Food and gentrification a Porta Palazzo ( + aggiornamento sulle iniziative)
Scritto dainfo2su 11 Aprile 2019
Lo scorso luglio è partito un progetto investe tutta l’area di Porta Palazzo, che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa. Il fulcro narrativo e materiale della “riqualificazione” dell’area è la gastronomia.
Da settembre prossimo l’ex caserma dei Vigili del fuoco in corso Regina Margherita ospiterà “Combo”, un nuovo ostello della gioventù progettato dall’architetto norvegese Ole Sondresen e finanziato da Michele Denegri. Nei 5.500 mq di superficie ci saranno 250 posti letto, aree multifunzionali artistiche con servizio di ristorazione e un bar aperto 24 ore. Restyling anche per il mercato del pesce: i lavori dureranno circa due anni. L’intervento prevede una “boutique del pesce” al piano terra con punti vendita ristrutturati, un bar, uno stand per la degustazione “street food” delle specialità ittiche e un ristorante di lusso.
L’operazione sarà gestita dal Consorzio mercato ittico di Porta Palazzo, formato da Coming alimentare srl e la Cortese Santo Nicola.
A completamento del mercato è prevista anche la risistemazione dei bastioni sotto il parco archeologico, dove gli ambulanti potranno nuovamente parcheggiare i loro carretti.
Sabato 13 aprile verrà inaugurato Mercato Centrale. Il bottiglione verde dell’archistar Massimiliano Fuksas ha conosciuto una vita tribolata sin dall’esordio, quando venne costruito al posto della vecchia Ala liberty che ospitava i negozietti/bancarelle degli abiti a basso costo per gli abituali frequentatori del mercato.
Il Palafuksas era destinato a fallire, perché i negozi di lusso non lo trovavano attrattivo e i vecchi negozianti non potevano permettersi i nuovi affitti. Dalla sua apertura è sempre stato una spina nel fianco delle amministrazioni subalpine. Oggi, nella Porta Palazzo in via di gentrificazione, voluta prima dalle amministrazioni targate PD e oggi dalla giunta a 5Stelle, il bottiglione ospita un polo del gusto, secondo la recente vocazione torinese, che va da Terra Madre ad Eataly, Alti Cibi ad enorme tasso di sfruttamento.
Ci sono voluti dieci mesi di lavoro con un investimento di sei milioni di euro per realizzare a Torino il terzo “Mercato Centrale” in Italia, dopo quelli aperti a Firenze (mercato San Lorenzo) e Roma (Stazione Termini). 4.500 metri quadri distribuiti su tre livelli. Ci saranno 26 botteghe, tra artigiani del gusto, ristoranti, bar, birreria e una scuola di cucina.
Il ‘Mercato Centrale’ nasce dall’idea dell’imprenditore della ristorazione Umberto Montano e dall’esperienza del gruppo Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi. “Non solo – spiegano gli ideatori – un luogo, aperto dalle 8 alle 24, dove mangiare e fare la spesa, ma una destinazione in cui cibo e cultura s’incontrano, generando forte aggregazione sociale e realizzando progetti di rigenerazione nel tessuto urbano all’interno del quale si inserisce”.
In altri termini: per i poveri, che pure ancora abitano in buona parte della zona del mercato, non ci sarà posto. L’aumento degli affitti delle case, dei posti dove piazzare i banchi, dei prezzi delle merci allontanerà dal quartiere la popolazione che non se lo potrà permettere.
Un quartiere attira le persone perché vivace, multietnico, perché nell’area del mercato e in quella del limitrofo Balon, gira tanta gente diversa, che ne costituisce l’attrattiva, rischia di trasformarsi in un Luna Park plastificato, destinato a turisti plastificati che affolleranno – già ora accade – le case trasformate di Bed & Breckfast dopo la fuga dei vecchi abitanti.
Ultimo tassello della partita dell’amministrazione Appendino lo spostamento del pezzo non ancora normalizzato del Balon, quello tra il canale Molassi e il piazzale di San Pietro in Vincoli, il vecchio cimitero degli impiccati, rinominato “Barattolo” e gestito dall’associazione Vivi Balon, nata per mettere sotto controllo il mercato illegale, spontaneo, che nell’area che va dal Ponte ora dedicato al vicesindaco sceriffo Domenico Carpanini” al limite della grande piazza della Repubblica, che i vecchi piemu chiamavano Porta Pila. Ora vengono sfrattati tutti, sospinti verso via Carcano, in un’area desolata nei pressi del cimitero, dove già si svolge il mercato domenicale, che dieci anni fa occupava motu proprio l’area di Porta Palazzo Nord, che, nonostante le lotte, venne cacciato con la politica del divide et impera.
Doveva finire tutto quasi tre mesi fa, invece sabato dopo sabato, i balonari occupano la piazza e resistono.
La gentrificazione ci mostra la linea di cesura tra le classi senza finzioni o belletti.
Su questa scena ci sono anche altri attori. La questura di Torino, che stringe il quartiere in una soffocante morsa disciplinare, i poveri che resistono e difendono i loro commerci, gli anarchici che si collocano sulla faglia mobile del conflitto, del mutuo appoggio, della costruzione di assemblee popolari dal basso, parte dell’intelligenza torinese, che sente l’urgenza di impastare le proprie ricerche con la polvere delle strade di Porta Palazzo, per un pensiero che è situato, perché la neutralità è la maschera dei padroni e degli oppressori.
Di Mercato Centrale, di quest’ennesima riqualificazione escludente nel cuore di Porta Palazzo, abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo dell’Università di Torino, tra i promotori dell’iniziativa “Cosa succede in città?”
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AGGIORNAMENTO: sempre su questo tema, abbiamo parlato con una compagna torinese dell’iniziativa di sabato 13 alle 19, un contro-aperitivo sotto la tettoia dell’orologio per festeggiare insieme la fine della varia umanità di Porta Palazzo e l’inizio di un nuovo magnifico destino, senz’altro “di classe”, fatto di food, ostelli di lusso ed espulsioni.
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