Denatalità, patriarcato e impronta ecologica

Scritto dasu 31 Ottobre 2023

Il governo Meloni, ma chi l’ha preceduto non è stato da meno, ha fatto della lotta alla denatalità uno dei cavalli di battaglia dell’azione dell’esecutivo.
Ad orientare il governo pensa la “fondazione della natalità”, nata da una costola del “forum delle associazioni familiari”. Gente che delira di sostituzione etnica e di morte imminente per il nostro paese.
La popolazione italiana negli ultimi 10 anni è effettivamente diminuita di un milione e mezzo di abitanti.
Un fatto.
Pochi dicono che si tratta di un fatto che potrebbe avere effetti estremamente positivi. Ed ancora più positivo sarebbe se questo trend si estendesse a livello globale. In un pianeta allo stremo la riduzione della pesante impronta ecologica di 8 miliardi di umani sarebbe un enorme vantaggio per tutti.
Ovviamente in un quadro in cui la logica distruttiva del capitalismo fosse definitivamente sconfitta.
La denatalità, per ora, è un fenomeno che investe soprattutto i paesi dove il livello di istruzione e di autonomia delle donne è cresciuto negli ultimi decenni: si tratta di donne che scelgono se e quando avere figli. Donne che il governo Meloni vorrebbe rinchiudere nella gabbia della maternità come obbligo morale, da compensare con qualche misera regalia.
In tante aree del pianeta l’asservimento femminile alla maternità è garantito da un patriarcato violento e pervasivo.
Ne abbiamo parlato con Andrea Turco di Economia Circolare, autore, tra gli altri di un dossier di Sicilia Libertaria dedicato alla denatalità

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