","Un appello a difesa del Servizio Sanitario Nazionale.","post",1712308958,[61,62,63,64],"http://radioblackout.org/tag/crisi-sanita-pubblica/","http://radioblackout.org/tag/regione-piemonte/","http://radioblackout.org/tag/sanita/","http://radioblackout.org/tag/servizio-sanitario-nazionale/",[66,67,68,69],"crisi sanità pubblica","regione piemonte","Sanità","servizio sanitario nazionale",{"post_content":71,"post_title":78,"tags":84},{"matched_tokens":72,"snippet":76,"value":77},[73,74,75],"servizio","sanitario","nazionale","della scienza per tutelare il \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>, qui è possibile leggerne il","E' uscito un appello firmato a nome di quattordici personalità nell'ambito della sanità e della scienza per tutelare il \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>, qui è possibile leggerne il contenuto. Il tema viene sollevato mettendo in relazione la questione della salute con fattori ambientali e sociali, sottolineando come la garanzia all'accesso alla cura e all'assistenza sia direttamente correlata alla coesione sociale.\r\n\r\nChe il SSN sia in crisi in Italia è cosa nota, soprattutto da parte dei medici ospedalieri che da anni ormai si battono per mettere sul tavolo della Regione la necessità di maggiori finanziamenti per il comparto \u003Cmark>sanitario\u003C/mark>. In Piemonte in particolare la situazione è drammatica: liste d'attesa infinite, impossibilità di accedere alle visite se non a pagamento, sempre più persone sono costrette a scegliere tra pagare l'affitto e le bollette o permettersi le cure, un modello sempre più assimilabile a quello USA.\r\n\r\nInoltre, le iniziative proposte dalle istituzioni politiche responsabili della gestione della sanità, dalla pandemia in avanti, hanno incentivato il \u003Cmark>servizio\u003C/mark> privato, facendo ricorso a medici gettonisti e aumentando i reparti in cui il medico a prestazione diventa indispensabile. In merito a questo, il sindacato Anaao Assomed, sottolinea come i reparti coinvolti da questo tipo di gestione siano in aumento, come ad esempio nell'ambito della psichiatria.\r\n\r\nLa sanità territoriale, la prevenzione, la continuità, la cura in tutti i suoi aspetti e non soltanto del sintomo, sono tutte questioni all'ordine del giorno ma che non vengono prese in considerazione da chi ha il compito di gestire le finanze, in questo senso è necessaria e stringente una mobilitazione e un'attivazione a livello popolare, che coinvolga personale \u003Cmark>sanitario\u003C/mark>, utenza e movimenti sociali affinché ci si allei su un fronte comune per pretendere maggiori investimenti e un altro tipo di \u003Cmark>servizio\u003C/mark>.\r\n\r\nCon noi ai microfoni Chiara Rivetti, segretaria regionale del sindacato Anaao Assomed\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/04/Rivetti-sanità-2024_04_04_2024.04.04-10.00.00-escopost.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",{"matched_tokens":79,"snippet":83,"value":83},[80,81,82],"Servizio","Sanitario","Nazionale","Un appello a difesa del \u003Cmark>Servizio\u003C/mark> \u003Cmark>Sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>Nazionale\u003C/mark>.",[85,87,89,91],{"matched_tokens":86,"snippet":66},[],{"matched_tokens":88,"snippet":67},[],{"matched_tokens":90,"snippet":68},[],{"matched_tokens":92,"snippet":93},[73,74,75],"\u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>",[95,101,104],{"field":35,"indices":96,"matched_tokens":98,"snippets":100},[97],3,[99],[73,74,75],[93],{"field":102,"matched_tokens":103,"snippet":83,"value":83},"post_title",[80,81,82],{"field":105,"matched_tokens":106,"snippet":76,"value":77},"post_content",[73,74,75],1736172819517538300,{"best_field_score":109,"best_field_weight":110,"fields_matched":97,"num_tokens_dropped":47,"score":111,"tokens_matched":97,"typo_prefix_score":47},"3315704398080",13,"1736172819517538411",{"document":113,"highlight":136,"highlights":141,"text_match":144,"text_match_info":145},{"cat_link":114,"category":115,"comment_count":47,"id":116,"is_sticky":47,"permalink":117,"post_author":50,"post_content":118,"post_date":119,"post_excerpt":53,"post_id":116,"post_modified":120,"post_thumbnail":121,"post_thumbnail_html":122,"post_title":123,"post_type":58,"sort_by_date":124,"tag_links":125,"tags":132},[44],[46],"58020","http://radioblackout.org/2020/03/la-solidarieta-non-va-in-quarantena/","Lo Stato italiano prova a convincerci che rinunciare ad ogni libertà ci salverà dall’epidemia. Un buon modo per mettere a tacere preventivamente ogni voce fuori dal coro e per spostare la responsabilità del disastro dal governo ai singoli individui, isolati e atomizzati.\r\nManca tutto: mascherine, tamponi, posti letto, medici, infermieri, laboratori analisi. In questi anni i governi che si sono succeduti hanno tagliato la spesa per la sanità, favorendo gli interessi dei privati.\r\nI responsabili della diffusione del Covid 19 e della carenza di cure e prevenzione siedono sui banchi del governo.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Dario Antonelli, autore di un articolo uscito su Umanità Nova, che vi proponiamo di seguito:\r\n\r\nAscolta la diretta con Dario:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/03/2020-03-10-dario-la-lotta-non-va-in-quarantena.mp3\"][/audio]\r\n\r\nScarica l'audio\r\n\r\n“La solidarietà non va in quarantena\r\n\r\nNelle ultime settimane molte e molti di noi si stanno chiedendo come portare avanti l’attività politica, sindacale sociale nei contesti che viviamo. Ci siamo già trovati a prendere decisioni non facili, annullare o meno iniziative, manifestazioni, scioperi, presidi, assemblee e incontri pubblici, anche sotto la minaccia di un possibile divieto da parte delle autorità. Quello che sta succedendo può incidere significativamente sulla realtà che viviamo, di pari passo con gli effettivi rischi per la salute il processo emergenziale in corso attorno alla questione del coronavirus pone delle questioni molto importanti in termini politici.