Scuola di polizia. Crisi della pedagogia e fortune del disciplinamento

Scritto dasu 31 Ottobre 2023

Nella scuola dove ho insegnato quest’anno, a Torino, è comparso un foglio appeso in aula insegnanti, era tenuto su da una puntina. Vi era scritto: “Siete voi dei professori, dei pedagoghi? No, siete dei miserabili funzionari e il vostro tempio del sapere è un commissariato di polizia; del resto, ne ha l’odore”
Questo l’incipit di un articolo di Francesco Migliaccio, uscito quest’estate su Monitor
Lo scorso anno Migliaccio ha raccolto articoli di giornale, testimonianze e immagini sugli interventi della polizia nelle scuole dell’area metropolitana.
Ne emerso un quadro da far west urbano, con gli sceriffi che entrano nelle scuole, prendono per il collo ragazzi e ragazze, lanciano i cani antidroga per le aule.
Non solo.
Agli insegnanti è esplicitamente richiesto di divenire parte dell’apparato di controllo di cui la polizia è solo l’ingranaggio più visibile.
Migliaccio ha partecipato ad un corso di formazione per insegnanti, promosso dall’Ufficio scolastico regionale, dal titolo “Per una didattica di prevenzione di ogni forma di radicalizzazione violenta”. Il fine del corso era di “conoscere il fenomeno della radicalizzazione violenta e sviluppare competenze base per organizzare attività preventive”. Gli insegnanti dovrebbero osservare, segnalare, costruire rete con team di psicologi, assistenti sociali, islamisti, giuristi, psichiatri per un approccio “olistico” al problema. Poi se niente funziona dovrebbero avvertire la polizia. E il cerchio si chiude.
Per fortuna per ora fanno i corsi, ma, in assenza di una legge, non possono rendere operativi i protocolli.
Ne abbiamo parlato con Francesco Migliaccio

Ascolta la diretta:

Qui l’articolo su Monitor


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