Pfas in Val Susa: l’imbarazzante teatrino di SMAT e soci dell’acqua contaminata

Scritto dasu 10 Aprile 2024

A che punto siamo per quanto riguarda la delicata e ancora non chiara la situazione circa i livelli di contaminazione Pfas e Pfoa in Val di Susa?

Sono passati mesi ormai dal primo allarmante rapporto di Greenpeace Italia sui livelli elevati di sostanze chimiche polifluoroalchiliche o fluoruri alchilici (alcune cancerogene) nelle acque potabili degli acquedotti pubblici di almeno diciannove comuni valsusini. Dati, ricordiamolo, rilasciati ufficialmente da SMAT, che rivelano un livello di inquinamento sorprendentemente alto per zone montane, poco industrializzate e distanti dall’area più impattata da Pfas e Pfoa per la presenza della Solvay a Spinetta Marengo nell’alessandrino. 

Dati che nutrono una immediata domanda: quali sono e dove si possono trovare le sorgenti di tali inquinanti? Domanda al momento, ancora del tutto evasa da parte delle istituzioni ed enti preposti al monitoraggio. Dati che nutrono una più che giustificata preoccupazione da parte dei cittadini valsusini e amministrazioni locali.

Per affrontare questa situazione, SMAT, ASL To3, ARPA, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Autorità d’ambito Torinese, accompagnate dalla Città Metropolitana di Torino e divers Unioni Montane dell’Alta Valle, hanno organizzato martedì 9 Aprile alle ore 11 un convegno a Bardonecchia, in Alta Val di Susa e tra i comuni coi livelli più alti registrati, col fine di fare luce sulla faccenda.

Il convegno, piuttosto che affrontare di petto la questione presentando dati chiari e tentando di fare chiarezza, sembra essere stata una commedia tra il fantozziano e il distopico. Rassicurazioni, tentativi di sminuire la serietà del problema, visioni promozionali del presente/futuro acquedotto di valle di Rochemolles, opinioni contrarie e contraddittorie, ambiguità varie. Il tutto accompagnato da un controllo poliziesco degli ingressi e degli interventi nella sala.

E, di fatto, l’incredibile e gravissima mancanza del non aver mostrato una tabella con i dati relativi all’inquinamento delle acque di Gravere, Susa, Chiomonte e dei 19 comuni della valsusa dove sono stati ritrovati i PFAS. Neanche una serie storica o una mappatura dei dati, creando molta confusione tra metodi di analisi e calcoli espressi con unità di misura sempre variabili. Un teatrino della tranquillizzazione forzata, tutto il contrario di quanto ci si poteva (e doveva) aspettare.

Una evidente mancanza di volontà nell’affrontare con preparazione scientifica e serietà politica la questione, di dare risposte precise in merito ai rischi per la salute e di garantire le indagini necessarie a riportare le acque della valle ad avere 0 PFAS, come dovrebbe essere in un area montana. Nascondendosi dietro affermazioni banali, e false, del problema, come: “I PFAS sono ovunque e dovremo conviverci tutti” (parole espressamente dette dal Vicesindaco della Città Metropolitana).

Delle ambiguità di Smat e soci dell’acqua, e della mancanze gravissime che emergono da parte delle istituzioni in torbida storia, ne parliamo con una compagna che vive in Val di Susa, che ci presenta inotre le prossime iniziative pubbliche per continuare a monitorare la situazione. Ascolta la diretta ai nostri microfoni:

 

La petizione nata per chiedere la messa al bando dei PFAS nelle acque potabili della ValSusa e in Italia, ed un resoconto del convegno:

https://www.change.org/p/chiediamo-la-messa-al-bando-dei-pfas-nelle-acque-potabili-della-val-di-susa-e-in-italia/u/32499620

 

 

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