\r\n\r\nFino dalle prime notizie riguardo alla diffusione del virus in Cina i principali esponenti dei partiti che siedono in parlamento hanno iniziato a cavalcare l’emergenza, strumentalizzando la situazione. Non è una novità. È la cosiddetta “politica dell’emergenza”, il condensarsi del confronto politico attorno a questioni urgenti che dominano le testate dei giornali e danno vita agli hashtag più popolari, con sensazionalismo, con un linguaggio violento, proponendo soluzioni totali e impossibili. Il dibattito pubblico si muove di emergenza in emergenza, c’è quella del terremoto e quella della sicurezza, c’è l’emergenza freddo e quella dei rifiuti, c’è l’emergenza delle buche in strada e infine quella del coronavirus. A volte sono problemi reali a volte sono artefatti, ma non è importante, perché questi politici non vogliono certo risolvere davvero i problemi delle persone. Vogliono creare invece i temi scottanti su cui battere gli avversari e consolidare consensi. Ma attenzione, non è una questione di cialtroneria, incapacità, ignoranza, è una lotta per il potere.\r\n\r\nPerché la comunicazione spesso è solo un terreno di scontro, e l’emergenza, specie quando non è solo raccontata ma è anche formalmente riconosciuta dalla legge, come nel caso di alluvioni, terremoti, disastri e emergenze sanitarie, crea delle grandi “opportunità”. Con commissariati straordinari, appalti, consulenze, finanziamenti, snellimento delle procedure, provvedimenti fiscali, bonus, ammortizzatori sociali, si creano posizioni di potere molto appetibili sul piano economico e politico. Ogni stato di emergenza impone una maggiore concentrazione del potere, e per questo si accompagna ad un’intensificazione della lotta per il potere e la sua spartizione.\r\n\r\nProprio nelle scorse settimane c’è stato un duro scontro tra il governo centrale e le regioni guidate dal centrodestra che avevano immediatamente applicato misure drastiche. Un braccio di ferro sul piano delle competenze e dei provvedimenti che ha toccato anche aspetti costituzionali. Conte è arrivato a dire il 24 febbraio di essere pronto a togliere i poteri alle regioni in materia di sanità, possibile in casi straordinari in base all’articolo 120 della costituzione. Mentre il giorno successivo le tensioni avevano quasi fatto saltare la “cabina di regia” tra governo e regioni. In questo contesto, mentre i giornali parlavano di un possibile governo di unità nazionale Salvini-Renzi, proprio Salvini il 27 febbraio è salito al Quirinale per incontrare Mattarella e richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica. Già il giorno dopo Renzi smentiva questa possibilità. Evidentemente era stato trovato un qualche accordo politico per affrontare questa prima fase. Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio nazionale, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al Servizio Sanitario Nazionale 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro servizio sanitario, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello sanitario, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio sanitario, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. 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Questo teatrino, a colpi di dichiarazioni roboanti, provvedimenti draconiani, appelli all’unità, più che essere dettato da necessità sanitarie sembra esser mosso principalmente da esigenze politiche.\r\n\r\nDalla settimana successiva, il 4 marzo, con l’aumento effettivo dei casi e la diffusione del contagio anche fuori dalle regioni del nord Italia viene emesso un primo di una serie di decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri che hanno nell’arco di pochi giorni inasprito fortemente le restrizioni, andando ovviamente anche a toccare la libertà di manifestazione e di riunione. Il DPCM 4 marzo 2020, prevede misure restrittive valide per tutto il territorio \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> fino al 3 aprile e tra le altre cose sospende “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”\r\n\r\nQuesto provvedimento segue due comunicazioni della Commissione di Garanzia Sciopero che sospendono di fatto il diritto di sciopero per l’emergenza coronavirus. La prima comunicazione del 24 febbraio è un invito generale a sospendere gli scioperi dal 25 febbraio al 31 marzo che ha fatto saltare gli attesi scioperi della scuola del 6 marzo. La seconda del 28 febbraio invitava esplicitamente a sospendere gli scioperi generali convocati per il 9 marzo per le giornate globali di lotta femminista dell’8 e del 9 marzo. Si tratta di fatto di un divieto di sciopero specifico per la giornata del 9 marzo, che ha costretto gran parte dei sindacati a ritirare l’indizione, solo lo Slai Cobas ha mantenuto in piedi lo sciopero con rischio di pesanti sanzioni per l’organizzazione sindacale e gli scioperanti.\r\n\r\nNella notte tra il 7 e l’8 marzo viene emesso il DPCM 8 marzo 2020 con effetto immediato che dispone misure rigidissime. Con l’articolo 1 si estende la cosiddetta “Zona rossa” prevedendo anche il divieto di entrata e uscita e di spostamento – tranne che per emergenze e ovviamente per lavoro – all’interno del territorio dell’intera Regione Lombardia e di 14 provincie del Piemonte, dell’Emilia Romagna, del Veneto e delle Marche. Con l’articolo 2 si aumentano le misure restrittive sul territorio \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>, vietando in modo totale le manifestazioni: “Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato.”\r\n\r\nTra il 9 e il 10 marzo infine è stato emesso un nuovo decreto, il DPCM 9 maro 2020, che ha esteso a tutto il territorio \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> comprese le isole tutte le restrizioni, incluse le limitazioni agli spostamenti, ammessi solo per iderogabili e comprovati motivi di lavoro, per emergenza sanitaria e per necessità. Inoltre “su tutto il territorio \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> è vietata ogni forma di assembramento di persone in luogo pubblico o aperto al pubblico”.\r\n\r\nSe con il DPCM 4 marzo eravamo letteralmente a un metro dalla sospensione delle libertà di riunione e manifestazione, con il potere discrezionale di questori e prefetti di vietare ogni iniziativa, con il più recente DPCM 9 marzo siamo arrivati invece al divieto totale per ogni forma di assembramento fino al 3 aprile. Una formulazione così ambigua, che impiega “assembramento” anziché “manifestazione”, lascia ampio margine di interpretazione alle autorità incaricate dell’ordine pubblico. Inoltre dopo decenni di provvedimenti antisciopero siamo giunti alla definitiva sospensione del diritto di sciopero. Questi decreti hanno avuto subito un effetto devastante, già il primo del 4 marzo, a una manciata giorni dalle manifestazioni dell’8 marzo organizzate in moltissime città dai nodi locali di NonUnaDiMeno e da altre realtà femministe aveva creato estrema confusione. In molte città di fronte a una situazione già segnata dalla paura alimentata dai media attorno all’emergenza coronavirus e dai reali timori per i rischi sanitari, che rendevano più difficile la partecipazione alle iniziative, il provvedimento del governo ha portato le assemblee locali ad annullare molte manifestazioni e momenti di piazza. In molte località comunque anche se non è stato possibile mantenere i cortei sono stati organizzati momenti di piazza rimodulati, resistendo in qualche modo ai provvedimenti e alla paura.