Beirut: quotidianità di bombe in attesa di tregua

Scritto dasu 20 Novembre 2024

Continuano, senza tregua, i bombardamenti su tutto il territorio libanese, sempre più intensi ed eccedenti le sole zone sciite, ritenute bacino di sostegno e consenso del partito-milizia Hezbollah. Le notizie di questa mattina riportavano il targeting del contingente Unifil da parte, questa volta, delle milizie del “Partito di Dio”, probabilmente intenzionate a colpire gli avamposti militari israeliani poco oltre confine.

Secondo il Ministero della Salute libanese sono quasi 3.500 le persone uccise in Libano a partire dall’inizio delle ostilità israeliane nella regione, ma il grosso delle perdite del paese si sono concentrate soprattutto a partire dalla grossa operazione di bombardamento partita a fine settembre.

In questo contesto, si inserisce la proposta americana di una tregua militare da concordare tra le parti in conflitto. Hezbollah sembrerebbe in linea di massima disponibile ma il problema è poterla sottoscrivere mantenendo un margine di risultato tattico che possa consistere in una qualche sorta di”vittoria”, il che implicherebbe il non completo svuotamento del territorio di frontiera meridionale, obiettivo inderogabile di Israele che, dal canto suo, non potrebbe comunque permettersi un’invasione di terra. Non al momento, almeno.

Un primo contributo da Beirut di Masen di Nation Station, associazione che si occupa di assistenza agli/e sfollati/e e comunicazione dal basso

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Abbiamo quindi raggiunto Lorenzo Trombetta, corrispondente per l’Ansa da Beirut e collaboratore di Limes, per commentare il quadro militare e politico libanese e le implicazioni della tregua

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