MORTE DI FABIO ROMAGNOLI VERSO ARCHIVIAZIONE – REPRESSIONE DELLA STAMPA ANARCHICA
Estratti dalla puntata dell’11 marzo 2024 di Bello Come Una Prigione Che Brucia
IL SUICIDIO ANNUNCIATO DI FABIO ROMAGNOLI VERSO L’ARCHIVIAZIONE
Poco più di un anno fa, nel febbraio 2023, Fabio Romagnoli moriva in una cella del carcere di Modena; nonostante plurime segnalazioni del rischio suicidario, tra le quali sue esplicite dichiarazioni, quest’uomo veniva lasciato senza osservazione e con una bomboletta di gas da campeggio. Un “suicidio annunciato”, come molti altri, a cui l’apparato punitivo reagisce la strategia che classicamente accompagna la propria autoassoluzione in questi casi: se una persona è “fragile” e non è in grado di reggere il carcere… non è colpa nostra.
In questo caso, il tentativo di archiviazione ruota attorno a sfumature ancora più odiose, come la discriminazione tra suicidio e incidente; senza mai osservare l’insostenibilità del carcere e il suo farsi letale.
Torniamo a parlare della morte di Fabio Romagnoli in compagnia della sorellastra Jessica:
REPRESSIONE DELLA STAMPA ANARCHICA
In un’epoca di sussunzione di ogni interazione umana, anche comunicativa e controinformativa, all’interno della dataficazione propria della rete internet, l’apparato repressivo italiano muove operazioni e inchieste contro la stampa anarchica.
Dopo varie inchieste per istigazione a delinquere e associazione con finalità di terrorismo, l’ultimo sequestro – della rivista a numero unico “La Tempesta” a Roma – scomoda la categoria della “stampa clandestina”… forse proprio per l’apertura alla clandestinità del mediatore cartaceo nel contesto panottico del digitale?