\r\n\r\nQueste norme potrebbero cambiare già nelle prossime ore, essere ulteriormente inasprite, o essere affiancate da nuovi provvedimenti, la situazione è ancora abbastanza confusa, ad ogni modo in questo momento fino al 3 aprile sono vietate in modo arbitrario tutte le forme di manifestazione e riunione, con la giustificazione inappellabile della salute pubblica, e sono punibili tutti gli spostamenti considerati non necessari. Cosa succederà alle tante lotte territoriali, alle vertenze lavorative, alle proteste locali, alle mobilitazioni più radicali, se già queste misure hanno avuto un effetto così forte sulle manifestazioni dell’8 marzo, in una giornata di mobilitazione a livello internazionale che in questi anni ha saputo affermare una propria legittimità? Come è possibile in un simile contesto per chi deve continuare a lavorare, per chi è rinchiuso nelle carceri, per chi al di là del coronavirus deve ricorrere a cure mediche, per chi non ha casa o accesso a servizi igenici, per chi vive in alloggi malsani o precari, per tutti coloro che subiscono prepotenze e taglieggiamenti di speculatori e approfittatori, organizzarsi, far valere i propri diritti, ottenere condizioni decenti, creare forme di solidarietà? Siamo in una situazione in cui lo stato di emergenza conferisce al governo maggiore potere, in cui il Presidente della repubblica chiede “disciplina” e “responsabilità”, in cui le manifestazioni e le riunioni possono essere vietate in modo quasi arbitrario, in cui il diritto di sciopero è sospeso. È una situazione molto pericolosa.\r\n\r\nBasta pensare all’approccio militare che è stato scelto per affrontare la situazione delle carceri, le rivolte scoppiate in 27 penitenziari in tutta Italia rendono evidente che una parte della popolazione di questo paese, quasi 61000 persone vivono costretti in condizioni di sovraffollamento e igieniche disastrose. Per questo chiedono in questa situazione una cosa sola, libertà, attraverso un indulto o un amnistia. Per ora lo Stato ha risposto con i reparti antisommossa, i famigerati GOM, e con l’esercito. Ci sono al momento 11 morti tra i carcerati tra Modena e Rieti, per cause ancora da accertare, ma su cui appare evidente la responsabilità dello Stato e dei suoi apparati. Fuori dalle carceri c’erano anche familiari dei detenuti e realtà solidali, queste semplici presenze per i decreti di emergenza del governo possono essere considerate illegali.\r\n\r\nÈ bene notare che fin dalle prime settimane dell’emergenza si è iniziato a parlare di recessione, di crisi economica. In effetti molti settori produttivi in Italia e nel mondo sono colpiti dalle conseguenze dell’emergenza coronavirus, ed ora alcuni amministratori locali propongono un arresto temporaneo delle attività produttive. Ma sappiamo bene cosa significa il ritornello della recessione per milioni di lavoratrici e lavoratori sia precari che “garantiti”, sono già partiti dei licenziamenti, molti contratti a termine non saranno rinnovati, chi lavora a prestazione o in nero non percepisce stipendio, si richiedono sacrifici, si impongono le ferie, quando va bene c’è la cassa integrazione. Ma non è tutto, c’è chi già si sfrega le mani e vorrebbe cogliere l’occasione per intervenire più in profondità sui rapporti di lavoro, con “sperimentazioni” volte a restringere diritti e libertà di chi lavora. In un articolo di Repubblica del 24 febbraio, Mariano Corso responsabile dell'Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano afferma: “oltre al coronavirus, bisogna anche debellare un virus che è la nostra incapacità di lavorare in maniera efficiente, superando il pensiero che solo la presenza in ufficio sia garanzia di risultato”. Se da una parte quindi sono sospesi scioperi e manifestazioni non sono certo sospesi i licenziamenti né si frenano le pretese dei manager. Anzi loro possono dire che “Milano non si ferma” mentre chiedono altri soldi pubblici e lasciano a casa qualche migliaio di precari.\r\n\r\nFu proprio con lo stesso ritornello della recessione che meno di dieci anni fa il Governo guidato da Monti decise uno dei più pesanti tagli degli ultimi decenni ai finanziamenti per la sanità pubblica, e in 10 anni sono stato sottratti al \u003Cmark>Servizio\u003C/mark> \u003Cmark>Sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>Nazionale\u003C/mark> 37 miliardi di euro. C’è il concreto rischio che la crisi economica legata all’emergenza coronavirus porti a una nuova stagione di “sacrifici”.\r\n\r\nQuando ci chiedono di essere responsabili di fare un passo indietro in nome della responsabilità collettiva ci prendono solo in giro. Chi è responsabile dello smantellamento della sanità pubblica che oltre a eliminare molte delle strutture incaricate della prevenzione, ha drasticamente ridotto i posti letto negli ospedali, e addirittura portato alla chiusura di distretti sanitari e presidi ospedalieri? Chi è responsabile della diffusione di malattie respiratorie causate dal grave inquinamento dell’aria, dalle produzioni nocive e da condizioni di vita e di lavoro malsane? Chi è responsabile del fatto che molte persone considerabili a rischio per il coronavirus sono ancora costrette a lavorare e non possono andare in pensione?\r\n\r\nSono le istituzioni, i partiti e gli industriali che hanno distrutto il nostro \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark>, che hanno provocato l’aumento di malattie respiratorie croniche, che ci tengono nella disoccupazione o inchiodati al lavoro fino alla vecchiaia, sono loro che adesso ci chiedono di essere responsabili, di fare altri sacrifici e di non protestare.