Lombardia. In fabbrica, anche a costo della vita
Scritto dainfosu 21 Aprile 2020
Le fabbriche stanno già riaprendo: cambiano i codici ATECO e fanno fax in Prefettura e tutto è a posto. Per i padroni.
Decisamente meno bene per i lavoratori schiacciati tra ricatto occupazionale e rischi per la salute.
Un caso emblematico è la Dalmine di Bergamo, dove solo 30 lavoratori sono impiegati in un ramo marginale della produzione di bombole a ossigeno, ma lavorano in 1.000 in tutti i reparti.
La vita dei lavoratori non la pagano i padroni, pronti a coprire i posti lasciati vuoti dall’epidemia, con altre pedine sacrificabili.
Ne abbiamo parlato con Guido Trifiletti della FLMU Cub lombarda
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