Stati Uniti. Gli abiti nuovi dell’Imperatore
Scritto dainfosu 21 Gennaio 2025
Donald Trump si è insediato ieri. I sostenitori che quattro anni fa avevano fatto irruzione a Capitol Hill, in questo 20 gennaio hanno sostato composti all’esterno. Prima della cerimonia l’imperatore li ha arringati promettendo la grazia a quelli che sono stati processati e condannati per il tentato golpe, deportazioni di massa dei clandestini che vivono negli States, la fine della guerra e il ritorno dell’età dell’oro. É chiaro subito che la propaganda elettorale di The Donald non finirà mai: è la sua escape strategy di fronte al possibile fallimento di alcuni obiettivi, dei quali potrà imputare le forze oscure che minacciano l’America.
Mantiene subito alcune promesse. Appena insediato Trump ha firmato una serie di misure e di ordini esecutivi.
I primi sette ordini esecutivi sono stati firmati alla Capital One Arena, tra cui la grazia a tutti i 1.500 protagonisti dell’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e la revoca di 78 leggi emanate da Joe Biden. Trump li ha mostrati uno ad uno alla folla di sostenitori.
Questi gli i principali ordini esecutivi firmati dal neopresidente:
– Uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.
– Stop al lavoro da casa per i dipendenti federali.
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden che fissa il target del 50% delle vendite di nuovi veicoli elettrici entro il 2030
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden sull’intelligenza artificiale, mossa che spiana la strada al business miliardario del settore, eliminando i già scarsi guard-rail previsti.
– Dichiarata l’emergenza nazionale al confine sud degli Stati Uniti.
– Fine allo ius soli, il diritto di cittadinanza per nascita stabilito dalla Costituzione americana.
– Gli Usa escono dall’Organizzazione mondiale della Sanità
– Revocate le sanzioni sui coloni israeliani in Cisgiordania.
Il presidente che si è insediato ieri è molto più forte di quello che prese il potere nel 2016: allora era un outsider inviso alla maggioranza del suo partito, oggi è il cavallo vincente, che ha conquistato il Gop riuscendo a mettere insieme le anime sparse della destra statunitense.
Trump, si è esibito accanto ad una manciata di suoi pari: i miliardari che affollano la sua corte e controllano i vero potere, quello dei social media, il cui controllo è cruciale nella costruzione del consenso.
Sul tappeto numerose domande: quanto reggerà il suo blocco sociale, specie quello della Rust Belt, che tanto contribuì al suo precedente successo?
L’unica europea alla sua corte era Giorgia Meloni, che tenta di accreditarsi come ponte tra l’America Trumpiana e un’Europa schiacciata dal ricatto del Friend Shoring imposto in questi anni e cardine delle politiche protezioniste statunitensi.
Il programma di Trump è spaventoso. Se riuscirà o meno a realizzarlo dipenderà dalla forza dei movimenti di opposizione che ieri hanno riempito le piazze di Washington con la People March e di tutti coloro che, con tenacia, si battono contro il nuovo imperatore.
Ne abbiamo parlato con Mattia Diletti, americanista, docente alla Sapienza di Roma
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