Intelligenza Artificiale è guerra

Scritto dasu 18 Marzo 2024

Droni kamikaze, raccolta dati e intelligenza artificiale generativa da un lato, trincee e bombardamenti di artiglieria dall’altro. In questa commistione tra vecchi e nuovi metodi di sterminio, sia nel caso della guerra Russo-Ucraina che per il genocidio perpetrato a Gaza dallo Stato d’Israele, le guerre sono un’opportunità per testare nuove armi e aumentarne le vendite. I dati pubblicati recentemente da un istituto di ricerca svedese (Sipri) evidenziano come l’Italia sia lo Stato che sta guadagnando di più dalle guerre in corso, infatti ha aumentato più di ogni altro le sue esportazioni di armi: l’86% in più tra il 2019 e il 2023. I titoli di Leonardo Spa continuano a lievitare in Borsa.

Nel caso dello Stato di Israele, una delle ultime “innovazioni” della morte (non l’unica) è il dispositivo di targeting basato su Intelligenza Artificiale chiamato “Habsora” (Il Vangelo), progettato per accelerare la generazione di obiettivi dai dati di sorveglianza, creando quella che un ex funzionario dell’intelligence ha descritto come una “fabbrica automatizzata di omicidi di massa”. Tramite questo dispositivo viene autorizzato il bombardamento di aree civili densamente popolate e quando Israele dichiara che l’intera superficie di Gaza costituisce una copertura per i tunnel di Hamas, l’intera striscia diventa potenziale oggetto di distruzione. Da un lato i dati vengono naturalizzati, trattati come segnali evidenti emessi da un mondo oggettivo esistente “là fuori” e non come il prodotto di una catena di traduzione. Dall’altro il paradigma tecno-bellico si è ormai spostato dall’aumento della precisione e accuratezza degli strumenti di morte, all’accelerazione esponenziale del tasso di distruzione.

Il ricorso all’escalation militare algoritmica naturalmente non nasce dal nulla, ma deve essere compreso nel più ampio contesto tecnopolitico della cosiddetta guerra in rete, “Network Centric Warfare“. progetto che risale agli anni ’90, con radici nell’immaginario cibernetico della Guerra Fredda, tanto da essere entrato a pieno titolo nel lessico corrente, trovando posto nel dizionario Treccani, dove viene descritto così: “Nell’ambito della strategia militare, informazione collezionata e distribuita in tempo reale per mezzo di dispositivi, reti ad alta velocità e piattaforme di varia natura, allo scopo di rendere i fruitori consci e informati degli eventi che si stanno verificando in un determinato scenario, permettendo di ottenere un vantaggio sull’avversario grazie alla conoscenza acquisita“.

Queste tecnologie di sterminio e controllo testate nel laboratorio coloniale israeliano hanno poi delle ricadute pratiche anche alle nostre latitudini, a partire dalla giustizia predittiva, arrivando ai sistemi di videosorveglianza urbana, passando per l’AI applicata all’agricoltura e al sistema sanitario. Il Policlinico Gemelli ha recentemente messo i dati sanitari dei propri pazienti nelle mani di Palantir, società di data-mining statunitense alleata con il Ministero della difesa israeliano per potenziarne le operazioni militari.

In questa industria della morte, centrale è poi il ruolo di università e centri di ricerca, pienamente integrati nel complesso militare-industriale tanto che parlare di ricerca “duale” è fuorviante, come evidenziato dai blocchi e contestazioni che si stanno moltiplicando in molti atenei.

Il nesso tra intelligenza artificiale e guerra e le sue implicazioni tanto nei territori della guerra guerreggiata quanto nelle nostre città, in termini di attacco all’umano, è stato messo in luce con forza nelle mobilitazioni prima e durante l’infame G7 sull’Intelligenza Artificiale che si è tenuto a Trento venerdì 15 marzo.

Ascolta la diretta con Sirio del collettivo Terra e Libertà di Rovereto:

 

 


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