\r\n\r\nUn altro aspetto di questa emergenza da considerare è la traccia che lascerà nella società. Improvvisamente un paese come l’Italia si è trovato immerso in un clima “di guerra”. Non solo e non tanto per la militarizzazione delle aree sottoposte a quarantena ma per la martellante comunicazione politica e mediatica che ha tenuto banco sin dai primi giorni e che ha polarizzato l’attenzione su tutto il territorio del paese. I bollettini quotidiani che alla sera presentavano il conto dei morti, dei contagiati e dei guariti della giornata sono diventati presto una routine, accompagnati dalle notizie sui provvedimenti del governo e dagli appelli alla disciplina, al rispetto delle raccomandazioni igieniche, alla responsabilità, dai numeri di telefono tramite i quali segnalare possibili casi. Se alcune implicazioni di questo periodo si vedranno solo più avanti, altre sono già evidenti. In questo contesto lo Stato sembra essere l’unico garante della salute pubblica, contro il contagio, contro la morte, contro il caos. Questa immagine viene ancora più enfatizzata da chi esalta il modello cinese, o rispolvera addirittura Hobbes per richiamare alla necessità se non di una dittatura quantomeno di uno Stato forte come unica soluzione. In realtà lo Stato ha presieduto allo smantellamento della struttura sanitaria pubblica e per sua natura si preoccupa più di soddisfare le richieste degli industriali e dei grandi proprietari che di tutelare la salute dei cittadini. Inoltre al di là della questione dell’effettiva efficacia dei provvedimenti restrittivi finalizzati a limitare il contagio, su cui non ho alcuna competenza per esprimermi, l’approccio autoritario condotto con provvedimenti drastici applicati ciecamente e acriticamente può risultare disastroso in caso di errori di valutazione. Al contempo il ritornello “state chiusi in casa che ci pensiamo noi” attiva un processo di deresponsabilizzazione e infantilizzazione nella società molto pericoloso. Il senso di impotenza e impossibilità di incidere di fronte all’emergenza fa trascurare l’importanza delle scelte e delle iniziative individuali e collettive dal basso. Questi provvedimenti possono contribuire a disgregare ulteriormente il tessuto sociale, demolendo ogni forma di autodifesa individuale e collettiva, facendo perdere ogni fiducia nella capacità di reazione a livello sociale. L’autoritarismo non può sostituire la solidarietà, la consapevolezza, la responsabilità individuale, il confronto collettivo che in queste situazioni possono rappresentare delle indispensabili forme di prevenzione. Basti pensare al fatto che possono essere considerate illegali anche le forme di autorganizzazione che in molte città stanno emergendo, quali forme di solidarietà per la consegna dei generi alimentari, per il sostegno a chi perde il lavoro o non riceve lo stipendio, o altre attività semplici ma importanti per la sopravvivenza.\r\n\r\nLa responsabilità che preme in questo momento non è quella di attendere, disciplinatamente, chiusi in sé stessi, che il governo risolva tutto, andando magari comunque a lavoro perché la recessione è dietro l’angolo. Ma è quella di tenere vive e rafforzare le reti di solidarietà in modo che possano essere strumenti per tutti gli sfruttati e gli oppressi in questo contesto, a livello \u003Cmark>sanitario\u003C/mark>, sociale e politico.\r\n\r\nÈ bene quindi confrontarsi e riflettere sulla situazione, sia per saper affrontare collettivamente, consapevolmente e in modo solidale il rischio \u003Cmark>sanitario\u003C/mark>, sia per impedire che approfittando dell’emergenza venga veramente silenziata ogni forma di opposizione di piazza e ogni forma di attività sindacale. In una fase come questa è importante riaffermare la libertà di sciopero, di manifestazione e di riunione contro i provvedimenti repressivi del governo. Perché è importante, senza trascurare i rischi sanitari, mantenere gli spazi di libertà e agibilità politica, e rafforzare le reti di solidarietà e mutuo appoggio esistenti. 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L'ex colonia francese è stato l’ultimo Paese ad averla abolita nel 1981, ma solo sulla carta. In seguito è stata abolita nuovamente il 12 agosto 2015 e la nuova legge considera ora la schiavitù come un reato contro l’umanità. Peccato che l'1% della popolazione sia ad oggi ancora ridotta in schiavitù e spesso siano invece i militanti antischiavisti a finire in galera.\r\n\r\nLa società mauritana è ancora suddivisa in caste. I “mauri” bianchi, di origini arabe-berbere, costituiscono la classe dominante, mentre gli haratines e gli afro-mauritani appartengono alla “classe inferiore” e non hanno quasi mai potuto occupare posti di prestigio nella società. Difficilmente riescono ad avere accesso ai servizi essenziali dello Stato, come scuole o servizio sanitario nazionale, e sono le prime vittime della schiavitù, anche se abolita. Le autorità continuano a chiudere spesso entrambi gli occhi di fronte a queste pratiche e negano che lo schiavismo esista nei territori della Mauritania.\r\n\r\nMa la questione più grave è che spesso gli odierni schiavi non hanno mai vissuto da uomini e donne libere, così sono pochi quelli che pensano di poter cambiare la propria condizione. Tra gli uomini c'è chi, una volta cresciuto, tenta la fuga, mentre le donne, non avendo altri mezzi per sostentarsi, spesso restano con gli schiavisti tutta la vita, sopratutto se legate a loro da matrimonio coatto, una delle più frequenti forme di schiavitù praticata.\r\n\r\nNe abbiamo parlato con Cornelia I. Toelgyes redattrice di diversi articoli sul tema pubblicati su Africa-Express.\r\n\r\nAscolta la diretta\r\n\r\nSchiavitùinMauritania","9 Aprile 2018","2018-04-18 12:04:21","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/piedi-in-catene-200x110.jpg","\u003Cimg width=\"300\" height=\"164\" src=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/piedi-in-catene-300x164.jpg\" class=\"ais-Hit-itemImage\" alt=\"\" decoding=\"async\" loading=\"lazy\" srcset=\"http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/piedi-in-catene-300x164.jpg 300w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/piedi-in-catene-200x110.jpg 200w, http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2018/04/piedi-in-catene.jpg 618w\" sizes=\"auto, (max-width: 300px) 100vw, 300px\" />","Sullo schiavismo in Mauritania",1523292915,[163,164],"http://radioblackout.org/tag/mauritania/","http://radioblackout.org/tag/schiavitu/",[24,22],{"post_content":167},{"matched_tokens":168,"snippet":169,"value":170},[73,74,75],"dello Stato, come scuole o \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>, e sono le prime vittime","Tre condanne esemplari contro persone accusate di essere gli schiavisti di alcune famiglie, hanno riportato l'attenzione sulla questione della schiavitù in Mauritania. 