Polonia. Le manifestazioni per la libertà di aborto stanno paralizzando il paese
Scritto dainfosu 27 Ottobre 2020
Da cinque giorni enormi manifestazioni stanno attraversando le maggiori città polacche, dopo la decisione della Corte Costituzionale di cancellare quasi del tutto la pur restrittiva legge sull’aborto.
In Polonia era consentito abortire solo in tre casi: grave malformazione del feto, stupro o incesto, pericolo di vita per la madre. La corte Costituzionale, i cui membri sono stati di recente rinnovati dal partito di estrema destra PiS – Legge e Ordine, ha decretato che l’aborto in caso di malformazione del feto si configura come eugenetica e quinti lo ha dichiarato incostituzionale. Il 98% dei mille aborti legali praticati in Polonia è dovuta a malformazioni del feto. Tra le 100 e le 200 mila donne ogni anno vanno a Praga, Berlino o nei paesi del nord per abortire. Altre rischiamo la vita con decotti al prezzemolo, ferri da calza e grucce per gli abiti.
In periodo di pandemia, anche per chi può permettersi il costo del viaggio e dell’intervento, uscire e rientrare nel paese è molto difficile.
Dopo anni di tentativi di modificare la legge in parlamento, respinti dall’energia delle piazze, il PiS, il cui leader Kaczynski è di recente divenuto vicepremier, ha praticato la via giudiziaria. Ma ha fatto i conti senza le donne polacche.
Per giorni hanno assediato l’abitazione del premier e di alcuni vescovi e fatto irruzione nelle chiese.
Ieri cortei di auto bici e pedoni hanno paralizzato il traffico nelle principali città del paese.
Ne abbiamo parlato con Marco, un compagno che vive a Cracovia ed ha partecipato alle proteste
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