No Tav: il 26 marzo la sentenza per la trivella di Venaria
Scritto dainfosu 25 Marzo 2015
Giovedì 26 marzo, al tribunale di Torino, verrà emessa la sentenza contro 27 No Tav, accusati di violenza privata per uno dei tanti momenti di lotta No Tav dell’inverno del 2010, la stagione delle trivelle.
Nel mirino il presidio permanente a Venaria, dove, grazie ad un’ampia solidarietà popolare, i No Tav riuscirono a rallentare i lavori finché in fretta e furia il cantiere venne smontato.
In via Amati la trivella arrivò nel tardo pomeriggio del 26 gennaio. Siamo in una zona di grandi palazzi stesi lungo la tangenziale, fiancheggiati da tralicci dell’alta tensione. Qui l’opposizione al Tav si legge, oggi come allora, nelle bandiere appese ai balconi.
Nel prato di fronte alla trivella c’erano centinaia di persone: No Tav che si erano fatti tutti i presidi e gente di Venaria preoccupata per il proprio futuro, in questa periferia stesa tra la città e il niente delle auto in corsa oltre la barriera antirumore.
La trivella era accompagnata da un imponente nugolo di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa, che invasero la strada rendendo difficoltosa la circolazione.
Già nel tardo pomeriggio una cinquantina di No Tav armati di bandiere e striscioni fronteggiava nel prato la polizia. Partì il consueto tam tam e presto il presidio crebbe. Bidoni, legna, qualcosa da mangiare.
Un camion con le luci rimase bloccato dal gran numero di persone che si riversarono in strada. Furono due giorni di presidio permanente, con assemblee, incontri, cene collettive.
Tanta gente che abita nella zona di via Amati scese in strada, partecipò alle discussioni, alla lotta.
Quelli che non potevano fermarsi portavano caffè caldo e una brioche, segni tangibili di una solidarietà vera.
La sera del 26 gennaio, nonostante un’abbondante nevicata all’assemblea spontanea tra il prato e la strada parteciparono centinaia di persone. Emerse netta la volontà di contrastare il sondaggio, di mettere i bastoni tra le ruote a chi pretendeva di imporre con la forza un’opera inutile e dannosa.
A due anni da quel gennaio la Procura di Torino presenta il conto. Alla sbarra ci sono 27 No Tav, tutti scelti con cura tra gli attivisti più noti alla polizia politica. Il concetto di concorso e le personalità degli imputati sono l’unico vero argomento del PM Emanuela Pedrotta, che ha chiesto un anno di reclusione per 25 dei 27 imputati.
Domani alle 9,30 in maxi aula 3 verrà emessa la sentenza.
Ne abbiamo parlato con Emilio, uno dei 27 No Tav sotto processo.
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