Pandemia e guerra: la fine della globalizzazione?

Scritto dasu 24 Maggio 2022

Inflazione e globalizzazione. E sullo sfondo di tutto, la guerra. L’unica certezza è che fin quando i nodi non si scioglieranno a partire ovviamente dalla guerra, l’inflazione – indice delle incertezze economiche e delle paure per il domani – resterà fra di noi. Magari non con la stessa velocità con cui ha fatto irruzione – da quasi zero all’8 e mezzo in America, appena meno in Europa, in un anno – ma comunque su livelli preoccupanti, specie per chi vive di bassi salari o di economie informali e deve pagare conti sempre più salati.
“La ripresa troppo rapida dopo lo shock pandemico nella seconda metà del 2021 ha provocato i rialzi-record dei prezzi all’origine dell’inflazione, dovuti alla furibonda domanda di materie prime – energetiche, tecnologiche, alimentari – che si è scontrata con i ritardi nel riavvio dei canali internazionali di produzione e distribuzione: i costi della spedizione di un container sono quasi all’istante quintuplicati. È andata in crisi la globalizzazione, anzi la «iper-globalizzazione» come la chiama Dani Rodrick su Project Syndicate ricordando che le vittorie dei conservatori erano una ritorsione contro la fede cieca nella globalizzazione che aveva indebolito le classi medie e lavoratrici dell’occidente. «Clinton la riteneva immutabile e irresistibile, l’equivalente di una forza della natura come vento o acqua», ricorda Rodrick, che insegna politica economica internazionale alla Kennedy School of Government di Harvard. I risultati sono noti, da Trump alla Brexit.
Le prime crepe sono arrivate con i dazi incrociati fra Usa e Cina nell’era Trump che hanno provocato i primi aumenti dei prezzi: e con tutto quello che è successo negli ultimi due anni, oggi subiamo in pieno l’onda lunga della tempesta. «Il mondo non era preparato a gestire shock come la pandemia e la guerra. Sono emerse le fragilità delle catene di approvvigionamento costruite in trent’anni di globalizzazione.” (cit. “L’espresso del 22 maggio 2022, pagg. 30 e 31).
Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche

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