Sabotaggio, non terrorismo. Disinnescato l’ordigno della Procura di Torino
Scritto dainfosu 22 Dicembre 2015
La corte d’assise d’appello della Procura di Torino ha emesso ieri, poco prima delle 16, la sentenza al processo contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò. Il collegio ha approvato il giudizio di primo grado, rigettando l’accusa di attentato con finalità di terrorismo. Ai quattro No Tav è stata confermata la condanna a tre anni e mezzo per il sabotaggio al cantiere della notte tra il 13 e il 14 maggio 2013..
Il procuratore generale Marcello Maddalena aveva chiesto nove anni e mezzo.
Maddalena ieri mattina ha sparato le ultime cartucce. A sostegno della sua tesi anche la lettera dei quattro No Tav, che si identificavano nei passaggi salienti della lotta: dalla battaglia del Seghino all’assedio del 3 luglio 2011, passando per Venaus e la Libera Repubblica della Maddalena.
Allora il movimento No Tav obbligò il governo a cancellare un progetto ormai entrato in fase esecutiva. Maddalena ha le idee chiare: chi ci è riuscito una volta potrebbe riuscirci ancora. La mera intenzione di fermare il Tav basterebbe a giustificare l’accusa di terrorismo.
In filigrana si legge la trama sottesa del tessuto argomentativo di Maddalena: tutti i No Tav sono terroristi. Chi devasta e militarizza il territorio invece difende la democrazia. Il sabotaggio di quella notte di maggio fu quindi un attacco alla democrazia, ad un sistema che legittima il diritto del governo a devastare e militarizzare il territorio.
Chi si mette di mezzo, chi non si rassegna al dissenso, chi pratica l’azione diretta finisce nel mirino.
La Corte d’assise ha rigettato le tesi del PM, perché è (ancora) troppo diffusa l’opinione che non si possa equiparare un sabotaggio alla diffusione del terrore.
L’operazione tentata dalla Procura di Torino questa volta è fallita, ma la carta del terrorismo potrebbe essere rigiocata, se il movimento No Tav riuscisse nuovamente a mettere in difficoltà il governo, se il territorio divenisse nuovamente ingovernabile.
Tutti i No Tav, compresi i sette del sabotaggio del maggio 2013, intendono davvero obbligare il governo a cancellare la nuova linea veloce da Torino a Lyon dalla propria agenda. Nonostante non sia stata riconosciuta la finalità di terrorismo, resta il fatto che quattro No Tav sono stati sottratti per tre anni e mezzo alle loro vite, agli affetti, alla lotta.
La mossa più ardita della Procura torinese contro i No Tav è stata disinnescata, nonostante la discesa in campo del procuratore generale.
Ne abbiamo parlato con Eugenio Losco, uno degli avvocati dei quattro No Tav.
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