le parole del premier in carica, un \"guazzabuglio\" di appartenenze, identità e interessi solitamente divergenti, il fronte del SI' compatta dietro le sue file assertori dell'inevitabile accettazione della modernità ultra-liberista che avanza.\r\nComunque la si pensi - sul Sì, sul No, sulla utilità o meno di passare per lo strumento referendario - sembra oggi abbastanza evidente che sul posizionamento pro o contro la Riforma Costituzionale si articola oggi una polarizzazione sociale (per ora di mera opinione) tra sostenitori della post-modernità global e vincente incarnata dal premier \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> e chi, in un modo o nell'altro, si sente lasciato indietro da integrazione economica globale, politiche di austerità, perdita di diritti, garanzie e privilegi.\r\nPer articolare un diverso protagonismo nello spazio politico che si apre in questo frangente - e non lasciare la rappresentazione di questo dissenso a Lega, 5 Stelle e carcasse della sinistra istituzionale - domenica pomeriggio si terrà a Roma un corteo nazionale, promosso da molte realtà autorganizzate diffuse sul territorio nazionale, cui seguirà un concerto in piazza del Popolo.\r\nAscolta l'intrervista con Lorenzo (#cèchidiceNO)\r\n\r\n\r\nlorenzo_27n_no\r\n\r\n ",{"matched_tokens":77,"snippet":78,"value":78},[73],"#27N, Roma #cèchidiceNO a \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>",[80,82],{"matched_tokens":81,"snippet":69},[],{"matched_tokens":83,"snippet":84},[15],"\u003Cmark>renzi\u003C/mark>",[86,92,95],{"field":41,"indices":87,"matched_tokens":89,"snippets":91},[88],1,[90],[15],[84],{"field":93,"matched_tokens":94,"snippet":78,"value":78},"post_title",[73],{"field":96,"matched_tokens":97,"snippet":74,"value":75},"post_content",[73],578730123365712000,{"best_field_score":100,"best_field_weight":32,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":53,"score":102,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":53},"1108091339008",3,"578730123365711979",{"document":104,"highlight":126,"highlights":145,"text_match":98,"text_match_info":155},{"cat_link":105,"category":106,"comment_count":53,"id":107,"is_sticky":53,"permalink":108,"post_author":27,"post_content":109,"post_date":110,"post_excerpt":58,"post_id":107,"post_modified":111,"post_thumbnail":112,"post_thumbnail_html":113,"post_title":114,"post_type":63,"sort_by_date":115,"tag_links":116,"tags":121},[50],[52],"38521","http://radioblackout.org/2016/11/juncker-ai-ferri-corti-con-renzi/","Sempre più difficili i rapporti tra l’Italia e Bruxelles. L’attacco sferrato ieri da Jean-Claude Juncker all’Italia è indice di un cambiamento nel clima tra il governo e la Commissione, che dovrà dare il suo giudizio sulla manovra. \r\nL’Italia – ha detto il numero uno dell’esecutivo comunitario – non cessa di attaccare, a torto, la Commissione. E questo non produce risultati attesi». Tradotto: è in corso una trattativa e noi dovremmo chiudere un occhio sui conti italiani, ma non possiamo più accettare di essere un giorno sì e l’altro pure bersaglio degli attacchi di Renzi. Mai, nelle ultime settimane, Juncker si era spinto a tanto. Evidentemente il silenzio pre-elettorale che Bruxelles si era auto-imposta per non danneggiare Renzi è saltato.\r\n\r\n\r\nIl presidente della Commissione è anche entrato nel merito dei numeri della legge di bilancio italiana, già oggetto di una lettera in cui Bruxelles chiedeva «chiarimenti» su alcuni conti che non tornano. «I costi del terremoto e dei rifugiati – ha detto Juncker – equivalgono allo 0,1% del Pil (per il governo italiano invece valgono lo 0,4%, ndr). L’Italia ci aveva promesso di arrivare a un deficit dell’1,7% nel 2017, ora ci propone il 2,4% (2,3% secondo il progetto di bilancio italiano, ndr), in ragione dei costi del terremoto e dei rifugiati, ma questo costo è limitato allo 0,1% del Pil». Stando alle sue parole, dunque, sembra che la distanza tra Roma e di Bruxelles sia piuttosto ampia, pari a 0,3% del Pil.\r\n\r\n \r\n\r\nRenzi dal canto suo non può permettersi di fare passi indietro: la demagogia sui migranti e la sicurezza nelle scuole è uno dei cavalli di battaglia del presidente del consiglio, impegnato a tutto campo per limitare i danni di una possibile sconfitta. \r\n\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Francesco, che ha analizzato per noi il DEF\r\n\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n \r\n\r\n2016-11-08-francesco-renzijuncker","8 Novembre 2016","2016-11-10 12:05:41","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/juncker-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"149\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/juncker-300x149.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/juncker-300x149.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/juncker-768x382.jpg 768w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/juncker.jpg 800w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Juncker ai ferri corti con Renzi",1478612049,[117,118,119,67,120],"http://radioblackout.org/tag/commissione-ue/","http://radioblackout.org/tag/def/","http://radioblackout.org/tag/jiuncker/","http://radioblackout.org/tag/ue/",[122,123,124,15,125],"commissione UE","Def","jiuncker","UE",{"post_content":127,"post_title":131,"tags":134},{"matched_tokens":128,"snippet":129,"value":130},[73],"pure bersaglio degli attacchi di \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>. 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La scadenza referendaria veniva individuata come passaggio politico fondamentale, come stabilizzazione della governamentalità renziana o momento di crisi della sua traiettoria. Gli allarmi del Wall Street Journal, le dichiarazioni dell'ambasciatore americano a Roma e le esternazioni della Merkel sono state altrettanti sintomi della paura delle elites che il Sì renziano non passi. Paura per gli effetti di (in)governabilità su un'Europa già messa a dura prova dalla BrExit.\r\nDa qualche giorno i Consiglio dei Ministri ha individuato nella domenica 4 dicembre la giornata di consultazione referendaria\r\nQuesto sabato a La Sapienza si troveranno i molti per dire NO! E per ribadire che votare non basta.\r\nMoltissimi da tutta Italia hanno annunciato la loro presenza, dalle h 11nella facoltà di Lettere alla Sapienza, dove si svolgerà l'assemblea.\r\n\r\n\r\nPer presentare l'appuntamento, abbiamo raggiunto Gabriel, studente delle scuole superiori romane\r\n\r\ngabriel-roma\r\n\r\n \r\n\r\nQui di seguito l'appello per l'assemblea:\r\n\r\nC’È CHI DICE NO!\r\n\r\n#CèChiDiceNo #CacciamoRenzi\r\n\r\nC’è qualcosa che non va in questo cielo.\r\n\r\nPresto si voterà sulla riforma costituzionale targata Renzi.\r\nChe una classe politica che ha passato gli ultimi trent’anni a dimostrare la propria assoluta continuità con la mafia e gli affaristi proponga di accentrare ancora di più il potere nelle mani dell’esecutivo è semplicemente grottesco.\r\nMa il Partito Democratico, dopo anni in cui ha ridotto i diritti sociali e impoverito milioni di persone, ha ancora tante “riforme” da proporci, tante grandi opere da costruire, tanti diritti da abolire e va di fretta. Velocizzando i processi legislativi e accentrando i poteri, la riforma costituzionale firmata dal ministro Boschi si propone di mettere olio negli ingranaggi che ci impoveriscono, di farci ingranare la quinta per accelerare verso per il baratro in cui ci stanno facendo precipitare.\r\nUn baratro fatto di milioni di voucher che stanno precarizzando la nostra vita; di un tasso di diseguaglianza indecoroso; di intere generazioni che per la prima volta nella storia vivranno peggio di chi le ha precedute; di spese universitarie insostenibili che rendono lo studiare un privilegio di pochi; di un welfare non più in grado di arginare la povertà dilagante; di una disoccupazione in crescita in un contesto in cui i diritti del lavoro sono in disfacimento e dove i lavoratori sono sempre più soli nella loro lotta per la sopravvivenza; di territori inquinati in cui migliaia di persone quotidianamente si ammalano e muoiono di tumore; di un sistema sanitario allo sfascio; di milioni e milioni di famiglie sul ciglio di una strada senza alcuna possibilità di riscattare la propria condizione.\r\nMatteo Renzi ha detto che con questa riforma c’è in ballo la credibilità dell’Italia. Ma la credibilità verso chi? Non certo verso i cittadini che amministra, che la fiducia verso di lui l’hanno ormai irrimediabilmente persa in questi 30 mesi di governo.\r\nL’unica credibilità che gli interessa è quella verso i mercati e le istituzioni europee! E per loro saremo credibili solo quando saremo fiaccati, docili e sottomessi, pronti a scannarci per un lavoro, a prendercela con chi è più debole di noi e lasciarli in pace.