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La legge Basaglia che ha chiuso i manicomi non ha toccato queste strutture a metà tra un manicomio ed un carcere: sono sorvegliati da secondini, gestiti da psichiatri.\r\nSono riservati ai “matti” che commettono reati e ai detenuti che il carcere ha fatto diventare “matti”. Spesso l'OPG viene usato per \"punire\" il detenuto che si ribella e decide di lottare.\r\n\r\nLa narrazione psichiatrica definisce lo status di chi perde ogni \"diritto\", persino quelli che mantengono i carcerati, perche privo di ragione. Per chi commette un reato ma viene giudicato “matto” non sono previste pene ma “misure di sicurezza” che hanno come finalità la “difesa sociale”.\r\nLa durata della detenzione in OPG è indeterminata: viene revocata solo quando un magistrato, sulla base del parere di uno psichiatra, dichiara che è venuta meno la pericolosità sociale, un concetto intrinsecamente ambiguo, perché che si nutre delle paure che attraversano il corpo sociale, spesso segnate da un chiaro discrimine di classe.\r\nIl malato-recluso non può mai sapere quando uscirà, solo il magistrato di sorveglianza, a sua discrezione, può decidere quando la pena avrà fine.\r\nSpesso la reclusione negli OPG diventa una sorta di ergastolo bianco, di reclusione a vita: la durata della prigionia non ha alcuna attinenza con il reato per il quale si era originariamente perseguiti.\r\nL’unica vera funzione dell’OPG è quella di discarica sociale dove gettare gli \"indesiderabili\".\r\n\r\nNel 2010 la commissione sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale effettuò un'inchiesta sul campo, che rese visibile, anche grazie ad un video girato all'interno degli OPG, la cruda realtà di queste prigioni. Il parlamento decretò che venissero chiuse entro il 31 marzo 2013. Il termine per la chiusura venne prorogato di un anno. Il primo aprile il presidente della Repubblica Napolitano ha firmato un secondo anno di proroga.\r\nI 1500 corpi, privati della dignità di persone, costretti ad assumere psicofarmaci, spesso legati ai letti, secondo Napolitano, secondo il governo del rampante Renzi, possono aspettare.\r\nAspettare nello squallore di camerate luride, bagni indecenti, violenza diffusa delle guardie.\r\nLa chiusura degli OPG dovrebbe infatti coincidere con l'apertura di strutture più piccole, senza secondini, strutture più decorose.\r\nSebbene le associazioni e i gruppi che lottano contro gli abusi della psichiatria si battano per la chiusura immediata degli OPG, perché il superamento di ogni istituzione totale è comunque una vittoria, tuttavia i mini OPG che li potrebbero sostituire, sarebbero comunque manicomi. Serve infatti a poco chiudere gli OPG, se non si cancella la legge che li rende possibili. Nelle nuove strutture, più accoglienti, finirebbero sempre persone accusate, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. Poco importa se sono stati arrestati per piccoli reati: chi entra nel girone infernale della detenzione psichiatrica, sa che è entrato ma non sa se e quando uscirà.\r\nIl meccanismo della “stecca”, ossia il potere degli psichiatri di prorogare all’infinito la detenzione, non cambierebbe.\r\nI gruppi antipsichiatrici denunciano da tempo il rischio che i nuovi OPG, più \"umani\", divengano il traino per un ritorno dei manicomi. Per tutti.\r\n\r\nAscolta la diretta con Robertino Barbieri di Psychoattiva:\r\n\r\nOPG","3 Aprile 2014","2014-04-08 12:44:59","OPG. 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Ospitano circa 1500 persone abbandonate a loro stesse, in condizioni di disumano degrado.\r\n\r\nCome conseguenza dell’inchiesta effettuata nel 2010 dalla commissione sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale si è stabilito il termine ultimo - 31 Marzo 2013- entro cui di tutti gli Ospedali psichiatrici giudiziari italiani dovranno essere dismessi. Ad oggi ancora nessuno dei sei istituti si è mosso verso un adeguamento alla normativa.\r\nE' quindi probabile che venga proprogato il termine per la chiusura.\r\nSebbene il superamento di ogni istituzione totale sia di fatto una vittoria, in questo caso, qualora smantellassero i manicomi criminali, ma non cambiassero la legge che li sostiene, verrebbero create nuove strutture, più accoglienti, nelle quali finirebbero sempre persone accusate spesso di piccoli reati, giudicate incapaci d’intendere e volere da un’arbitraria perizia psichiatrica. 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Quali effetti psico-sociali produce questo modo di discutere di salute mentale?\r\n\r\nMolte delle persone che creano questi contenuti sui social network sostengono di fare un lavoro importante per la costruzione di vere e proprie comunità che discutono di salute mentale. Ma è davvero così? Queste comunità virtuali sono comunità \"reali\" o sono l'ennesimo esempio di influencer che brandizzano e vendono una parte della propria vita per diventare influenti? L'ifluencer che dichiara di soffire di depressione maggiore contribuisce davvero alla de-stigmatizzazione della sofferenza mentale o, piuttosto, potenzia il discorso sulla patologia e sulla necessità di una diagnosi?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2025/06/ricongiunzioni-04062025.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nMore than half of top 100 mental health TikToks contain misinformation, study finds (leggi l'articolo qui)\r\nGuardian investigation reveals promotion of dubious advice, questionable supplements and quick-fix healing methods\r\n\r\n \r\n\r\nComunicazione Corte Costituzionale sull'incostituzionalità dell'articolo 35 legge 833 (1978). La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 35 della legge numero 833 del 1978 (Legge che decreta lìistituzione del servizio sanitario nazionale) che riguarda le modalità di esecuzione del Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.). A questa dichiarazione di illegitimità dovrebbero seguire delle modifiche dell'articolo. In particolare la Corte Costituzionale dice che si dovrebbe: 1) la persona sottoposta al TSO deve essere informata prima della sua esecuzione, 2) il giudice tutalare deve incontrare la persona verso la quale si attiva la procedura, 3) l'atto deve essere notificato alla persona che subisce il TSO.