Senigallia: lavoratori del cimitero in lotta

Scritto dasu 12 Maggio 2015

Il comune di Senigallia da anni affida la gestione dei servizi cimiteriali alle cooperative che vincono gli appalti con il massimo ribasso, senza badare né alla salute, né alla sicurezza dei lavoratori. In alcuni casi non riescono neppure a pagare i salari ai dipendenti.

Per anni i lavoratori addetti a questo servizio hanno chinato la testa, accettando le condizioni imposte da chi vinceva la gara d’appalto. Nicola era uno di loro. Un giorno ha deciso di alzare la testa, pretendendo che il contratto fosse rispettato. Ha chiesto le docce, guanti e tute omologate, reperibilità pagate, montasalme e cala bare meccanici, come ormai ovunque in Italia. A Senigallia per calare le bare nella fossa ci sono cinque lavoratori. Uno nella fossa ad orientare, gli altri con le corde e le braccia. Inutile dire che se uno di loro scivolasse o perdesse la presa, quello nella fossa, sarebbe pronto per fare compagnia agli altri defunti.

Nicola si iscrive all’USI e inizia la sua lotta.

La vecchia Cooperativa con cui lavorava, alla prima occasione, non interessata alla nuova gara, si sbarazza di lui e degli altri licenziandoli esattamente il giorno prima dell’arrivo della nuova ditta vincitrice. La clausola di salvaguardia prevede la riassunzione di tutti i lavoratori del precedente affidamento da parte di quella subentrante. Ma su Nicola vengono posti i veti. Deve stare zitto, dice il padrone, e niente sindacato tra i piedi. Gli fa un contratto per un mese, poi non lo vuole più. Dopo una vertenza viene riassunto, ma sia il padorne che il sindaco lo ricattano, imponendogli il silenzio. Il ricatto è forte, il suo salario è l’unico per cinque persone, ma lui non molla.

La ditta che si era aggiudicata l’appalto con un ribasso del 46,5%, dopo una prima mensilità non paga più.

A dicembre niente stipendio né tredicesima. Dopo forti pressioni sindacali a metà gennaio il Comune li paga. Poi più nulla sino a marzo.

L’11 di marzo, il camion che deve portare operai e mezzi al cimitero di Montignano, è a secco di benzina.

Altre volte i lavoratori avevano messo a disposizione i loro mezzi privati sborsando di tasca loro, ma questa volta no. Non hanno il becco di un quattrino.

Dare la colpa a loro è la cosa più semplice: consente di revocare l’affidamento alla ditta. La responsabilità della vicenda che ha un’ampia eco mediatica è riversata sui lavoratori: la ditta perde l’appalto che viene passato alla seconda in graduatoria, la Cooperativa Dinamica Centro Servizi di Foligno.
La cooperativa folignate assume solo due lavoratori su quattro. Inutile dire che Nicola è uno dei due esclusi.

Il 9 maggio all’auditorium san Rocco di Senigallia era in programma un convegno al quale hanno partecipato il sindaco Mangialardi e altre autorità cittadine. Non invitati arrivano Nicola, la sua famiglia e una ventina di attivisti dell’USI, con cartelli a forma di bara, volantini e bandiere. Occupano il palco e prendono la parola per narrare la storia di Nicola e dei suoi compagni di lavoro. La storia di chi non china la testa e viene licenziato, la storia di chi lotta e non molla.

L'intervento di una compagna dell'USI viene applaudito a lungo dal pubblico con evidente imbarazzo del sindaco. All'uscita li attende la polizia ma gli attivisti riescono a guadagnare il centro cittadino per continuare a fare informazione.
Ne abbiamo parlato con Gianfranco dell'USI Marche

Ascolta la diretta:

gianfranco (usi)_contestazione senigallia


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