\r\nMatteo Renzi ha detto che se perde il referendum ci sarà instabilità. Ma instabilità per chi? Le nostre vite sono già instabili. Sono fatte di contratti a termine, di disoccupazione, di paura di perdere il posto al primo soffio, di traslochi per sfuggire agli affitti troppo cari, di emigrazione per trovare fortuna altrove. È la loro stabilità che vogliono preservare!\r\nLa stabilità dei nostri governanti, di chi era già ricco e in questa crisi ha continuato ad arricchirsi.\r\nNonostante si sta assista ogni giorno ai continui slittamenti della data del voto del referendum e ai tentennamenti del premier sulle sue promesse dimissioni in caso di sconfitta, Matteo Renzi non perde occasione di affermare che fuori dal PD non c’è niente di meglio che lui e il suo partito della nazione. Noi crediamo che non sia vero.\r\nChe in questo paese ci siano tante energie da spendere per cambiare davvero le cose, per tirare fuori la testa dalla melma e cominciare a fare i nostri interessi comuni, quelli della stragrande maggioranza della popolazione è stanca dei loro balletti e vuole vivere una vita dignitosa, vuole che si lavori meno ma che si lavori tutti, ha bisogno di una casa e un salario decenti, si è rotta di continuare a pagare tasse stratosferiche per ingrassare dei corrotti. A volte si tratta di persone che già sono protagoniste delle tante forme di dissenso che costellano il nostro Paese contro chi ci governa e contro quelle oligarchie politico-imprenditoriali che devastano e saccheggiano i nostri territori, da Sud a Nord. Spesso queste energie sono inespresse, frustrate, ancorate alla realtà virtuale e talvolta si riversano contro chi sta peggio di noi. È necessario costruire le condizioni per coagulare queste energie e trasformarle in quella forza d’urto che produce cambiamento reale.\r\nIn tanti e tante stanno vedendo questo referendum come un’occasione per dare un bel calcio nel sedere a Renzi e al PD. E questo è un bene. Pensiamo però che limitarci a glissare la nostra scheda nelle urne nel giorno X sia importante, ma che non basti.\r\nGoldman Sachs ha già presentato un rapporto in cui esclude, in caso di una vittoria del NO, che si vada a nuove elezioni confidando il fatto che ci sarà una nuova maggioranza, magari guidata dalla stesso Renzi che non avrà mantenuto fede all'impegno di dimettersi!\r\n Se a loro basta un Sì a noi non basta un NO.\r\nPensiamo sia il momento di smetterla di sperare che le soluzioni cadranno dal cielo e di finirla di credere che possiamo continuare a delegare ad altri di realizzare per conto nostro quel cambiamento di cui ci sarebbe tanto bisogno.\r\n\r\nLa campagna contro il referendum può essere una prima occasione per incontrarci e far sentire la nostra voce. Quest’autunno non restiamo a guardare.\r\n\r\nC’è chi lavora troppo per uno stipendio schifoso,\r\nc’è chi ha la scuola che crolla,\r\nc’è chi non riesce più a pagare l’affitto,\r\nc’è chi vorrebbe avere un figlio ma perderebbe il lavoro,\r\nc’è chi non ne può più di farsi rodere il fegato tutte le sere davanti al TG,\r\nc’è chi sono anni che aspetta la casa popolare,\r\nc’è chi è costretto a lasciare l’Italia,\r\nc’è chi non può entrare in Italia,\r\nc’è chi ci ha creduto e ora non ci crede più,\r\nc’è chi non ce la fa con la sua pensione,\r\nc’è chi non arriverà mai alla pensione,\r\n\r\nC’è chi dice NO!\r\n\r\n Incontriamoci Sabato 1 Ottobre per un’Assemblea all’Università La Sapienza di Roma","29 Settembre 2016","2016-10-03 12:24:27","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/14409404_1131447726939965_54829651899393942_o-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"167\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/14409404_1131447726939965_54829651899393942_o-300x167.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/14409404_1131447726939965_54829651899393942_o-300x167.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/14409404_1131447726939965_54829651899393942_o-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/09/14409404_1131447726939965_54829651899393942_o.jpg 600w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Roma, 1 ottobre: \"C'è chi dice No\" a Renzi",1475173567,[170,171,67,172],"http://radioblackout.org/tag/movimenti/","http://radioblackout.org/tag/referedum/","http://radioblackout.org/tag/roma/",[174,175,15,176],"movimenti","referedum","Roma",{"post_content":178,"post_title":182,"tags":185},{"matched_tokens":179,"snippet":180,"value":181},[73],"di mobilitazione contro il governo \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>. 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A volte si tratta di persone che già sono protagoniste delle tante forme di dissenso che costellano il nostro Paese contro chi ci governa e contro quelle oligarchie politico-imprenditoriali che devastano e saccheggiano i nostri territori, da Sud a Nord. Spesso queste energie sono inespresse, frustrate, ancorate alla realtà virtuale e talvolta si riversano contro chi sta peggio di noi. È necessario costruire le condizioni per coagulare queste energie e trasformarle in quella forza d’urto che produce cambiamento reale.\r\nIn tanti e tante stanno vedendo questo referendum come un’occasione per dare un bel calcio nel sedere a \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> e al PD. E questo è un bene. 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E lo sa. Il referendum sulle modifiche alla nuova carta costituzionale si è trasformato in referendum sul governo. Lo stesso Renzi lanciò la sfida, quando dichiarò che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso. Sebbene si sia da tempo rimangiato la promessa, i suoi avversari non gli permetteranno di cavarsela tanto facilmente.\r\nRenzi prova a vincere lo stesso, procrastinando sino all'ultima data utile la consultazione referendaria fissata ieri al 4 dicembre.\r\nPer vincere prova a giocare la carta del populismo, sfidando l'Europa su pensioni, migranti e sicurezza nelle scuole.\r\nIl nuovo giochetto è il “patto della lavagna”. Renzi ha annunciato di voler sottrarre, con o senza il consenso dell'Unione Europea, spese per i migranti, sicurezza nelle scuole e pensioni al patto di stabilità.\r\n\r\nVa da se che a gennaio/febbraio, quando tutti i nodi verranno al pettine, l'UE decreterà il suo stop e Renzi si adatterà più o meno elegantemente. 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Lunedì 30 maggio il primo ministro Matteo Renzi è venuto a Torino per sostenere la campagna di Piero Fassino, che si è ricandidato alla carica di sindaco, ma, per la prima volta da decenni, rischia di non essere eletto al primo turno.\r\nLa presenza di tre liste di sinistra, la persistente seduzione del Movimento Cinque stelle costituiscono incognite che potrebbero rendere meno scontato del solito il risultato ellettorale.\r\nLe destre, sicure di essere fuori gioco, partecipano alla corsa per la poltrona in sala rossa in ordine sparso, cercando di trasformare questa partita elettorale in una sorta di referendum sulla guida di una coalizione di centro-destra in vista della scadenza del 2018. Sono divise anche su un eventuale ballottaggio, perché mentre Forza Italia promette di far convergere il proprio pacchetto voti su Fassino, la Lega scommette invece su Appendino, la candidata a Cinque Stelle.\r\nA Torino il PD ha un consenso molto ampio, ben al di là della classica sfera di influenza classica del partito. Dai preti ai banchieri, passando per Confcommercio, il blocco che sostiene il Partito Democratico è solido e trasversale.\r\nLa candidata a 5 stelle, ha condotto una campagna elettorale volta a raccogliere voti a destra: le sue dichiarazioni su case occupate, profughi e rom fanno concorrenza alla Lega e a Fratelli d'Italia.\r\nPartito populista costitutivamente oltre la destra e la sinistra, i pentastellati provano a muoversi agilmente tra rivendicazioni ecologiste, predicazione sulla partecipazione diretta, e xenofobia quasi esplicita.\r\n\r\nIeri a disturbare la campagna elettorale di Fassino ed a contestare Renzi c'erano anche un centinaio di lavoratori, precari, senza casa. La Questura ha blindato l'intero isolato, con uomini dell'antisommossa e blindati.\r\nSebbene fosse difficile avvicinarsi, tuttavia l'immagine del primo ministro circondato dalla polizia non contribuiva certo ad alimentare il mito della sua popolarità.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Stefano, redattore della radio che ha partecipato alle contestazioni a Renzi.