\r\n\r\nQuesta comunicazione segue un ordinanza del 2024 prodotta dalla Cassazione in cui si sollevano dei problemi di costituzionalità nell'esecuzione del TSO. 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(leggi l'atto)\r\n\r\n \r\n\r\nCampagna \"Date i numeri\" (continua a leggere)",[336],{"field":105,"matched_tokens":337,"snippet":333,"value":334},[73,74,75],{"best_field_score":146,"best_field_weight":147,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":148,"tokens_matched":97,"typo_prefix_score":47},{"document":340,"highlight":355,"highlights":360,"text_match":144,"text_match_info":363},{"comment_count":47,"id":341,"is_sticky":47,"permalink":342,"podcastfilter":343,"post_author":344,"post_content":345,"post_date":346,"post_excerpt":53,"post_id":341,"post_modified":347,"post_thumbnail":348,"post_title":349,"post_type":322,"sort_by_date":350,"tag_links":351,"tags":353},"89335","http://radioblackout.org/podcast/metix-flow-3-maggio-2024/",[275],"metrixflow","Continuiamo ad affrontare il tema diritto alla casa, stringendo però il focus sulla salute.\r\n\r\nJacopo di Manituana ci ha aggiornato sul destino dell'ex ospedale Maria Adelaide e sulle lotte che stanno portando avanti: una delle problematiche emerse relative alla precarietà della casa è proprio la salute, sia in termini fisiologici che psicologici.\r\n\r\nQui potete ascoltare il suo intervento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Iacopo-Manituana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTea, dell'Ambulatorio Popolare Microclinica Fatih, ci ha invece chiarito cosa si intende per \"determinanti sociali della salute\" e ci ha fornito un aggiornamento sulla nuova norma relativa all'iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Nazionale presente nella legge di bilancio varata a gennaio di quest'anno.\r\n\r\nQui di seguito il file per ascoltarla:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Tea-Microclinica-Fatih.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine se volete potete ascoltare tutta la puntata di Metix Flow di venerdi 3 maggio, compresa tanta ottima musica cliccando qui sotto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/metix-flow-3-maggio-2024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ","6 Maggio 2024","2024-06-11 20:20:47","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/CASA_SALUTE_METIX_2-200x110.png","Metix Flow - 3 maggio 2024 - Diritto alla casa: un focus sulla salute",1715033293,[352],"http://radioblackout.org/tag/diritto-allabitare/",[354],"diritto all'abitare",{"post_content":356},{"matched_tokens":357,"snippet":358,"value":359},[80,81,82],"norma relativa all'iscrizione volontaria al \u003Cmark>Servizio\u003C/mark> \u003Cmark>Sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>Nazionale\u003C/mark> presente nella legge di bilancio","Continuiamo ad affrontare il tema diritto alla casa, stringendo però il focus sulla salute.\r\n\r\nJacopo di Manituana ci ha aggiornato sul destino dell'ex ospedale Maria Adelaide e sulle lotte che stanno portando avanti: una delle problematiche emerse relative alla precarietà della casa è proprio la salute, sia in termini fisiologici che psicologici.\r\n\r\nQui potete ascoltare il suo intervento:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Iacopo-Manituana.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nTea, dell'Ambulatorio Popolare Microclinica Fatih, ci ha invece chiarito cosa si intende per \"determinanti sociali della salute\" e ci ha fornito un aggiornamento sulla nuova norma relativa all'iscrizione volontaria al \u003Cmark>Servizio\u003C/mark> \u003Cmark>Sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>Nazionale\u003C/mark> presente nella legge di bilancio varata a gennaio di quest'anno.\r\n\r\nQui di seguito il file per ascoltarla:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/Tea-Microclinica-Fatih.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nInfine se volete potete ascoltare tutta la puntata di Metix Flow di venerdi 3 maggio, compresa tanta ottima musica cliccando qui sotto:\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/05/metix-flow-3-maggio-2024.mp3\"][/audio]\r\n\r\n ",[361],{"field":105,"matched_tokens":362,"snippet":358,"value":359},[80,81,82],{"best_field_score":146,"best_field_weight":147,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":148,"tokens_matched":97,"typo_prefix_score":47},{"document":365,"highlight":383,"highlights":388,"text_match":144,"text_match_info":391},{"comment_count":47,"id":366,"is_sticky":47,"permalink":367,"podcastfilter":368,"post_author":316,"post_content":369,"post_date":370,"post_excerpt":53,"post_id":366,"post_modified":371,"post_thumbnail":372,"post_title":373,"post_type":322,"sort_by_date":374,"tag_links":375,"tags":379},"88121","http://radioblackout.org/podcast/bonus-psicologo-autodifesa-antipsichiatrica-del-19-03-2024/",[271],"La puntata è divisa in tre sezioni, che trovate di seguito:\r\n\r\n \r\n\r\nPARTE 1 | Brevi aggiornamenti dal collettivo Antonin Artaud (Pisa) e dalla Biblioteca Precaria Metropolitana (Roma)\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ri-congiunzioni-20032024__parte_1.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nPARTE 2 | Bonus Psicologo 2024. Come funziona? Quali possono essere dei possibili ostacoli all'utilizzo?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ri-congiunzioni-20032024__parte_2.mp3\"][/audio]\r\n\r\n \r\n\r\nRisposta e precisazioni a quanto detto nell'audio a proposito di:\r\n\r\n \tPosso utilizzare il bonus psicologo per fare una visita psichiatrica? Sì puoi purché lx psichiatra a cui ti rivolgi sia anche psicoterapeuta iscrittx al Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) e quindi aderisca all'elenco dei convenzionati. Attenzione che però sul decreto legge è scritto che il bonus può essere utilizzato solo per sedute di psicoterapia quindi lo psichiatra deve specificare che sta facendo una seduta di psicoterapia\r\n \tIl servizio di diagnosi è gratuito presso le strutture del Sistema Sanitario Nazionale? Sì. I CSM (centri di salute mentale territoriali) sono dei centri distribuiti sul territorio che offrono servizi psichiatrici pubblici. Pertanto è possibile recarsi in queste strutture per avere una visita gratuita ed eventualmente ricevere una diagnosi psichiatrica. Come dicevo nella puntata sarebbe meglio andare al CSM con l'impegnativa del medico di base anche se - come consultori e Ce.R.D - i servizi psichiatri territoriali sono servizi ad accesso diretto quindi non dovrebbero richiedere l'impegnativa (per capirci il foglio bianco che vi fa il medico di base per qualsiasi tipo di esame: esami sangue, ecografie, radiografie, ecc...). Vi avverto che nel caso in cui doveste richiedere una visita in un CSM fuori dal territorio di residenza potrebbe essere un po' più complicato. Infine, nella puntata si faceva riferimento anche alle diagnosi fatte da psichiatri che lavorano in studi privati quindi ci tenevo a specificare che nel caso in cui aveste bisogno di una diagnosi per un esenzione o un passaggio burocratico-amministrativo, la diagnosi del medico psichiatra del Servizio Sanitario Nazionale (quindi dello psichiatra del CSM) è consigliabile in quanto più riconosciuta dagli enti pubblici.