Comunicato sui fatti di Parma
Scritto dainfosu 20 Dicembre 2016
Il coraggio di recidere
Storie che non vorremmo MAI raccontare, solidarietà che non dovremmo MAI avere il bisogno di esprimere, eppure in questo dicembre 2016 come Radio Blackout sentiamo la necessità di esprimere la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti di Claudia, vittima di uno stupro di gruppo avvenuto nel 2010 all’interno di uno spazio di movimento, ad opera di alcuni sedicenti “compagni” aderenti alla Rete Anti Fascista di Parma. Lo stupro è stato filmato con un telefonino ed esibito come un trofeo nei giorni e nei mesi seguenti, tempo che ha permesso a moltissima gente di vedere il video ma evidentemente di non “riconoscere” la violenza.
Parliamo ora di questa vicenda perché per anni chi ha stuprato ha continuato a frequentare le compagne e i compagni di quella città ed ha continuato ad avere un’agibilità politica per noi inammissibile.
Radio Blackout non è un collettivo politico, non è un gruppo di persone affini e non ha un’identità ben definita. Al suo interno convivono realtà, collettivi e singole persone anche molto diverse tra loro, individualità differenti per appartenza e pratica politica. Per questi motivi raramente nella sua storia, Blackout ha preso una posizione ufficiale e pubblica. Tuttavia le persone che attraversano questo spazio condividono valori che sono assoluti e assunti da ognuna e ognuno di noi: l’antifascismo, l’antisessismo, l’anticapitalismo e l’antirazzismo. Chi non condivide questi valori non è compatibile con noi. Questa premessa serva per indicare quale peso possa avere una presa di posizione collettiva e condivisa da ogni partecipante alla vita della nostra radio.
Purtroppo per comprendere meglio la gravità dei fatti e lo schifo che si prova è meglio raccontare bene cosa è accaduto: nel 2015 le forze dell’ordine nel corso di un’indagine condotta a seguito di un’azione antifascista contro la sede locale di CasaPound, vengono in possesso del cellulare contenente il video che a quanto pare circolava tranquillamente tra i vari militanti. Identificano la ragazza e la convocano in caserma. Possiamo solo immaginare che cosa sia stato per Claudia quell’interrogatorio e che cosa possa aver provato nel vedere il video in cui viene stuprata in stato di incoscienza in compagnia dei carabinieri. Claudia riconosce dei volti, forse delle voci. Alla fine i bravi compagni vengono denunciati per stupro. La reazione degli amici e delle amiche di queste persone è stata quella di stringersi intorno al gruppo e gridare all’infamia. Claudia da quel momento in poi viene minacciata, insultata e allontanata dai luoghi di ritrovo del movimento. Nessuno tra quelli che hanno puntato il dito contro di lei le ha mai chiesto come stesse o come fossero andate le cose. Nessuno ha mai detto pubblicamente che quello che aveva subito questa ragazza era un abominio inaccettabile. Nessuno ha mai detto chiaramente che quello era uno stupro e in quanto tale avrebbe dovuto scatenare reazioni e condanne che non ci sono mai state.
Non ci interessa cosa facesse questa ragazza e chi frequentasse prima e dopo lo stupro , ma lo schifo, la rabbia e la tristezza che proviamo è per tutto quello che è accaduto dopo, per tutte le parole spese per far diventare lei carnefice e vittime gli stupratori, per il muro di omertà che ha nascosto l’accaduto, perché alcuni hanno detto che i panni sporchi si lavano in famiglia e lei non avrebbe dovuto denunciare i compagni e perché è prevalsa l’idea che in fondo lei fosse un’estranea al movimento e invece il gruppo va sempre e comunque difeso.
Se una donna che ha subito violenza viene descritta come infame perché denuncia gli stupratori, allora simmetricamente chi tace su uno stupro è anch’egli stupratore.
Non ci interessa cosa abbia fatto o detto dopo questa ragazza, il problema è a monte e chi non vuole accettare questa realtà è in malafede. Ciò che è successo è la conseguenza di una violenza di gruppo, non ci sono altre parole.
Come un arto in cancrena va amputato immediatamente, così bisogna avere il coraggio e la volontà di recidere ogni legame con chi stupra, si deve allontanare dai nostri spazi e dalle nostre lotte chi si dichiara antifascista e abusa sessualmente di una ragazza priva di coscienza. Lo stupro è un atto di fascismo, di prevaricazione e prepotenza del più forte nei confronti del più debole. Chi stupra NON è un compagno, per noi sicuramente non lo è, ma non lo è neanche chi sa e tace, chi sa e non prende una posizione, chi sa e non agisce, chi sa ma preferisce sminuire l’accaduto, chi sa e mantiene ancora legami di affetto e amicizia e soprattutto non ha il coraggio di decidere da che parte stare veramente e recidere con un taglio netto ciò che non ci appartiene.
Radio Blackout Torino, dicembre 2016
per saperne di più:
https://abbattoimuri.wordpress.com/2016/11/30/circa-i-fatti-di-parma-nella-sede-della-raf-come-riparare-4-crepe-prima-che-qualcosa-si-rompa-per-sempre/
https://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2016/12/parma-sessismo-nel-movimento