\r\n\r\nAscolta la diretta:\r\n\r\n2016-05-31-renzi-to","31 Maggio 2016","2016-06-06 12:08:33","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/7SA8MDK02528-18919-krqB-UzFkMxiv7T5nbYh-1024x576@LaStampa.it_-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"169\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/7SA8MDK02528-18919-krqB-UzFkMxiv7T5nbYh-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/7SA8MDK02528-18919-krqB-UzFkMxiv7T5nbYh-1024x576@LaStampa.it_-300x169.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/05/7SA8MDK02528-18919-krqB-UzFkMxiv7T5nbYh-1024x576@LaStampa.it_.jpg 480w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Renzi a Torino. 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Giovedì 29 ottobre nel pomeriggio a Lingotto Fiere saranno presenti il presidente Matteo Renzi e il ministro dell'istruzione Giannini.\r\nRealtà e collettivi di lotta della città hanno indetto per il pomeriggio di giovedì 29 ottobre, alle h 15 un presidio con concentramento alla stazione metro Lingotto Fiere.\r\nSi legge nel comunicato (qui in integrale):\r\n“Nella città più indebitata d'Italia, sindaci e governo cercano di trovare un accordo ipocrita su come derubarci delle poche risorse pubbliche rimaste. La contraStudentescopposizione tra enti locali e governo si risolverà nella solita messa in scena nella quale non abbiamo intenzione di schierarci. Con la legge di stabilità, infatti, non si fa che tagliare i finanziamenti pubblici, in particolar modo il diritto alla sanità; il nuovo calcolo dell'ISEE (causa di un aumento delle tasse e dell'esclusione dal diritto allo studio per migliaia di studenti) e la Buona Università si traducono nell'ennesimo definanziamento dell'istruzione. 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Il che significa che un lavoratore che avesse lavorato per 40 anni solo con i minijob avrebbe diritto ad appena 124 euro di pensione al mese.\r\nL’altra favola che stanno raccontando è che il problema della disoccupazione è legato alla “rigidità” del mercato del lavoro.\r\nRenzi ha proclamato che con il “jobs act” e l’introduzione selvaggia del contratto a tempo determinato si contribuirà alla soluzione del problema della disoccupazione.\r\nIn Spagna i contratti a tempo determinato li hanno liberalizzati dal 1984, rendendo ammissibili ripetute proroghe dello stesso contratto che ha smesso di essere legato ad esigenze temporanee di produzione.\r\nDopo 30 anni tutti gli studi che hanno analizzato gli effetti di questo provvedimento sono concordi nel sostenere che il risultato è: meno giorni di lavoro complessivi (si lavora – a parità di ferie - mediamente 21 giorni di meno all’anno persi a cercare un altro lavoro), salari più bassi (a parità di condizioni e indipendentemente dai giorni lavorati in meno, fin da prima della crisi erano diminuiti mediamente del 12%), precarizzazione delle scelte di vita (tutti quelli che, dopo qualche contratto, sarebbero stati assunti a tempo indeterminato, sono rimasti precari molto più a lungo) penalizzazione dei soggetti più deboli (chi ha avuto inabilità, donne incinte o con bambini piccoli non hanno il rinnovo dei contratti).\r\nL’inutilità dell’effetto complessivo sulla disoccupazione è conclamato dal fatto che la Spagna ha oggi la disoccupazione al 25%, superiore anche a quella della Grecia.\r\nLa sublimazione di tutti queste situazioni è data dalla disoccupazione giovanile.\r\nIn Italia risultano disoccupate tra i 15 e i 24 anni 656.000 persone per un tasso di disoccupazione giovanile pari al 41.9%.\r\nIl dato va completato: tra i 15 e i 24 anni 650.000 persone cercano lavoro e non lo trovano, meno di un milione lavora, tre milioni e mezzo studiano o fanno formazione e 850.000 sono NEET (Not in Education, Employment or Training), non studiano, non lavorano né lo cercano e non fanno alcun tipo di tirocinio.\r\nIl numero dei neet sale vertiginosamente ampliando la fascia d’età tra i 15 e i 29 anni a circa 2.300.000 persone che, sebbene le persone di età tra i 25 e i 29 anni non rientrino statisticamente nella disoccupazione giovanile, il dato numerico segnala che le prospettive per i giovani sono inesistenti anche quando sono un po’ più “vecchi”.\r\nQualcuno di questi brillanti “tecnici” ed “economisti” al servizio dei potenti ha suggerito di modificare la rappresentazione del tasso di disoccupazione giovanile modificando l’indice mettendolo in rapporto con l’insieme dei giovani e non solo con i giovani componenti la forza lavoro, per abbassarlo dal 41.9% al 10.5%.\r\nInvece di preoccuparsi del motivo per cui in sei anni il tasso è più che raddoppiato (era al 20% nel 2008) si preoccupano di falsificarlo.\r\nEd il motivo dell’aumento della disoccupazione giovanile è banale quanto ovvio. 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Sono i lavoratori che non sono potuti andare in pensione, che seguitano a lavorare e che, per ragioni anagrafiche, invecchiano.\r\nI giovani hanno fatto da cavie a tutte le nuove tipologie di contratto di lavoro, con la truffa degli stage alcuni lavorano addirittura gratis, sono praticamente tutti precari, molti sono spesso sottoccupati, costretti ad accettare un lavoro a tempo parziale per l’impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno.\r\nNonostante questo si seguita a spingere l’accento sulla necessità della precarietà per ridurre il numero dei disoccupati.\r\nSe fosse vero che con la precarietà si diminuisse il numero dei disoccupati, dovremmo avere, per le ragioni dette sopra, la disoccupazione giovanile molto più bassa di quella complessiva, invece di essere enormemente maggiore.\r\nInvece, proprio perché precari, i giovani pagano un prezzo più alto alle ristrutturazioni aziendali: sono i primi a vedere i propri contratti non rinnovati quando c’è un accenno di crisi.\r\nQuesto rende evidente anche la balla con cui i padroni giustificano i propri profitti: sono loro che rischiano il proprio capitale ed è giusto che venga remunerato. I primi (e quasi sempre i soli) che rischiano qualcosa sono i lavoratori, per i padroni ci pensa lo stato a coprire le perdite!\r\nE adesso, Renzi, con il jobs act, vorrebbe estendere questa situazione a tutti i lavoratori.\r\nNoi non ci siamo mai illusi che, modificando qualche legge o votando qualcuno piuttosto che un altro, possa modificarsi la situazione.\r\nLa situazione attuale conferma le nostre idee.\r\nL’unico modo per non trascorrere la propria vita tra precariato e disoccupazione, sognando un lavoro sfruttato, è di cambiare radicalmente il modello di produzione.\r\nSolo con la lotta è possibile riappropriarsi della propria vita, del proprio tempo, dei propri desideri.","27 Giugno 2014","2018-10-17 22:10:02","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/06/dinamismoDellaTestaDiUnUomo-200x110.jpg","Renzi scappa, la disoccupazione no","podcast",1403882521,[427,428,429,67],"http://radioblackout.org/tag/civediamopoi/","http://radioblackout.org/tag/disoccupazione/","http://radioblackout.org/tag/fiscal-compact/",[431,432,433,15],"#civediamopoi","disoccupazione","fiscal compact",{"post_content":435,"post_title":439,"tags":442},{"matched_tokens":436,"snippet":437,"value":438},[73],"La fuga di \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>, che ha posticipato a novembre","La fuga di \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>, che ha posticipato a novembre e probabilmente spostato a Bruxelles il vertice sull'occupazione giovanile previsto a Torino l'11 luglio, non muta la situazione dei tantissimi giovani che non hanno un lavoro, o vivono di precarietà quotidiane, che ne segnano le vite in modo irreversibile.\r\nSe i vertici - e con loro la variabile dipendente dei controvertici - sono la rappresentazione politica che si gioca nello spazio di una giornata, la questione della liberazione dal lavoro salariato come scommessa dei movimenti che mirano a spezzare l'ordine sociale, resta sul piatto ed impone un ragionare - ed un agire - più radicalmente volto ad una prospettiva di esodo conflittuale.\r\nUn percorso difficile, ma - a nostro avviso - non eludibile. 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La scelta dello stato e del padronato di puntare sui bassi salari fa sì che l’industria manifatturiera italiana, che è ancora la seconda in Europa, realizzi produzioni a basso valore aggiunto facilmente delocalizzabili. 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Chi voleva usufruire del sussidio di disoccupazione doveva accettare del lavori di 15 ore la settimana retribuiti 450 Euro al mese, senza tasse e con pochi contributi previdenziali (il costo\r\ntotale per l’imprenditore, compresa la cassa malattia è di 585 euro al mese).