CONTRO I FEMMINICIDI SERVE UN CAMBIO RADICALE IN SENSO CULTURALE

Scritto dasu 30 Maggio 2025

A distanza di poche ore sono state uccise Martina Carbonaro ad Afragola e Fernanda Di Nuzzo a Grugliasco. Una studentessa Martina, mentre Fernanda era un’educatrice. A fronte di un panorama politico che cerca di nascondersi dietro l’accusa al mostro, a noi risulta necessario tornare ad affrontare il tema dell’educazione sessuoaffettiva e dell’antipunitivismo. Con una rinnovata consapevolezza che se non sarà la cultura che sorregge e riproduce la violenza di genere a cambiare, non ci sarà pena o sanzione che possano frenare i femminicidi.
In un Paese dove le linee guida del ministro Valditara stabiliscono che i temi legati alla violenza di genere debbano essere trattati “con equilibrio” e senza “derive ideologiche”, è difficile non notare un tentativo di contenere e neutralizzare la portata politica e culturale di questo problema. La richiesta implicita sembra essere quella di parlare di femminicidio in termini generici, scollegati da un’analisi strutturale, come se si trattasse di eventi eccezionali e isolati.
I femminicidi non sono frutto di devianze individuali, bensì l’esito estremo di un sistema che educa — o non educa — al possesso e al controllo.Parlare di sessualità, affetti, emozioni, ruoli di genere, consenso e potere nelle scuole non è una concessione ideologica: è prevenzione. 
L’antipunitivismo è una presa d’atto del fatto che l’inasprimento delle pene non agisce sulle cause profonde della violenza di genere, ma contribuisce alla “mostrificazione” di chi commette le violenze astraendo il fenomeno da una realtà sociale tutt’altro che isolata.  

 

Abbiamo dialogato del tema con Nicoletta di Altr3 Voci, Associazione educativa transfemminista intersezionale:

 


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