I primi dieci giorni di Trump
Scritto dainfosu 31 Gennaio 2017
La cerimonia di insediamento di Donald Trump è stata accompagnata da imponenti marce femministe e antisessiste. La settimana successiva, dopo la decisione di bandire l’ingresso ai cittadini di alcuni stati a prevalente religione musulmana e quella di sospendere l’accoglienza ai profughi, manifestazioni di protesta si sono svolte nei principali aeroporti statunitensi.
Il “muslim ban” prevede il blocco per almeno 90 giorni degli ingressi da paesi giudicati tout court a “rischio terrorismo islamico”: Siria, Sudan, Libia, Somalia, Yemen, Iran e Iraq. Iran e Iraq hanno replicato attuando un provvedimento analogo nei confronti dei cittadini statunitensi. L’Arabia Saudita, il paese da cui provenivano quasi tutti gli attentatori dell’11 settembre, è invece stata esclusa dalla bad list del presidente.
Stretta pesante anche sul programma di accoglienza per i rifugiati: un blocco di 120 giorni dei visti, definiti dalla Casa Bianca “necessario per riesaminare” (in senso restrittivo) i meccanismi di accoglienza.
Le proteste hanno attraversato il paese da New York a Los Angeles fin sotto alla Casa Bianca con lo slogan “no al bando no al muro”. Il “muro” è la nuova barriera che Trump vuole realizzare al tra Usa e Messico. La protesta ha invaso soprattutto gli aeroporti di 57 città Usa dove decine di migliaia di persone hanno espresso solidarietà alle centinaia di viaggiatori che sono stati bloccati dal mandato esecutivo di Trump, che, avendo decorso immediato, ha incastrato negli aeroporti moltissime persone prese alla sprovvista.
Donald Trump è riuscito a catalizzare un vasto fronte di opposizione sociale che aveva disertato le urne, ma non intende disertare le piazze. Anzi.
Il licenziamento del ministro della giustizia, ribelle alle imposizioni di Trump in materia di immigrazione, e la nomina di Steve Bannon, un suprematista bianco al consiglio di sicurezza del presidente, sono le ultime mosse di un uomo deciso a realizzare a testa bassa il proprio programma protezionista, di chiusura delle frontiere, di guerra aperta alle libertà femminili, di discriminazione nei confronti delle forti minoranze non bianche del paese.
Ne abbiamo parlato con Robertino, un compagno che conosce bene la situazione e imovimentinegli States, che ha tracciato un quadro delle forze politiche e sociali scese in campo in questi primi dieci giorni di presidenza di “The Donald”.
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