\r\nIn cambio lo stato tedesco versa per un single un importo pari a 374 € mensili a cui vanno aggiunti circa 300 € per l'affitto; una famiglia invece percepisce un contributo di 337 € per ogni adulto, 219 € per ogni bambino e 550 € per l'affitto.\r\nIn Germania i lavoratori impegnati con i minijob sono più di otto milioni, circa il 20% del totale degli occupati.\r\nOltretutto, siccome i minijob non consentono di ricevere il permesso di soggiorno hanno avvantaggiato la manodopera autoctona nei lavori meno qualificati (quelli abitualmente pagati di meno e dove c’è il maggior utilizzo di questi contratti).\r\nIl problema è che contemporaneamente tutti i contratti esistenti per i lavori meno qualificati sono stati trasformati in contratti a minijobs con il risultato che la massa salariale complessiva percepita in Germania è rimasta sostanzialmente la stessa nonostante l’aumento dell’occupazione.\r\nQuesto ha determinato due effetti: un bassissimo costo del lavoro per le industrie, che hanno potuto produrre a prezzi considerevolmente più bassi aumentando conseguentemente le esportazioni e una diminuzione dei consumi interni con diminuzione delle importazioni.\r\nIl risultato è che, lo scorso anno, la Germania ha avuto il saldo attivo della bilancia dei pagamenti più alto al mondo, maggiore anche della Cina che sui bassi salari e l’estrema flessibilità ha fondato il proprio successo economico.\r\nDi fatto questa forma di sostegno alla disoccupazione rappresenta un finanziamento all’impresa, che automatizza al massimo per poter usare i minijob nella produzione e, in futuro, porterà all’esplosione del sistema previdenziale tedesco, visto che oggi, chi lavora con i minijob ha diritto solo a 3,11 euro di pensione mensile per ogni anno di lavoro. Il che significa che un lavoratore che avesse lavorato per 40 anni solo con i minijob avrebbe diritto ad appena 124 euro di pensione al mese.\r\nL’altra favola che stanno raccontando è che il problema della disoccupazione è legato alla “rigidità” del mercato del lavoro.\r\n\u003Cmark>Renzi\u003C/mark> ha proclamato che con il “jobs act” e l’introduzione selvaggia del contratto a tempo determinato si contribuirà alla soluzione del problema della disoccupazione.\r\nIn Spagna i contratti a tempo determinato li hanno liberalizzati dal 1984, rendendo ammissibili ripetute proroghe dello stesso contratto che ha smesso di essere legato ad esigenze temporanee di produzione.\r\nDopo 30 anni tutti gli studi che hanno analizzato gli effetti di questo provvedimento sono concordi nel sostenere che il risultato è: meno giorni di lavoro complessivi (si lavora – a parità di ferie - mediamente 21 giorni di meno all’anno persi a cercare un altro lavoro), salari più bassi (a parità di condizioni e indipendentemente dai giorni lavorati in meno, fin da prima della crisi erano diminuiti mediamente del 12%), precarizzazione delle scelte di vita (tutti quelli che, dopo qualche contratto, sarebbero stati assunti a tempo indeterminato, sono rimasti precari molto più a lungo) penalizzazione dei soggetti più deboli (chi ha avuto inabilità, donne incinte o con bambini piccoli non hanno il rinnovo dei contratti).\r\nL’inutilità dell’effetto complessivo sulla disoccupazione è conclamato dal fatto che la Spagna ha oggi la disoccupazione al 25%, superiore anche a quella della Grecia.\r\nLa sublimazione di tutti queste situazioni è data dalla disoccupazione giovanile.\r\nIn Italia risultano disoccupate tra i 15 e i 24 anni 656.000 persone per un tasso di disoccupazione giovanile pari al 41.9%.\r\nIl dato va completato: tra i 15 e i 24 anni 650.000 persone cercano lavoro e non lo trovano, meno di un milione lavora, tre milioni e mezzo studiano o fanno formazione e 850.000 sono NEET (Not in Education, Employment or Training), non studiano, non lavorano né lo cercano e non fanno alcun tipo di tirocinio.\r\nIl numero dei neet sale vertiginosamente ampliando la fascia d’età tra i 15 e i 29 anni a circa 2.300.000 persone che, sebbene le persone di età tra i 25 e i 29 anni non rientrino statisticamente nella disoccupazione giovanile, il dato numerico segnala che le prospettive per i giovani sono inesistenti anche quando sono un po’ più “vecchi”.\r\nQualcuno di questi brillanti “tecnici” ed “economisti” al servizio dei potenti ha suggerito di modificare la rappresentazione del tasso di disoccupazione giovanile modificando l’indice mettendolo in rapporto con l’insieme dei giovani e non solo con i giovani componenti la forza lavoro, per abbassarlo dal 41.9% al 10.5%.\r\nInvece di preoccuparsi del motivo per cui in sei anni il tasso è più che raddoppiato (era al 20% nel 2008) si preoccupano di falsificarlo.\r\nEd il motivo dell’aumento della disoccupazione giovanile è banale quanto ovvio. La riforma delle pensioni, con una accentuazione con quella della Fornero, oltre ad aver obbligato i lavoratori ad essere inchiodati al posto di lavoro fino a 67 anni, ha determinato la mancata assunzione dei più giovani.\r\nDall’inizio della crisi, nel 2008 (ma la tendenza si è solo accentuata rispetto a prima), ci sono un milione di posti di lavoro in meno (da 23,4 milioni a 22.4 milioni), però il numero degli ultracinquantenni che lavorano è aumentato di un milione di unità (da 5.6 milioni a 6.6 milioni).\r\nNon si tratta, con tutta evidenza, di un atteggiamento caritatevole dei padroni, che hanno assunto gli “esodati” dalla Fornero o i cinquantenni espulsi dal ciclo produttivo dalle ristrutturazioni aziendali che hanno portato miliardi di profitti ai padroni e licenziamenti, cassa integrazione e fame agli operai. Sono i lavoratori che non sono potuti andare in pensione, che seguitano a lavorare e che, per ragioni anagrafiche, invecchiano.\r\nI giovani hanno fatto da cavie a tutte le nuove tipologie di contratto di lavoro, con la truffa degli stage alcuni lavorano addirittura gratis, sono praticamente tutti precari, molti sono spesso sottoccupati, costretti ad accettare un lavoro a tempo parziale per l’impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno.\r\nNonostante questo si seguita a spingere l’accento sulla necessità della precarietà per ridurre il numero dei disoccupati.\r\nSe fosse vero che con la precarietà si diminuisse il numero dei disoccupati, dovremmo avere, per le ragioni dette sopra, la disoccupazione giovanile molto più bassa di quella complessiva, invece di essere enormemente maggiore.\r\nInvece, proprio perché precari, i giovani pagano un prezzo più alto alle ristrutturazioni aziendali: sono i primi a vedere i propri contratti non rinnovati quando c’è un accenno di crisi.\r\nQuesto rende evidente anche la balla con cui i padroni giustificano i propri profitti: sono loro che rischiano il proprio capitale ed è giusto che venga remunerato. I primi (e quasi sempre i soli) che rischiano qualcosa sono i lavoratori, per i padroni ci pensa lo stato a coprire le perdite!\r\nE adesso, \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>, con il jobs act, vorrebbe estendere questa situazione a tutti i lavoratori.\r\nNoi non ci siamo mai illusi che, modificando qualche legge o votando qualcuno piuttosto che un altro, possa modificarsi la situazione.\r\nLa situazione attuale conferma le nostre idee.\r\nL’unico modo per non trascorrere la propria vita tra precariato e disoccupazione, sognando un lavoro sfruttato, è di cambiare radicalmente il modello di produzione.\r\nSolo con la lotta è possibile riappropriarsi della propria vita, del proprio tempo, dei propri desideri.",{"matched_tokens":440,"snippet":441,"value":441},[73],"\u003Cmark>Renzi\u003C/mark> scappa, la disoccupazione no",[443,445,447,449],{"matched_tokens":444,"snippet":431,"value":431},[],{"matched_tokens":446,"snippet":432,"value":432},[],{"matched_tokens":448,"snippet":433,"value":433},[],{"matched_tokens":450,"snippet":84,"value":84},[15],[452,458,460],{"field":41,"indices":453,"matched_tokens":454,"snippets":456,"values":457},[101],[455],[15],[84],[84],{"field":93,"matched_tokens":459,"snippet":441,"value":441},[73],{"field":96,"matched_tokens":461,"snippet":437,"value":438},[73],{"best_field_score":100,"best_field_weight":32,"fields_matched":101,"num_tokens_dropped":53,"score":102,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":53},{"document":464,"highlight":484,"highlights":502,"text_match":98,"text_match_info":511},{"comment_count":53,"id":465,"is_sticky":53,"permalink":466,"podcastfilter":467,"post_author":27,"post_content":468,"post_date":469,"post_excerpt":58,"post_id":465,"post_modified":470,"post_thumbnail":471,"post_title":472,"post_type":424,"sort_by_date":473,"tag_links":474,"tags":479},"23374","http://radioblackout.org/podcast/torino-31-luglio-unassemblea-nazionale-contro-leuropa-dellausterity/",[],"Sabato 31 maggio si terrà a Palazzo Nuovo (Università di Torino) un'assemblea nazionale dei movimenti contro la precarietà e l'austerity. Parteciperanno molti dei soggetti che nell'ultimo anno hanno costruito il percorso di mobilitazione che dal 19 ottobre al 12 aprile si sono battuti sulla questione della casa, muovendo i primi passi di una denuncia pubblica del famigerato Jobs Act.