Frana di Ischia : le responsabilità politiche di una gestione dei territori miope e distruttiva. .

Scritto dasu 1 Dicembre 2022

La frana del 26 novembre a Ischia è stata ancora una volta trattata dalla cronaca come un disastro, così come dalle autorità politiche che dovrebbero essere competenti in materia di dissesto idrogeologico, infrastrutture e piani di gestione del rischio, è stata affrontata come un evento emergenziale da relegare all’urgenza del momento.

E’ chiaro che quanto successo abbia invece delle origini, delle cause e soprattutto delle responsabilità politiche che dimostrano una visione miope e criminale nella gestione dei territori e nella tutela di chi li abita. Morti, dispersi, case e paesi completamente distrutti sono il bilancio di questa frana che non è la prima in un territorio come quello di Ischia, piccola isola nel Golfo di Napoli, soggetta per la sua conformazione a eventi di questo tipo.

E’ importante sottolineare cosa significhi vivere in un territorio come questo e, Lilly Cacace, giornalista che scrive per sapereambiente e vive a Ischia, delinea un quadro interessante entrando in profondità rispetto agli aspetti che coinvolgono la comunità e le relazioni sociali in un luogo in cui non vi sono garanzie rispetto alla tutela del proprio abitare.

Il contributo di Paolo Pileri, professore di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, inizia con una panoramica sulla questione del consumo del suolo, tematica trattata in un suo articolo pubblicato da Altreconomia su quanto avvenuto a Casamicciola. Pileri riporta l’attenzione sulla destinazione dei fondi del Pnrr, sottolineando la cecità delle agende politiche in merito alla difesa del suolo e ad una pianificazione urbanistica che è quanto ci sia di più lontano dalla tanto sbandierata sostenibilità ambientale. 

Se da un lato dunque il governo attuale, inserendosi in una dinamica che lo precede in cui le priorità rimangono difendere gli interessi di alcuni ambiti e aziende, indica nelle grandi opere come il ponte sullo stretto o il tav un orizzonte di propaganda ormai quasi superato anche a livello di opinione pubblica, dall’altro lato le amministrazioni locali e la volontà politica specifica in merito a questi temi non ha alcuna capacità di superare la logica delle infrastrutture, della gestione dei territori come spazi da riempire e da cui estrarre valore e profitto.

 

 

 

 


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