RESPINGIMENTI DEI MIGRANTI E ARRESTI DI ATTIVISTI AL CONFINE TRA BULGARIA E TURCHIA.

Scritto dasu 28 Ottobre 2024

Sette attivisti internazionali sono stati arrestati il 14 e il 20 ottobre, dopo aver aiutato persone in difficoltà nelle foreste della Bulgaria al confine con la Turchia. Gli attivisti fanno parte di due gruppi, Collettivo Rotte Balcaniche e No Name Kitchen, che da oltre un anno sostengono le persone in fuga con cibo, vestiti e prodotti per l’igiene .

Il 14 ottobre, 5 attivisti hanno chiamato il 112 per richiedere assistenza medica per 17 persone provenienti dalla Siria, tra cui un bambino di 7 mesi e 12 minori, che si trovavano nella foresta da 3 giorni senza cibo, acqua e riparo. La polizia di frontiera è arrivata con il volto coperto da passamontagna e con i cani nel bagagliaio del veicolo. Immediatamente l’atteggiamento della polizia è stato aggressivo e razzista, mentre le persone erano terrorizzate di essere picchiate, morse dai cani e respinte in Turchia, come già accaduto loro in 4 precedenti respingimenti. Gli attivisti sono stati arrestati, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Elhovo insieme ai 17 siriani. Nessuno di loro ha ricevuto cure mediche.

Il 20 ottobre, 3 attivisti, insieme a una giornalista e due registi, hanno chiamato il 112 per richiedere assistenza medica per 8 persone, siriani, egiziani e afghani, di cui 7 minori. Camminavano da tre giorni e avevano passato la notte nel bosco con 2 gradi centigradi,senza acqua e cibo. Quando la polizia è arrivata, ha preso i telefoni di tutte e 8 le persone affermando che erano in stato di arresto, senza fornire alcuna spiegazione. La polizia ha poi iniziato a essere aggressiva nei confronti degli attivisti, spingendo e schiaffeggiando uno di loro solo perché teneva il telefono in mano. Ha impedito che la giornalista potesse svolgere il suo lavoro, costringendola a mettere via la camera. Due attivisti sono stati spinti a terra, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Malko Tarnovo insieme al gruppo. Gli attivisti sono stati trattenuti per 24 ore con la falsa e pretestuosa accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

L’obiettivo di questi brutali arresti è quello di scoraggiare l’assistenza medica alle persone in movimento e di impedire il monitoraggio dei respingimenti in Turchia. Essi costituiscono una piccola parte della crescente repressione subita dagli attivisti e della sistematica violenza e disumanizzazione subita dalle persone in movimento. Tali pratiche illegali sono attuate dalle autorità bulgare su istruzione dell’Unione Europea, che finanzia sempre più il controllo violento e razzista delle frontiere

Ascoltiamo il contributo  di Giovanni del Collettivo Rotte Balcaniche.

 

 


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