\r\nMa ci saranno anche sindacati confilittuali, movimenti territoriali, collettivi e istanze di base protagoniste di immunerevoli quanto disperse lotte sui luoghi di lavoro. Sarà un primo momento di discussione per costruire una mobilitazione nazionale contro il vertice dei capi di stato che si terrà l'11 luglio a Torino sull' \"occupazione giovanile\".\r\nCon Germana, compagna delle realtà autonome torinesi abbiamo affrontato alcuni dei temi che saranno discussi durante quest'assemblea\r\ngermana_31M\r\nQui di seguito il comunicato di convocazione dell'assemblea\r\n\r\nTorino, #11 luglio: blocchiamo Renzi, combattiamo l'Europa dell'austerity\r\nIl prossimo undici luglio i primi ministri dell'Unione Europea si incontreranno a Torino in un vertice in cui si parlerà di “occupazione giovanile”. Ma forse è di disoccupazione giovanile che sarebbe più lecito parlare. Se guardiamo ai dati europei la media dei senza lavoro sotto i 25 anni si aggirà intorno al 24 % ma nel Sud del continente si sfonda ampiamente il 40% e in Spagna e Grecia si va ben oltre il 50%. Questi dati rappresentano una brutta vetrina per un'Unione Europea che continua a chiedere sacrifici e austerità in nome di una ripresa che non arriva.\r\nLa scelta della città di Torino come sede dell'evento è da questo punto di vista sintomatica, presentata come fulgido esempio di sorpassamento del modello della città-fabbrica in un oltre di cui quel che si intravvede oggi è soprattutto l'indebitamento, la riduzione progressiva di servizi e welfare e l'impoverimento di ampie fasce di popolazione. Qui, dove non ha mai attecchito il modello berlusconiano, vige e domina da 20 anni il cosiddetto “Sistema-Torino”: un'intricatissima rete di rapporti economici, politici e personali tra grandi banche, fondazioni, ex-dirigenti di Pci-Ds-Pd e Fiat. Un modello che a quanto pare ha fatto scuola: la versione “di sinistra” del capitalismo neoliberista.\r\nSu questa ordinaria gestione del paese si innesta oggi un'accelerazione dettata dalla crisi e dalle misure europee imposte dalla Trojka col Fiscal Compact, il pareggio di bilancio fatto entrare di forza nelle costituzioni nazionali, la riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL. La cancellazione della spesa pubblica per stare dentro questi parametri è la sola risposta comune messa in campo da governi nazionali complici e subalterni. Privatizzazione dei servizi, finanziarizzazione del welfare ed espropriazione dei beni comuni ne sono i corollari necessari. Le reti familiari/comunitarie, dove ci sono, restano le ultime ancore di salvezza prima dell'inferno dell'indebitamento individuale. Per un'Europa costruita sul primato della finanza, le richieste non hanno mai fine. Per quanto denaro pubblico e risparmi vi si getti dentro, la voragine non è mai colma.\r\nPer i giovani il futuro si mostra sotto una prospettiva ancora più radicale, senza collocazione o prospettive che non siano quelle di un'infinita disponibilità ad assecondare le esigenze del capitale. Non importa quanto hai studiato e quali siano le tue aspettative, devi essere pronto e flessibile a ogni richiesta. Il punto non è “tirare la cinghia per stare nei parametri” ma farci tirare la cinghia per abituarci a dare di più e chiedere di meno. Produttività, flessibilità, competitività, merito sono le parole d'ordine di questo programma nemico di cui Renzi è il nome italiano. Le prime misure varate dal suo governo – Piano Casa e Jobs Act – sono espliciti momenti di una più generale guerra ai pobveri. Sono anche risposte politiche a quanto posto sul piatto dai movimenti, dalle vertenze sui luoghi di lavoro e nelle lotte territoriali.\r\nDobbiamo rovesciare questo programma, invertire l'ordine delle priorità. Ordinare un'altra agenda politica, sostanziata dalle lotte, legittimata nei territori, capace di gettare sabbia nei loro ingranaggi e porre sul medio-termine la questione strategica del come, cosa, quanto e per chi produrre. Lo sviluppo tecnologico (automazione, informatizzazione) permetterebbe oggi una riduzione netta e generalizzata del lavoro socialmente necessario, eppure ci troviamo ancora presi dentro le maglie di un ricatto che ci chiede di lavorare di più e più intensamente per mantenere in vita un sistema diseguale e mortifero. Il problema è quindi di del chi e a nome di chi decide.\r\nVoremmo che la giornata dell'11 luglio metta all'ordine del giorno queste questioni e che lo faccia all'altezza dei tempi che stiamo vicendo, individuando pratiche efficaci e massificabili, in grado di indicare un percorso anche per i tempi futuri. Per questo invitiamo i movimenti, le lotte territoriali , i sindacati conflittuali e quanti e quante in questi anni si sono battuto contro i piani del neoliberismo e della trojka, a partecipare ad un'assemblea nazionale dei movimenti per discutere insieme e costruire collettivamente la giornata di lotta dell'11 luglio. La data che indichiamo è quella di sabato 31 maggio, h 14 a Palazzo Nuovo (Università di Torino). \r\n#renzistaisereno #civediamolundici\r\n\r\n#11L #nojobsact #notroika #nopianocasa\r\n\r\n \r\n\r\nMovimenti sociali contro l'austerity e la precarietà - Torino","29 Maggio 2014","2018-10-17 22:10:03","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/05/10297809_647786368639288_8117626845030265297_n-200x110.jpg","Torino - 31 maggio: un'assemblea nazionale contro l'Europa dell'austerity",1401366889,[475,476,477,478,67,285],"http://radioblackout.org/tag/11l/","http://radioblackout.org/tag/austerity/","http://radioblackout.org/tag/europa/","http://radioblackout.org/tag/precarieta/",[480,481,482,483,15,18],"11L","austerity","europa","precarietà",{"post_content":485,"tags":489},{"matched_tokens":486,"snippet":487,"value":488},[73],"dell'assemblea\r\n\r\nTorino, #11 luglio: blocchiamo \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>, combattiamo l'Europa dell'austerity\r\nIl prossimo","Sabato 31 maggio si terrà a Palazzo Nuovo (Università di Torino) un'assemblea nazionale dei movimenti contro la precarietà e l'austerity. 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Civati ed Alfano permettendo, of course.\r\n\r\nAl di là del pacchetto ben confezionato abbiamo provato a capirne di più dell’uomo che ha bloccato un provvedimento di amnistia già bello che pronto.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Claudio Strambi, un compagno dell’USI di Firenze, con il quale abbiamo percorso gli itinerari di Renzi nel capoluogo fiorentino.\r\nNe è emersa l’immagine di una gestione giustizialista e repressiva delle questioni sociali, tra sgomberi e violenze. L’amicizia con l’imprenditore di sinistra Oscar Farinetti, quello della multinazionale “EaTaly”, l’uomo che fa lavorare solo precari ad 800 euro al mese per 365 giorni l’anno, la dice lunga sulle politiche sociali di Renzi.\r\nDulcis in fundo il Job Act, per ora poco più di una suggestione, in cui accanto a provvedimenti di semplificazione, la prospettiva è quella di una relazione di lavoro eternamente precaria. Il modello alla tedesca in salsa toscana. Decisamente piccante.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Claudio:\r\n\r\n2014 02 12 strambi bis","19 Febbraio 2014","2018-10-17 22:10:30","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2014/02/matteo-renzi-200x110.jpg","Il sindaco d'Italia",1392782583,[525,526,527,67],"http://radioblackout.org/tag/firenze/","http://radioblackout.org/tag/fonzie/","http://radioblackout.org/tag/job-act/",[401,529,409,15],"fonzie",{"post_content":531,"tags":535},{"matched_tokens":532,"snippet":533,"value":534},[73],"corsa al potere di Matteo \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> ha il sapore della cavalcata","La corsa al potere di Matteo \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> ha il sapore della cavalcata tumultuosa, del nuovo che irrompe, della giovinezza che rottama una politica anziana, lenta, immutabile.\r\nIl Fonzie della scena politica nostrana – così lo descrivono i media anglosassoni sedotti dai suoi giubbottini di pelle – ha dalla sua il potere dell’immagine, la capacità seduttiva del nuovismo, della velocità, dell’auto in corsa.\r\nRoba da primo Novecento, che, con abile restilyng, torna nel secondo decennio di questo secolo.