DDL Zan: derive giustizialiste e pinkwashing
Scritto dainfosu 18 Maggio 2021
Il disegno di legge contro l’omotransfobia, il cui primo firmatario è il deputato dem Zan, ha il suo fulcro nell’estensione dell’articolo 604 bis del codice penale, che prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi, per chi attua discriminazioni a sfondo razziale, etnico o religioso, a quelle quelle basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Il progetto prevede fino a 4 anni di reclusione per chi istiga a commettere discriminazioni o violenze di stampo omofobo, punendo pure chi organizza o partecipa ad associazioni che, per i medesimi motivi, istigano alla discriminazione e alla violenza.
Le pene sono analoghe a quelle previste dalla legge Mancino per l’odio razziale, ma rispetto al razzismo, di cui è punita anche la propaganda, questa verrebbe esclusa dal DDL Zan. Gli insulti omotransfobici sono ammessi, purché non siano accompagnati dall’incitamento alla violenza.
Questo disegno di legge, sostenuto dalle associazioni vicine al Partito Democratico, è criticato dai settori del movimento transfemminista queer, che si riconoscono nello slogan “Molto più di Zan”. Altri fanno una critica più radicale, che investe direttamente la deriva giustizialista della legge e l’esplicito pink washing del partito democratico.
Per capirne di più ci siamo collegati con Spiros, un compagno di Firenze attivo nei movimenti transfemministi della sua città.
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