\r\n\r\nDopo questa breve FAQ su come usufruire del servizio psichiatrico territoriale, ricordo comunque che rimaniamo a disposizione all'indirizzo email ricongiunzioni@anche.no per qualsiasi cosa. In particolare vi ricordiamo che questi servizi sono spesso complicati da attraversare da solx e che potrebbero non essere come ve li aspettate quindi fatevi accompagnare da amicx o fatevi sentire.\r\n\r\n \r\n\r\nPARTE 3 | Autodifesa Antipsichiatrica - Cos'è la diagnosi? Come funziona? Quali sono i meccanismi che ci stanno dietro? A quali manuali diagnostici afferiscono le diagnosi psichiatriche?\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/ri-congiunzioni-20032024__parte_3.mp3\"][/audio]\r\n\r\nPreciso che nella puntata ho parlato di ICD-10 (International Classification of Diseases) ma nel Sistema Sanitario Nazionale vengono utilizzati ancora i codici e le etichette diagnostiche del ICD-9 (nona edizione).\r\n\r\n ","20 Marzo 2024","2024-03-20 14:01:10","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/03/background-14005_640-200x110.jpg","BONUS PSICOLOGO + COS'E' LA DIAGNOSI? 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Vi suggeriamo l'ascolto dei seguenti podcast di altre trasmissioni informative che hanno approfondito molto bene l'argomento anche al di fuori dei confini nazionali.\r\n\r\nPuntata di La fine della fine della storia\r\n\r\nL'informazione di blackout\r\n\r\nPuntata di Macerie su macerie\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/F_m_30_01_Protesta-agricoltori-28-gennaio-Torino.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Luca Esposito dell'assemblea nazionale PdM/PdB che ha proclamato sciopero nazionale del personale di macchina e di bordo del gruppo ferrovie dello stato italiane di 8 ore per il 12/02/2024. Luca ci ha raccontato come il coordinamento macchinisti cargo CMC, dal basso con i lavoratori, abbia coinvolto con il questionario sulle proposte al CCNL una platea sempre più larga di lavoratori fino a diventare assemblea del gruppo FS in grado di proclamare sciopero. La prossima assemblea organizzativa dello sciopero è il 5 febbraio:\r\n\r\nViene proclamata l’assemblea online del Personale di Macchina e\r\ndi Bordo Gruppo FSI per lunedì 5 febbraio alle ore 10:00.\r\nMentre lo sciopero è il 12/02/2024 di 8 ore dalle 9:00 alle 17:00.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/F_m_30_01_Luca-su-Assemblea-e-sciopero-Personale-macchina-e-Personale-di-bordo-ferrovia.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]\r\n\r\n \r\n\r\n \r\n\r\n\r\n\r\n \r\n\r\nIl terzo argomento della puntata è stato l'innalzamento della quota di iscrizione al servizio sanitario nazionale per varie categorie di persone con passaporto extraeuropeo. Un innalzamento che in alcuni casi passa da 357€ a 2000€ annui, l'ennesima decisione infilata nella manovra finanziaria dello scorso ottobre che crea enormi difficoltà sia a fasce deboli di popolazione sul territorio italiano, sia sulle casse delle regioni. Per entrare meglio nello specifico di questo provvedimento e soprattutto per spiegarci le ricadute che avrà sulle persone, abbiamo intervistato Luisa Mondo, medico del coordinamento centri ISI Piemonte.\r\n\r\nBuon ascolto\r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/F_m_30_01_Luisa-Mondo-Coord.-ISI-Piemonte-su-aumento-quote-iscrizione-ssn.mp3\"][/audio]\r\n\r\n[download]","4 Febbraio 2024","2024-02-04 01:39:55","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/02/419907912_388922277147357_5382070861030955186_n-200x110.jpg","frittura mista|radio fabbrica 30/01/2024",1707010795,[405],"http://radioblackout.org/tag/frittura-mista-radio-fabbrica/",[407],"frittura mista radio fabbrica",{"post_content":409},{"matched_tokens":410,"snippet":411,"value":412},[73,74,75],"della quota di iscrizione al \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> per varie categorie di persone"," \r\n\r\nIl primo argomento della puntata è stato quello delle lotte dei produttori agricoli, abbiamo voluto riportare in maniera secca gli interventi succedutisi sul palco del presidio che si è svolto domenica scorsa in piazza castello a Torino e abbiamo introdotto il contributo con qualche considerazione su questo complesso fenomeno che vede qui in Piemonte, ma non solo, associazioni populiste lanciare gli appuntamenti in piazza, ma anche la partecipazione di agricoltori che non fanno riferimento ad un preciso schieramento politico/ideologico. 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Remuzzi in cui veniva registrato un affievolirsi netto del contagio e il bilancio di una pandemia che aveva avuto tre differenti fenomenologie al Nord, al Centro e al Sud. Oggi, complice la fine della stagione estiva, la pandemia riparte alla carica con una dinamica più omogenea sul territorio nazionale, mentre iniziano ad emergere proteste spontanee contro i costi sociali ed economici della (mala)gestione della pandemia.\r\n\r\nPer fare il punto sulla dimensione sanitario-pandemica abbiamo raggiunto Maurizio Pincetti - nostro ospite fisso la scorsa stagione nel raccontare la storia del servizio sanitario nazionale - medico internista, specialista in endocrinologia, con 36 anni di attività in un ospedale pubblico del milanese, per 11 anni è stato medico di medicina generale dal 1987 si occupa di qualità e rischio delle cure e dell'assistenza sanitaria con attività di ricerva, responsabilità ospedaliera e la partecipazione agli organi direttivi della società scientifica di valutazione della qualità in sanità.