\r\nIl nuovo leader del PD ha vinto la sua partita all’interno del proprio partito grazie ad una promessa semplice semplice: avere la faccia giusta per seppellire Berlusconi.\r\n\r\nIl giovanotto, letti i sondaggi, ha rinunciato a giocarsi subito le elezioni e, mandato a casa ormai ingombrante Enrico Letta, si prepara a governare sino al 2018. 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Decisamente piccante.\r\n\r\nAscolta la chiacchierata con Claudio:\r\n\r\n2014 02 12 strambi bis",[536,538,540,542],{"matched_tokens":537,"snippet":401,"value":401},[],{"matched_tokens":539,"snippet":529,"value":529},[],{"matched_tokens":541,"snippet":409,"value":409},[],{"matched_tokens":543,"snippet":84,"value":84},[15],[545,551],{"field":41,"indices":546,"matched_tokens":547,"snippets":549,"values":550},[101],[548],[15],[84],[84],{"field":96,"matched_tokens":552,"snippet":533,"value":534},[73],{"best_field_score":100,"best_field_weight":32,"fields_matched":199,"num_tokens_dropped":53,"score":512,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":53},{"document":555,"highlight":588,"highlights":593,"text_match":596,"text_match_info":597},{"comment_count":53,"id":556,"is_sticky":53,"permalink":557,"podcastfilter":558,"post_author":559,"post_content":560,"post_date":561,"post_excerpt":58,"post_id":556,"post_modified":562,"post_thumbnail":563,"post_title":564,"post_type":424,"sort_by_date":565,"tag_links":566,"tags":577},"98462","http://radioblackout.org/podcast/orrore-e-rivolta-a-marassi-art-31-servizi-segreti-l-a-riots-e-palantir/",[386],"bellocome","Estratti dalla puntata del 9 giugno 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia\r\n\r\n \r\n\r\nCARCERE: ORRORE E RIVOLTA A MARASSI\r\n\r\nMercoledì 4 giugno 2025, in concomitanza con l’approvazione definitiva del “Decreto Sicurezza”, i media di regime iniziano a riportare di una rivolta nel carcere genovese di Marassi; solo nei giorni successivi emergono gli elementi terrificanti riguardanti le cause di questo ammutinamento: le sevizie prolungate nei confronti di un giovanissimo detenuto di 18 anni, finito in una prigione per adulti a causa del Decreto Caivano, violentato e abusato in una cella – per giorni - da parte di altri uomini detenuti in quel carcere.\r\n\r\nSenza questo momento di rivolta e di autodifesa collettiva, gli orrori consumatisi a Marassi sarebbero stati silenziati dalla censura carceraria.\r\n\r\nGrazie al contributo di un compagno dell’Assemblea Contro Guerra e Repressione di Genova cerchiamo di contestualizzare quanto avvenuto attraverso la lente del decreto Caivano e del pacchetto Sicurezza:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Marassi-rivolta-dl-sicurezza.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTRASMISSIONE DI MODELLI CARCERARI TRA ITALIA E FRANCIA\r\n\r\nMentre le carceri italiane mostrano quotidianamente la propria violenza strutturale, una delegazione francese torna a studiare alla scuola del 41bis:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB-Nordio-Francia41bis.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nDECRETO SICUREZZA E SERVIZI SEGRETI\r\n\r\nMentre il Copasir richiama Meta per aver avvisato i bersagli dello spyware Graphite dell’infezione dei propri dispositivi, Boldrini e Renzi inveiscono ipocriticamente (e in modo impreciso) contro l’articolo 31 del Pacchetto Sicurezza, la norma che consente nuovi poteri ai Servizi Segreti.\r\n\r\nApprofondiamo la sedimentazione di norme che, dal governo Prodi passando per quello Renzi, hanno reso possibile lo scenario attuale, dove agenti di AISE e AISI possono dirigere e organizzare gruppi terroristici e associazioni mafiose, osservando come la minaccia del “colpo di Stato” sia distante (e meno preoccupante nella sua riconoscibilità) rispetto agli scenari concretamente ipotizzabili.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_ServiziSegreti-art31.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nL.A. RIOTS: SPERIMENTAZIONE DI ARCHITETTURE AUTORITARIE\r\n\r\nPartiamo da un articolo di incarcernation.com sulla militarizzazione dei rastrellamenti di persone migranti e dell'ordine pubblico, osserviamo il ruolo delle armi “non-letali” (in particolare i fucili da paintball) e arriviamo alla normalizzazione della letalità del Taser in Italia.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_LA-Riots_Paintball.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPALANTIR, I RASTRELLAMENTI DELL’ICE E LA MODELLAZIONE DEL GOVERNO AMERICANO\r\n\r\nIl ruolo dei software basati su AI di Palantir nella pianificazione di rastrellamenti e deportazioni si accompagna alla sua colonizzazione politica dell’apparato governativo statunitense.\r\n\r\nMike Gallagher, direttore del settore difesa di Palantir, invoca le leggi antiterrorismo contro chi contesta il ruolo della sua azienda nel genocidio di Gaza.\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_Palantir-ICE-codepink.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2025","2025-06-10 07:21:22","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/BCUPCB_marassi-iceMOD-200x110.jpg","ORRORE E RIVOLTA A MARASSI - ART 31: SERVIZI SEGRETI - L.A. 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In questa luce l'emergenza occupazionale di queste prime settimane pare essere l'antipasto di un 2021 in cui in buona parte dei paesi occidentali si vedrà crollare definitivamente l'organizzazione dei servizi sociali del secolo scorso.\r\n\r\nUno dei terreni maggiormente delicati è ed è stato quello della casa: il lockdown e lo stop parziale delle attività produttive ha delapidato le risorse già incerte di buona parte della popolazione e tante famiglie, ancor prima delle azioni di governo, hanno smesso di pagare l'affitto. Per correre ai ripari il principato di Conte ha promulgato un momentaneo blocca-sfratti, da qualche giorno prolungato fino al 31 dicembre, una misura che cerca di prender tempo e di regolamentare la morosità degli affitti che avrebbe rischiato di diventare velocemente strutturale, condivisa e accettata.\r\n\r\nSe nel 2021 i nodi delle politiche governative e della crisi economica verranno al pettine così com'è facilmente immaginabile, ci si augura sia un'occasione per una nuova conflittualità sociale in grado di rimettere sul piatto della contesa con padroni e governanti i reali temi su cui si basano le linee d'esclusione e di classe, non ultimo proprio quello della casa.\r\n\r\nIn questa puntata di Macerie su Macerie, un condensato excursus storico sulle politiche abitative dal dopoguerra, per mostrare il nesso tra i piani dello Stato e l'andamento economico nella logica della riproduzione sociale. 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Martedì scorso la corte d'appello del tribunale di Salerno ha condannato a pene tra i 13 mesi e i due anni tutti i 17 medici e infermieri, responsabili della tortura e della morte di Francesco Mastrogiovanni. \r\n\r\nLibertà e democrazia. Ne abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’università di Palermo. Leggi un suo articolo su Sicilia Libertaria \r\n\r\nGodzilla e il referendum\r\n\r\nRom. Nuova retata in via Germagnano\r\n\r\nCondannati quelli della Libera Repubblica della Maddalena. Una Repubblica contro la Repubblica\r\n\r\nL’Aquila. La cattiva fama dell’avvocato Valentini\r\n\r\nDocumenti: \r\n\r\nTorturato a morte. Nel processo di secondo grado per la morte di Francesco Mastrogiovanni sono stati condannati tutti i 17 imputati, tra medici e infermieri del repartino-lager dell’ospedale di Vallo della Lucania.\r\nLe pene dei medici sono state ridotte, mentre sono stati condannati gli 11 infermieri che in primo grado erano stati assolti. I medici sono stati condannati a pene che vanno dai 13 mesi ai due anni, gli infermieri dai 14 mesi ai 15 mesi. Per tutti la pena è sospesa. Tutti in questi anni hanno continuato a lavorare in ospedali pubblici e continueranno a farlo.\r\nNon auguriamo la galera a nessuno, nemmeno agli assassini di Francesco. Ci piacerebbe però non trovarli ancora in ospedale.\r\nPurtroppo il consenso intorno alle pratiche psichiatriche è tale da trasformare il sequestro e la tortura come normali pratiche mediche. La psichiatria viene assolta con formula piena, le lievi condanne inflitte ai medici e agli infermieri ne sono il segno. Colpevoli di incuria, non di una pratica che ogni giorno sequestra, umilia, tortura uomini e donne nei repartini del nostro paese.\r\n\r\nDue parole per ricordare Francesco.\r\n\r\nIl 31 luglio del 2009 Francesco Mastrogiovanni entra nell’ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania. Gli è stato imposto un TSO – trattamento sanitario obbligatorio.\r\nNe uscirà morto.\r\n\r\nFrancesco fa il maestro, in quei giorni è in vacanza al mare. Lo accusano falsamente di aver tamponato qualche auto e invece di una multa lo portano in repartino.\r\n\r\nPer eseguire il “ricovero” mandano decine di carabinieri armati di tutto punto. Francesco ha su di se il marchio dell’anarchico pericoloso: nel 1972 venne ferito durante un aggressione fascista, che si concluse con la morte dello squadrista Falvella, ucciso con il suo stesso coltello dall’anarchico Giovanni Marini, che intervenne per aiutare Francesco.\r\nNel 1999 venne arrestato perché protestava per una multa. Calci, pugni e manganellate, poi un’accusa di resistenza e lesioni. Il carcere, una condanna a tre anni, poi cancellata in appello.\r\nFrancesco era da anni nel mirino degli uomini in divisa, degli uomini al servizio dello Stato. Lo sapeva e aveva paura. Quando lo hanno preso per il TSO disse “se mi portano all’ospedale di Vallo non ne esco vivo”.\r\nIn un rapporto di polizia venne definito “incompatibile ai carabinieri”, uno che canta “canzoni sovversive”. Basta per dichiararlo matto: il sindaco firma senza esitare il TSO.\r\nIn ospedale viene sedato pesantemente e legato al letto: le mani in alto, i piedi in basso. Crocefisso.\r\nViene lasciato lì senza cibo, senza acqua, senza “cure”. Griderà di dolore, ma nessuno lo ascolterà: sanguina dalle profonde ferite ai polsi inflitte dai legacci. Man mano la voce di Franco si farà più flebile, nella sete di aria dell’agonia. Verrà liberato 92 ore dopo, quando era morto da quasi sei.\r\nI suoi parenti non potranno vederlo né avere sue notizie. Solo la loro caparbietà a non credere alle bugie dei medici ha fatto sì che questo crimine non passasse sotto silenzio.\r\n\r\nL’agonia di Francesco viene ripresa dagli occhi impietosi ed indifferenti di una telecamera. Mai tanto impietosi e indifferenti come quelli dei “medici” e “infermieri”. Mai chiusi come quelli dell’infermiera che asciuga il suo sangue, senza badare all’uomo che agonizza inchiodato al letto.\r\nAl processo il Pubblico Ministero, lo stesso che aveva chiesto il carcere per Francesco, investendolo con accuse infondate, fa il processo alla vittima, minimizzando le responsabilità dei carcerieri.\r\nNel procedimento di secondo grado, conclusosi il 15 novembre, i 17 medici e infermieri sono stati condannati a pene tra i 13 mesi e i 2 anni, con la condizionale. Non siamo giustizialisti: le sentenze che privano della libertà qualcuno non ci fanno gioire.\r\nLa giustizia che vogliamo è quella che elimina le sbarre e i legacci, che chiude con gli orrori della psichiatria, in un mondo senza carabinieri. 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Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. \r\nIntanto per la povera gente vivere è sempre più difficile. \r\n\r\nLa destra fascista e leghista all’opposizione ci dice che è tutta colpa di chi è più povero di noi, dell’immigrato, del profugo di guerra: basta chiudere le frontiere e il nostro paese diventa l’Eldorado, dove tutti sono ricchi e felici. \r\n\r\nPure i Pentastellati vorrebbero chiudere le frontiere e cacciare tutti i senza documenti. Vorrebbero anche più galere per rinchiudere i corrotti e i corruttori. Poi tutto andrebbe a posto: noi saremo tutti felici di far ricchi i padroni per bene, saremo contenti che vi siano governi saggi che decidono cosa è meglio per noi. \r\n\r\nGli antagonisti invece hanno trovato la formula magica che risolve tutti i problemi. Votare No alla riforma costituzionale voluta dal governo, per far cadere Renzi e mandare al suo posto i 5 stelle, un partito autoritario, giustizialista, razzista e guerrafondaio. \r\n\r\nLeghisti, fascisti, forza italici, pentastellati, rifondati ed antagonisti andranno tutti a votare No per cacciare Renzi. Anche la minoranza dello stesso PD voterà No per indebolire il governo. \r\n\r\nLa Carta costituzionale è solo carta. Nei fatti la Costituzione reale del paese è sempre stata lontana da quella formale, comunque condizionata dal trovare un equilibrio tra i maggiori partiti, in un paese destinato all’orbita statunitense. Al di là di qualche generico proclama, la Costituzione difende la proprietà privata e quindi il diritto allo sfruttamento del lavoro, delle risorse e delle nostre stesse vite. \r\n\r\nLa distanza tra la Costituzione formale e la Costituzione reale dimostra che le stesse regole del gioco del potere sono solo una vetrina da lustrare nelle cerimonie ufficiali tra il 25 aprile e il 2 giugno. Una vetrina che certa sinistra, radicale e non, sta lustrando per mettere in scena un’opposizione al governo che stenta a crescere nella società e si rifugia nel gioco referendario, dove c’è ressa per partecipare alla partita dei tutti quanti assortiti contro Renzi.\r\n\r\nI richiami alla Resistenza farebbero infuriare i tanti partigiani che combatterono perché volevano che la sconfitta del fascismo fosse il primo passo verso la rivoluzione, senza padroni e senza un governo dei pochi su tutti. \r\n\r\nIn questi ultimi trent’anni chi ha governato ha distrutto diritti e tutele, strappati in decenni di lotte, di chi aspirava ad una totale trasformazione sociale.\r\n\r\nI governi di questi decenni ci hanno detto che non c’erano soldi. Mentivano. I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li hanno sempre trovati. Da anni aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole. \r\nNon vogliono spendere per migliorare le nostre vite, perché preferiscono usarli per le guerre non dichiarate, che in barba alla Costituzione, i governi di destra e di sinistra hanno fatto in ogni dove. \r\n\r\nCostruire un’opposizione sociale radicale e radicata è un percorso che non consente scappatoie. \r\n\r\nCacciare Renzi per far governare Di Maio? O Salvini, Berlusconi…\r\n\r\nNon fa per noi. Cacciamoli tutti! Vadano via tutti! \r\n\r\nIl gioco della Carta Costituzionale è come quello delle tre carte: non si vince mai. O, meglio, vince il ceto politico, vincono i populisti, il popolo del no euro, quello degli spaventati dalla finanziarizzazione dell’economia. Non si caccia un mostro evocandone un altro. Il Godzilla che esce dalle acque del Mediterraneo è un mostro nazionalista, che si nutre di muri e filo spinato, che sogna il protezionismo e l’autarchia. Può sconfiggere Renzi, come Trump ha sconfitto Clinton.\r\n\r\nTra i due o tre mostri che governano o aspirano a governare noi rifiutiamo di scegliere, scegliamo il rifiuto. Non vogliamo decidere la foggia delle nostre catene, perché vogliamo spezzarle. \r\n\r\nCambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi, le lotte territoriali, le occupazioni e riappropriazioni dal basso degli spazi di vita. \r\n\r\nUn mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. \r\nTocca a noi costruirlo.","18 Novembre 2016","2018-10-17 22:58:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2016/11/diserta1-200x110.jpg","Anarres del 18 novembre. 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Martedì scorso la corte d'appello del tribunale di Salerno ha condannato a pene tra i 13 mesi e i due anni tutti i 17 medici e infermieri, responsabili della tortura e della morte di Francesco Mastrogiovanni. \r\n\r\nLibertà e democrazia. Ne abbiamo parlato con Salvo Vaccaro, docente di filosofia politica all’università di Palermo. Leggi un suo articolo su Sicilia Libertaria \r\n\r\nGodzilla e il referendum\r\n\r\nRom. Nuova retata in via Germagnano\r\n\r\nCondannati quelli della Libera Repubblica della Maddalena. Una Repubblica contro la Repubblica\r\n\r\nL’Aquila. La cattiva fama dell’avvocato Valentini\r\n\r\nDocumenti: \r\n\r\nTorturato a morte. Nel processo di secondo grado per la morte di Francesco Mastrogiovanni sono stati condannati tutti i 17 imputati, tra medici e infermieri del repartino-lager dell’ospedale di Vallo della Lucania.\r\nLe pene dei medici sono state ridotte, mentre sono stati condannati gli 11 infermieri che in primo grado erano stati assolti. I medici sono stati condannati a pene che vanno dai 13 mesi ai due anni, gli infermieri dai 14 mesi ai 15 mesi. Per tutti la pena è sospesa. Tutti in questi anni hanno continuato a lavorare in ospedali pubblici e continueranno a farlo.\r\nNon auguriamo la galera a nessuno, nemmeno agli assassini di Francesco. Ci piacerebbe però non trovarli ancora in ospedale.\r\nPurtroppo il consenso intorno alle pratiche psichiatriche è tale da trasformare il sequestro e la tortura come normali pratiche mediche. La psichiatria viene assolta con formula piena, le lievi condanne inflitte ai medici e agli infermieri ne sono il segno. Colpevoli di incuria, non di una pratica che ogni giorno sequestra, umilia, tortura uomini e donne nei repartini del nostro paese.