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Voci_I_2020_26_10.mp3\"][/audio]","6 Novembre 2020","2020-11-06 13:35:13","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/corona2-200x110.jpeg","CORONAVIRUS 2.0 (CON M.PINCETTI) - VOCI DALL’ANTROPOCENE (anno II #1) 26/10/20",1604668983,[430],"http://radioblackout.org/tag/voci-antropocene/",[288],{"post_content":433},{"matched_tokens":434,"snippet":435,"value":436},[73,74,75],"nel raccontare la storia del \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> - medico internista, specialista in endocrinologia,","Puntuali come un lockdown torniamo per una nuova stagione di Voci dall’Antropocene.\r\n\r\nCi eravamo lasciati verso metà agosto con una puntata off – fuori stagione – col dott. Remuzzi in cui veniva registrato un affievolirsi netto del contagio e il bilancio di una pandemia che aveva avuto tre differenti fenomenologie al Nord, al Centro e al Sud. Oggi, complice la fine della stagione estiva, la pandemia riparte alla carica con una dinamica più omogenea sul territorio \u003Cmark>nazionale\u003C/mark>, mentre iniziano ad emergere proteste spontanee contro i costi sociali ed economici della (mala)gestione della pandemia.\r\n\r\nPer fare il punto sulla dimensione sanitario-pandemica abbiamo raggiunto Maurizio Pincetti - nostro ospite fisso la scorsa stagione nel raccontare la storia del \u003Cmark>servizio\u003C/mark> \u003Cmark>sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>nazionale\u003C/mark> - medico internista, specialista in endocrinologia, con 36 anni di attività in un ospedale pubblico del milanese, per 11 anni è stato medico di medicina generale dal 1987 si occupa di qualità e rischio delle cure e dell'assistenza sanitaria con attività di ricerva, responsabilità ospedaliera e la partecipazione agli organi direttivi della società scientifica di valutazione della qualità in sanità.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/11/Voci_I_2020_26_10.mp3\"][/audio]",[438],{"field":105,"matched_tokens":439,"snippet":435,"value":436},[73,74,75],{"best_field_score":146,"best_field_weight":147,"fields_matched":19,"num_tokens_dropped":47,"score":148,"tokens_matched":97,"typo_prefix_score":47},{"document":442,"highlight":454,"highlights":459,"text_match":144,"text_match_info":462},{"comment_count":47,"id":443,"is_sticky":47,"permalink":444,"podcastfilter":445,"post_author":422,"post_content":446,"post_date":447,"post_excerpt":53,"post_id":443,"post_modified":448,"post_thumbnail":449,"post_title":450,"post_type":322,"sort_by_date":451,"tag_links":452,"tags":453},"61362","http://radioblackout.org/podcast/necropolitiche-dopo-covid-19-e-minneapolis-voci-dallantropocene-27-08-06-20/",[267],"La pandemia come evento/esperienza globale di massa ha mostrato ai più le infinite possibilità di ri-formulazione delle attuali coordinate di esistenza, evidenziando come l'economia potrebbe non essere più il grande ordinatore del mondo per come l'abbiamo conosciuti fino ad oggi.\r\n\r\nSe durante il lockdown abbiamo imparato che Natura e Società non sono separabili - che questa non è anzi possibile senza una costante ridefinizione di quella, ed il virus altro non è che un rivelatore (in negativo) di questo intreccio - la\"riapertura\" ha invece riproposto l'eterno ritornello delle \"necessità del mercato\" (per quanto questo sia ormai in stato comatoso, sacrificato in primis dalle stesse logiche di un capitalismo che sta aumentando centralizzazione, monopolio, automazione e produzione di immensa superfluità umana).\r\n\r\nIl ritorno al \"business as usual\" comporterà in termini ambientali una nuova grande accumulazione attraverso la distruzione di una Natura che ancora si pretende \"a buon mercato\" ma che tale più non è... e che non mancherà di presentare nuovi conti, anche (ma non solo) in termini direttamente economici. Sul breve periodo: man bassa di nuovi processi estrattivi e totale de-regolamentazione per \"far ripartire la macchina economica da cui tutti dipendiamo\".\r\n\r\nSu questi nodi abbiamo ripreso alcuni estratti di due interviste uscite nei giorni scorsi, quella di Gennaro Avallone a Raj Patel sul Manifesto (Il volto americano della necropolitica) e quella de Il Lato Cattivo a Raffaele Sciortino (Dialogo sopra un libro, un virus ed altri “smottamenti”).\r\n\r\nIn aperture di puntata, alcuni interventi di giovanissimi/e dalla manifestazione torinese di sabato 6 giugno per Black Lives Matter.\r\n\r\nChiude la trasmissione la VI puntata della Storia del Servizio Sanitario Nazionale di Maurizio Pincetti.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio mp3=\"https://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/voci_27a.mp3\"][/audio]","9 Giugno 2020","2020-06-09 18:59:05","http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2020/06/sf--200x110.jpg","NECROPOLITICHE (DOPO COVID-19 E MINNEAPOLIS) – VOCI DALL’ANTROPOCENE #27 – 08/06/20",1591729092,[430],[288],{"post_content":455},{"matched_tokens":456,"snippet":457,"value":458},[80,81,82],"VI puntata della Storia del \u003Cmark>Servizio\u003C/mark> \u003Cmark>Sanitario\u003C/mark> \u003Cmark>Nazionale\u003C/mark> di Maurizio Pincetti.\r\n\r\n \r\n\r\n[audio","La pandemia come evento/esperienza globale di massa ha mostrato ai più le infinite possibilità di ri-formulazione delle attuali coordinate di esistenza, evidenziando come l'economia potrebbe non essere più il grande ordinatore del mondo per come l'abbiamo conosciuti fino ad oggi.\r\n\r\nSe durante il lockdown abbiamo imparato che Natura e Società non sono separabili - che questa non è anzi possibile senza una costante ridefinizione di quella, ed il virus altro non è che un rivelatore (in negativo) di questo intreccio - la\"riapertura\" ha invece riproposto l'eterno ritornello delle \"necessità del mercato\" (per quanto questo sia ormai in stato comatoso, sacrificato in primis dalle stesse logiche di un capitalismo che sta aumentando centralizzazione, monopolio, automazione e produzione di immensa superfluità umana).\r\n\r\nIl ritorno al \"business as usual\" comporterà in termini ambientali una nuova grande accumulazione attraverso la distruzione di una Natura che ancora si pretende \"a buon mercato\" ma che tale più non è... e che non mancherà di presentare nuovi conti, anche (ma non solo) in termini direttamente economici. 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