\r\n\r\nDue parole per ricordare Francesco.\r\n\r\nIl 31 luglio del 2009 Francesco Mastrogiovanni entra nell’ospedale psichiatrico di Vallo della Lucania. Gli è stato imposto un TSO – trattamento sanitario obbligatorio.\r\nNe uscirà morto.\r\n\r\nFrancesco fa il maestro, in quei giorni è in vacanza al mare. Lo accusano falsamente di aver tamponato qualche auto e invece di una multa lo portano in repartino.\r\n\r\nPer eseguire il “ricovero” mandano decine di carabinieri armati di tutto punto. Francesco ha su di se il marchio dell’anarchico pericoloso: nel 1972 venne ferito durante un aggressione fascista, che si concluse con la morte dello squadrista Falvella, ucciso con il suo stesso coltello dall’anarchico Giovanni Marini, che intervenne per aiutare Francesco.\r\nNel 1999 venne arrestato perché protestava per una multa. Calci, pugni e manganellate, poi un’accusa di resistenza e lesioni. Il carcere, una condanna a tre anni, poi cancellata in appello.\r\nFrancesco era da anni nel mirino degli uomini in divisa, degli uomini al servizio dello Stato. Lo sapeva e aveva paura. Quando lo hanno preso per il TSO disse “se mi portano all’ospedale di Vallo non ne esco vivo”.\r\nIn un rapporto di polizia venne definito “incompatibile ai carabinieri”, uno che canta “canzoni sovversive”. Basta per dichiararlo matto: il sindaco firma senza esitare il TSO.\r\nIn ospedale viene sedato pesantemente e legato al letto: le mani in alto, i piedi in basso. Crocefisso.\r\nViene lasciato lì senza cibo, senza acqua, senza “cure”. Griderà di dolore, ma nessuno lo ascolterà: sanguina dalle profonde ferite ai polsi inflitte dai legacci. Man mano la voce di Franco si farà più flebile, nella sete di aria dell’agonia. Verrà liberato 92 ore dopo, quando era morto da quasi sei.\r\nI suoi parenti non potranno vederlo né avere sue notizie. Solo la loro caparbietà a non credere alle bugie dei medici ha fatto sì che questo crimine non passasse sotto silenzio.\r\n\r\nL’agonia di Francesco viene ripresa dagli occhi impietosi ed indifferenti di una telecamera. Mai tanto impietosi e indifferenti come quelli dei “medici” e “infermieri”. Mai chiusi come quelli dell’infermiera che asciuga il suo sangue, senza badare all’uomo che agonizza inchiodato al letto.\r\nAl processo il Pubblico Ministero, lo stesso che aveva chiesto il carcere per Francesco, investendolo con accuse infondate, fa il processo alla vittima, minimizzando le responsabilità dei carcerieri.\r\nNel procedimento di secondo grado, conclusosi il 15 novembre, i 17 medici e infermieri sono stati condannati a pene tra i 13 mesi e i 2 anni, con la condizionale. Non siamo giustizialisti: le sentenze che privano della libertà qualcuno non ci fanno gioire.\r\nLa giustizia che vogliamo è quella che elimina le sbarre e i legacci, che chiude con gli orrori della psichiatria, in un mondo senza carabinieri. Sì, perché anche noi, come l’anarchico Mastrogiovanni, maestro elementare assassinato dalla psichiatria e dalla forze dell’ordine, siamo, inguaribilmente, “incompatibili con i carabinieri”.\r\n\r\nIl caso di Francesco è la punta di un iceberg enorme, ma spesso invisibile.\r\nA quarant’anni dalla chiusura dei manicomi la psichiatria continua a torturare e, qualche volta, anche a uccidere.\r\nLe prigioni per i “matti”, discariche sociali per contenere e reprimere gli incompatibili, sono tornate in forme diverse, ma la psichiatria continua a torturare e uccidere.\r\n\r\n00000000\r\n\r\nGodzilla e il referendum\r\n\r\nFate fatica ad arrivare alla fine del mese? Siete nei guai con il padrone di casa? Stanno per sfrattarvi? Vi portano via i mobili perché avete perso il lavoro e non avete pagato le rate? \r\n\r\nDi che vi lamentate? Il governo dice che viviamo nel migliore dei mondi possibili, che liberismo e democrazia garantiscono pace, libertà, benessere. Ci raccontano le favole e pretendono che ci crediamo. \r\nIntanto per la povera gente vivere è sempre più difficile. \r\n\r\nLa destra fascista e leghista all’opposizione ci dice che è tutta colpa di chi è più povero di noi, dell’immigrato, del profugo di guerra: basta chiudere le frontiere e il nostro paese diventa l’Eldorado, dove tutti sono ricchi e felici. \r\n\r\nPure i Pentastellati vorrebbero chiudere le frontiere e cacciare tutti i senza documenti. Vorrebbero anche più galere per rinchiudere i corrotti e i corruttori. Poi tutto andrebbe a posto: noi saremo tutti felici di far ricchi i padroni per bene, saremo contenti che vi siano governi saggi che decidono cosa è meglio per noi. \r\n\r\nGli antagonisti invece hanno trovato la formula magica che risolve tutti i problemi. Votare No alla riforma costituzionale voluta dal governo, per far cadere \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> e mandare al suo posto i 5 stelle, un partito autoritario, giustizialista, razzista e guerrafondaio. \r\n\r\nLeghisti, fascisti, forza italici, pentastellati, rifondati ed antagonisti andranno tutti a votare No per cacciare \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>. Anche la minoranza dello stesso PD voterà No per indebolire il governo. \r\n\r\nLa Carta costituzionale è solo carta. Nei fatti la Costituzione reale del paese è sempre stata lontana da quella formale, comunque condizionata dal trovare un equilibrio tra i maggiori partiti, in un paese destinato all’orbita statunitense. Al di là di qualche generico proclama, la Costituzione difende la proprietà privata e quindi il diritto allo sfruttamento del lavoro, delle risorse e delle nostre stesse vite. \r\n\r\nLa distanza tra la Costituzione formale e la Costituzione reale dimostra che le stesse regole del gioco del potere sono solo una vetrina da lustrare nelle cerimonie ufficiali tra il 25 aprile e il 2 giugno. Una vetrina che certa sinistra, radicale e non, sta lustrando per mettere in scena un’opposizione al governo che stenta a crescere nella società e si rifugia nel gioco referendario, dove c’è ressa per partecipare alla partita dei tutti quanti assortiti contro \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>.\r\n\r\nI richiami alla Resistenza farebbero infuriare i tanti partigiani che combatterono perché volevano che la sconfitta del fascismo fosse il primo passo verso la rivoluzione, senza padroni e senza un governo dei pochi su tutti. \r\n\r\nIn questi ultimi trent’anni chi ha governato ha distrutto diritti e tutele, strappati in decenni di lotte, di chi aspirava ad una totale trasformazione sociale.\r\n\r\nI governi di questi decenni ci hanno detto che non c’erano soldi. Mentivano. I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li hanno sempre trovati. Da anni aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole. \r\nNon vogliono spendere per migliorare le nostre vite, perché preferiscono usarli per le guerre non dichiarate, che in barba alla Costituzione, i governi di destra e di sinistra hanno fatto in ogni dove. \r\n\r\nCostruire un’opposizione sociale radicale e radicata è un percorso che non consente scappatoie. \r\n\r\nCacciare \u003Cmark>Renzi\u003C/mark> per far governare Di Maio? O Salvini, Berlusconi…\r\n\r\nNon fa per noi. Cacciamoli tutti! Vadano via tutti! \r\n\r\nIl gioco della Carta Costituzionale è come quello delle tre carte: non si vince mai. O, meglio, vince il ceto politico, vincono i populisti, il popolo del no euro, quello degli spaventati dalla finanziarizzazione dell’economia. Non si caccia un mostro evocandone un altro. Il Godzilla che esce dalle acque del Mediterraneo è un mostro nazionalista, che si nutre di muri e filo spinato, che sogna il protezionismo e l’autarchia. Può sconfiggere \u003Cmark>Renzi\u003C/mark>, come Trump ha sconfitto Clinton.\r\n\r\nTra i due o tre mostri che governano o aspirano a governare noi rifiutiamo di scegliere, scegliamo il rifiuto. Non vogliamo decidere la foggia delle nostre catene, perché vogliamo spezzarle. \r\n\r\nCambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi, le lotte territoriali, le occupazioni e riappropriazioni dal basso degli spazi di vita. \r\n\r\nUn mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. \r\nTocca a noi costruirlo.",[655],{"field":96,"matched_tokens":656,"snippet":652,"value":653},[73],{"best_field_score":598,"best_field_weight":29,"fields_matched":88,"num_tokens_dropped":53,"score":599,"tokens_matched":88,"typo_prefix_score":53},6637,{"collection_name":424,"first_q":15,"per_page":369,"q":15},["Reactive",661],{},["Set"],["ShallowReactive",664],{"$fbAxCaxovUWuusFtLxrIZ3vlAlwSSEnhLC_bckcH72gg":-1,"$fZQzNiCYixr9QQryvvfBx-VJXrO1Ss9KhGA3zdRsR_kg":-1},true,"/search?query=renzi"]